Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato IV° (Gennaio 2012 - Dicembre 2012)

qualcuno più ferrato di me mi corregga se sbaglio.

allora: in questo momento il mercato prezza il future su BTP decennale 6% 110€

la cosa mi pare abbia senso, visto che il NV22 5,5% quota tra i 108€ e i 109€

detto questo, perché il BTP3 che paga 2,55 + inflazione e scade tra 4 anni quota ancora sotto i 103€?

facendo due conti della serva per avere rendimento paragonabile tra il decennale lungo e il corto BTP3 quest'ultimo sta incorporando un'inflazione annua pari a circa il 2,8% quindi in linea con quelle di ottobre e novembre scorsi.

Perchè l'hai tu e Bancor ;)

A parte gli schierzi i 3 BTPita sono allineati, secondo me pagano la struttura "difficile" rispetto ai TF ma sono chiaramente sottovalutati. IMHO
 
qualcuno più ferrato di me mi corregga se sbaglio.

allora: in questo momento il mercato prezza il future su BTP decennale 6% 110€

la cosa mi pare abbia senso, visto che il NV22 5,5% quota tra i 108€ e i 109€

detto questo, perché il BTP3 che paga 2,55 + inflazione e scade tra 4 anni quota ancora sotto i 103€?

facendo due conti della serva per avere rendimento paragonabile tra il decennale lungo e il corto BTP3 quest'ultimo sta incorporando un'inflazione annua pari a circa il 2,8% quindi in linea con quelle di ottobre e novembre scorsi.
Io faccio un ragionamento più semplice del tuo. Il btp settembre 16 ha esattamente lo stesso rendimento di Italia 3, a 100. Con la differenza che questa paga pure l'inflazione. ai prezzi di oggi vorrebbe dire che il mercato stima una inflazione da qui a ottobre 2016 inferiore al 3% TOTALE. E' o non è assurdo? Deve o non deve arrivare almeno a 104,5?
 
la domanda mi sorge spontanea: dove caspio deve andare FBTP per far stappare il BTP3?

no, in realtà è fermo solo il BTP3.

Perchè l'hai tu e Bancor ;)

A parte gli schierzi i 3 BTPita sono allineati, secondo me pagano la struttura "difficile" rispetto ai TF ma sono chiaramente sottovalutati. IMHO

Sono allineati ma solo tra loro. In passato recente è successo che fossero disallineati anche tra loro e con i corrispondenti Btp. Hanno dimostrato di saper fare scatti improvvisi in su o in giù muovendosi con timing sfalsati rispetto ai Btp pari durata. In questo momento o si decidono a scattare in su in fretta o se scende FBtp perdono l'occasione e calano anche loro con l'indice. Ancora più curioso che it2 perda 30 tick.
La mia opinabile conclusione è che se il 41i è cavallo pazzo i 3 Btp completamente a posto di testa non lo sono nemmeno loro :).
 
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qualcuno più ferrato di me mi corregga se sbaglio.

allora: in questo momento il mercato prezza il future su BTP decennale 6% 110€

la cosa mi pare abbia senso, visto che il NV22 5,5% quota tra i 108€ e i 109€

detto questo, perché il BTP3 che paga 2,55 + inflazione e scade tra 4 anni quota ancora sotto i 103€?

facendo due conti della serva per avere rendimento paragonabile tra il decennale lungo e il corto BTP3 quest'ultimo sta incorporando un'inflazione annua pari a circa il 2,8% quindi in linea con quelle di ottobre e novembre scorsi.


Non sono più ferrato di te, te lo assicuro e, una risposta credibile non la possiedo, pertanto taccio anche perchè le congetture che si possono fare sono molteplici. Ti posso dire, perchè ho venduto tutti i BTP comprando CCT EU parecchio sotto il nominale: con i BTP in tasca non me la sono sentita di rischiare oltre, soprattutto perchè il 2012 è stato per me un anno fortunato e voglio preservare i guadagni in vista della grande incognita elettorale ma, soprattutto in vista di una coerente governabilità che dovrebbe avere il nuovo esecutivo tra riforme e crescita che, con gli uomini che conosco mi pare difficile da mantenere. Ho preferito i CCt al BTP Italia perchè oltre ad essere sotto il valore nominale non contiene l'incognita dell'inflazione: nessuno può dire se sarà dell'1,5 o del 2,8%. So, perchè lo vedo, che la gente tira cinghia e, tra consumi tirati all'essenziale e la grande disoccupazione che abbiamo, mi pare difficile prospettare un'inflazione al 2,8%...
 
Il dramma italiano, spiegato | Phastidio.net

Oggi sul Corriere c’è un articolo del bravo Federico Fubini che trae le mosse dalla trasferta americana del ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ma amplia il proprio orizzonte ad un po’ di aritmetica vitale per il nostro paese ed a quello che ci attende. Ed è la lettura obbligatoria del giorno.
Sulla dinamica del debito, Fubini spiega:
«Se ne parla così di rado che solo gli addetti ai lavori sanno cos’è. La crescita del Pil n0minale è il risultato di quella reale – di cui si parla di solito – più l’inflazione. Oggi questo dato è attorno allo zero, perché nel 2012 il Pil reale è caduto del 2 per cento e l’inflazione è salita di circa altrettanto. Questa è la ragione principale che attualmente spinge verso l’alto il rapporto numerico tra debito e Pil, perché il Pil resta appunto fermo mentre il debito tende a salire in modo inerziale per il solo fatto che gli interessi da pagare sono attorno al 5 per cento»
L’Italia, prosegue Fubini citando Grilli, ha bisogno di portare la crescita del Pil nominale al 3 per cento, per contrastare la tendenza alla autoalimentazione “spontanea” del rapporto debito-Pil. Basterebbe (e scusate se è poco, visto da qui ed ora) una crescita reale dell’1 per cento ed un tasso di inflazione del 2 per cento. A quel punto, con un avanzo primario del 4-5 per cento di Pil (cioè la differenza tra entrate e spesa pubblica, senza considerare quella per interessi), l’Italia riuscirebbe a piegare il rapporto debito-Pil.
Serve quindi, tornare “competitivi”, visto che il nostro paese ha perso nei 13 anni dell’euro il 30 per cento di competitività contro la Germania, ed il 20 per cento contro le media dell’Eurozona. Per fare ciò, spiega Fubini, ci sono due vie teoricamente percorribili, ma è l’avverbio che ci frega:
«La prima sarebbe aumentare molto gli investimenti per la produttività, ma in questa fase di credito difficile sembra una strada preclusa; la seconda invece è quella di ridurre i costi, a partire da quelli del lavoro, ed è proprio ciò che sta succedendo. Il continuo aumento della disoccupazione spinge chi cerca un posto ad accettare compensi sempre minori pur di lavorare, ridando così un po’ di competitività di prezzo alle imprese. Ma comprimere compensi e costi tramite disoccupazione e intanto centrare il 3 per cento di crescita nominale non è facile: è come camminare con una gamba in un senso, e con l’altra in quello contrario»
 
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anche al 41i piacciono i piselloni verdi. questa una possibile evoluzione in ottica rialzista.
 

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