Riepiloghiamo le ultime notizie
I CDS sulla Grecia segnano un nuovo record a 1075 bps
, 24.06.2010 17:11
CDS sulla Grecia con scadenza a 5 anni hanno segnato un nuovo record a 1075 bps. La crescita degli strumenti derivati che proteggono dal rischio di default del paese ellenico ha aumentato le incertezze degli investitori nelle piazze azionarie europee, portando forti vendite nel comparto bancario.
Ancora brutti dati dagli USA
La situazione ci preoccupa, una ripresa vera e propria tarda ad arrivare e lo specchio di tutto ciò rimane senza dubbio quello legato ai tassi di interesse, che non accennano a dover essere alzati né in Europa né in America
Ritorno dell’avversione al rischio e borse che ritracciano sulla scia dell’ennesimo dato brutto a livello macroeconomico. Dopo i dati sulle vendite di nuove case negli Stati Uniti, che ha fatto registrare un preoccupante -32.7%, andando così ad evidenziare i forti problemi che si stanno perpetrando negli States, ieri i dati sui Durable Good Orders hanno purtroppo, rispettato le aspettative di mercato facendo segnare un -1.1% (-1.2% atteso) contro un precedente rivisto a +3%.
La situazione ci preoccupa, una ripresa vera e propria tarda ad arrivare e lo specchio di tutto ciò rimane senza dubbio quello legato ai tassi di interesse, che non accennano a dover essere alzati né in Europa né in America, che era l’unica delle big ad aver mostrato buoni segnali di ripresa. La verità è che fino a quando non tornerà fiducia da parte delle aziende americane, checché se ne dica, l’economia mondiale non ripartirà. Allo stato dell’arte attuale non siamo ancora pronti alla sostituzione del consumatore americano con quello asiatico di Pechino (cosa che molto probabilmente avverrà nei prossimi anni) e dobbiamo renderci conto che, se in Europa dovesse davvero arrivare una crisi stile subprime, allora sarebbe davvero una tempesta mai vissuta prima d’ora.
I più fatalisti cominciano a pensare che tutto questo è normale, che la corda tirata per troppo tempo prima o poi si spezza (e su questo non ce la sentiamo di dare torto) e che ci deve fare pensare il fatto di essere molto vicini a quel fatidico dicembre 2012, mese in cui, secondo i Maya (una civiltà molto recente con mezzi tecnologici avanzatissimi in grado di studiare il ciclo celeste) finirà un ciclo e ne comincerà un altro. Spiegazioni che vanno a mascherare il vero problema che si sta vivendo: l’ignoto.
Una crisi come quella attuale non è mai stata vissuta prima d’ora e giorno dopo giorno stiamo scrivendo la storia. Lasciamo perdere per adesso questi discorsi e cerchiamo di concentrarci sull’analisi dei mercati in quanto, fino a prova contraria, essi hanno sempre ragione ed i prezzi scontano tutto. Analisi tecnica (quella fondamentale funziona un po’ meno attualmente) e voglia di fare trading ci aiuteranno a riuscire a guadagnare, specialmente su un mercato come il nostro che raddoppia le possibilità di azione in quanto è possibile farlo sia a rialzo che a ribasso.
Fuori il cartello vendesi su Mikonos&Co. Per gli esperti Atene tenta il tutto per tutto ma...
(25 Giugno 2010 - 13:12)
La Grecia mette fuori il cartello vendesi su Mikonos, Santorini e Rodi. Sulle pagine del Guardian questa ipotesi diventa realtà. Nella City l'idea che all'ombra del Partenone si possa decidere di procedere a una "dismissione" di questi asset non dispiace affatto. Secondo il quotidiano d’Oltremanica, il Paese ellenico avrebbe messo in cantiere la cessione di alcune delle sue 6.000 isole in un disperato tentativo di raccogliere fondi per ripagare la sua montagna di debiti.
Tra i lidi di sogno che potrebbero cambiare proprietà ci sarebbe anche un’area della trasgressiva Mykonos, una delle destinazioni più ricercate dai turisti di tutto il mondo. La parte dell’isola che verrebbe ceduta sarebbe quella controllata per un terzo dal governo di Atene, che sta cercando un compratore per iniettare capitali e sviluppare complessi turistici di alto livello.
Ma nel mare magnum degli isolotti nel Mar Egeo potenziali investitori, soprattutto russi e cinesi, si starebbero facendo allettare anche dall'idea di mettere le mani su una proprietà situata sull’isola di Rodi. Per gli addetti ai lavori queste cessioni farebbero da corollario al piano di austerity lacrime e sangue approvato da Atene dopo aver accettato il piano di salvataggio da 110 miliardi di euro preparato dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale. Un piano, che non ha mai convinto a pieno gli investitori di mercato.
Tanto che negli ultimi giorni è tornato a salire il costo per assicurasi contro il default del Paese ellenico. E questa mattina non ha fatto eccezione: il Cds a 5 anni sulla Grecia ha toccato il nuovo record salendo a 1.140 punti base. L’idea di mettere in vendita qualche isolotto è quindi golosa. “La vendita delle isole potrebbe aiutare il governo di Atene a riempiere le casse”, stuzzica il quotidiano britannico, ricordando che solo 227 isole greche sono popolate e la decisione di metterle in vendita deriva dal fatto che lo Stato non ha più i mezzi per sviluppare le infrastrutture di base.
Al di là della finalità ultima, come sottolinea Gary Jankins di Evolution Securities anche se a un primo acchito potrebbe sembrare una notizia negativa, in realtà se dall'ipotesi di scuola si passerà alla realtà, questa mossa sarebbe la dimostrazione più evidente di come la Grecia sia preparata a fare tutto il possibile, ossia ad assumere tutte le decisioni necessarie, per superare lo stato di crisi che sta attraversando.
“Nel mese di maggio tutti abbiamo detto che Atene avrebbe dovuto vendere Santorini, forse è arrivata questa voce a Londra”, spiega con un pizzico di humor il gestore di una primaria banca milanese a Finanza.com. “Dire oggi cosa sia concretamente fattibile e cosa non lo sia, non è più possibile visto cosa è successo in Borsa negli ultimi anni. A mio avviso sembra più una boutade rispetto a una possibilità reale – osserva ancora l'esperto – certo è che se dovesse essere vero, ritengo che vendere i gioielli di famiglia non possa essere una soluzione ultima davvero valida”. Motivo: Atene deve risolvere un problema strutturale, al di là di cercare un modo per fare cassa.
Sulla stessa lunghezza d'onda ma per ragioni diverse Paola Giannasso, responsabile dei mercati esteri di Scenari Immobiliari: "sicuramente la Grecia attraversa una fase estremamente critica che ha avuto chiari riflessi anche sul mercato immobiliare. Gli investitori istituzionali si sono messi in allerta e il fatto che possa essere portata avanti una trattativa di questo tipo unica nel suo genere fa sicuramente notizia".
"Il fatto che siano in vendita alcune isole come Mikonos e Rodi fulcro del turismo a differenza di quanto successo in passato con isole minori quasi private porta a ritenere questa un'operazione coraggiosa e anche un po' rischiosa", osserva Giannasso. "Se davvero investitori russi e cinesi dovessero mettere le mani su queste isole si corre il rischio di snaturare il turismo greco che ha delle caratteristiche ben definite e dinamiche. Quindi potrebbe essere sì un'operazione positiva dal punto di vista economico, ma rischiosa dal punto di vista della gestione".
In Spagna è di nuovo tempo di crack immobiliare; arriva il caso Sacresa
Tanto tuonò che piovve. In Spagna i fantasmi dei fallimenti nel settore immobiliare riprendono corpo. Con Sacresa. Uno dei principali gruppi immobiliari spagnoli, nonché numero uno nel settore in Catalogna, non è in grado di onorare i propri pagamenti. Sacresa ha debiti per 1,8 miliardi di euro. Dopo Martinsa e Habitat arriva quindi anche il terzo fallimento nel settore immobiliare spagnolo. Nulla ha potuto la dilazione dei pagamenti (da marzo) durante il gruppo ha cercato di trovare un accordo sul rifinanziamento del debito con circa quindici banche
Il primo luglio le banche europee dovranno sostenere un vero e proprio test: la restituzione dei 442 miliardi di euro presi in prestito un anno fa; processo che sarà facilitato dall’asta, da parte della Bce, di fondi per 3 milioni, con condizioni meno convenienti del passato.
Per questa ragione, spiegano gli analisti di Barclays Capital (rating neutral sulle banche europee), “riteniamo che la domanda degli istituti di credito alla prossima asta della Bce sarà un test per lo stato di salute finanziaria delle banche europee”.
Dato il surplus di liquidità della zona euro, gli analisti stimano che circa 150-200 miliardi di euro del prestito della Bce non verranno rinnovati . “La situazione per le banche europee sembra chiara: prendere a prestito circa 250 miliardi di euro potrebbe essere visto come un segnale positivo per il mercato, perché significherebbe che le banche riescono a finanziarsi più facilmente”, hanno spiegato gli analisti.
.... dopo tutte queste notizie...non mi sembra che i prossimi mesi a venire ci possano indurre a risultati positivi....
.....Mi sà che la view di Rindo.....