Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato III° (Gennaio 2010 - Dicembre 2011) (14 lettori)

Stato
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Imark

Forumer storico
Certo che ci sono.......;)

Nel grafico che hai postato e' ben chiaro il trend di lungo del nostro '37....
Percio' dimentichiamoci di comprarlo per tenerlo in ptf..(mi raccomando..)

Per il breve credo ci sara' del "rumore"....della lateralita' ......
ma anch'io sono convinta come te che la rottura del minimo precedente non sia stato un caso e che vedremo nuove occasioni di trading.

Buon WE a tutti.

Utilissimo IMHO il grafico che avevi postato in chiusura del vecchio 3D, oltre a quello di Maino, perché vale a marcare anche i trading boxes ... :up:

Potresti riproporlo anche qui in queste prime pagine ? Grazie ... ;)
 

Jessica.

out of time...



Se tiene area 83.20.....entra in un box + ampio che ha come tp 88 circa......se rimane entro area 83.20 ...invece, rimane nel box + piccolo e quindi i trades dovrebbero essere + frequenti....la base del box e' in area 80.30..

Per BOX intendo un area di oscillazione della quotazione con i due lati + lunghi che fanno da supporto e resistenza.
 

Jessica.

out of time...
Ciao!
Stavo rispolverando un po' del vecchio e sano excel..
Qualcuno (Maino per es !) sa se e' possibile sovrapporre su un grafico
"azionario" candlestick uno a linee per le MM ?
Con le MM riesco solo a sovrapporlo alla curva dei livelli di chiusura usando "Grafici personalizzati" +"Linee su 2 assi" ... Misto candle-linea non saprei...
Vedi mia prova

Grazie e buon WE!!!:ciao:


io purtroppo non posso aiutarti btp37.......di programmazione non ci capisco nulla....:rolleyes:
 
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battlem

Mario Battelli
Lo scenario giapponese


La deflazione (ossia una generalizzata diminuzione dei prezzi) ha origine dalla contrazione della domanda di beni e servizi da parte dei consumatori. Le cause sono di varia natura.

Si tratta di una situazione molto negativa in economia, in quanto, di norma, associata a stagnazione - caratterizzata dal persistere di modeste variazioni del PIL e del reddito procapite - o, ancor peggio, correlata a recessione economica.

Si parla di recessione economica quando la variazione del PIL, rispetto all'anno precedente, è negativa e di valore assoluto superiore all’1%.

Per esempio se, detto 100 il PIL dell’anno scorso, avviene che quest’anno il PIL si è ridotto a 98.

Se invece tale variazione negativa è inferiore all'1% allora la situazione è meno grave e si dice che c’è la crisi economica.

La lezione del Giappone

Nel corso degli anni novanta e fino almeno al 2006 il Giappone ha vissuto un lungo periodo di deflazione.


Dopo il boom azionario degli anni ottanta, la borsa giapponese è crollata per effetto dello sgonfiamento di una colossale bolla speculativa.
I valori troppo elevati dei titoli azionari e degli immobili hanno dapprima sostenuto l'indebitamento delle imprese e dei cittadini. Ma poi -allo sgonfiamento della bolla- hanno messo in gravissima crisi il sistema bancario quando imprese e cittadini, pieni di debiti, non sono stati più in grado di rimborsare i prestiti ricevuti.
L'eccessivo indebitamento ha quindi ridotto la capacità delle imprese di fare investimenti produttivi/innovativi e dei cittadini di sostenere la domanda attraverso l'espansione dei consumi.

La Banca Centrale giapponese, nel tentativo di stimolare i consumi, gli investimenti delle imprese e di impedire i fallimenti nel sistema bancario, ha ridotto i tassi sino a raggiungere livello zero per i titoli a breve termine e prossimi allo zero per quelli più lunghi.


Nel contempo è avvenuta la svalutazione dello yen e la crescita della spesa pubblica, con un debito ben oltre il 100% del PIL. Per il Giappone, record assoluto fra i Paesi Ocse, il debito pubblico si spinge oltre il 170% del PIL. Tuttavia, gran parte di esso è sottoscritto all’interno del Paese stesso.

Non vi sembra che la situazione descritta e vissuta dal Giappone assomigli pericolosamente a quella che va delineandosi oggi in USA, Europa e Italia in particolare?

Allo stato attuale questi sono i tassi lordi - a 3 anni, 10 anni, 30 anni - nelle varie zone:

GIAPPONE 0,44% 1,24% 1,91%
USA 1,12% 2,58% 3,22%
GERMANIA 1,88% 3,06% 3,88%
ITALIA 3,16% 4,60% 5,56%

Quale destino possiamo attenderci per i nostri trentennali?

Un saluto, battlem
 

Geller

Banned
La Repubblica(7 gennaio 2009)


L'ANALISI


I tassi a lungo termine dicono "deflazione"

di MARCO DELZIO

La fase di turbolenza dei mercati finanziari, intensificatasi nel periodo successivo al fallimento della banca di investimento Lehman Brothers (13 settembre 2008), ha prodotto, nelle settimane successive, tassi di interesse a lunga scadenza estremamente bassi ed allo stesso tempo volatilità estremamente elevate. In entrambi i casi si sono toccati livelli finora sconosciuti.

Si può proporre una chiave di lettura delle indicazioni provenienti dai mercati finanziari e, in particolare, alla dinamica dei tassi per investimenti a lungo termine. Lo scenario di deflazione delle economie dell'area euro, insieme alle aspettative diffuse di recessione e ad un livello elevatissimo di incertezza sistemica, sono i candidati naturali per spiegare le condizioni correnti dei mercati. La deflazione, benché praticamente sconosciuta nei tempi moderni, è uno stato negativo per l'economia perché fa ridurre la domanda aggregata e a pone quindi un freno decisivo all'espansione economica.

A partire dalla metà di settembre i mercati hanno visto crollare i tassi a lunga scadenza, in particolare i tassi swap a 30-50 anni e i tassi forward 20x10 anni (i tassi applicati agli investimenti di durata decennale che iniziano tra venti anni), fino a livelli ritenuti in passato non plausibili. Il tasso swap 20x10 toccava il 2 dicembre la soglia dell'1.34%, secondo le quotazioni dei broker londinesi e riportate da Bloomberg. Tale livello indica che gli operatori accettano di ricevere una remunerazione annua pari all'1.34% per un investimento decennale da compiersi tra 20 anni. Nello stesso periodo la volatilità implicita del tasso 20x10 si avvicinava a 80 punti base, livello mai raggiunto prima.

La causa di tali valori anomali è da ricondursi, a mio avviso, alle aspettative di deflazione che gli operatori nutrono riguardo all'economia dell'eurozona nei prossimi anni. La deflazione è il fenomeno di riduzione del livello assoluto dei prezzi in una economia per un periodo di tempo prolungato (diversamente dalla disinflazione che indica invece la riduzione del tasso di crescita dei prezzi).

L'importanza dei tassi di mercato, quale strumento di previsione delle variabili macroeconomiche, risiede nella loro proprietà di sintetizzare le aspettative razionali espresse, attraverso scambi effettivi, dalla comunità degli operatori. Il termine aspettative razionali significa precisamente che esse incorporano tutte le informazioni disponibili alla data corrente, pesate a seconda della visione del mondo e del modello probabilistico implicito nelle decisioni di scambio degli operatori. I tassi di mercato, e quindi le aspettative che essi incorporano, sono a mio avviso lo strumento fondamentale di prevsione oggi disponibile.

Se è vero che il livello dei tassi a lunga scadenza prefigura uno scenario di deflazione, quali sono le implicazioni per l'economia reale? L'esperienza della Grande Depressione del 1929 vede la deflazione quale effetto naturale del crollo della domanda aggregata, costituita dai consumi e dagli investimenti, data un'offerta aggregata rigida nel breve termine. Allo stesso tempo però è importante notare che la deflazione è anche causa della riduzione della domanda aggregata, in un processo interattivo conosciuto nella teoria economica come deflation spiral.

I motivi per i quali la deflazione sia causa della riduzione della domanda aggregata sono meno ovvi dei motivi per i quali essa ne sia l'effetto, dunque val la pena di approfondirli. A mio avviso, prevalgono i seguenti meccanismi:

a) la riduzione del livello assoluto dei prezzi agisce come disincentivo verso i consumi: è meglio consumare domani (e risparmiare oggi), quando il valore della moneta sarà maggiore;

b) il costo reale dei mutui, per chi prende in prestito denaro, aumenta nello stato di deflazione in quanto la moneta restituita nel futuro vale più di quella presa in prestito oggi. Ciò scoraggia la domanda di credito, riduce la velocità di circolazione della moneta e, di conseguenza, il livello generale dell'attività economica;

c) il ritorno atteso degli investimenti aggiustato per il rischio (in sigla "RAROC") viene ridotto dalla spirale negativa dei prezzi. Ciò scoraggia notevolmente la propensione agli investimenti e conseguentemente il tasso di espansione dell'economia;

d) bassi tassi di interesse, tipici di uno stato di deflazione, possono produrre il fenomeno studiato da Keynes in The General Theory of Employment, Interest and Money del 1936 come "trappola della liquidità". Ciò a dire che gli operatori preferiscono detenere moneta liquida rispetto a qualsiasi forma alternativa di investimento. La banca centrale perde così la leva della politica monetaria quale stimolo dell'economia;

e) i bassi tassi di interesse incentivano inoltre gli investitori istituzionali e gli hedge funds ad attuare strategie di investimento conosciute come carry trade: essi si indebiterebbero in euro (allo stesso modo in cui oggi si indebitano in yen) per investire nelle valute a più alto rendimento, generalmente nei mercati emergenti. Ciò avrebbe un effetto destabilizzante: un repentino apprezzamento dell'euro ridurrebbe il valore degli asset in valuta estera detenuti dagli investitori costringendoli a smobilizzare le posizioni all'attivo. Le perdite conseguenti in conto capitale minerebbero seriamente la solvibilità degli stessi.

La spirale deflazione - crollo della domanda - deflazione ha dunque il potenziale di destabilizzare le fondamenta delle economie avanzate. La consistente riduzione del prezzo delle commodities, osservata di recente, viene oggi valutata da alcuni operatori come l'inizio di una fase di deflazione a livello globale. D'altro lato, i bassi tassi di interesse per gli investimenti a lunga scadenza indicano che oggi la deflazione è lo scenario più probabile per il futuro. Le politiche economiche e monetarie attuate finora nelle economie avanzate per stimolare il livello dell'attività economica non sono state ritenute credibili.

Da quasi neofita della materia mi domando : se per il futuro mondiale ci fosse il concreto rischio della deflazione allora i TdS ad elevato tasso di interesse, siano essi di lunga o media duration, dovrebbero avere quotazioni molto più elevate di quelle attuali !? :rolleyes:

Avere BTP polidecennali con rendimento 4-6% in un quadro di deflazione generale dovrebbe essere il migliore investimento possibile !? ;)
 

Imark

Forumer storico
jessica perchè non ci posti qualche eseguito se puoi?

non ho ben chiara la tua tecnica

......devi essere piuttosto +++++ per capire la tecnica di trading dagli eseguiti...
...ma ti voglio accontentare.......il tempo di fare il post ....

Caro Troppidebiti, la Jessica sta facendo un gran bel lavoro, quasi scolastico, nel raccontare come orienta le proprie scelte di trading... dice pure a che prezzo entra e a che prezzo esce, oltre che farti vedere, grafici alla mano, come si orienta nelle decisioni... :cool:

Cosa c'entrano con questo gli eseguiti ? Non dicono assolutamente nulla sulla strategia di trading ...
 

Jessica.

out of time...
jessica perchè non ci posti qualche eseguito se puoi?

non ho ben chiara la tua tecnica




14/01/09 10:04 0003932468 Btp 1.2.37 4% IT0003934657 XXXXXX 80,38 EUR -XXXXXXXX EUR Acquisto Eseguito
27/01/09 15:11 0003938091 Btp 1.2.37 4% IT0003934657 XXXXXX 80,64 EUR XXXXXXX EUR Vendita Eseguito
23/01/09 16:53 0003937039 Btp 1.2.37 4% IT0003934657 XXXXXX 78,02 EUR -XXXXXXX EUR Acquisto Eseguito
27/01/09 15:14 0003938091 Btp 1.2.37 4% IT0003934657 XXXXXX 80,64 EUR XXXXXXX EUR Vendita Eseguito
27/01/09 15:16 0003938091 Btp 1.2.37 4% IT0003934657 XXXXXX 80,64 EUR XXXXXXXX EUR Vendita Eseguito



Questi sono i primi che ho trovato......la prox. volta se devi chiedermi qualcosa, cerca di essere piu' diretto.......
Stammi bene...
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

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