I disastri occorsi a livello mondiale sono stati causati da debiti PRIVATI su cui banche PRIVATE hanno innestato un processo di "ingegneria finanziaria" che ha provocato la tragedia ecnomica che ben sappiamo.
Poi i soliti furboni hanno tentato di far passare la cosa come se fosse un problema statale ovvero relegato ai Paesi con alto deficit, cercando di imporre sacrifici draconiani nella speranza di tagliarli/rci fuori dalla competizione: si deve avere il coraggio di confessare l' incofessabile.
Ora: è chiaro che un rischio Paese esiste (sopratutto se con iconti truccati, vedi Grecia) ma la storia recentissima ci insegna che i grossi drammi emergono da un privato gestito da squali ...
PARIGI. Dal nostro inviato
«Parigi val bene una messa». Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sceglie la storica frase di Enrico IV per spiegare che il compromesso raggiunto ieri, al termine di una faticosa trattativa in sede G-20, è vantaggioso per l'Italia. Tra i parametri che i paesi di vecchia e nuova industrializzazione hanno identificato come necessari per ricondurre sotto controllo gli squilibri globali, accanto a quelli del debito e del deficit pubblico compaiono anche il tasso di risparmio privato e il debito dei privati, secondo la linea di negoziato che l'Italia porta avanti da tempo in sede europea per la riforma del patto di stabilità.
«È stato un G-20 di ordinario lavoro - ha esordito il ministro – nelle fasi drammatiche i G-20 sono drammatici, nelle fasi tranquille sono tranquilli. Tuttavia – ha aggiunto – è passata la tesi giusta, che è anche quella italiana». E ha spiegato: «Se vuoi evitare le crisi devi valutare la stabilità del sistema che è fatto da debiti e finanze pubbliche, ma anche quelle private. Negli ultimi mesi la tendenza è stata a considerare soltanto la finanza pubblica come se tutte le colpe fossero dei governi e tutte le virtù fossero delle banche». Adesso, ha proseguito, la tesi sostenuta dall'Italia in Europa «sta avanzando anche nel G-20. Non è più soltanto una tesi italiana, ma è una tesi del G-20. Non è più solo italiana ma anche di tutti gli altri paesi. E se va bene per il G-20, va bene anche per l'Ecofin». «Già in Europa - ha ricordato ancora il titolare del Tesoro - abbiamo chiesto di considerare il risparmio privato, il debito privato e la bilancia dei pagamenti, tra gli "altri fattori rilevanti". Adesso stiamo avvicinandoci alla decisione finale e la codifica del G-20 ci rende ottimisti».
L'altro aspetto sottolineato ieri da Tremonti riguarda le preoccupazioni per le conseguenze potenziali di una eccessiva volatilità dei prezzi delle commodities alimentari e per gli eventuali abusi di mercato connessi alla speculazione, espresse anche nel comunicato G-20. «Nel 2008 a Osaka abbiamo posto la questione della speculazione, non solo a proposito delle commodities ma anche del petrolio: a quell'epoca il Fondo monetario sosteneva che la speculazione non è un problema. Io invece sono convinto del fatto che la speculazione sia stato il trigger, il motore d'innesco delle rivolte nei paesi del Nord Africa. La mia impressione è che, rispetto ad altre riunioni, l'attenzione sia stata alzata e che si cominci a capire che la speculazione può destabilizzare. C'è il rischio di una cascata di effetti di instabilità. «È una cosa per cui – ha osservato il titolare del Tesoro – pochissimi guadagnano moltissimo e moltissimi perdono tantissimo. Ha destabilizzato e sta destabilizzando tutto il Nordafrica, le rivolte del pane sono innescate dalla speculazione, i prezzi del cibo che sono saliti, e finalmente qualcosa stanno cominciando a comprendere. Noi sono tanti anni che continuiamo a dirlo e ci hanno detto che il mercato fa prezzi giusti. Non sono prezzi giusti, la giustizia impone anche di limitare la speculazioneE a proposito della tensione politica che sale in tutta l'Africa del Nord il ministro ha commentato: «La democrazia non è come McDonald's: non si esporta. La democrazia è una cosa complessa, sofisticata, che si sviluppa negli anni. La democrazia in Europa è un'eccezione, la sua diffusione è stata complessa e, in fondo, recente». Esiste un problema politico di dimensione biblica, ha osservato ancora Tremonti. «Non è esatto parlare di Libia, Algeria ed Egitto, è bene capire cosa può partire da lì e cosa può arrivare qui». «Lampedusa - ha proseguito il ministro - è a 70 chilometri dalla costa tunisina, e Lampedusa è in Italia e in Europa». Il rischio, nel caso di una pressione migratoria troppo forte «è che si arrivi a un'esplosione dell'estrema destra, già presente in molti governi del Nord Europa».
Il debito privato nel conto delle crisi - Il Sole 24 ORE
Un' analisi come al solito attenta intelligente ed efficace.
Con buona pace degli stracciaioli (coloro che si stracciano le vesti ...

) ... ricordo la UE, tempio del libero mercato, come cazziava gli aiuti di stato alle industrie poi arrivò la crisi ... e d'improvviso, giù le fette di salame ....