Trading...Pensieri e Parole

  • Creatore Discussione Creatore Discussione Val
  • Data di Inizio Data di Inizio
Veniamo agli ultimi dati. Quelli importanti. Quelli pesanti.
Quelli che colpiscono le fasce di popolazione, alle quali si dovrebbe applicare il "contenimento del virus" ,
senza però discriminazioni di varia natura, perchè le loro fragilità sono ben altre e tutte potrebbero
concorrere per un decesso :

da 70 a 79 anni - Popolazione 5.962.533 abitanti - Si è passati da 34.788 casi, a 51.553 casi. LETALITA' AUMENTATA - Da 9.285 decessi a 9.666 decessi = + 381 casi.

Se vogliamo analizzare asetticamente il dato, abbiamo su di un incremento di 16.765 casi positivi, un aumento dei decessi di 381 casi = 2,27% dei nuovi positivi.


Mentre sino all'11 agosto, avevamo una percentuale di decessi del 26,69% dei casi positivi, ripeto,

oggi abbiamo avuto una percentuale di 381 casi su 16.765 positivi totali.

Ripeto ancora, all'infinito, oggi siamo al 2,27% di decessi.



Significa che il sistema sanitario sa come combattere il virus.


Ma è chiaro che 16000 e passa positivi vanno ad intasare il sistema dei pronto soccorso e dei ricoveri ospedalieri,
perchè la gente è TERRORIZZATA dalle continue comunicazioni dei mass-media che portano ad un
senso di paura e - ripeto - terrore - nei colpiti dal virus, che SONO CURABILI A DOMICILIO, per la maggior parte.
 
Ultimi dati :

da 80 a 89 anni - Popolazione 3.555.546 abitanti - Si è passati da 42.011 casi, a 54.214 casi. LETALITA' AUMENTATA - Da 14.609 decessi a 15.338 decessi = + 729 casi.


Anche in questo caso giova asetticamente analizzare che si è passati dal 34,77% dei decessi sui positivi sino all'11 agosto,

ai 729 decessi in più su un aumento di 12.203 nuovi positivi = 5,97%



oltre 89 anni - Popolazione 774.528 abitanti - Si è passati da 19.286 casi, a 23.462 casi. LETALITA' AUMENTATA - Da 6.535 decessi a 6.928 decessi = + 393 casi.


Anche in questo caso giova asetticamente analizzare che si è passati dal 33,88% dei decessi sui positivi all'11 agosto,

ai 393 decessi in più su un aumento di 4.176 nuovi positivi = 9,41%



Ripeto il virus è curabile. Il sistema sa come e cosa fare.

Ma il problema resta il terrore che porta i positivi ad intasare i pronto soccorso.


Questi sono i dati. UFFICIALI.

Oggi abbiamo avuto - dall'11 agosto - un aumento di 287.351 nuovi positivi,

passando da 250.973 casi a 538.324 casi.


E sempre oggi - sulla base del rapporto al 27 ottobre - siamo passati da 35.644 decessi a 37.406 decessi.


Quindi i dati ufficiali ci dicono :


Sino all'11 agosto abbiamo avuto una percentuale di decessi del 14,20% dei positivi.


Oggi abbiamo avuto un incremento di 1.762 decessi su un totale di 287.351 nuovi positivi = 0,613% dei positivi.


Il dato totale è passato ad una percentuale di decessi del 6,95% dei positivi.



E' giustificabile - secondo il Vs. punto di vista - quanto sta succedendo in Italia ?


E' giustificabile fermare tutta l'attività economica, ridurre alla povertà milioni di persone, per questi dati ?


Non sarebbe meglio "programmare" degli interventi per le fasce d'età almeno dai 75 anni in sù ?


Non sarebbe il caso di rendere almeno OBBLIGATORIA la mascherina FFP2 da questa fascia d'età ?


Io dico di no per i primi 2 punti e di sì per gli ultimi due.


E Voi ?
 
Mo', te passa.


Joe Biden chiede alla GSA, General Service Administration, di iniziare la transizione dei poteri,
ma la GSA afferma di non considerare ancora corretta questa richiesta.


“Non è ancora stata fatta un’accertamento. La GSA e il suo amministratore continueranno a rispettare e a soddisfare tutti i requisiti di legge”,

ha dichiarato lunedì mattina un portavoce della GSA all’Epoch Times.

La GSA è l’amministrazione che si occupa della logistica delle amministrazioni federali, quindi mette a disposizione gli spazi negli edifici e le reti di comunicazioni.


L’agenzia ha detto che l’amministratore della GSA, Emily Murphy, avvierà la transizione solo quando
un vincitore chiaro, è chiaro sulla base del processo stabilito nella Costituzione”.


“L’accertamento dell’amministratore viene fatto allo scopo di rendere disponibili i servizi forniti dalla [legge di transizione presidenziale]”, ha aggiunto il portavoce.


“Fino a quando non viene effettuato un accertamento, lo statuto consente al team di transizione Biden di continuare a ricevere i servizi pre-elettorali dal governo
(ad esempio, spazi limitati per uffici, computer, indagini in background per le autorizzazioni di sicurezza).
La GSA ha soddisfatto tutti i requisiti statutari previsti dal PTA per questo ciclo elettorale e continuerà a farlo”.


Quindi niente fase di transizione ancora a favore di Biden, perchè non c’è ancora un vincitore ufficiale.

Del resto in Pennsylvania la Corte Suprema dello Stato ha accettato un’audizione dei repubblicani
che contestano 800 mila schede spogliate quando i delegati elettorali del GOP erano stati cacciati o limitati lontano dalle schede.

Ben 55 delegati elettorali repubblicani hanno testimoniato che è stato impedito fisicamente loro di controllare le schede.

La questione è stata analizzata da Rudolph Giuliani che ritiene vi siano le basi legali per contestare queste schede.
 
Attenzione a non sottovalutare una rabbia che è figlia del comportamento dello stesso esecutivo,
che continua a nascondere agli italiani le sue reali intenzioni.

A dirlo è il senatore Gianluigi Paragone, fondatore di No Europa per l’Italia – Italexit,
che ai microfoni di L’Italia s’è desta, in onda su Radio Cusano Campus,
ha spiegato perché la situazione si è fatta sempre più tesa nelle ultime settimane, con proteste in piazza andate in scena da Nord a Sud.

”I no mask esistono perché se il governo continua a non dire tutto i complottisti dilagheranno.

Questo è lo scontro tra i dotti medici sapienti e il popolo.

Quando il popolo vuole sapere cercherà le pseudo verità, che vale tanto quanto il segreto di Stato.

Arcuri è l’uomo dei segreti.

Qui si arriverà a un nuovo lockdown generale e non c’è una testa che salta.

E poi ci domandiamo perché la gente va in piazza?


Se in un momento così, non si avrà più neanche la voglia di esporre il tricolore
e di sentirsi fratelli d’Italia vuol dire che questo governo sta davvero rompendo tutto”.


Paragone ha poi puntato ancora una volta il dito contro un’Europa che non funziona, assente soprattutto nel momento del bisogno:

”La matrice di questi strumenti finanziari è sempre la stessa: con la forza della Commissione Ue
vado a trattare sui mercati con una forza diversa rispetto a quella dei singoli stati membri e il tasso d’interesse si abbatte.
Però, lo Stato che si avvale di questi strumenti finanziari si indebita, generando un creditore senior.
In qualsiasi caso, il creditore senior verrà pagato prima di tutti gli altri.
Per essere pagato prima di tutti gli altri, lui ti può imporre anche delle condizioni: aumentare le tasse, fare dei tagli.
Quando sei indebitato sei dipendente da qualcuno”.


Purtroppo, però, la stragrande maggioranza dei politici si è ormai adeguata a questo sistema:

“Sono rimasto solo io a parlarne perché adesso è il tempo dell’opportunismo che vira sull’Europa, quindi ci si riconverte.
Salvini ha fatto l’ennesima capriola perché è convinto che non si possa governare senza baciare la pantofola di Bruxelles.
Non puoi essere sistema e anti-sistema allo stesso tempo.
Se si ufficializzasse la posizione di Giorgetti su Mario Draghi, qualcosa dovrà per forza succedere nella Lega,
dovranno rispondere di fronte agli elettori che hanno votato i vari Bagnai, Borghi, Rinaldi e Donato”.
 
Un’unica zona rossa che si estende da Nord a Sud, includendo al suo interno l’intero territorio italiano, come in occasione della prima ondata.

L’ipotesi che, a parole, il governo Conte continua a rifiutare di prendere in considerazione è in realtà più che una semplice eventualità,
con tanto di data da segnare in rosso sul calendario: il prossimo 15 novembre 2020.

Quello, come trapelato in queste ore, è il giorno entro il quale, se non ci saranno miglioramenti evidenti sotto forma di decrescita dell’epidemia,
si potrebbe tornare alla chiusura generale di tutto il Paese.

Con buona pace dei proclami sul “Natale sereno” fatti nelle ultime settimane del premier, al momento di chiedere ai cittadini ulteriori sforzi.


Cinque le Regioni che, nel frattempo, hanno visto peggiorare le rispettive condizioni nella cartina della mappa a colori
tracciata dal governo per rappresentare la situazione nello Stivale.

Abruzzo, Basilicata, Liguria, Toscana e Umbria sono infatti passate dalla fascia gialla a quella arancione,
in seguito al Report 25 dell’Istituto Superiore di Sanità che certificava il peggioramento degli indicatori della circolazione di Sars-CoV-2
e della situazione sanitaria nei loro territori.

Con tutte le conseguenze del caso: bar e ristoranti non potranno più rimanere aperti fino alle 18
ma dovranno rassegnarsi ad abbassare definitivamente la serranda,
la circolazione all’interno del Comune è permessa senza però oltrepassarne i confini, così come è vietato uscire o entrare nella Regione.


Nel frattempo, ecco moltiplicarsi gli appelli a un lockdown generalizzato per tutto il Paese:
lo hanno chiesto la fondazione Gimbe, l’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri (Aaroi),
la presidenza della Federazione degli ordini dei medici, le organizzazioni di infermieri regionali.

E così ecco arrivare la presa di posizione, non ufficiale, da parte dell’esecutivo: 5-10 giorni di monitoraggio,
con scadenza fissata tra il 15 e il 20 di novembre.

Dovesse esserci un peggioramento ulteriore, con il passaggio a zona rossa di altre Regioni oltre quelle già segnalate come a forte rischio,
si andrebbe dritti verso provvedimenti più restrittivi, senza escludere proprio l’ipotesi dello stop definitivo a tutte le attività sparse sul territorio nazionale.


Il fronte dei medici sostiene che la situazione si sia fatta ingestibile,
puntando il dito contro chi avrebbe dovuto provvedere ad anticipare la seconda ondata ed è invece rimasto con le mani in mano.

E così il governo, ormai in netto ritardo rispetto al dilagare del virus, si trova a ragionare sui prossimi passi,
come la chiusura dei ristoranti il sabato e la domenica a pranzo e la sospensione di alcune attività commerciali
che hanno ottenuto deroghe nelle zone rosse.

Il Pd vorrebbe nuove restrizioni fin da subito, Conte prende tempo, anche perché si è già contraddetto pubblicamente troppe volte nelle ultime settimane
e vuole evitare ulteriori, drastici cali nel consenso.

Tempo che però non c’è: il 15 novembre, massimo il 20 arriverà la decisione definitiva.


Con lo spettro del lockdown sempre più concreto.
 
Stiamo già leggendo fiumi di parole per elogiare Kamala Harris,
giornalisti e commentatori che si sperticano nelle lodi del nuovo vicepresidente degli Stati Uniti, articoli dai toni trionfali, titoli elogiatovi.

Quasi assenti le analisi sulle sue posizioni e il suo credo politico, proviamo a farlo noi partendo dal presupposto
che una persona andrebbe valutata nei contenuti a prescindere dal suo sesso, dal colore della pelle o dalla sua origine
(solo così può esistere una vera parità tra uomo e donna, tra bianchi e neri).



Il problema è che le posizioni di Kamala Harris sono preoccupanti.

In un articolo intitolato Kamala Harris, the cancel culture pop, il Washington Examiner afferma che la sua
“carriera politica e giudiziaria è stata costruita sulla punizione di coloro che trova deplorevoli” aggiungendo “non è una semplice demagoga.
È una demagoga che userà il potere del governo federale per punire ‘l’altra parte’”.


E l’altra parte, neanche a dirlo, sono i conservatori a cui spettano anni difficili in particolare sui temi etici e il diritto alla vita.


Kamala Harris ha dichiarato pubblicamente che “il governo federale dovrebbe trattare i sostenitori pro-life come i segregazionisti”, una frase inquietante.

Al tempo stesso ha etichettato alcune importanti organizzazioni cattoliche americane di solidarietà come “estremiste”.

“La campagna presidenziale di Harris si è concentrata sulla divisione del paese”


e i sostenitori della vita “avranno tutti motivo di temere la persecuzione in un’amministrazione in cui Harris ha il potere”.

Un’opinione sostenuta da un’altra importante testata come The American Conservative
“sembra pensare che il suo lavoro come senatore sia quello di tormentare i conservatori alle udienze
con tutta la presunzione di colpevolezza fino a prova contraria di un inquisitore”.

Non è un caso che Rod Dreher, voce di spicco del mondo conservatore americano, scriva:
“di tutte le persone che avrebbe potuto scegliere, penso che Kamala Harris sia la più pericolosa, da un punto di vista sociale conservatore”.


Ci sono poi le posizioni della Harris sul tema dell’ambiente che rappresentano l’emblema dell’ambientalismo ideologizzato
di stampo globalista rappresentato da Greta Thunberg.

Una visione radicale e fanatica della battaglia ambientale che dimentica le esigenze delle comunità locali e il concetto di identità e tradizione.

Nonostante le sue posizioni in campo economico più vicine a un approccio socialista (pur riferito al contesto americano)
che potrebbero portare a un aumento della pressione fiscale negli Stati Uniti,

la Harris è tutt’altro che una donna del popolo avendo alle spalle il sostegno di una parte importante del mondo finanziario e dei big tech.


Un esempio su tutti? Le parole riportate dal New York Times: “Wall Street è felice dei segnali che ha mandato”, la “Silicon Valley è felice di vedere una faccia famigliare”.


In Italia si è subito diffuso il mito di Kamala Harris paladina dei democratici e del mondo afroamericano,

la realtà è ben altra, basti pensare che la sua candidatura alle primarie democratiche si è conclusa con un nulla di fatto

e un crollo di popolarità nei sondaggi in particolare nel secondo dibattito tra i candidati

(nel primo aveva attaccato duramente Biden con una velata accusa di razzismo, per capire il grado di spregiudicatezza).


Nella composizione della futura amministrazione Biden, preoccupa molto di più il ruolo che assumerà la Harris

rispetto a quello ricoperto dal Presidente, il rischio è che possa influenzare la presidenza con una linea più radicale.
 
La corsa per la presidenza degli Stati Uniti è stata vinta da Joe Biden. Forse.

Già, perché a una settimana dalla chiusura delle urne non si ha l’assoluta certezza del risultato.

Il candidato dei democratici parla da presidente.

Donald Trump, il potenziale sconfitto, promette battaglia legale perché, stando alle sue fonti sul campo, la vittoria di Biden sarebbe frutto di una truffa elettorale.

Sul banco degli imputati è stata messa la modalità del voto postale che configura scenari opachi, se non inquietanti.


C’è un paradosso che mina la solidità del sistema democratico americano:

nelle urne avrebbe prevalso Trump

ma il voto postale ha ribaltato il risultato.


Chiunque si trovasse al posto del presidente in carica avrebbe di che negare la vittoria all’avversario.

Spetterà alle corti di giustizia, fino alla massima istanza della Corte Suprema, dipanare la matassa.



La questione potrebbe non avere peso sostanziale se non fosse per un aspetto di fondo balzato in drammatica evidenza:
la crisi del sistema democratico fondato sulla sovranità popolare.

Proprio per la loro centralità nella vita di una struttura complessa qual è uno Stato nazionale,
le procedure elettorali sarebbero state estremamente rigorose nel certificare l’effettiva volontà degli elettori.

Per estensione, finora si è ritenuto che il medesimo principio valesse in tutte le altre democrazie, in particolare in quella del Paese guida dell’Occidente.

Oggi scopriamo che non è così.

Quanto meno, che non lo è più.


Il sistema elettorale negli Stati Uniti può essere manipolato per rispondere a istanze eterodosse

rispetto al primario dovere di garantire trasparenza e legalità all’espressione della volontà popolare.


La sola possibilità che il risultato finale possa essere inquinato dal conteggio di schede elettorali pervenute ai seggi dopo la chiusura degli stessi;

che il voto per posta non assicuri la necessaria tutela della libertà e della segretezza della pronuncia dell’elettore;

che non si abbia alcuna certezza sull’identità delle persone che hanno spedito le buste contenenti le schede;

che in alcune realtà, come lo Stato-chiave della Pennsylvania, si siano accettate schede prive del timbro postale,

getta un’ombra sinistra sull’esito finale.


Nel sistema elettorale statunitense la modalità del voto postale è stata pensata per consentire ai suoi tanti cittadini impegnati all’estero per scopi diplomatici,

militari o commerciali di esercitare il diritto di voto.


Tuttavia, in questa tornata si è davvero esagerato se si considera la mole impressionante di buste arrivate via posta.



La giustificazione è che il Covid avrebbe tenuto la gente lontana dai seggi.

Ma il pretesto non regge alla verifica del buon senso, soprattutto se si considera che la distorsione del principio derogatorio

è stata tale da consegnare alla storia il candidato democratico Joe Biden come il più votato di tutti i tempi, nonostante la sua personalità poco carismatica.


Poi, ci sono i paradossi che lasciano sgomenti come nel caso del Wisconsin, analizzato da Federico Punzi su “Atlantico”.

Scrive Punzi:

C’è un’altra anomalia riscontrata nel voto in Wisconsin.

Su 3.684.726 registrati al 1 novembre, i voti contati sono stati 3.288.771,
un’affluenza strabiliante dell’89 per cento, anormale sia rispetto agli stati vicini sia rispetto allo storico del Wisconsin,
anche considerando la specificità di questa elezione.

A Milwaukee, in 7 seggi, l’affluenza sui registrati (sempre al 1 novembre) ha superato il 100 per cento, e in 2 seggi il 200 per cento.



In Italia un’anomalia del genere avrebbe fatto gridare al golpe.


Alla fine, Biden la spunterà per ragioni di opportunità politica che esulano dalla logica del conteggio aritmetico delle preferenze

ma la sua presidenza sarà da subito una “anatra zoppa”, non soltanto perché, dopo gli esiti del ballottaggio in gennaio in Georgia

per la designazione di due senatori, potrebbe avere contro il Senato, altra stranezza, a maggioranza repubblicana

ed una Corte Suprema con un orientamento fortemente conservatore, ma perché sul suo mandato aleggerà lo spettro dell’usurpazione.



E il sospetto sarà nutrito e crescerà in quella metà della popolazione che ha votato per Trump,
che esprime una vena sovranista radicata nella società americana e che non si rassegnerà a vedersi defraudata della vittoria.

Di fronte a un pasticcio di tali proporzioni chiediamoci: a chi gioverà un esito così dubbio?


Evidentemente a tutti quei potentati economici e sociali che si sono prefissi un unico obiettivo: cacciare Trump dalla Casa Bianca,

nella fallace illusione che ciò sarebbe bastato per estirpare il trumpismo dal cuore pulsante dell’America profonda.

Basta leggere i commenti encomiastici dei media americani, che sono stati in blocco la prima linea d’attacco al male assoluto

impersonato dal “sovranista” Trump, per farsi un’idea del clima in una nazione che si è consegnata alla difesa degli interessi non dei più deboli ma dei più forti.



Di rimando, anche nella vecchia Europa ha ripreso fiato la narrazione vomitevole dell’esercito del “bene” al quale ogni mezzo è consentito per colpire il “male”.


Qui sta il punto di rottura del sistema democratico: la volontà popolare può essere ignorata, come avviene in Italia,

o pervertita, come probabilmente si dimostrerà essere accaduto negli States, se si persegue un fine giudicato eticamente superiore?


E chi lo decide chi sia moralmente accettabile e chi no?


È in corso nelle società capitalistiche un processo di sostituzione della volontà popolare

con una nuova forma di aggregazione del consenso che emargina il cittadino a vantaggio degli interessi di gruppi di potere egemoni,

che siano economico-finanziari, mediatici o d’opinione, all’interno delle dinamiche sociali.



La sovranità popolare è degradata a simulacro di una concezione di democrazia che affida il diritto di scelta del decisore politico
non già alla somma delle volontà espresse dai singoli cittadini ma al peso sociale d’insiemi complessi di poteri stratificati.

La vicenda elettorale americana ci proietta in uno scenario, al momento non chiaramente definito e ancor meno codificato, nel quale il voto si pesa e non si conta.


Dovremo cominciare a pensare che, a distanza di trent’anni dal crollo del comunismo,

sia giunta l’ora che il ciclo democratico stia tramontando nelle sue architetture tradizionali.



D’altro canto, nelle nuove forme con le quali si rappresenta, l’idea stessa di democrazia esce sfigurata.


Sarà un cambiamento che a qualcuno potrà piacere.


Non siamo tra quelli.
 
Né Xi Jinping né Vladimir Putin si sono complimentati con Joe Biden.

Il presidente cinese e il russo non si fidano dell’autoproclamazione,
aspettano la conclusione dell’iter americano e la sconfitta ufficiale di Donald Trump.

Steve Pieczenik
, una sorta di insider dell’intelligence americana già attivo sul caso Aldo Moro,
è colui che ha parlato della “filigrana” nascosta nelle schede ufficiali, che consentirebbe una riconta legale e il “grande Sting”,
se la denuncia della colossale frode dovesse arrivare alla Corte Suprema.

Secondo questa fronda, dietro cui ci sarebbe l’organizzazione digitale QAnon contro il Deep State, lo “stato profondo” del complotto contro Trump,
già da giugno erano filtrate segnalazioni su milioni di voti per corrispondenza stampati in Paesi esteri.

E il candidato alla Casa Bianca si era fatto scappare una gaffe scambiata per lapsus,
in cui aveva esaltato che il Deep State aveva messo in piedi “la più grande organizzazione di frode mai vista nella storia americana”.


Certo è che chi ha seguito lo spoglio notturno, tra il 3 e il 4 novembre,

ha potuto constatare che il vantaggio del presidente in carica si è arrestato nel momento in cui sono iniziati ad arrivare a pioggia i voti “per posta”.



“Perché i democratici sono stati esortati a non uscire di casa per il Covid”, ha replicato il fronte avversario.


Ma alcuni osservatori hanno svelato che a urne chiuse in Winsconsin sarebbero arrivati 169mila voti postali tutti per Biden

e lo stesso sarebbe accaduto a notte fonda in Michigan con 200mila voti tutti in blocco
.


Poi schede attribuite a deceduti, insomma il super imbroglio appare molto più di un sospetto.


Alle contestazioni i democratici erano preparati, al punto che la presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi,
nota per il tentativo illegale di impeachment contro Trump, in campagna elettorale aveva profetizzato che
“comunque il 20 gennaio Biden avrebbe giurato”, facendo trapelare che la “Transition integrity project”,
di cui fa parte da John Podesta già consigliere di Hillary Clinton, sarebbe stata pronta a muovere le forze armate
qualora Trump si fosse rifiutato di lasciare la Casa Bianca.

A questo punto è scattata una manovra a tenaglia: i media all’unisono hanno iniziato a censurare e insultare pesantemente Trump furibondo.

Non solo il suo staff, gran parte della famiglia, perfino Melania dicono sarebbe pronta al divorzio. Una dissacrazione globale.


In Italia il mainstream ha raggiunto vette di “ipocrisia planetaria”.

“Cose turche”
, le ha definite Vittorio Feltri ironizzando su dichiarazioni come :


una vittoria che illumina l’oscurità, il 25 aprile del mondo” fino al mi abbraccio da solo” dell’europeo ex premier Paolo Gentiloni.


Perché si grida al “crucifige” per ricorsi che furono regolarmente svolti

quando fu il democratico Al Gore contro George Walker Bush a richiederli ?


E “che senso ha il livore dei pennaioli”, incalza Feltri contro la sinistra italiana definita

“una consorteria di malviventi autorizzati a infangare chiunque non la pensi come loro”.


Nel 1944 Manly Palmer Hall
, uno dei massoni più influenti, nel libro “Il destino segreto dell’America”
spiegò che le intenzioni delle élites erano quelle di organizzare una “cabala occulta” per incrociare potere bancario,
industriale e militare, voluta dalle famiglie Rothschild e Rockeffeller, attraverso gruppi di pressione come il Bilderberg,
per imporre un’ideologia anticristiana, fondata su un esoterismo satanico, che sdoganasse omosessualità e pedofilia
e realizzasse il “grande Reset”, cioè una umanità senza beni e verso la fine della proprietà privata,
di cui il Covid 19 sarebbe l’evento catalizzatore come l’11 settembre delle torri,
obbligandoci a mettere la casacca rossa, arancione e gialla, imponendo lockdown per schiacciare dissenso e libero arbitrio.

A capo di tutto il dragone cinese, la Cina, con cui i potenti della terra fanno affari a iosa.


Questo complottismo da “nuovo ordine” sarebbe informazione spazzatura se Monsignor Carlo Maria Viganò, f
atto arcivescovo da Giovanni Paolo II e già nunzio apostolico negli Stati Uniti, nel 2011 iniziatore dello scandalo Vatileaks,
non avesse indirizzato alla vigilia del voto Usa una “lettera aperta a Trump”, in cui pregava per la sua rielezione
prefigurando scenari anticristiani da apocalisse e descrivendo apertamente “il grande Reset”.


E Viganò è tornato in questi giorni alla carica con un documento esplosivo sul “cerchio magico” che stringerebbe d’assedio papa Bergoglio.


Certo stupisce che il quasi presidente Biden alla prima uscita si sia definito un cattolico fervente
favorevole ad aborto, omosessualità e transessualità, citando l’episodio in cui da bambino aveva visto due uomini baciarsi
e oggi da presidente chiede “perché a 8 anni non si può scegliere il sesso percepito?”.


Insomma, chi ha ragione: Papa Bergoglio o Monsignor Viganò?
 
Gli effetti della crisi economica e sociale causata dalla pandemia, cominciano a prepotentemente ad emergere.

E questo è solo l’inizio.

Non vogliamo creare allarmismo, bensì spronare gli italiani ad attivismo costruttivo che possa tornarci utile nei mesi che verranno.

Siamo molto preoccupati per il clima di paura e di rabbia che sta dilagando nel Paese.

Ma la minaccia più pericolosa in questo momento è rappresentata dall’incertezza:
quella di non capire cosa sta accadendo, e di non sapere cosa accadrà nei prossimi mesi o addirittura la prossima settimana.


E a tenere svegli la notte molti italiani non è tanto il pensiero di contrarre il Covid,
quanto l’ansia di rimanere senza soldi e un lavoro, di chiudere le proprie attività, di essere strangolati dai debiti.


Fausto Russo, è un imprenditore di 38 anni.
A marzo si è ammalato di Covid ed ha dovuto trascorrere più di un mese in ospedale, di cui sette giorni con il casco pressurizzato.
Ha rischiato la vita, ma alla fine è riuscito a sconfiggere “il mostro”, come lui chiama.

Ai microfoni di Radio Sparlamento ha raccontato l’odissea che ancora sta vivendo,
perchè Fausto è anche un imprenditore e in questo momento sta affrontando una dura battaglia
contro un altro “mostro”, per cercare di tenere in vita la sua attività.

Questo mostro è stato generato da una politica che non ha saputo pianificare adeguatamente
ed individuare le esigenze dei diversi settori economici, ci ha spiegato Cira Di Feo, specializzata in gestioni delle crisi, mediazioni e sovraindebitamento.


Gli esperti ingaggiati per gestire le task force di Palazzo Chigi, vantano nomi altisonanti e strepitosi curriculum,

ma mancano di una visione territoriale e della capacità di individuare le esigenze materiali dei singoli settori produttivi,

quelle che fanno la differenza tra rimanere aperti o chiudere le attività.



I “ristori” sono troppo esigui rispetto alle perdite subite, e non si è agito sulle spese vive che un’attività deve sostenere.


Nel decreto di ottobre sulla sospensione dei pagamenti delle cartelle esattoriali, inoltre,

non è stata inserita la proroga dei pagamenti delle rate riferite alla Rottamazione-ter,

ciò significa che oltre 10 milioni di italiani il 10 dicembre dovranno ricominciare a pagare le rate,

se non vorranno perdere il beneficio della rateizzazione.



Ci sarà un’ulteriore proroga?


Il punto è proprio questo: non si può aspettare fino all’ultimo giorno per sapere se interverrà o meno un decreto dell’ultima ora.

I cittadini sono troppo stressati da questa condizione di incertezza.


C’è poi la questione fiscale, che Cira di Feo ha ben messo in risalto:
con quali soldi gli italiani pagheranno le tasse previste per novembre e dicembre?


Come si fa in questo momento a chiedere agli imprenditori e professionisti un anticipo delle tasse

che dovranno pagare nel 2021, per giunta calcolato sui redditi dello scorso anno?



Noi ci auguriamo che il decisore politico comprenda la necessità di un cambio nella politica legislativa
ed anche nel modo di comunicare al paese le notizie.


E' un invito a fare diversamente e in fretta, poiché il fattore tempo è fondamentale.


C’è una parte di questa Italia, che ha sempre prodotto ricchezza materiale ed intellettuale.


E’ l’Italia che non vuole mollare, e che non va delusa.

 
Europa ????? No, grazie. Berlusca. Fatti un sonnellino che è meglio.


La BCE starebbe pensando di ridurre il proprio programma di acquisto titoli
per spingere i paesi dell’eurozona a richiedere i prestiti UE (con annesse condizionalità) – MES, Recovery Fund ecc. –,
evitando dunque che i governi che possano continuare indefinitamente a finanziarsi senza condizionalità sui mercati
(o meglio presso la BCE) senza subire il ricatto dello “spread” (che, ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, è controllato dalla BCE),
per il semplice fatto che questo farebbe venir meno tutto il meccanismo di controllo e disciplina su cui fonda l’architettura dell’eurozona.


Bene, oggi la conferma di ciò è arrivata da una fonte molto autorevole, Yves Mersch, membro del board della BCE, che ha dichiarato:

«Sembrerebbe che alcuni paesi stiano valutando di non fare affidamento sui prestiti europei,

ma preferirebbero piuttosto fare affidamento sull’emissione di titoli di debito nazionale, che poi verrebbero acquistati dalla BCE.


A mio parere, questo necessiterebbe di una reazione da parte della BCE,

che non può essere utilizzata per aggirare le misure che sono state messe in atto a livello europeo».



Più chiaro di così si muore.


Che dire?

Non possiamo che rivolgere un pensiero affettuoso a tutte quelle anime belle
che pensavano che la sospensione del Patto di stabilità e il nuovo corso della BCE
rappresentassero una rivoluzione di lungo termine nell’assetto istituzionale della zona euro
(e non piuttosto delle misure temporanee, come era ovvio)
e che dunque da ora in avanti l’Italia avrebbe potuto semplicemente “autofinanziarsi”
come fanno un po’ tutti i paesi “normali” che detengono la sovranità monetaria.


Peccato che la sovranità, come la libertà, non te la regali nessuno, men che meno chi lavora da anni per privartene.


Te la devi conquistare.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto