Titoli di Stato area Euro Titoli di stato Portogallo - Tendenze ed operatività

GR con size da 100K?? Non credo...
:up:, Di Grecia ne ho una buona collezione, li tengo ma non incremento.
Dopo i gain del Porto, mi sono gettato su Cipro ( prima che i titoli arrivassero a 100).
Cipro potrebbe essere il nuovo Porto.
Quando anche Cipro non si potrà più comprare (per i prezzi alti), anche i periferici saliranno sopra 100, per cui mi avvantaggio.
 
Elezioni Portogallo

Il Portogallo va alle urne domenica 4 ottobre mentre l'Europa del rigore loda i risultati ottenuti e spinge per la conferma dell'austerity.

Tra gli elettori, i sondaggi indicano come maggioritaria la scelta del leader del centrodestra e premier uscente Pedro Passos Coelho, che dalla crisi del 2011 ha portato avanti le politiche dei tagli e delle riforme.
Il ministro falco tedesco Wolfgang Schäuble, architetto dell'euro a trazione tedesca, ha esibilito il «miracolo portoghese» come contraltare dell'ultima crisi greca, «la miglior prova» che l'austerità funziona.

TIMIDA RISALITA. Passos Coelho è l'anti-Tsipras: gli «sforzi», ha detto, «sono stati ripagati».
Senza dubbio il Portogallo è in leggera e stabile risalita: la disoccupazione è calata dal 16% al 13% e il Pil , da una contrazione del 6%, è aumentato timidamente per il terzo trimestre consecutivo: per il 2015 si stima l'1,7% di crescita.
Ma i costi sociali del programma di risparmi in cambio dei 78 miliardi di euro del Fondo monetario internazionale (Fmi) sono stati enormi.

GROSSA ASTENSIONE. Tra la gente che non vuol votare i socialisti di Antonio Costa, in caduta di consensi per aver difeso il premier ellenico Alexis Tsipras per non fare la fine dei greci di Syriza di fronte a Schäuble, la frustrazione resta alta.
I portoghesi non sono un popolo di rivoluzionari, si rassegnano al declino in silenzio: i sondaggi prevedono un'astensione superiore al 40%.
Passos Coelho è destinato a vincere le Legislative del 2015, ma non si preannuncia affatto facile formare una coalizione.

A Passos Coelho servono 116 seggi: maggioranza in bilico
Il sistema proporzionale portoghese assegna un bonus ai partiti maggioritari nei 22 collegi ma, in base ai risultati prospettati, non è abbastanza per far avere al premier uscente la maggioranza assoluta: l'alleanza di centrodestra di 'Portogallo avanti' è data tra il 38% e il 40%, i socialisti (Ps) tra il 31% il 33%.
Passos Coelho avrebbe bisogno di 116 seggi all'Assemblea della Repubblica - il parlamento portoghese -, invece ha una forbice tra i 100 e i 117: dovrebbero insomma realizzarsi le migliori previsioni.
Costa oscilla tra gli 89 e i 102 seggi.

ALTRA GRANDE COALIZIONE. Di fronte a questi numeri, l'esito più realistico è una grande coalizione tra i due poli di Passos Coelho e il Ps (come in Germania e in Italia) che porti avanti il corso delle riforme.
In alternativa, c'è un governo di sinistra tra i socialisti, il parito comunista all'8,%, la Syriza portoghese del Blocco della sinistra (Fe) al 7% e altre formazioni radicali: di gran lunga il rassemblement che raccoglierebbe il maggior consenso.

LA SINISTRA LITIGA. Ma, come in Europa, la sinistra portoghese è frammentata e divisa.
Difficilmente si arriverà a un appoggio, anche esterno, di comunisti e radicali al Ps.
E i verdi hanno già anticipato di tenersi fuori da qualsiasi esecutivo con i socialisti.
Intervistati, giovani e anziani dicono di «non aspettarsi nulla».
Le pensioni più alte sono state decurtate di un terzo: assegni che restano dignitosi, ma che spesso vanno a mantenere figli disoccupati per la crisi e nipoti precari.
Deficit pubblico in rialzo, consumi fermi
(© GettyImages) Pedro Passos Coelho, premier del Portogallo.

Tra i ragazzi c'è chi fa tre lavori per portare a casa, a fine mese, 650 euro.
Una pensionata di 75 anni racconta di comprare «solo l'essenziale nei supermercati».
Tutto è diventato «troppo caro», «non possediamo più niente del nostro Paese» e «hanno tagliato ogni cosa», «sanità e istruzione in declino», «tutto va in rovina», a questo prezzo si spaccia il «miracolo portoghese».

DEBITO PRIVATO RECORD. Alcuni indici sono in leggera ripresa, ma il 90% dei posti di lavoro è temporaneo, la disoccupazione giovanile resta al 30%, oltre 200 mila dei 10 milioni e mezzo di portoghesi sono emigrati all'estero e il debito privato è al 250% del Pil.
Non ultimo, nel 2015 il deficit statale, anziché scendere, è in rialzo di quasi tre punti, dal 4,5 al 7,2%: un trend abbastanza preoccupante

STIPENDI TROPPO BASSI. L'export ha ripreso un po' a girare, per l'abbattimento del costo del lavoro.
Ma gli stipendi bassi (la metà dei giovani laureati guadagna in media 900 euro al mese) comprimono i consumi, i prezzi sono gonfiati dall'Iva al 23%, e gli alberghi e i ristoranti restano vuoti.

UN VOTO DI DISERZIONE. Le agenzie non si aspettano scossoni da queste elezioni e alzano addirittura il rating al Portogallo, la Troika spera in un governo di grande coalizione.
Ma anche se Passos Coelho, a dispetto delle previsioni (come accadde con l'inglese David Cameron) dovesse conquistare la maggioranza assoluta, il Paese resta depresso: la Grecia del domani.
I sondaggisti stimano un'astensione in aumento tra il + 7% e il +13%, nel 2011 il tasso era al 41,9%.
Più che una vittoria, una diserzione di massa
 
Portogallo: elezioni

Urne aperte dalle 9 italiane in Portogallo per le elezioni politiche. I seggi chiuderanno alle 20 italiane, un'ora dopo alle Azzorre. I sondaggi danno la coalizione Psd-Cds di centro destra del premier Pedro Passos Coelho in testa nelle intenzioni di voto con circa il 38% contro il 32% ai socialisti di Antonio Costa. Quasi un elettore su cinque però ha detto di essere incerto ancora alla vigilia del voto. Un dato che potrebbe alterare le previsioni dei sondaggi.
 
affluenza al 21% alle ore 12,00

L'affluenza alle urne è stata in Portogallo del 20,65% alle 12, riferisce l'agenzia Lusa, in leggero aumento dello 0,64% rispetto alle precedenti politiche del 2011. Oggi 9,6 milioni di elettori portoghesi sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento. I sondaggi danno favorito il centrodestra del premier Pedro Passos Coelho. Poco dopo mezzogiorno ha votato anche l'ex-premier socialista José Socrates, accusato di corruzione e agli arresti domiciliari da settembre dopo 10 mesi di detenzione preventiva, che è stato autorizzato dal giudice a uscire di casa per recarsi a un seggio elettorale a Lisbona.
 
vince Passos Coelho secondo gli exit-pool

Il Portogallo vota in controtendenza e non punisce il premier che lo ha traghettato attraverso il tunnel della crisi con un duro programma di austerità lacrime e sangue, che ha lasciato in ginocchio il paese.

La coalizione di centrodestra Portugal a Frente del capo del governo Pedro Passos Coelho e del vicepremier Paulo Costas esce vincente dalla sfida del dopo-crisi nel duello con i socialisti di Antonio Costa. Secondo gli exit poll la coalizione Psd-Cds ottiene il 38-43% contro il 30-35% del Ps e sfiora la maggioranza assoluta dei 230 seggi del Parlamento monocamerale di Lisbona, fra 108 e 116 deputati, contro 80-88 ai socialisti.

La suspence dovrebbe prolungarsi fino al termine dello spoglio ufficiale nella notte.
Gli altri due partiti presenti in parlamento il post-trotzkista Bloco de Esquerda dell'attrice Catarina Martins, appoggiato da Podemos e Syriza, e la Cdu di comunisti e verdi dell'inossidabile segretario del Pcp Jeronimo da Sousa, sono nettamente staccati.
Be registra però il suo migliore risultato storico con fra l'8% e l'11% e fra 16 e 20 seggi, sorpassando la Cdu, pure in crescita al 7-9% con 13-17 deputati.
L'incertezza sul risultato in seggi è ora l'elemento più importante dello spoglio delle schede. Se otterrà almeno 116 deputati Passos Coelho potrà garantire la stabilità del paese per tutta la legislatura. Se sarà sotto, dovrà probabilmente governare in minoranza e rischia elezioni anticipate nel 2016.

L'astensione, in leggero calo rispetto al record storico del 2011, rimane però secondo dati ancora provvisori attorno al 50%.
Molti elettori, delusi dai politici dopo una crisi che ha messo in ginocchio il paese, hanno preferito non votare.

Il Portogallo sta uscendo dal tunnel.
Da un anno non è più sotto il 'commissariamento' della troika Fmi-Ue-Bce, ma le cicatrici sono ancora aperte. Stipendi e pensioni sono stati tagliati, le spese sociali ridotte all'osso, le società pubbliche privatizzate, gli investimenti in infrastrutture rinviati sine die. Un portoghese su cinque vive sotto la soglia della povertà, le mense della Caritas rimangono affollate e frequentate anche da professionisti della classe media. Passos Coelho ha beneficiato secondo diversi analisti del timore di molti portoghesi di 'tornare indietro' votando per i socialisti. "Immaginate di svegliarmi lunedì con Costa a capo del governo" ha avvertito venerdì il premier.
E' stato infatti il predecessore di Passos il socialista Josè Socrates a portare il paese nel baratro della crisi ed alle forche caudine del salvataggio da 78 miliardi della troika nel 2011. Socrates è finito poi nei guai. Accusato di corruzione, è stato arrestato e ha trascorso 9 mesi in carcere. E' uscito il mese scorso, agli arresti domiciliari. Oggi ha fatto la sua prima comparsa pubblica per votare, autorizzato dal giudice a recarsi al seggio elettorale di Marques de Pombal. 'L'effetto Socrates' è costato carissimo al Ps. Venerdi il popolare cantante di Fado Carlos do Carmo, una istituzione in Portogallo, ha detto di avere provato pena per Antonio Costa, costretto a fare campagna "con un ex-premier in prigione". La vittoria di Passos Coelho, però pagata cara rispetto al trionfo del 2011, quando Psd e Cds avevano ottenuto il 50% e 132 seggi contro il 28% e 74 seggi al Ps, dà ossigeno al collega spagnolo Mariano Rajoy, suo alleato nel Ppe.
 
In Portogallo ha rivinto il centrodestra, quasi - Il Post

In Portogallo ha rivinto il centrodestra, quasi
La coalizione del primo ministro uscente Pedro Passos Coelho è stata la più votata, ma non è arrivata alla maggioranza assoluta in Parlamento: e ora?

Portugal Elections
Pedro Passos Coelho parla ai sostenitori dopo i risultati elettorali. (AP Photo/Armando Franca)
In Portogallo le elezioni politiche sono state vinte dal centrodestra, cioè la maggioranza uscente, che ha ottenuto il 38,6 per cento dei voti in una consultazione che è stata vista e raccontata da moltissimi come una specie di “referendum” sulle misure di austerità adottate in questi ultimi anni dal governo del primo ministro Pedro Passos Coelho. L’opposizione, cioè il partito socialista guidato dall’ex sindaco di Lisbona Antonio Costa, ha ottenuto il 32,4 per cento dei voti. I socialisti durante la campagna elettorale sono stati a lungo in vantaggio, ma da qualche settimana i sondaggi avevano mostrato la rimonta dei conservatori.
I conservatori non sono riusciti però a ottenere da soli i 116 seggi necessari a raggiungere la maggioranza assoluta in Parlamento. Conterà molto chi saranno i quattro parlamentari eletti all’estero: i risultati relativi a quei quattro seggi saranno decisi il 14 ottobre. Rispetto alle elezioni del 2011 i conservatori hanno preso praticamente gli stessi voti in percentuale (ottennero il 38,7 per cento), ma all’epoca corsero da soli mentre stavolta in coalizione con altri partiti; i socialisti hanno guadagnato qualcosa ma non abbastanza (ottennero il 28 per cento). Costa ha ammesso la sconfitta, prendendosene la responsabilità, ma ha detto che non si dimetterà da leader del partito.
Tra gli altri partiti, il Bloco de Esquerda è arrivato terzo ottenendo il 10,2 per cento dei voti e 19 seggi, ed è questa la notizia più sorprendente – per quanto attesa, a giudicare dai sondaggi – di queste elezioni. È arrivato quarto un altro partito di estrema sinistra, i comunisti di Coligação Democrática Unitária, che ha preso l’8,3 per cento. In generale è stato il miglior risultato mai ottenuto dall’estrema sinistra in Portogallo. Il partito ambientalista Pessoas-Animais-Natureza (PAN) ha ottenuto l’1,4 per cento e un seggio, per la prima volta nella sua storia. Pedro Passos Coelho ha detto comunque di essere pronto a parlare con gli altri partiti rappresentati in Parlamento per trovare un accordo adatto ad approvare le riforme necessarie al paese.
portogallo
Il Portogallo, di cui si è parlato molto negli ultimi mesi anche in riferimento alla crisi greca, è considerato da molti come un esempio positivo del funzionamento delle misure di austerità imposte dall’Europa ai paesi che hanno ottenuto dei piani di salvataggio internazionale: Passos Coelho, che ha 51 anni, è diventato col voto di domenica il primo leader dell’eurozona ad avere implementato tutte le misure di austerità richieste e avere poi ottenuto un nuovo mandato per governare.
Quando Passos Coelho ha ottenuto per la prima volta l’incarico di governo, nel giugno del 2011, in Portogallo il rapporto fra deficit e PIL era vicino al 10 per cento: un rapporto considerato “sano” si aggira attorno al 3 per cento. Nello stesso anno, il Portogallo ha firmato un duro accordo per ottenere 78 miliardi di euro in prestito dalla cosiddetta “troika” – cioè l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale – in cambio di diverse privatizzazioni e riforme strutturali. Negli ultimi anni, dopo l’approvazione di alcune leggi molto dure e contestate e l’uscita dal piano di aiuti (avvenuta nell’estate del 2014), il Portogallo sta attraversando una fase stabile di crescita economica: il sistema economico è in espansione e per il 2015 è previsto un aumento del PIL dell’1,7 per cento. La disoccupazione è ancora piuttosto alta ma è scesa al 14 per cento.
Antonio Costa Pinto, uno scienziato politico dell’Università di Lisbona, ha detto nei giorni scorsi al Wall Street Journal che Passos Coelho è stato «molto efficace nel far passare il messaggio che l’economia sta migliorando e che il Portogallo non può rischiare di tornare indietro eleggendo il Partido Socialista». Durante la campagna elettorale, Costa ha parlato a volte in maniera contraddittoria riguardo alla posizione del suo partito nei confronti delle misure di austerità: per esempio ha descritto con toni positivi le posizioni anti-austerità di Syriza in Grecia, definendole «un segno del cambiamento dell’orientamento politico in Europa», poi però ha fatto un passo indietro dicendo di essere a favore dell’accordo con l’Unione Europea.
Sarà il presidente della Repubblica, Anibal Cavaco Silva, a decidere a chi dare l’incarico di formare il nuovo governo. In teoria la maggioranza dei seggi potrebbero ottenerla i tre partiti di sinistra – i socialisti, i comunisti e il Bloco – che però hanno grosse differenze nelle posizioni politiche e non sembrano intenzionati ad allearsi per andare al governo. Il Bloco in campagna elettorale aveva aperto a un’alleanza con i socialisti, che però non si erano mai mostrati interessati. Un’altra opzione valutata prima delle elezioni è una “grande coalizione” tra le due principali forze politiche del Portogallo.
In Portogallo è possibile formare governi di minoranza – e questo è considerato l’esito più probabile del voto di domenica – ma questo potrebbe aumentare l’instabilità politica del paese: da quando il paese è tornato alla democrazia, nel 1974, un governo di minoranza non ha mai concluso la legislatura.
 
Portogallo: tra austerità e ingovernabilità

Il giorno dopo le elezioni governative del 4 ottobre, il Portogallo si risveglia con uno spettro in più. All'austerità con cui il Paese fa i conti dal 2011, si aggiunge il pericolo ingovernabilità che potrebbe vanificare gli sforzi sovrumani messi in atto nel corso degli ultimi quattro anni allo scopo di rialzarsi in piedi dopo una crisi che ha rischiato di far crollare tutto.

Era il risultato più temuto, quello che gli exit poll avevano ampiamente previsto, ma che tutti speravano non si verificasse. La destra ha ottenuto più voti di tutti gli altri, ma non abbastanza per avere la maggioranza assoluta in Parlamento. Portugal à Frente, la coalizione prediletta da Bruxelles guidata dal premier Coelho si è fermata al 36,8% ottenendo meno di 100 seggi su 230 disponibili. Ne servivano 116 per governare senza patemi.
Adesso invece, saranno necessari alleanze e confronti per cercare una stabilità che permetta all'Esecutivo di governare almeno fino alla metà del prossimo anno.
Le possibilità sono due: o creare una grande coalizione che raccolga al suo interno più partiti possibili, seguendo quella che ormai in Europa sembra essere diventata una tradizione, oppure provare ad andare avanti con un Governo di minoranza.
In entrambi i casi l'Esecutivo non avrà vita facile e sarà costretto a lottare su ogni provvedimento. "Sarebbe strano che chi ha vinto le elezioni non possa governare", ha affermato Passos Coelho. Strano forse, impossibile no, lo insegna l'Italia. Quanto accaduto nel corso della tornata elettorale portoghese non può non far tornare in mente successo da noi nel febbraio del 2013: la maggioranza insufficiente del centrosinistra, il disperato tentativo di Bersani di trovare una fiducia in Parlamento, la remissione del mandato e l'incarico dell'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a Enrico Letta. Fu il caos assoluto a Roma, lo stesso caos che da oggi rischia di vivere Lisbona.

Tornando ai risultati delle elezioni, il grande avversario, il partito socialista di Antonio Costa, ha ottenuto il 32,3% delle preferenze (80 deputati) e ha già dichiarato di non avere nessunissima intenzione di allearsi con la destra.
Seguono Bloco de Esquerda, il Syriza portoghese guidato da Caterina Martins e Mariana Mortágua che con il 10,2% ha più che raddoppiato la sua presenza in Parlamento rispetto alle precedenti elezioni (17 seggi contro gli 8 del 2011), e infine coalizione formata da comunisti e verdi (8,2%).

A questo punto assume un ruolo decisivo il Presidente della Repubblica Anibal Cavaco Silva, un Presidente con i giorni contati. A gennaio 2016 infatti, si dovrà votare per l'elezione del nuovo Capo dello Stato (questo il motivo per il quale non si potranno indire nuove elezioni governative). Nel frattempo Cavaco Silva tenterà di salvare il salvabile. Il rischio attualmente è che nel caso in cui decidesse di incaricare Passos Coelho di formare un nuovo governo, il resto del Parlamento voterà contro. Se quest'ipotesi si verificasse, il Paese passarebbe nelle mani di un governo tecnico (ennesimo deja vù per gli italiani) di centrodestra fino alla metà del prossimo anno.

Il partito vincitore infatti, al Governo dal 2011, è il pupillo di Bruxelles e della Germania, l'allievo prediletto che (secondo loro) avrebbe dimostrato a tutti che la cura austerity funziona davvero, non come sostengono "gli altri indisciplinati". Dopo il salvataggio record da 78 miliardi negoziato con la famigerata Troika, l'Esecutivo ha imposto al Paese una politica durissima: 10 miliardi di euro di privatizzazioni, stipendi e pensioni degli statali ridotti (misura ritenuta discriminatoria dalla Corte Costituzionale), spending review su spesa sociale e investimenti, tagli del 3,3% alla sanità, Iva, tasse sui redditi e bollette alle stelle. Un'austerità che ha riportato i conti e la disoccupazione sotto controllo (deficit sceso dal 7,5 al 3% e disoccupazione dal 17,5% al 12,4% dal 2011 al 2013), ma il prezzo da pagare è stato altissimo: dal 2011 al 2014, secondo i dati dell'Instituto Nacional de Estatistica, 500mila persone hanno deciso di emigrare. Un numero che a molti potrebbe sembrare esiguo, ma che diventa rilevante se si tiene conto del fatto che il Portogallo ha 10 milioni di abitanti. E come se non bastasse, nonostante la politica di "lacrime e sangue" imposta dall'UE, il debito pubblico è salito al 128,5% del PIL, ben oltre la soglia di guardia.

Come affermato in precedenza, il primo tentativo sarà quello di formare una grande coalizione che tenga in piedi la maggioranza fino al giugno del 2016. Già, ma con chi? Un'alleanza con i verdi-comunisti e con Bloco de Esquerda sembra da escludere, posizioni di estrema sinistra troppo lontane da quelle di Portugal à Frente perché si possa sperare in un accordo. L'unica via sembrerebbe essere dunque quella di un'intesa con i socialisti che, nonostante abbiano già detto No a formare un fronte comune con il partito di Passos Coehlo, hanno comunque affermato la volontà di garantire la ripresa economica del Paese e di mantenere "il nostro atteggiamento di dialogo". Nel caso in cui quest'opzione andasse in porto, il Portogallo diventerebbe l'ennesimo Stato europeo ad essere governato da una grande coalizione. Nella storia del Vecchio Continente, gli esempi passati e presenti sono molteplici. Tanto per dirne qualcuno: le grandi coalizioni nel Regno Unito durante la prima e la seconda guerra mondiale; quelle svizzere lunghe quasi mezzo secolo (dal 1959 al 2003), l'alleanza tra SPD e CDU in Germania del 2005, la coalizione tra la Nuova Democrazia di Samaras, Pasok e Dimar in Grecia nel 2006. E come dimenticare infine il Governo di "larghe intese" guidato da Enrico Letta dal 2013 al 2014.
Se il progetto non andasse in porto, rimane la possibilità di un Governo di minoranza capace di reggere qualche mese e far trascorrere il tempo necessario per le nuove elezioni.
 
Prove di Governo in Portogallo

Il blocco della sinistra portoghese, arrivato in terza posizione alle legislative che si sono svolte domenica, è disponibile a discutere la sua partecipazione alla creazione del nuovo governo con il Partito socialista, secondo dopo la coalizione uscente.Prima di poter sperare di formare il nuovo esecutivo restano comunque diversi scogli da superare per le formazioni di sinistra, storicamente divise.Da parte sua il PS ha comunicato che potrebbe entrare in una coalizione solo se la stessa fosse un’alternativa credibile alla destra, vincente alle elezioni di domenica
 

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