Spread giù a 332 punti dopo l'asta Bot
Le Borse guardano alla Federal Reserve
Il tesoro ha collocato 6,5 miliardi di tiitoli di Stato annuali con un tasso in calo a 1,456%, ai minimi da marzo. Nella serata, poi, attesa le decisioni di politica monetaria e le previsioni economiche della Fed. Euro in rialzo sul dollari, poco mossi i listini europei
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MILANO - Il ritorno di Silvio Berlusconi non allenta le pressioni sull'Italia. Lo spread tra titoli di Stato italiani decennali e bund tedeschi è a quota 333 punti base, in calo rispetto alla
chiusura di ieri, ma ancora in netto rialzo rispetto alla scorsa settimana, quando il differenziale di rendimento era sceso sotto quota 300 punti base. In sostanza si tratta del "premio al rischio" che gli investitori chiedono per comprare il debito italiano. E così i
titoli italiani devono rendere almeno 332 punti base più di quelli tedeschi. Un costo che - invitabilmente - si scarica sulle imprese nostrane, per le quali è più difficile e costoso finanziarsi, e sulle famiglie per cui il mercato del credito diventa quasi inacessibile. Il rendimento dei Btp si attesta così al 4,6%, ma dall'
asta Bot arriva segnali positivi.
Il Tesoro ha collocato con successo tutti i 6,5 miliardi di euro offerti per il Bot 12 mesi, con un tasso in calo a 1,456%, minimo da marzo (era sceso all',1405%) da 1,762% di novembre.
Migliora la domanda: gli investitori, nell'asta di oggi, hanno chiesto 12,6 miliardi di euro di titoli, quasi il doppio rispetto ai 6,5 miliardi offerti e collocati dal Tesoro con un rapporto salita a 1,94 da 1,76 del mese scorso.
A condizionare la decisioni degli investitori sarà, in serata, la Federal Reserve. Prima la decisione del Fomc,
il braccio di politica monetaria della banca centrale americana, sui tassi d'interesse, poi le dichiarazioni del presidente Ben Bernanke e infine le proiezioni economiche. Le
mosse della Fed dipenderanno, in qualche modo, da progressi fatti da Democratici e Repubblicani per evitare il
fiscal cliff di gennaio. Il presidente Barack Obama si dice ottimista, ma i Repubblicani non accettano - per il momento - un aumento delle imposte per i redditi più alti.
In questo contesto di incertezza a Milano
Piazza Affari si muove in rialzo dello 0,5%, mentre Francoforte avanza dello 0,3% come Londra e Parigi è invariata. L'euro è in rialzo sopra 1,30 dollari e passa di mano a 1,3006 dollari.
Sul fronte macroeconomico, l'inflazione in
Francia è scesa dello 0,2% a ottobre, mentre è salita dell'1,4% annuale (rispetto a +1,9% il mese prima). Lo comunica l'ufficio di statistica Insee, che spiega il calo mensile dei prezzi la riduzione del costo dell'energia, soprattutto dei prodotti petroliferi e con la continua contrazione nel settore delle tlc e delle tariffe del trasporto aereo. L'inflazione in
Germania frema all'1,9% annuale a novembre dal 2% di ottobre. Lo rivelano i dati ufficiali che confermano le stime preliminari. Su base mensile i prezzi al consumo scendono dello 0,1%. Intanto, il tasso di disoccupazione in
Gran Bretagna è calato al 7,8% nei tre mesi a fine ottobre: il numero dei senza lavoro è sceso di 82mila unità a 2,51 milioni.
La produzione industriale dell'Eurozona a ottobre ha visto un nuovo calo dell'1,4%, dopo il -2,3% di settembre. Anche nell'Ue nel suo complesso l'indice è sceso, registrando -1%, dopo il -2,1% di un mese prima. Rispetto a un anno fa la produzione è scesa del 3,6% nei 17 e del 3,1% nei 27.
Sono i dati diffusi da Eurostat. Tra i paesi con i cali maggiori, la Germania (-2,4%) ma anche l'Olanda (-4,7%). L'Italia segna -1,1%. A crescere di più, invece, Portogallo (+4,8%) e Irlanda(+2,7%).
In mattinata la Borsa di
Tokyo ha chiuso la seduta con un rialzo dello 0,59% dell'indice Nikkei 225, ai massimi dallo scorso aprile. A sostenere il listino nipponico un certo ottimismo sulle attese di crescita di eurolandia dopo l'indice
Zew tedesco migliore delle stime a dicembre e le aspettative di sviluppi positivi prima di fine anno quanto al "fiscal cliff" americano. Prevalgono anche aspettative di un allentamento monetario da parte della riserva federale a conclusione del meeting odierno. Intanto ieri sera a Wall Street il Dow Jones ha chiuso in rialzo dello 0,6%, il Nasdaq ha l'1,18% e lo S&P 500 è cresciuto dello 0,65%
Sul fronte delle materie prime, il
petrolio è poco mosso in attesa della riunione dell'Opec oggi a Vienna: i contratti sul greggio con scadenza a gennaio vengono scambiati a 85,80 dollari al barile sul mercato after hour di New York.
(12 dicembre 2012)© Riproduzione riservata