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Torino-Lione: al via il progetto definitivo di una grande infrastruttura

I NUMERI ED I BENEFICI DEL PROGETTO
Per realizzare l’opera è stimata la creazione di 1.000 posti di lavoro diretti e altri 3.000 di indiretti; la capacità nel trasporto merci passa da 1.050 a 2.050 tonnellate e lunghezza fino a 750 metri per treno, con costi di esercizio quasi dimezzati. Tra i benefici elencati anche la riduzione di transito nel territorio alpino di di 600mila camion l’anno. Soddisfatto Roberto Cota, presidente del Piemonte che vede nella Tav una «grande occasione» per la Val di Susa e non contro: il progetto «tiene veramente conto delle esigenze del territorio», ha detto Cota, ribadendo l’impegno per supportare la Valle. Disponibilità è stata espressa anche da Passera e da Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno, che hanno incontrato Renzo Pinard (Chiomonte) e Gemma Amprino (Susa) sindaci fatti segno nei giorni scorsi da lettere minatorie per portare la loro solidarietà. La cancellieri ha assicurato loro che lo Stato non li lascerà soli, «perché la loro è una battaglia giusta».
 
Dopo un anno e mezzo di agenda Monti, segnatevi queste poche, piccole cose, un’altra umile e ben diversa agenda che rivoluzionerà il nostro destino.
Modesti semi di sesamo da cui germoglierà un altro avvenire.
Allora, sta accadendo che la Grecia è finita dissanguata, non in senso allegorico, ma reale. La Croce Rossa Svizzera ha deciso di tagliare la fornitura di ventottomila sacche di plasma ai greci perché non sono in grado di pagarsi il costo della conservazione e del trasporto pari a cinque virgola quattro milioni di franchi. Questo significa che tremila ammalati di talassemia devono cominciare a preoccuparsi della loro sopravvivenza prima ancora che di mettere insieme il pranzo con la cena. Non è tutto. Sempre nel paese del Partenone sta per scattare un altro degli effetti di quell’austerità che la Troika e gli imbecilli euro euforici continuano a propalare nelle vene dei popoli europei come cianuro a lenta, ma letale, risoluzione. Ci riferiamo al principio per cui, dopo un anno di disoccupazione, si perde il diritto alle cure della sanità pubblica e anche alle prestazioni del medico di base. Che figata!
Siamo tutti un po’ più americani. Oh yes! Ma, ci dicono, è solo il noioso mattinale di un paese periferico che conta quanto una provincia della Lombardia. E’ questo il refrain un po’ razzista che circola da noi a proposito della tragedia finale di una civiltà che la tragedia l’ha inventata, insieme alla democrazia. E che ha avuto il privilegio di certificare, con il suicidio assistito della propria gente, l’apoteosi della prima e la morte clinica della seconda. In ogni caso, stiamo parlando del presente, cioè del passato, della cronaca che si fa storia.
Diamo una sbirciata, adesso, dietro le quinte del futuro. Non è difficile. Sapete cosa accadrà quando, ineluttabilmente, il sangue sarà negato anche in Italia e in Spagna e in Francia e in Portogallo e in Irlanda e nel resto del continente? Quando le cure mediche saranno sospese, come un alunno indisciplinato, e la gente comincerà a morire di fame? Provate a immaginare. Esatto.
Assisteremo a qualcosa che finora avevamo letto solo nei libri delle medie. La presa di coscienza collettiva e popolare solleverà come un fuscello tutti i protagonisti di questo incubo in cui ci siamo ficcati entrando nell’Europa Unita e nella grande stagione del mercantilismo globalizzato. Saranno spazzati via l’Eurotower, il parlamento europeo, le istituzioni comunitarie e tutte le altre ridicole comparse di quella pantomima pseudo-democratica (ma, in verità, totalitaria) che hanno caratterizzato gli ultimi due decenni.
La gente scenderà per le strade armata di forconi metaforici e si dirigerà a Francoforte e a Bruxelles come nel 1789 si era diretta alla volta della Bastiglia.
Anche movimenti come il 5 stelle italiano subiranno la stessa sorte se non avranno la capacità di abbandonare le battaglie di contorno, quelle contro la casta e contro gli sprechi e non si decideranno a seguire l’onda, lo tsunami del malcontento popolare. Le masse, oggi, sono come un cane cieco che sta fiutando la pista giusta. Scuotono la testa, scrollano la catena, tirano zampate imprecise. Così premiano chi, come Grillo, contesta il sistema, senza realizzare di essere soltanto una sorta di Battista inconsapevole precursore del furore che verrà. Il cane cieco si accontenterà ancora per poco delle panacee ridicole come il reddito di cittadinanza o il dimezzamento dei parlamentari. Presto o tardi le moltitudini capiranno ciò che, ad oggi, è chiaro ai pochi.
E cioè che senza una rivoluzione che morda i fianchi al Vero Problema, la crisi si avviterà su se stessa.
E che questa rivoluzione deve necessariamente passare per tre tappe: fine dell’euro e riconquista della sovranità monetaria, fuoriuscita delle nazioni indipendenti da quell’orribile monstrum che è l’Europa Unita, soppressione della dittatura dei mercati.
Pochi concetti, ma chiari: il popolo è sovrano, ha diritto di battere moneta, non deve andare a chiedere prestiti in giro come un accattone e non deve svegliarsi ogni mattina con l’angoscia di sapere se i Mercati sono di luna buona.
Si chiama riscatto della politica e regolamentazione della finanza. Cioè mettere finalmente i buoi davanti al carro.
Non sappiamo quando esattamente avverrà, ma avverrà di certo. Sarà un’allegra e dolorosa miscela di ottime annate: il Sessantotto e il Quarantotto. Secoli differenti, ma obbiettivi similari. Verranno rovesciate le baronie, come si auspicava nel Maggio francese, non quelle accademiche, ma quelle bancarie e finanziarie. Saranno ammainati i paludati simboli del potere opaco e privo di legittimazione che oggi siede nei consigli di amministrazione delle banche centrali. E, come nell’anno delle rivoluzioni ottocentesche, come ai tempi di Metternich, Vienna, Budapest, Roma, Berlino si rivolteranno contro l’Impero. E le parole d’ordine saranno le stesse: indipendenza e libertà, non contro gli Asburgo, ma contro la dittatura finanziaria e tecnocratica della UE.
Ci sarà bisogno di cuore, di forze fresche e giovani, di pazzi coraggiosi, senza niente da perdere, disposti a giocarsi il futuro per dare un futuro ai propri figli, ma arriveranno, eccome se arriveranno. Studenti, disoccupati, precari, intellettuali, gente qualsiasi estranea ai giri e alle cupole mafiose e omertose delle elites che ci hanno rovinato.
Come disse uno dei pochi, inascoltati profeti del terzo millennio, Oriana Fallaci, nel suo indimenticato pamphlet, la Rabbia e l’Orgoglio, contro la plebe riscattata ci si rompe le corna. E’ una delle poche certezze che ci restano nell’immaginare il domani. Basta farsi trovare pronti, perché ci sarà da ballare. Ma, alla fine, saranno le corna a finire in pezzi.
Francesco Carraro
 
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Prendo a prestito dai giornali...Sarà vero....oppure è una minkiata costruita ad arte dal solito guru ? Mah.....

L’obiettivo, spiegano i promotori, è quello di liberare il MoVimento 5 Stelle:
Riteniamo che il MoVimento 5 Stelle rappresenti un grande esperimento politico di democrazia dal basso. Ahinoi le modalità con cui Grillo e Casaleggio controllano il MoVimento portano ad una condizione opposta, e contraria ai principi del MoVimento stesso: accentrare il potere nelle mani di due sole persone (Grillo e Casaleggio). Assistiamo in Italia alla strumentalizzazione della tecnologia per l’accentramento del potere, mentre all’estero esistono importanti esperimenti riusciti di democrazia dal basso che riescono a gestire l’intero processo decisionale e le attività di comunicazione in modo auto-organizzato e secondo ben precisi modelli funzionali volti a garantire il principio “uno vale uno”. Casaleggio e Grillo esercitano questo potere attraverso due principali modalità: – attraverso la gestione esclusiva, non trasparente e privata dei sistemi informatici – attraverso il mantenimento esclusivo del diritto di comunicazione esterna Se fosse veramente un sistema democratico proveniente dal basso, Grillo e Casaleggio lascerebbero che il MoVimento 5 Stelle si auto-determini, guardando a grandi esperienze di democrazia (liquida) come quella tedesca del Partito Pirata Tedesco dove: – la comunicazione esterna è “cosa di tutti” ed affidata al principio secondo cui “tutti gli iscritti sono portavoce” – i sistemi informatici e le basi dati degli iscritti sono gestiti in modo trasparente dalla comunità, e non da un soggetto privato che ne possiede sia i dati che il software Osservando queste due differenze si può comprendere quale grande potere e controllo Grillo e Casaleggio esercitano in modo diretto e indiretto sul MoVimento 5 Stelle, attribuendosi leadership e arrogandosi diritti che non sono loro: questi diritti infatti appartengono al solo MoVimento 5 Stelle fatto di cittadini. Quando la democrazia và online, l’opportunità di strumentalizzazione per chi gestisce, coordina e controlla i sistemi informatici e di comunicazione è enorme.
 
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Ilvo Diamanti

Il professore è da tempo convinto che il berlusconismo sia finito.
A sua detta, le ultime elezioni hanno clamorosamente confermato tale certezza. Non c’è stata nessuna rimonta: l’emorragia di voti che il Pdl ha subito rispetto alle precedenti competizioni elettorali è enorme e le tabelline preparate dal professore, alle quali per rispetto della mia intelligenza non ho dato nemmeno un’occhiata, sono lì a dimostrare la disfatta.
Quando folleggiano gli scienziati fanno così: mettono in fila un numeretto dietro l’altro, implacabili, pur di non fare un ragionamento serio, ed elementare.
Tipo il seguente.
Berlusconi era dato per morto dopo l’incoronazione di Monti. Solo verso l’estate, quando il governo di Supermario si era ormai del tutto arenato, e aveva scassato non poco gli zebedei al popolo, il cadaverico Pdl aveva ripreso un po’ di colore, ma tutti lo davano ancora per morto, Galli della Loggia in primis, nonostante i sondaggi non fossero disastrosi.
Poi vennero le campagne d’autunno dei giustizieri in Lazio e Lombardia. Tre mesi fa il Pdl era già dentro la cassa da morto pronto per la sepoltura.
In questo lasso di tempo il Cavaliere è riuscito a: rivitalizzare il Pdl; rimettere il piedi la coalizione (questo ve lo siete scordato, vero?); prendere, nonostante la concorrenza del centro montiano e la conquista grillina di un quarto dell’elettorato, il trenta per cento dei voti; vincere al senato in molte regioni importanti e non solo nel mitico Ohio; vincere le regionali in Lombardia; e mancare la presa della Camera per un pugno di voti: sarebbe bastato qualche astenuto o un Giannino in meno.
Ora che al centro non crede più nessuno, nemmeno Schauble, e nemmeno Bagnasco; ora che il Pd, sentendo sul collo il fiato grillino, ha una mezza voglia di tornare partito di lotta; ora che per i figli delle stelle-senza storia-senza età-eroi di un sognoooo le vacanze sono finite; Berlusconi annusa perfino aria di vittoria e in cuor suo sta già attendendo sulla soglia di casa il ritorno di una legione di prodighi figlioli.
Se non fosse per l’intervento della solita cavalleria giudiziaria, caro Ilvo, ci sarebbe da spararsi.
 
Essendo su un sito privato, non posso esprimere compiutamente il mio pensiero su questa.....signora.......io continuo a preferire 100 volte la minetti.

Pier Luigi Bersani non lo vuole più nessuno. Lo mollano tutti.
Anche la sua portavoce, Alessandra Moretti. Da una difesa ferrea del segretario, ora la Moretti passa all'attacco di Bersani e ipotizza (o meglio auspica) anche un possibile passo indietro di Pier: "Se ci venisse chiesto, se la direzione individuasse un'altra figura di garanzia per dialogare con il M5S, tutti dovremmo pancia a terra lavorare per questo. Il primo a tirarsi indietro sarebbe Bersani, pronto a fare il capitano o il mozzo senza abbandonare la nave".

Renzi premier - Poche parole per scaricare chi comunque l'ha portata in alto.
E aggiunge: "Mettiamo caso che Napolitano faccia questa scelta... Se Renzi fosse ritenuto decisivo per promuovere un approccio diverso saremmo tutti pronti a lavorare per questa soluzione. Mi appello alla responsabilità dei renziani. Che senso ha accanirsi con Bersani, come fosse l'unico responsabile della sconfitta? Cerchiamo di essere responsabili. La resa dei conti sarebbe un suicidio".
Insomma la Moretti è furba. Salva tutti. Non vuole cascare mare. Lancia Renzi premier, però difende Bersani dalle accuse.
La Moretti vuole un posto qualunque cosa accada.
 
La campagna elettorale è finita e il Pd presenta un programma “di cambiamento” in 8 punti. Promettendo di mettere in rete “i relativi progetti di legge” nei prossimi giorni, anche per “consentire una partecipazione attiva”.

Sorge una domanda: non lo si poteva fare prima, per chiedere il voto degli italiani su tali priorità? Ma lasciamo pure perdere queste pignolerie e chiediamoci (1) se i punti siano compatibili con le richieste di Grillo, a cui Bersani intende chiedere almeno una fiducia tecnica, e (2) se siano efficaci.

Punti 1-2: lotta all’austerità e spesa pubblica.
Il (nuovo) programma parte lancia in resta contro l’austerità. Si stigmatizza che “dopo 5 anni di austerità e di svalutazione del lavoro i debiti pubblici aumentano ovunque”.
Non è chiaro di che cosa si parli. L’aumento del debito non è di per sé il segno che tutta questa austerità non c’è stata? E perché limitarsi agli ultimi 5 anni, quando i governi di centrosinistra hanno sistematicamente fatto registrare deficit più bassi e contrazioni della spesa maggiori rispetto al centrodestra nella Seconda Repubblica?

Non si spiega quale sia l’alternativa a tenere i conti in ordine, per un paese con un debito al 126% del Pil. La stagnazione economica dell’Italia parte da lontano: l’unica cosa che un “governo di cambiamento” può fare per la crescita è allargare di nuovo i cordoni della spesa (investendo in banda larga, creando un reddito minimo d’inserimento, salvaguardando gli esodati, rimodulando l’IMU e allentando il patto di stabilità per i Comuni)?
Su molti di questi temi, Bersani e Grillo parlano un linguaggio non lontano tra loro, ma abbastanza distante dalla madre di tutti i problemi: quale riforma della pubblica amministrazione, a partire da un serio sistema di valutazione, possa far sì lo Stato spenda meglio che in passato.

Facciamo un piccolo esempio, giusto per intenderci.
La riforma Fornero delle pensioni, additata alla pubblica piazza per aver creato lo scandalo degli esodati, è un caso di cattiva austerità?
In verità, il vero costo di quella riforma è non averla fatta 15 anni prima. Secondo stime approssimative, anche tralasciando il tema dell’età pensionabile, l’estensione delle pensioni contributive a tutti col metodo pro-rata, se fatta nel 2000, avrebbe permesso di risparmiare 9 miliardi nel periodo 2001-12 e 50 miliardi nel 2013-40.
Pensate ai punti del programma “di cambiamento” che si potevano finanziare anche con questi pochi soldi, dall’edilizia scolastica alla rimodulazione dell’IMU.
Oggi, però, questi soldi non ci sono. E non perché la spietata Merkel o i mercati c’impongono l’austerità. Non ci sono perché tutti i governi della Seconda Repubblica hanno pensato bene di non fare una riforma che s’ispirava a elementari criteri d’efficienza e d’equità tra generazioni.
Per carità: il passato è passato. Ma quale punto programmatico ci assicura che si sia capito l’errore?

Punti 3-5: riforme della politica e moralizzazione della vita pubblica.
Su questi temi, il tentativo di cavalcare l’onda grillina è evidente, con proposte che vanno dal “dimezzamento dei Parlamentari” alla “cancellazione delle Province”. Anche se si preme il freno sugli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali (di cui si propone solo una “revisione”) e sul finanziamento pubblico ai partiti (di cui non si propone l’abolizione, ma la semplice discussione all’interno di una nuova legge quadro sui partiti).
Ci si sbilancia anche a proporre “norme per il disboscamento delle società pubbliche e miste”, e c’è da chiedersi come la prenderanno i gruppi dirigenti locali del Pd per cui queste società rappresentano un utile serbatoio di carriere politiche.

Punti 6-7: economia verde e nuovi diritti. In tema di diritti – dalla cittadinanza per chi nasce in Italia alle unioni civili per le coppie omosessuali – il Pd, giustamente, si limita a reiterare punti importanti del programma elettorale.
Sull’economia verde, per quanto non assente in campagna elettorale, il tentativo di ammiccamento a Grillo è invece più evidente. A meno che non si pensi che gli italiani aspettassero con ansia una “conferenza nazionale in autunno” sulla “ottimizzazione del ciclo rifiuti”.

Punto 8: istruzione e ricerca.
Curioso che questi temi, nonostante i ripetuti proclami sull’importanza del capitale umano per la crescita economica, arrivino da ultimo e senza grande slancio.
Anche qui il tono è più elettoralistico che di governo: lotta all’abbandono scolastico, messa in sicurezza degli edifici, stabilizzazione dei precari e assunzione di nuovi ricercatori.
Non una parola su merito, differenziazioni salariali e valutazione (magari proprio per far capire ad alcuni precari della ricerca, per esempio, che la prospettiva di stabilizzazione è un miraggio e sarebbe il caso di cambiare lavoro).

Insomma: sia Bersani sia Grillo hanno dato i “punti”. Adesso aspettiamo proposte dotate di una maggiore concretezza.
Non è l’ansia dei mercati quanto quella degli italiani a richiedere misure che si confrontino presto con la fatica quotidiana del governare.
 
Dopo le elezioni, Berlusconi è tornato ad affrontare i suoi processi. Ma la maratona giudiziaria comincia male, con una condanna a un anno di reclusione, anche se in primo grado e senza interdizioni.
Motivo? Concorso in rivelazione di segreto di ufficio, insieme al fratello Paolo.
Si tratta sempre dell’ormai celebre caso dell’intercettazione Fassino-Consorte, pubblicata dal Giornale il 31 dicembre 2005.
Per chi non ricordasse, erano i tempi in cui Unipol tentava la scalata della Banca Nazionale del Lavoro. E Fassino, che era segretario dei Ds, per informarsi dell’esito della cosa, chiedeva a Consorte le novità. «Ma abbiamo una banca?».
Frase rimasta celebre, perché ne scaturirono polemiche e accuse infinite alla sinistra, vista come manovratore occulto in un disegno complesso di operazioni finanziarie a suo vantaggio.

Ma perché, tra tutte le intercettazioni uscite sui giornali, proprio questa è stata oggetto di indagine (che è risultata in una condanna)?
Perché il nastro non è arrivato a Berlusconi (o a chiunque del Giornale) attraverso fughe di notizie dalla procura.
E questo lo si capisce per la semplice ragione che, in quel momento, doveva ancora essere depositato agli atti.
L’intercettazione è stata portata a Berlusconi proprio da chi l’aveva fatta, cioè i titolari della Rcs (Research Control System), azienda di spionaggio di cui si serviva la Procura per questo genere di compiti.
E tutto comincia proprio quando il titolare della Rcs Roberto Raffaelli informa gli altri due imprenditori Eugenio Petessi e Fabrizio Favata del contenuto delle intercettazioni.
L’idea di un fare un regalo al Presidente è quasi immediata.
Tutto semplice: Favata era in affari con Paolo Berlusconi, ne hanno parlato e la cosa è piaciuta.
Il nastro arriva su una pen drive e viene ascoltato durante un incontro ad Arcore, la vigilia di Natale. Alla presenza dello stesso Silvio Berlusconi, che, nonostante alcuni momenti di sonno improvviso, si intravede il vantaggio di questa scoperta, aveva promesso ai due imprenditori perfino “gratitudine eterna”.
Ma si sa, le promesse durano poco. E Favata si ritrovò presto in cattive acque.
La società fallì e chiese aiuto a Berlusconi, proprio in nome di quell’antico favore. Ma trovò solo porte chiuse. E allora decise di raccontare tutto, anche a costo di essere condannato.
Per i Berlusconi le cose si complicano: Favata vuota il sacco, la vicenda scoppia e partono le indagini per entrambi.
Nel giugno 2011 Favata, Petessi e Raffaelli scelgono di patteggiare. Il gup di Milano Stefania Donadeo ordina di risarcire anche Fassino, con 40mila euro.
Nel settembre dello stesso anno, nonostante la richiesta di archiviazione per il Presidente del Consiglio, si decide di rinviare a giudizio anche lui.
E gli va male. «Credo che sia la prima volta che si condanna per la violazione del segreto istruttorio», dice l’avvocato Piero Longo, difensore di Silvio Berlusconi. «Non sono sorpreso, perché siamo a Milano e perché l’imputato è Silvio Berlusconi». La condanna c’è altre decisioni arriveranno, ma la storia dei processi (e la retorica delle persecuzioni) continuerà.


Leggi il resto: Per Berlusconi la maratona giudiziaria comincia male | Linkiesta.it
 
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Ossignur ma no dai...perchè pensare così male di questo pover'uomo ?

"Tredici società aperte in Costa Rica, per compiere operazioni immobiliari, investimenti, costruzioni, incluso il progetto per un resort di lusso".
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Lo scrive l'Espresso, nel numero in edicola domani, ricostruendo l’attività parallela dell’autista di Beppe Grillo, Walter Vezzoli, 43 anni, che da oltre dieci segue come un’ombra il fondatore del Movimento Cinque Stelle.

"In piazza San Giovanni, il comico genovese lo ha presentato così alla folla: "Sta con me, fa la logistica, mi protegge, ha tutto sotto controllo. È un ragazzo formidabile".

Quattro di queste società risultano immatricolate con la formula della "sociedad anonima", uno schermo giuridico che consente di proteggere l’identità degli azionisti. Non è dato sapere, quindi, chi abbia finanziato queste iniziative.
Dalle carte che l’Espresso ha potuto consultare emerge però che tra gli amministratori compare, insieme a Vezzoli, Nadereh Tadjik, ovvero la cognata di Grillo, la sorella di sua moglie Parvin, di origini iraniane", si legge nell'anticipazione diffusa dal settimanale.

Che poi continua: "Nella Armonia Parvin sa, guarda caso stesso nome della signora Grillo, la presidente Nadereh Tadijk e il segretario Vezzoli sono affiancati da un terzo amministratore, un italiano residente in Costa Rica che si chiama Enrico Cungi.

Cungi nel 1996 venne coinvolto in un’indagine per narcotraffico. Arrestato in Costa Rica e poi estradato in Italia ha passato tre mesi nel carcere di Rebibbia, ma non risultano condanne a suo carico".

Infine, L'Espresso parla di un progetto delle società targate Vezzoli-Tadijk basato sulla costruzione di "Ecofeudo, nome di un resort extra lusso da 30 ettari da costruire sulle colline della baia Papagayo.
A giudicare dalle foto pubblicate Ecofeudo non sarà un villaggio popolare.
La zona è considerata una delle più promettenti per chi vuole investire nel turismo. Nel resort le ville saranno di alto livello: potranno avere una superficie fino a 750 metri quadri coperti su un’area propria di 5000 metri quadri".
 
In mancanza di operatività in borsa......ripiego sul gossip.

In Italia per i magistrati vale il “libero convincimento”.
Significa che un giudice ti può condannare in mancanza di prove semplicemente perché è convinto che tu sia colpevole.
Poi tu fai appello e speri di capitare con un giudice che è liberamente convinto che magari non è così.

Fatto sta che se un magistrato, per intuizione, passione ideologica o pura follia pensa che devi andare in galera, ti ci manda.
Cosa succede se uno o più magistrati, per una qualunque di queste ragioni o tutte insieme, si convincono liberamente che tu sei un pericolo per il mondo intero e che Dio vuole che venga fatto di tutto per liberare il pianeta della tua presenza?
Potrebbe divenire anche un’ossessione compulsiva.
Un magistrato va a dormire rimuginando su di te e pensando che prima o poi ti beccherà con le mani nel sacco e se ci ha già provato e fallito si incattivisce e giura a se stesso che la prossima volta ti inchioda.
Un altro magistrato si sveglia al mattino, accende la Tv, legge i giornali, vede sempre il tuo faccione dappertutto e dice a se stesso che così non si può andare avanti e che bisogna farla finita, che qualcuno deve intervenire eccetera.
I due magistrati si incontrano al bar del Tribunale tutti i giorni e si scambiano i propri liberi convincimenti e soprattutto quello che tu libero a lungo non ci devi più restare.

Ora, per qualche ragione folle, in Italia politici e giornalisti – e anche scrittori di romanzi e attori ovviamente – hanno sostenuto per anni che non si debba mettere in discussione l’infallibilità dei giudici.
Quella del Papa sì, quella della magistratura no.
Perché giustamente ognuno ha la sua religione e molti credono che sia una sciocca superstizione pensare che uno, solo perché è stato eletto in un conclave e indossa dei paramenti desueti, possa essere ispirato dallo spirito santo o addirittura parlare con Dio.
Ma nel contempo credono che sia una verità scientifica il fatto che se uno fa un esame di Stato e indossa un mantellaccio nero è ipso facto detentore e interprete della verità assoluta.
Diventa appartenente ad una umanità superiore.
Questo a patto che si consacri all’eliminazione del Male, ovviamente.

Se per esempio assolve o proscioglie Berlusconi ha tradito la sua fede, è un venduto e forse ha anche l’alito cattivo.
Quindi, riassumendo: magistrato buono vota la sua esistenza a eliminare Berlusconi dal mondo e – se lo fa – gode di infallibilità, intoccabilità ed è anche bello.
E questo è logico. Per libero convincimento.
 

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