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06/05/2013 10.42
La Bce diventa aggressiva contro la crisi, che faranno le borse?
La Bce ha preso il coraggio a due mani ed ha deciso di tagliare i tassi allo 0,50%, al nuovo minimo storico. L'obiettivo dichiarato è quello di aiutare le banche a concedere prestiti a famiglie ed imprese spezzando il circolo vizioso avviatosi con la crisi del debito dell'Eurozona. La politica monetaria della Bce resterà accomodante per tutto il tempo che sarà necessario, già in programma a favore delle banche commerciali tre aste straordinarie di rifinanziamenti ultra agevolati di prestiti a tre mesi. Per il momento i tassi sui depositi sono fermi allo 0% ma Draghi mostra una apertura verso l'opzione di tassi di deposito negativi. Queste decisioni non sono state certo prese liberamente, piuttosto l'Eurotower è stata costretta ad agire in questo senso per evitare che dalla crisi economica ne scaturisca una sociale difficilmente controllabile. Proprio Mario Draghi ha ammesso che la disoccupazione nell'area dell'euro è davvero troppo alta, e questo in un momento in cui la crescita economica è ancora soggetta a rischi al ribasso anche a causa di una domanda che si sta rivelando più debole del previsto e di una insufficiente attuazione delle riforme economiche avviate da parte dei Paesi della zona euro. Da notare che nella riunione di inizio aprile la Bce aveva affermato che un taglio dei tassi non avrebbe aiutato a risollevare le sorti dell'area, il mutamento di orientamento è spiegabile con il peggioramento del panorama congiunturale dell'Eurozona, con la stessa Germania che sta rallentando. Goldman Sachs intende rivedere al ribasso le previsioni di crescita per l'Eurozona nel 2013 portandole a -0,7% dal precedente -0,5%, altri osservatori, come Deutsche Bank, ritengono probabile un secondo di taglio dei tassi entro il 2013, insomma, sono in molti a pensare che la fine della crisi non sia dietro l'angolo. E' essenziale tenere presenti tutti questi elementi quando si studiano in grafici degli indici azionari e dei rispettivi future della zona euro: che le borse possano salire in modo significativo fino a che non verrà sgombrato il campo dall'incertezza sul destino dell'area euro è improbabile. Quello che invece potrebbe accadere è che i prezzi delle azioni riprendano a crescere prima della effettiva comparsa di segnali di miglioramento della congiuntura, ma solo quando le attese per il futuro smetteranno di essere riviste al ribasso. Tutti i rialzi che si potranno verificare fino a quel momento non poggeranno su prospettive di effettiva crescita di valore delle aziende che compongono i panieri e saranno quindi destinati ad essere presto riassorbiti. Un esempio calzante è fornito dall'andamento del future Ftse Mib, che da quasi due anni si muove seguendo un percorso laterale, incapace di sviluppare una tendenza orientata in modo netto al rialzo o al ribasso. All'interno dei limiti di questa fascia, compresa tra i 12300 ed i 18000 punti circa, con valore mediano quindi a 15150 punti, i prezzi potranno oscillare abbastanza liberamente anche in futuro ma per uscire dall'intervallo, in particolare forzandone il lato superiore, saranno necessarie motivazioni molto forti, che al momento il mercato non sembra poter trovare. Da notare come i limiti del trading range non siano valori casuali, ma abbiano solide origini tecniche, con la base, rappresentata dai minimi di luglio 2012, coincidente con i record negativi del marzo 2009, ed il lato superiore collocato in corrispondenza del 50% di ritracciamento del ribasso dal top di inizio 2011. Per quello che riguarda il breve termine è possibile ipotizzare che in caso di rottura di 17000 il future abbia spazio per procedere al test dei 18000 punti e che invece sotto 15750, top dell'11 aprile, si possa verificare il test di area 14900/15000, ma al momento spingersi oltre con le previsioni sarebbe azzardato. Il suggerimento quindi è di operare sul mercato solo in ottica speculativa lasciando invece ancora le risorse che si vogliono dedicare ad un trading di lungo periodo parcheggiate in altri strumenti, come ad esempio i titoli di stato italiani, i cui prezzi, stante il trend intrapreso dai tassi di interesse e dallo spread con i titoli tedeschi, appaiono destinati a salire ancora.
(AM)
(FTA Online News)