Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato III° (Gennaio 2010 - Dicembre 2011) (56 lettori)

Stato
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tommy271

Forumer storico
...Probabilmente un pò la spauracchio dei default che, non interessando l'Italia, ne viene tuttavia colpita.
Oggi il bund tiene mentre gli Oat sono anch'essi in flessione.E sono titoli forti.

La ripresa che non c'è si accompagna ai dati sempre più preoccupanti sul fronte macroeconomico. All'Est la situazione è critica e ci coinvolge: ieri il dato del PIL Croato ancora in flessione a meno 6,3. Non cito quello della Lettonia.
Io, magari sarò un pò della vecchia scuola, ma finchè vedo aumentare la disoccupazione temo che la ripresa sarà più lontana.
I tassi rimarranno fermi: è ipotizzabile un aumento quando tutto l'apparato produttivo si regge a malapena?
I nostri BTP riflettono questo stato di cose.
Se devo analizzare i tre precedenti "sciacquoni" del 2009 a gennaio, marzo e giugno debbo rilevare solo una diminuzione progressiva della profondità del crollo.
Non è detto che nei prossimi giorni, o mesi, si debba andare avanti con una lateralità pronunciata e più estesa.
 
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paziente

Forumer attivo
...togliere ossigeno al paziente?

...spreads Vs Bund in aumento?

...grafici in distribuzione ?

Io resto liquido. E tengo i due decennali che tanto fanno solo il 15% del mio ptf....nubi nere si profilano

saluti

PJ

Quoto, io sul 2015 son in gain del 3% e mi sto mangiando il guadagno, ma, pur avendo alleggerito, non uscirei per evitare di esser completamente liquido...
 

g.ln

Triplo Panico: comprare
Quoto, io sul 2015 son in gain del 3% e mi sto mangiando il guadagno, ma, pur avendo alleggerito, non uscirei per evitare di esser completamente liquido...

In effetti, credo che questa sia una posizione abbastanza diffusa tra noi: 70 o 80% di liquidità.
Evidentemente ci stiamo influenzando a vicenda:D
Ciao a tutti. Io fermo, in attesa di eventi di prezzo più significativi.
Giuseppe
 

ilfolignate

Forumer storico
Per chi fa scalp: ha sfondato S1 (86,58), teoricamente dovrebbe arrivare a "saggiare" durante il pomeriggio S2 (86,20). Ad ogni modo volumi esigui per provare a scalpare.
 

ilfolignate

Forumer storico
Btp sotto pressione, spread con Bund 10 anni si allarga a 92 pb


MILANO, 2 settembre (Reuters) - Btp sotto pressione questa
mattina sulle piazze italiane, nonostante un andamento
generalmente positivo dell'obbligazionario. La debolezza delle borse stimola gli acquisti sui titoli dei
paesi 'core' facendo salire lo spread tra i benchmark decennali
di Italia e Germania sino a 92 punti base, massimo dallo scorso
23 luglio. "E non è finita qui", commenta un dealer. "C'è ancora spazio
per un ulteriore allargamento nei prossimi giorni fino ai 100
punti. Il mercato sta prezzando il clima di incertezza". La settimana si preannuncia importante e carica di eventi.
Nel pomeriggio i dati Adp sull'occupazione del settore privato
americano sarannno monitorati con attenzione, in attesa del dato
chiave sugli occupati non agricoli statunitensi in agenda questo
venerdì. Domani ci sarà poi l'appuntamento con la consueta
riunione mensile della Banca centrale europea che potrebbe dare
qualche indicazione su exit strategy e sul p/t a un anno di fine
settembre sebbene, dal punto di vista dei tassi, gli economisti
sono concordi nell'aspettarsi una conferma. "E' una settimana intensa: dobbiamo stare attenti ai dati,
potrebbero influenzare i mercati", ammonisce un dealer. Mentre il clima vacanziero si avvia verso la conclusione,
operatori e tesorerie si armano per affrontare l'autunno. "Le emissioni dovrebbero essere consistenti a settembre e
ottobre, i dealer si stanno preparando agli acquisti", dice un
operatore. Qualcuno ipotizza anche che l'attività sulla parte breve
della curva possa essere in parte provocata dall'attesa del
pronti contro termine a un anno della Banca centrale europea, in
agenda a fine settembre. I titoli potrebbero forse essere dati
come collaterale in cambio dei finanziamenti concessi, con ogni
probabilità, al tasso conveniente dell'1%.
SPREAD BTP/BUND SI ALLARGA FINO A 92 PB, MAX DA FINE LUGLIO Secondo un dealer, a spiegare il nuovo allargamento del
differenziale tra i rendimenti dei decennali italiani e tedeschi
ci sono "la volatilità e questi ultimi giorni di pesantezza
delle borse che stanno facendo allontanare l'Italia dal
restringimento record sperimentato nella prima metà di agosto". "I periferici hanno guadagnato tanto nell'ultimo periodo ed
erano finiti su livelli eccessivi dal punto di vista del prezzo.
Era inevitabile una correzione" aggiunge. Negli ultimi due mesi i movimenti dello spread sono stati
infatti consistenti, salendo oltre i 100 punti base verso metà
luglio per poi rientrare l'11 agosto fino a 63 punti base,
minimo dal periodo precedente al fallimento della banca di
investimento Lehman Brothers il 15 settembre del 2008.
============================= 12,10 =========================== PREZZI VAR. RENDIMENTO
FUTURES BUND SETT. FGBLc1 123,02 (+0,41)
BTP 2 ANNI (MAR 11) IT2YT=TT 103,413 (+0,00) 1,233%
BTP 10 ANNI (SET 19) IT10YT=TT 101,450 (-0,16) 4,112%
BTP 30 ANNI (AGO 39) IT30YT=RR* 100,595 (-0,54) 5,023%
========================= SPREAD (PB) ======================== IERI 17,30
TREASURY/BUND 10 ANNI YLDS5 18 18
BTP/BUND 2 ANNI YLDS3 8 3
BTP/BUND 10 ANNI YLDS5 90 85
- livelli minimo/massimo 82,8/92 80,8/87,7
BTP/BUND 30 ANNI YLDS7 105 106
BTP 2/10 ANNI 287,9 286,6
BTP 10/30 ANNI 91,1 90,9
==============================================================
* quotazioni viste su schermi Reuters in assenza di scambi
su Mts
 

ildonnaiolo

Forumer attivo
Tratto dal sole24oredi oggi,
Il primo barile di petrolio fu una vasca da bagno. È l'imbrunire del 27 agosto, un sabato. Il colonnello Edwin Drake, devoto della chiesa episcopale, si prepara a fermare per la festa domenicale il marchingegno a vapore che ha inventato e costruito, in una piccola valle degli Appalachi, col proposito di bucare in profondità il terreno. Dopo tre settimane, per colpa di uno spesso strato di roccia, è arrivato solo a 21 metri. Ci sarebbe da disperarsi. Ma non il colonnello Drake, un avventuriero squattrinato con il gusto della sfida che, per quanto deriso da tutti, è sicuro di trovare il petrolio a 50 o 60 metri di profondità. Invece, ne bastavano 21.

Quella sera del 1859, dal dorso lapideo del pianeta Terra, sgorga il primo barile di petrolio della storia. Drake, preso alla sprovvista, non può far altro che riempirci una vecchia vasca da bagno arrugginita. Di lì a qualche settimana, intorno a Titusville, in Pennsylvania, scoppia la corsa all'oro nero, altrettanto drammatica e spietata di quella all'oro giallo. Ma soprattutto, quel primo barile inaugura l'era del petrolio: l'epoca in cui siamo nati e in cui stiamo vivendo.

L'abbondanza di idrocarburi a basso costo ha regalato al mondo plastiche e fertilizzanti, medicine e solventi, cere e lubrificanti. Ma anche l'energia motrice, l'elettricità, la motorizzazione di massa. E quindi la modernità.

Oggi, esattamente 150 anni dopo la vasca da bagno del colonnello Drake, il mondo produce (e consuma) più di 83 milioni di barili di petrolio al giorno. Ovvero 981 barili al secondo. Secondo la convenzione, in un barile ci stanno 159 litri. Così, ogni secondo che passa, 156mila litri di petrolio vanno a far girare l'economia del mondo. E se ne vanno per sempre.

Nell'arco di uno o due secoli l'era del petrolio potrebbe finire. Come l'età della pietra non è finita per mancanza di pietre, non finirà per totale mancanza di petrolio. Ma finirà.

La scintilla innescata dal colonnello Drake accese un fuoco che si rivelò di paglia. Sei anni dopo il primo barile, viene trovato altro greggio a pochi chilometri da Titusville. Nel giugno del 1865 nasce Pithole, la prima città petrolifera. A settembre, ospita già 15mila persone con negozi, banche, e alberghi. Il gennaio successivo, la produzione degli innumerevoli pozzi scavati comincia a declinare. Due anni dopo, Pithole è una città fantasma. Dalle viscere della Pennsylvania escono pur sempre 10mila barili il giorno, il 95% della produzione mondiale di petrolio. Peccato che Henry Ford non avesse ancora lanciato la produzione di massa della sua Model T e che l'offerta di greggio non avesse sufficiente domanda: dopo l'iniziale fervore, il prezzo del barile precipita a dieci centesimi.

Fu il primo caso di boom and bust, come dicono gli addetti ai lavori: l'inevitabile tracollo dopo una fase di entusiasmo. «E altri ce ne saranno», commenta Raymond Carbone, uno dei trader più navigati del New York Mercantile Exchange, il tempio dei future sul West Texas Intermediate, dove si fa il prezzo di riferimento per il petrolio di tutto il mondo.

Carbone si aspetta un'altra, imminente fase di risalita dei prezzi. Dopo il record di 147 dollari nel luglio 2008, i prezzi sono scesi sotto i 40 e poi risaliti a quota 70. «Sul mercato – assicura Carbone – ci sono già contratti call in scadenza l'anno prossimo a 150 dollari il barile».

«L'offerta dei Paesi non Opec – dice il trader americano di origine siciliana – sta declinando, con l'eccezione dell'Angola. Le scoperte di nuovi giacimenti vanno a rilento. Sul fronte geopolitico, è difficile che lo scenario migliori: anzi, il governo americano ha appena detto che la disponibilità a trattare con l'Iran non sarà eterna. Russia e Cina possono solo accentuare le tensioni. Chavez non ha nessuna intenzione di rinunciare al petrolio come arma politica. Se aggiungiamo che, in questa fase di bust, gli investimenti sono diminuiti e che la capacità delle raffinerie è allo stremo, non vedo come il prezzo del petrolio possa restare ai livelli attuali».
Prepariamoci a un altro boom.

Anche fra i teorici del «picco del petrolio» – il momento in cui la produzione di greggio toccherà il suo punto massimo per poi discendere inesorabilmente – non c'è consenso sulla data. Qualcuno dice che c'è già stato, qualcun altro che sta per arrivare. Ma anche fra gli osservatori più prudenti, come l'Agenzia internazionale dell'energia o alcune major petrolifere, c'è chi ammette che fra 20 o 30 anni arriverà. Non la fine dell'oro nero. Ma l'inizio della fase discendente. L'inizio della fine dell'era del petrolio.

Oltre ai limiti della geologia, oltre alle imposizioni della geopolitica, oltre ai sotto-investimenti dell'economia, ci sono anche le raccomandazioni della chimica. La combustione degli idrocarburi rilascia anidride carbonica che, in maniera indisputabile, trattiene parte della radiazione infrarossa del pianeta, riscaldandone l'atmosfera. È il cosiddetto effetto-serra. Anche se a dicembre, in occasione del summit planetario di Copenhagen, il mondo non dovesse mettersi d'accordo sul controllo delle emissioni, l'accorato appello della comunità scientifica resta: entro metà secolo, il mondo dovrà dimezzare le emissioni. E quindi i consumi di combustibili fossili.
 
Stato
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