Stai dicendo praticamente che dovrebbero chiudere lo short che hanno aperto con l'ipo?
I due fratelli Gian Marco e Massimo nel maggio 2006 sono riusciti a quotare il 33,4% delle società a
6 euro per azione, incassando in totale 1,65 miliardi di euro. Allora l’intera società in Borsa era stata valutata 5,4 miliardi di euro. Ma quei 6 euro di valore per il titolo sono ormai un ricordo lontano. Da quando è stata quotata Saras, il titolo in Borsa è solo sceso, aggiornando giorno dopo giorno nuovi minimi, tanto che, dopo i pessimi dati di venerdì ora passa di mano a 1,72 euro (-70% dal collocamento). Il risultato è che il 100% di Saras in Borsa viene valutato 1,6 miliardi tanto quando i due fratelli Moratti portarono a casa con il collocamento di un terzo del capitale.
Eppure gli incassi per i Moratti non sono finiti col collocamento. Saras durante l’Ipo ha lanciato un aumento di capitale da 360 milioni di euro, e dal 2007 a oggi ha distribuito tre cedole rispettivamente da 15 centesimi la prima e 17 le ultime due. Per la Angelo Moratti Sapa (società di proprietà dei fratelli Moratti) che detiene il 62,4% del capitale le cedole degli ultimi tre anni hanno portato in cassa circa 290 milioni di euro.
Fatti due conti dunque i Moratti tra collocamento e cedole hanno incassato quasi 2 miliardi di euro mentre il 35% circa di flottante (un altro 2,4% del gruppo è in mano a Saras Raffinazioni) ai prezzi di oggi vale 567 milioni di euro.
A questo punto ai Moratti, potrebbe anche balenare l’idea di ritirare dal mercato la società pagandola un quarto di quello che hanno incassato.
A mettere freno a una speculazione miliardaria c’è però la magistratura di Milano. Sabato 13 Gianmarco e Massimo Moratti, presidente e ad della Saras, sono stati sentiti come testimoni nell'inchiesta sulla quotazione del gruppo.
Secondo le accuse gli advisor del gruppo che lo hanno seguito nella fase di collocamento in Borsa avrebbero agito “con l’intenzione di ingannare i destinatari “ del prospetto informativo sull’Ipo, esponendo “false informazioni” e occultando “dati e notizie in modo idoneo a indurre in errore” gli investitori. Nei loro confronti sono ipotizzati i reati di falso in prospetto informativo e aggiotaggio.
I fratelli Moratti in procura avrebbero ribadito di non aver mai saputo nulla poiché non coinvolti nelle valutazioni tecniche per la quotazione in Borsa. Figurano indagati manager di Jp Morgan, Morgan Stanley e Caboto, le banche che hanno curato il debutto.