Manovre/ Mps, ancora il teatrino del cartello. Mediobanca non si smentisce mai
Si scrive “operazione di sistema”, si legge “operazione di cartello”. Le si progetta a Mediobanca. Le si presenta come utili al Paese. Forse lo sono. Sicuramente sono utili ai progettisti. E' la storia dell'alta finanza italiana, che si ripete con pochissime varianti da decenni. E' di qualche giorno fa il maxi-accordo per il salvataggio di Fonsai col passaggio dai Ligresti all'Unipol. Un'operazione interessante, che però ha almeno due corollari negativi: non è punitiva quanto sarebbe stato logico per l'ex azionista di controllo, che ha lasciato degenerare la gestione di Fonsai fino a livelli assai gravi; e si risolve in un'estensione della presa “di fatto” di Mediobanca sul settore assicurativo italiano, essendo l'istituto di Piazzetta Cuccia il primo azionista delle Generali e diventando il primo creditore della nuova maxi-compagnia Uni-Fonsai (di cui è comunque anche socia). In questo senso, più che un'operazione di sistema è, appunto, un'operazione di cartello.
Ma tant'è, in questo caso è almeno vero che, senza il salvataggio, la Fonsai sarebbe finita in insolvenza tecnica, perchè aveva lasciato cadere sotto la soglia regolamentare i propri margini di solvibilità. Adesso si profila invece un'altra operazione, dove non c'è nessuna pulzella da salvare ma solo uno status quo da perpetuare, inutile anzi contrario alla legge. Ne ha parlato il Corriere della Sera, senza incassare smentite: Mediobanca, Unicredit e Intesa starebbero negoziando con la Fondazione Montepaschi, che ancora controlla circa il 50,1% dei diritti di voto nel capitale della Banca Monte dei Paschi di Siena, un maxifinanziamento da un miliardo di euro. Con questi soldi, la Fondazione rimborserebbe – com'è costretta a fare entro marzo – il pool di banche estere che l'hanno finanziata finora senza dover vendere (diversamente da quanto il mercato s'aspettava) parte del suo cospicuo pacchetto azionario. E quindi trasferirebbe dagli attuali creditori esteri ed estranei a creditori italiani e amici le proprie obbligazioni debitorie.
Tradotto: le prime due banche commerciali del Paese, Unicredit e Intesa, con la regia della banca d'affari nazionale più potente (controllata in parte dallo stesso Unicredit), salvano il padrone della terza banca commerciale del Paese. E perchè poi lo fanno? Per dar modo alla Fondazione di perpetuare un assetto “contra legem”, cioè restare azionista di controllo assoluto della banca di casa, come pure la legge istitutiva delle Fondazioni espressamente proibisce, prescrivendo invece una graduale ma totale uscita dal capitale delle banche conferitarie.
Diceva Eugenio Cefis, mitico padre-padrone della Montedison, che “pochi debiti sono un problema del debitore, molti debiti sono un problema del creditore”. Difatti. Ma se la Fondazione Montepaschi, per rimborsare i suoi debiti con gli stranieri, vendesse sul mercato un buon 15 per cento della sua quota nella banca, per chi si porrebbero problemi? Col 30-35% resterebbe di gran lunga il primo socio; la banca non sarebbe quindi comunque scalabile; e si avvicinerebbe a quanto la legge inutilmente ha prescritto vent'anni fa. Permettendo invece ai fondatori senesi di restare in sella sopra il 50,1% i finanziatori se ne rendono garanti e, in fondo, burattinai. Un'altra operazione di sistema che si risolve in un'operazione di cartello.
Ma non basta. Di questi tempi, e nonostante la liquidità “illimitata” che la Bce ha messo loro a disposizione, le banche commerciali lesinano i crediti alle piccole e medie imprese. Possibile che Intesa e Unicredito non trovino di meglio che prestare i loro soldi alla Fondazione Montepaschi, anziché darli alle piccole e medie imprese che glieli chiedono o al limite, se davvero nessuno glieli chiede come i banchieri protestano che accada, rinnovare i fidi ai clienti ai quali stanno invece chiedendo di rientrare, rischiano di strangolarne a centinaia? Unica speranza: che almeno quest'”operazione di sistema” duri poco: una specie di “portage”, al termine del quale l'indispensabile cura dimagrante della Fondazione si compia.