i 24 ladroni: i deputati che non vogliono lasciare nemmeno 700 euro
Le polemiche scatenate dai tagli- non tagli sugli stipendi degli onorevoli, e lo scandalo dei 24 deputati che hanno presentato ricorso per l'abolizione dei vitalizi.
Lo Stato cerca di risparmiare come può ma a quanto sembra non ci saranno tagli agli stipendi di deputati e senatori.
Certo sia Montecitorio che Palazzo Madama hanno fatto in modo che gli stipendi dei parlamentari non aumentassero, però i tagli non ci sono stati: il netto nella busta paga di deputati e senatori rimane invariato, e ciò, come è giusto, scatena nuove polemiche contro la casta dei politici.
Nei palazzi della politica italiana sembra ci sia in atto una specie di gara a chi riesce a tagliare di più, senza però toccare gli stipendi; ma c’è anche chi si lamenta di quei pochi tagli subiti, 24 deputati, infatti, hanno deciso di protestare contro la soppressione dei vitalizi presentando un ricorsa che sperano di vincere.
Gli stipendi non aumentano, ma non diminuiscono neanche
Il 30 gennaio 2012 sono stati bloccati gli aumenti degli stipendi alla Camera dei deputati, un blocco che porterà ogni “povero” deputato a percepire lo stesso stipendio di sempre, senza l’aumento di 1.300 euro lordi (al netto stiamo parlando di 700 euro) che doveva scattare quest’anno.
Il 31 gennaio 2012 si è intervenuti anche al Senato, dove si è evitato che la soppressione dei vitalizi, messa in atto, insieme al nuovo sistema contributivo previdenziale, facesse scattare nello stipendio dei Senatori gli inevitabili aumenti (vedi anche
Comunicato stampa del Senato sui presunti tagli degli stipendi).
Chiariamo bene il concetto: il vitalizio che i Senatori percepivano non erano deducibili dal reddito imponibile, mentre l’attuale pensione sì.
Per neutralizzare l’aumento, l’Ufficio di Presidenza del Senato ha annunciato proprio ieri il taglio alle indennità lorde di un 13%, lasciando però inalterato l’importo netto che i senatori percepiscono a fine mese (circa 5000 euro); quindi anche in questo caso non c’è stato un taglio dello stipendio bensì la negazione dell’aumento.
Polemiche nel Parlamento: fondo nero alla Camera
I cosiddetti tagli effettuati alla Camera e al Senato sono identici, quindi in entrambe le camere gli stipendi rimangono inalterati, m hanno scatenato all’interno del Parlamento la polemica da parte dei senatori della Lega Nord.
La protesta della Lega sembra essere più che giustificata: mentre ciò che viene risparmiato a Palazzo Madama andrà a sgravare le casse dello Stato di circa 6 milioni di Euro, quindi servirà a sanare in modestissima parte il bilancio statale, ciò che viene risparmiato alla Camera non sarà un risparmio per lo Stato, poichè verrà accantonato in un “fondo nero” (così lo hanno definito i leghisti) che servirà come garanzia per pararsi le spalle da possibili ricorsi.
La reazione di Montecitorio è stata immediata, infatti la Lega Nord viene accusata di errore colossale spiegato così: “i risparmi sono stati semplicemente accantonati in attesa di stabilirne la finalizzazione”.
Montecitorio, in questo modo afferma che i soldi non sono stati sottratti allo Stato, ma sono semplicemente stati messi da parte per sapere che fine devono fare (o per stabilire in quali tasche devono finire?).
Altri provvedimenti per risparmiare
Quindi stretta in quasi tutti i settori per cercare di risparmiare: tagli ai benefit degli ex presidenti del Senato che si vedranno portar via auto blu, ufficio e staff di segreteria.
Sulla stretta chiarisce Renato Schifani, che ha annunciato che entro febbraio “Individueremo un periodo entro il quale si potrà usufruire dei benefit”; Gianfranco Fini si è dichiarato d’accordo e vorrebbe estendere il provvedimento anche per gli ex presidenti della Camera.
Per quando riguarda invece il taglio del 10% sullo stipendio dei membri d’ufficio di presidenza e presidenti di commissione, la misura è stata promossa da Gianfranco Fini, e Renato Schifani lo ha emulato.
Il Senato della Repubblica, per ridurre ancora i costi, ha deciso di tagliare di 1,5 milioni la spesa per l’affitto di immobili, ma Gianfranco Fini richiederebbe misure ben più drastiche “Sarebbe arrivato il momento di ridurre il numero dei parlamentari, perché 945 parlamentari e centinaia e centinaia di consiglieri comunali e regionali finiscono per determinare un costo certamente rilevante del sistema politico”.
Sula sua pagina di Twitter, Gianfranco Fini ha scritto “E’ arrivato il momento di ridurre il numero dei parlamentari, e le centinaia e centinaia di consiglieri comunali e regionali”, trovando l’approvazione di moltissime persone.
I cittadini protestano, ma 24 deputati presentano ricorso
Tutta questa vicenda, com’era prevedibile, ha scatenato le proteste dei cittadini, che fanno sentire la propria voce sul web, accusando Camera e Senato di aver fatto tanto clamore per tagli che poi non ci sono stati.
A protestare non solo i cittadini, ma anche coloro che collaborano con i parlamentari hanno iniziato a far sentire le proprie proteste.
Ogni deputato e senatore percepisce una cifra per rimborso spese per collaboratori e spese di rappresentanza (la cifra è di 4180 euro per ogni senatore e 3690 euro per ogni deputato.
D’ora in poi, però, gli onorevoli percepiranno “soltanto” metà di questa cifra (che se ci pensiamo bene è superiore allo stipendio di un cittadino della classe media), mentre per ricevere l’altra metà della cifrà dovranno dimostrare le spese effettuate con ricevute e fatture.
In questo modo gli onorevoli non potranno trattenere l’intera somma per se senza documentarla, ma i cosiddetti “portaborse” non vengono tutelati in alcun modo da questo provvedimento e lamentano il fatto che possono essere ancora vittime di abusi, specificando “Dopo tanto rumore si mantiene lo status quo senza intravedere nessun impegno concreto per il futuro: un’occasione mancata. L’ennesima”.
Ma la cosa che ha fatto più scalpore è stata la reazione di
24 tra deputati ed ex deputati, che non hanno accettato i tagli agli aumenti, i quali considerano gli interventi di Camera e Senato una lesione dei loro diritti, diritti acquisiti con anni di servizio (quanti??? un operaio, un dipendente per ottenere una pensione minima deve versare 37 anni di contributi…i cari onorevoli se non sbaglio dopo 2 legislature, quindi al massimo dopo 10 anni, potevano permettersi di andare in pensione, senza età minima richiesta…eppure il loro non è un lavoro usurante come potrebbe esserlo quello di una insegnante di scuola elementare).
Questi 24 deputati ed ex deputati, di cui non sono stati resi pubblici ancora i nomi, hanno presentato regolare ricorso per vedere i propri diritti rispettati.
Il ricorso va contro l’abolizione dei vitalizi per il passaggio al metodo contributivo per la previdenza.
Le date delle udienze di tali ricorsi saranno rese note dal Consiglio di giurisdizione di Montecitorio soltanto domani, e insieme alle date saranno resi noti anche i nomi dei 24 ricorrenti.
Quello che ci si chiede è se queste persone, questi onorevoli deputati, sanno che la maggior parte degli italiani vivono con uno stipendio che si aggira all’incirca sui 1000 euro al mese?
Sanno che gli italiani stanno facendo sacrifici e si stanno rimboccando le maniche per risollevare le sorti dell’economia italiana?
ogni commento è superfluo...
sono gradite le bestemmie o imprecazioni di ogni sorta e lingua...