Voltaire ha scritto:
andrea65trader ha scritto:
Inutile nasconderlo dietro giri di parole, come sui giornali: tra le società principali, Benetton è uno dei titoli maggiormente a rischio.
Società parecchio indebitata, un bel po' di controllate sparse qui e lì per il mondo. L'ultimo incontro con gli analisti ha molto deluso (infatti il titolo scese moltissimo) perché non foruno comunicati dati precisi sulla dismissione di immobili, ad esempio.
Anche Benetton ha un bond in possesso del pubblico al dettaglio.
Nelle ultime settimane hanno venduto partecipazioni di minoranza (Basicnet, ad esempio, ma soprattutto il 27.48% di CFI, società che controlla Beni Stabili), probabilmente perché sanno che i prossimi finanziamenti saranno pagati a caro prezzo.
SUSSURRI E GRIDA SU BENETTON: I CONTI SOTTO LA LENTE A cura di Websim
JOURNAL - 16:23 - 22 Gennaio 2004
A un mese dalla esplosione dello scandalo Parmalat, il mercato finanziario italiano è ancora in fibrillazione, le cattive sorprese sono attese dietro ogni angolo. Non passa giorno senza che sospetti, dubbi, ansie e incertezze non mietano nuove vittime, a volte anche illustri. Finmatica, da tempo chiacchierata, è stata travolta dall’indagine della magistratura. Cremonini e Merloni hanno pagato duramente, in termini di quotazioni, la vicinanza in alcuni affari con Parmalat. I fari si accendono su qualunque gruppo presenti una significativa esposizione debitoria, come Impregilo, o abbia avuto contatti con la Grant Thorton, la società di revisione di Parmalat. La chiamano ‘tanzite’. Quello che tuttavia gli esperti non si spiegano è il motivo per cui, da giorni, circolano sul mercato voci allarmanti su Benetton.
Che il gruppo non viva uno dei suoi momenti d’oro è palese, la concorrenza sempre più agguerrita, il rallentamento dei consumi e la necessità di un rilancio degli storici marchi non aiutano. Nessuno degli analisti contatti ha un giudizio positivo sul titolo. Gli studi più recenti di Mediobanca e di Julius Baer assegnano al titolo una raccomandazione “neutral” con target rispettivamente a 10 euro e a 8,5 euro, più duro Schroder Salomon Smith Barney che consiglia “sell” (target 8,9 euro). Da qui tuttavia a temere il peggio, ne corre, tanto più che, come ricorda un analista che preferisce l’anonimato, “il rapporto tra debito (stimato per fine 2003 intorno ai 475-480 milioni) e capitale proprio (stimato intorno ai 1,19 miliardi) è pari a 0,4, un livello totalmente sostenibile.
Riconosciuta dal mondo finanziario è anche la trasparenza in materia di bilanci e la struttura societaria “lineare e pulita, priva di indirizzi sparsi tra i numerosi paradisi fiscali del mondo”.
Né particolari problemi dovrebbe suscitare la situazione debitoria della finanziaria di famiglia, Edizione Holding, che, oltre a Benetton (di cui detiene il 69% del capitale), controlla anche Autogrill e Autostrade. Secondo fonti vicine all’azienda, il rapporto tra il debito (stimato intorno ai 2,1 miliardi escluso quello di Autostrade, di cui 600 milioni circa riconducibili alla sola finanziaria, in linea con i dati 2002) e i mezzi propri (stimati a 3,2 miliardi) dovrebbe attestarsi a fine 2003 a 0,7. Qualche punto di domanda potrebbe sorgere in merito al possibile consolidamento di Autostrade (che presenta da sola un indebitamento, secondo le stime degli analisti, di 8,5 miliardi su un patrimonio netto di 1,6 miliardi). In questo caso potrebbero essere modificato il valore del rapporto e soprattutto potrebbero essere sfondati i tetti previsti dalle normative sulle esposizioni bancarie nei confronti di uno stesso gruppo. “Ma si tratta di una questione prevalentemente contabile – assicura l’esperto -. In realtà le controllate sono pienamente in grado di sostenere i diversi livelli di indebitamento grazie ai rispettivi flussi di cassa”. Sul mercato comunque circola l’indiscrezione che il gruppo avrebbe affidato a Lazard lo studio di un piano per la ristrutturazione del debito.
Lo scetticismo tra gli analisti è imperante anche rispetto all’ipotesi, ventilata dalla stampa, della possibile cessione di una quota di Autogrill (controllata al 56,7%) o di Benetton al fine di ripianare la situazione finanziaria di Edizioni Holding. “Il titolo Benetton attualmente è troppo depresso per programmare delle cessioni”, afferma un analista. Quanto ad Autogrill, per Roberto Casoni di Schroder Salomon Smith Barney, l’eventuale uscita dei Benetton potrebbe investire l’intera partecipazione, ma, più che di strategia industriale si tratterebbe di una decisione resa necessaria dall’aggressività dell’Antitrust. La presenza contemporanea in Autostrade e Autogrill è infatti fonte continua di attenzione da parte dell’istituzione guidata da Giuseppe Tesauro. Semmai, come evidenziano gli esperti, il problema è trovare l’acquirente. Pare, secondo indiscrezioni di stampa, che i Benetton non vogliano scendere sotto ai 15 euro per azione e il titolo oggi vale 10,66 euro.
Quello che tuttavia stupisce è l’accanimento e l’insistenza con cui gli allarmi si stanno diffondendo sul mercato finanziario. A forza di gridare al lupo, anche tra gli esperti più pacati, inizia a serpeggiare il seme del dubbio. Vale in questo caso, a maggior ragione dopo gli ultimi mesi vissuti così pericolosamente, l’antico adagio secondo cui dove c’è fumo, a volte, non sempre, c’è anche arrosto. Mano quindi ai bilanci per spulciare con grande attenzione ogni singola voce.
L’unico neo, la sola rimostranza, che gli esperti lamentano al gruppo di Ponzano Veneto è, al momento, la ritrosia finora dimostrata sulla questione degli immobili di proprietà di cui, da tempo, il mercato attende una migliore valorizzazione. “Sorgono domande relative alla consistenza di questo patrimonio, 41 immobili ritenuti strategici per l’attività di Benetton, iscritti a bilancio per 400 milioni di euro ma valutati il doppio – spiega l’analista -. Da tempo si parla di possibili operazioni che possano far emergere il valore nascosto dell’investimento, di una scissione della metà del patrimonio. Ma il gruppo nicchia, non fornisce neppure la lista degli immobili presenti, e non si capisce il motivo di tanta renitenza”. Interpellata in merito la società trevigiana ha ribadito la valenza strategica degli immobili di cui, ha spiegato il portavoce, non vengono forniti dettagli per motivi di concorrenza.