Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato III° (Gennaio 2010 - Dicembre 2011) (2 lettori)

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

carpe diem

Banned
Aggiungo patrimoniale doppia

- la prima la paghiamo nel ptf con il calo dei ns. BTP
- la seconda con i maggiori costi di rifinanziamento per lo stato che pagheremo con minori investimenti, minore crescita e prima o poi con maggiori tasse.
 

Prospero

Io speriamo...
Per me direi che non c'è proprio nulla da fare oggi; unica magrissima consolazione un Etf bear leva 2 che vola e l'incasso di un cedolone che in parte ammortizza l'irpef da pagare :(.
 

lorixnt2

Hari Seldon's fan
ragazzi ma voi cosa fate con i BTP?? Qualcuno di voi ha alleggerito le posizioni??

Io non alleggerisco un bel niente ma dipende da dove stai. Se non stai in Italia ed hai facile accesso alla borsa di Kuala Lumpur alleggerisci pure :lol:
Scherzo nè 500. Di economia non me ne intendo :)
 

500$

Forumer attivo
Tutti gli occhi sono puntati in questi ultimi giorni alla crisi Grecia e ai vari piani di salvataggio del paese ellenico. La fiducia incassata da Papandreou ha messo le basi per un’approvazione anche del pacchetto fiscale che porterà un’austerity senza precedenti. I greci ovviamente non ne vogliono sapere ma…non c’è alternativa per evitare il fallimento.
Vi chiedo però, oggi, di provare a guardare un po’ avanti. Ma non alla Grecia. All’Italia.

Le società di rating hanno già tuonato più volte minacciando downgrading a causa della bassa crescita economica. In effetti il problema proprio della crescita economica NON è assolutamente da sottovalutare.
In questo ambito, vi propongo un’interessante lettura tratta da il sito LaVoce.info:
TORNARE A CRESCERE, UN OBBLIGO PER L’ITALIA

La malattia del nostro paese è la bassa crescita. È questo ciò che rende ‘Italia vulnerabile alla crisi del debito pubblico. Il governo dovrebbe perciò agire contemporaneamente su due piani: precisare quali misure di aggiustamento intende adottare da qui alla fine della legislatura per rispettare gli impegni presi senza rimandarle ai posteri; e indicare un’agenda di riforme strutturali a costo zero per le casse dello Stato che ci mettano nelle condizioni di tornare a crescere nei prossimi dieci anni. Noi continueremo a offrire il nostro contributo costruttivo aggiornando le proposte già su questo sito e formulandone di nuove.
Il nostro Paese è affetto dalla malattia della bassa crescita. È l’unico paese dell’area Ocse a non avere conosciuto un incremento del reddito pro-capite negli ultimi dodici anni e rischia di tornare ai livelli di reddito precedenti la Grande Recessione solo nel 2020 (l’orizzonte programmatico dei Piani nazionali di riforma). La peggiore performance dell’Italia rispetto anche a paesi che hanno subito in questi anni shock molto più forti (scoppio di bolle immobiliari, crisi di grandi banche, devastanti catastrofi naturali) segnala che il problema della bassa crescita è legato a ragioni strutturali, da tempo messe in luce su questo sito, quali la mancata liberalizzazione di molti mercati di prodotti e servizi, incluse le professioni; la carenza di investimenti in ricercae in istruzione; un mercato del lavoro bloccato, che tiene fuori molti, spesso i più istruiti; una tassazione squilibrata che grava quasi solo sui fattori produttivi e su chi paga davvero le tasse, barriere alla crescita, più che alla nascita, delle imprese, e così via.

NON BASTA LA RAGIONERIA
È proprio la bassa crescita che rende l’Italia vulnerabile alla crisi del debito pubblico. Le preoccupazioni di chi dovrebbe comprare i nostri titoli di Stato riguardano la sostenibilità dell’aggiustamento fiscale richiesto al nostro paese per rispettare gli impegni già presi: bilancio in pareggio nel 2014, riduzione del debito pubblico lungo il sentiero contemplato dal nuovo Patto di stabilità e crescita. Con un tasso di crescita dell’1 per cento questo aggiustamento richiederebbe, dal punto di vista contabile, avanzi primari attorno al 4,5 per cento del prodotto interno lordo per molti anni, che rischiano di deprimere ulteriormente la crescita. Il dibattito politico sembra del tutto ignorare il fatto che, senza una crescita significativa dei redditi delle famiglie, l’aggiustamento è tecnicamente impossibile. Chi ha in mano le leve della politica economica è chiamato oggi ad agire contestualmente su due piani, tra di loro strettamente collegati:
» Precisare quali misure il governo intende adottareda qui alla fine della legislatura (non sarebbe credibile scaricare l’aggiustamento sull’esecutivo che verrà al termine naturale della legislatura) per rispettare gli impegni presi;
» Definire un’agenda, uno scadenzario, di riforme strutturali a costo zero per le casse dello Stato che ci mettano nelle condizioni di tornare a crescere nei prossimi dieci anni.
Procedendo subito su questa strada potremmo riuscire a ridurre la spesa per interessi sul debito pubblico rendendo l’aggiustamento meno oneroso. Ad esempio, se dimezzassimo lo spread coi bund tedeschi (portandolo a 80 punti base) potremmo conseguire fin da subito risparmi di 3 miliardi di euro, che salirebbero a 6 miliardi nel 2012, per poi stabilizzarsi a 12 miliardi, quasi un punto di Pil. Una ragione in più per non rinviare ulteriormente l’aggiustamento, ma anzi anticiparlo, proprio per renderlo meno pesante.
COSA SIGNIFICA ESCLUDERE LE PENSIONI
Nel definire i contenuti della manovra, bene essere consapevoli dei suoi effetti distributivi. Se non si vogliono aumentare ulteriormente le tasse e si vuole sostenere la crescita, occorrerà concentrare l’aggiustamento sulla spesa corrente (che conta per poco meno del 50 per cento del prodotto interno lordo). Questa è fatta per quasi il 50 per cento di pensioni e di oneri sul debito pubblico (che non possiamo toccare, ma solo sperare di abbassare con comportamenti virtuosi). Questo significa che se il governo intende escludere dall’aggiustamento le pensioni e non vuole aumentare le tasse, dovrà procedere a tagli della spesa per istruzione, sanità, giustizia e degli altri beni pubblici superiori al 10 per cento in un triennio per raggiungere l’obiettivo di una riduzione di circa 2 punti e mezzo (di Pil) del disavanzo. Eventuali tagli di tasse dovranno essere accompagnati dalla riduzioni della spesa per beni pubblici ancora più consistenti.
Parole che condivido e che devono però farci pensare. La revisione del patto di Stabilità comporterà per il nostro paese e per gli italiani, una serie di grandi sacrifici. La chiave di tutto però è proprio la crescita economica. Infatti il Patto di Stabilità, che deve ancora essere definito nei termini e nei dettagli, prevede però il ritorno dei paesi facenti parte l’Unione Europea ad un rapporto debito/PIL pari al 60%.
Questo è il quadro attuale e previsionale di alcuni dei più importanti membri.
Come potete vedere dal grafico, il limite del 60% costringerà diversi paesi ad un forte Piano di Austerity.
E come è ben noto a tutti, l’Italia non sarà da meno… anzi, così per gioco, facciamo due conti.
L’Europa della Crisi


Oggi il rapporto debito/Pil dell’Italia si aggira sul 120%. L’ipotesi che gira nelle sale operative è che il piano di rientro prevederà il ritorno al 60% del rapporto debito/PIL entro 20 anni.
Il rapporto debito/PIL è composto però da un denominatore assolutamente statico (PIL) e un numeratore “dinamico” (Debito).
Nell’ipotesi di un PIL statico (come purtroppo è oggi), per rientrare al 60% occorre, nell’arco di 20 anni, recuperare e diminuire il debito quantomeno per il 3% all’anno : ma come possiamo pretendere tutto ciò senza crescita economica? E’ una follia. E’ assolutamente necessario far ripartire la crescita economica. E non solo perché le multe saranno salatissime, ma soprattutto perchè si rischia di diventare la Grecia del domani…
Ecco quindi perché si chiede al Governo attuale e futuro, di qualsiasi colore, sponda, idea politica, di capire l’importanza del momento. Occorre fare di più, ma molto molto di più. Tagli assolutamente mirati (la politica in primis), incentivi per la crescita e fare il possibile per smuovere i numeri del Pil al rialzo.
Certo, so benissimo che la coperta è cortissima, so benissimo che saranno necessari sacrifici. Però questi sacrifici, se fatti da TUTTI, potranno essere anche accettati.
Come scritto in un post da Anonimocds tempo fa, l’Italia ha un tesoretto che si sta esaurendo. Si tratta del tasso di risparmio, che è collassato del 50%, e nel frattempo il debito medio delle famiglie è salito del 55%.
Avevamo un tasso di risparmio elevatissimo. Oggi siamo molto più cicale e meno formice. I dati Adusbef parlano chiaro: Boom del debito delle famiglie, risparmi che collassano di un 50%.
Infatti negli ultimi 5 anni, il debito medio delle famiglie è salito del 55% (da 595 a 923 miliardi di Euro) mentre il nostro “tesoretto”, il nostro polmone di risparmio, è sceso da 60 a 31 miliardi di Euro.
Quindi anche la scusa che ci sarà anche la crisi, ma noi siamo un popolo di formichine, sta per diventare fuorviante. Occorre tenerne conto.

Quindi se la crisi non si è ancora abbattuta sul nostro paese come invece è successo in altri stati, ringraziamo anche il nostro tesoretto. Ma i tempi stanno cambiando. Occorre agire. Subito. Altrimenti sarà tardi.
Che dite, signori, cominciamo dalla POLITICA?
…i nostri onorevoli percepiscono un vitalizio all’incirca triplo di quello dei loro colleghi europei. Poi non mancano le differenze su indennità, spese di viaggio, di segreteria, sui portaborse e l’assistenza sanitaria, ma la voce vitalizi spicca sulle altre. il privilegio meno giustificato di cui godono gli «italians» sono proprio i vitalizi. Un diritto che per anni poteva essere maturato dopo appena un giorno di legislatura, ma che ora, dopo la riforma Violante ed una successiva stretta del 2007, viene percepito a 65 anni o al sessantesimo compleanno per chi abbia fatto almeno due legislature. Proprio nel 2007 fu tolta infatti la possibilità di riscattare i periodi vacanti versando i contributi figurativi, lasciando con un palmo di naso tutti quelli entrati a Montecitorio nel 2006 ed usciti nel 2008 con la caduta del governo Prodi. Malgrado ciò, nel bilancio della Camera la voce «fondo vitalizi» pesa e non poco, con un rapporto di «1 a 9» tra contributi versati e spesa corrente… (Source)
 

500$

Forumer attivo
Tutti gli occhi sono puntati in questi ultimi giorni alla crisi Grecia e ai vari piani di salvataggio del paese ellenico. La fiducia incassata da Papandreou ha messo le basi per un’approvazione anche del pacchetto fiscale che porterà un’austerity senza precedenti. I greci ovviamente non ne vogliono sapere ma…non c’è alternativa per evitare il fallimento.
Vi chiedo però, oggi, di provare a guardare un po’ avanti. Ma non alla Grecia. All’Italia.

Le società di rating hanno già tuonato più volte minacciando downgrading a causa della bassa crescita economica. In effetti il problema proprio della crescita economica NON è assolutamente da sottovalutare.
In questo ambito, vi propongo un’interessante lettura tratta da il sito LaVoce.info:
TORNARE A CRESCERE, UN OBBLIGO PER L’ITALIA

La malattia del nostro paese è la bassa crescita. È questo ciò che rende ‘Italia vulnerabile alla crisi del debito pubblico. Il governo dovrebbe perciò agire contemporaneamente su due piani: precisare quali misure di aggiustamento intende adottare da qui alla fine della legislatura per rispettare gli impegni presi senza rimandarle ai posteri; e indicare un’agenda di riforme strutturali a costo zero per le casse dello Stato che ci mettano nelle condizioni di tornare a crescere nei prossimi dieci anni. Noi continueremo a offrire il nostro contributo costruttivo aggiornando le proposte già su questo sito e formulandone di nuove.
Il nostro Paese è affetto dalla malattia della bassa crescita. È l’unico paese dell’area Ocse a non avere conosciuto un incremento del reddito pro-capite negli ultimi dodici anni e rischia di tornare ai livelli di reddito precedenti la Grande Recessione solo nel 2020 (l’orizzonte programmatico dei Piani nazionali di riforma). La peggiore performance dell’Italia rispetto anche a paesi che hanno subito in questi anni shock molto più forti (scoppio di bolle immobiliari, crisi di grandi banche, devastanti catastrofi naturali) segnala che il problema della bassa crescita è legato a ragioni strutturali, da tempo messe in luce su questo sito, quali la mancata liberalizzazione di molti mercati di prodotti e servizi, incluse le professioni; la carenza di investimenti in ricercae in istruzione; un mercato del lavoro bloccato, che tiene fuori molti, spesso i più istruiti; una tassazione squilibrata che grava quasi solo sui fattori produttivi e su chi paga davvero le tasse, barriere alla crescita, più che alla nascita, delle imprese, e così via.

NON BASTA LA RAGIONERIA
È proprio la bassa crescita che rende l’Italia vulnerabile alla crisi del debito pubblico. Le preoccupazioni di chi dovrebbe comprare i nostri titoli di Stato riguardano la sostenibilità dell’aggiustamento fiscale richiesto al nostro paese per rispettare gli impegni già presi: bilancio in pareggio nel 2014, riduzione del debito pubblico lungo il sentiero contemplato dal nuovo Patto di stabilità e crescita. Con un tasso di crescita dell’1 per cento questo aggiustamento richiederebbe, dal punto di vista contabile, avanzi primari attorno al 4,5 per cento del prodotto interno lordo per molti anni, che rischiano di deprimere ulteriormente la crescita. Il dibattito politico sembra del tutto ignorare il fatto che, senza una crescita significativa dei redditi delle famiglie, l’aggiustamento è tecnicamente impossibile. Chi ha in mano le leve della politica economica è chiamato oggi ad agire contestualmente su due piani, tra di loro strettamente collegati:
» Precisare quali misure il governo intende adottareda qui alla fine della legislatura (non sarebbe credibile scaricare l’aggiustamento sull’esecutivo che verrà al termine naturale della legislatura) per rispettare gli impegni presi;
» Definire un’agenda, uno scadenzario, di riforme strutturali a costo zero per le casse dello Stato che ci mettano nelle condizioni di tornare a crescere nei prossimi dieci anni.
Procedendo subito su questa strada potremmo riuscire a ridurre la spesa per interessi sul debito pubblico rendendo l’aggiustamento meno oneroso. Ad esempio, se dimezzassimo lo spread coi bund tedeschi (portandolo a 80 punti base) potremmo conseguire fin da subito risparmi di 3 miliardi di euro, che salirebbero a 6 miliardi nel 2012, per poi stabilizzarsi a 12 miliardi, quasi un punto di Pil. Una ragione in più per non rinviare ulteriormente l’aggiustamento, ma anzi anticiparlo, proprio per renderlo meno pesante.
COSA SIGNIFICA ESCLUDERE LE PENSIONI
Nel definire i contenuti della manovra, bene essere consapevoli dei suoi effetti distributivi. Se non si vogliono aumentare ulteriormente le tasse e si vuole sostenere la crescita, occorrerà concentrare l’aggiustamento sulla spesa corrente (che conta per poco meno del 50 per cento del prodotto interno lordo). Questa è fatta per quasi il 50 per cento di pensioni e di oneri sul debito pubblico (che non possiamo toccare, ma solo sperare di abbassare con comportamenti virtuosi). Questo significa che se il governo intende escludere dall’aggiustamento le pensioni e non vuole aumentare le tasse, dovrà procedere a tagli della spesa per istruzione, sanità, giustizia e degli altri beni pubblici superiori al 10 per cento in un triennio per raggiungere l’obiettivo di una riduzione di circa 2 punti e mezzo (di Pil) del disavanzo. Eventuali tagli di tasse dovranno essere accompagnati dalla riduzioni della spesa per beni pubblici ancora più consistenti.
Parole che condivido e che devono però farci pensare. La revisione del patto di Stabilità comporterà per il nostro paese e per gli italiani, una serie di grandi sacrifici. La chiave di tutto però è proprio la crescita economica. Infatti il Patto di Stabilità, che deve ancora essere definito nei termini e nei dettagli, prevede però il ritorno dei paesi facenti parte l’Unione Europea ad un rapporto debito/PIL pari al 60%.
Questo è il quadro attuale e previsionale di alcuni dei più importanti membri.
Come potete vedere dal grafico, il limite del 60% costringerà diversi paesi ad un forte Piano di Austerity.
E come è ben noto a tutti, l’Italia non sarà da meno… anzi, così per gioco, facciamo due conti.
L’Europa della Crisi


Oggi il rapporto debito/Pil dell’Italia si aggira sul 120%. L’ipotesi che gira nelle sale operative è che il piano di rientro prevederà il ritorno al 60% del rapporto debito/PIL entro 20 anni.
Il rapporto debito/PIL è composto però da un denominatore assolutamente statico (PIL) e un numeratore “dinamico” (Debito).
Nell’ipotesi di un PIL statico (come purtroppo è oggi), per rientrare al 60% occorre, nell’arco di 20 anni, recuperare e diminuire il debito quantomeno per il 3% all’anno : ma come possiamo pretendere tutto ciò senza crescita economica? E’ una follia. E’ assolutamente necessario far ripartire la crescita economica. E non solo perché le multe saranno salatissime, ma soprattutto perchè si rischia di diventare la Grecia del domani…
Ecco quindi perché si chiede al Governo attuale e futuro, di qualsiasi colore, sponda, idea politica, di capire l’importanza del momento. Occorre fare di più, ma molto molto di più. Tagli assolutamente mirati (la politica in primis), incentivi per la crescita e fare il possibile per smuovere i numeri del Pil al rialzo.
Certo, so benissimo che la coperta è cortissima, so benissimo che saranno necessari sacrifici. Però questi sacrifici, se fatti da TUTTI, potranno essere anche accettati.
Come scritto in un post da Anonimocds tempo fa, l’Italia ha un tesoretto che si sta esaurendo. Si tratta del tasso di risparmio, che è collassato del 50%, e nel frattempo il debito medio delle famiglie è salito del 55%.
Avevamo un tasso di risparmio elevatissimo. Oggi siamo molto più cicale e meno formice. I dati Adusbef parlano chiaro: Boom del debito delle famiglie, risparmi che collassano di un 50%.
Infatti negli ultimi 5 anni, il debito medio delle famiglie è salito del 55% (da 595 a 923 miliardi di Euro) mentre il nostro “tesoretto”, il nostro polmone di risparmio, è sceso da 60 a 31 miliardi di Euro.
Quindi anche la scusa che ci sarà anche la crisi, ma noi siamo un popolo di formichine, sta per diventare fuorviante. Occorre tenerne conto.

Quindi se la crisi non si è ancora abbattuta sul nostro paese come invece è successo in altri stati, ringraziamo anche il nostro tesoretto. Ma i tempi stanno cambiando. Occorre agire. Subito. Altrimenti sarà tardi.
Che dite, signori, cominciamo dalla POLITICA?
…i nostri onorevoli percepiscono un vitalizio all’incirca triplo di quello dei loro colleghi europei. Poi non mancano le differenze su indennità, spese di viaggio, di segreteria, sui portaborse e l’assistenza sanitaria, ma la voce vitalizi spicca sulle altre. il privilegio meno giustificato di cui godono gli «italians» sono proprio i vitalizi. Un diritto che per anni poteva essere maturato dopo appena un giorno di legislatura, ma che ora, dopo la riforma Violante ed una successiva stretta del 2007, viene percepito a 65 anni o al sessantesimo compleanno per chi abbia fatto almeno due legislature. Proprio nel 2007 fu tolta infatti la possibilità di riscattare i periodi vacanti versando i contributi figurativi, lasciando con un palmo di naso tutti quelli entrati a Montecitorio nel 2006 ed usciti nel 2008 con la caduta del governo Prodi. Malgrado ciò, nel bilancio della Camera la voce «fondo vitalizi» pesa e non poco, con un rapporto di «1 a 9» tra contributi versati e spesa corrente… (Source)
 

belindo

Guest
Don :) "quadro chiaro"? ...dimmi da che ottico vai che ordino l'occhiale! :lol:

A parte gli scherzi io un qualcosina lo metto pure oggi ..

Buongiorno, pausa pisolino per la famiglia e io ne approfitto per dare un occhiata, ma forse era meglio dormire.
A parte gli scherzi per me si gioca tutto sulla Grecia e siamo sul filo del rasoio, a luglio ci vogliono i soldi ma FMI non li caccia se tutto non è in regola e il rollovere semba obbligato almeno per gli istituzionali, fino a che non ci sarà una decisione presa si vedrà solo rosso.
Non credo che il problema sia Italiano, e non trovo corretto commentare una riforma fiscale e una manovra econominca spalmata nei prossimi 3 anni se prima non la si possa leggere ;)
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

Users who are viewing this thread

Alto