stefanofabb
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(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 30 set - Le stime
sull'inflazione in rialzo al 3% in settembre in Eurolandia e
al 3,1% in Italia non lasciano prevedere un cambiamento
nella politica monetaria della Bce. Lo sostengono alcuni
economisti interpellati da Radiocor, secondo i quali,
peraltro nel nostro Paese non dobbiamo attendere particolari
spunti al rialzo dei prezzi al consumo per via dell'aumento
di un punto percentuale dell'Iva deciso dal Governo. "Non
credo - dice Innocenzo Cipolletta, presidente di Ubs Italia
Sim - che questa dinamica dei prezzi in Italia e in Europa
possa spingere la Bce a modificare il suo presunto
orientamento accomodante in termini di politica monetaria".
Se e' vero, infatti, che il compito primario della Bce e'
l'ancoraggio dei tassi d'interesse alle aspettive di
inflazione, gli economisti concordano sul fatto che un
eventuale rialzo dell'inflazione non provochera' una
revisione delle linee di politica monetaria di Francoforte.
Per Sergio De Nardis, chief economist di Nomisma, "non
dovrebbe cambiare l'orientamento di politica monetaria per
l'aumento stimato dell'inflazione nell'Eurozona: questo
perche' le politiche fiscali a livello Ue sono tutte
orientate al contenimento dei conti pubblici e hanno quindi
una ricaduta depressiva per la congiuntura economica".
Posizione condivisa anche da Luigi Paganetto.
Per quel che riguarda le cause dell'aumento in Italia,
gli economisti tendono a ridurre la responsabilita' del
ritocco dell'Iva che, anche nei prossimi mesi, dovrebbe
avere un impatto modesto sui prezzi al consumo. "Non credo -
sostiene De Nardis - che l'aumento dell'inflazione sia
legato all'incremento dell'Iva. Piuttosto - dice - c'e' un
legame con altri fattori, come l'aumento dei costi delle
materie prime per il deprezzamento dell'euro". Sulla stessa
linea Paganetto, secondo cui "l'aumento dell'Iva non
portera' ad una fiammata dell'inflazione: questo perche'
dubito che le imprese, in una fase di domanda debole,
scaricheranno integralmente questo aumento sui consumatori".
La congiuntura economica debole e' tra i fattori invocati
anche da Cipolletta per spiegare il motivo per cui il
ritocco dell'iva non portera' ad una fiammata dei prezzi al
consumo: "L'aumento dell'inflazione e' legato, in Italia e
in Europa, a fattori comuni e aver ritoccato l'iva in questa
fase non portera' ad un surriscaldamento dei prezzi al
consumo perche' - dice - siamo in una fase recessiva".
sull'inflazione in rialzo al 3% in settembre in Eurolandia e
al 3,1% in Italia non lasciano prevedere un cambiamento
nella politica monetaria della Bce. Lo sostengono alcuni
economisti interpellati da Radiocor, secondo i quali,
peraltro nel nostro Paese non dobbiamo attendere particolari
spunti al rialzo dei prezzi al consumo per via dell'aumento
di un punto percentuale dell'Iva deciso dal Governo. "Non
credo - dice Innocenzo Cipolletta, presidente di Ubs Italia
Sim - che questa dinamica dei prezzi in Italia e in Europa
possa spingere la Bce a modificare il suo presunto
orientamento accomodante in termini di politica monetaria".
Se e' vero, infatti, che il compito primario della Bce e'
l'ancoraggio dei tassi d'interesse alle aspettive di
inflazione, gli economisti concordano sul fatto che un
eventuale rialzo dell'inflazione non provochera' una
revisione delle linee di politica monetaria di Francoforte.
Per Sergio De Nardis, chief economist di Nomisma, "non
dovrebbe cambiare l'orientamento di politica monetaria per
l'aumento stimato dell'inflazione nell'Eurozona: questo
perche' le politiche fiscali a livello Ue sono tutte
orientate al contenimento dei conti pubblici e hanno quindi
una ricaduta depressiva per la congiuntura economica".
Posizione condivisa anche da Luigi Paganetto.
Per quel che riguarda le cause dell'aumento in Italia,
gli economisti tendono a ridurre la responsabilita' del
ritocco dell'Iva che, anche nei prossimi mesi, dovrebbe
avere un impatto modesto sui prezzi al consumo. "Non credo -
sostiene De Nardis - che l'aumento dell'inflazione sia
legato all'incremento dell'Iva. Piuttosto - dice - c'e' un
legame con altri fattori, come l'aumento dei costi delle
materie prime per il deprezzamento dell'euro". Sulla stessa
linea Paganetto, secondo cui "l'aumento dell'Iva non
portera' ad una fiammata dell'inflazione: questo perche'
dubito che le imprese, in una fase di domanda debole,
scaricheranno integralmente questo aumento sui consumatori".
La congiuntura economica debole e' tra i fattori invocati
anche da Cipolletta per spiegare il motivo per cui il
ritocco dell'iva non portera' ad una fiammata dei prezzi al
consumo: "L'aumento dell'inflazione e' legato, in Italia e
in Europa, a fattori comuni e aver ritoccato l'iva in questa
fase non portera' ad un surriscaldamento dei prezzi al
consumo perche' - dice - siamo in una fase recessiva".