"...Quindi, riepilogando: gli Stati Uniti appaiono in salute, sia pure in termini relativi; ciò mette forza al dollaro, che deprime il prezzo delle materie prime, già di loro indebolite dalla frenata cinese e dal persistente stato catatonico dell’Eurozona. I paesi emergenti, produttori di materie prime, vengono quindi colpiti sia da deflussi di capitali “caldi”, che tendono come detto a verificarsi nelle fasi di forza del dollaro, che dal minor introito valutario da materie prime. In tali paesi si genera quindi inflazione, che spinge le autorità monetarie ad intervenire per “proteggere” in qualche modo il cambio. E, come detto, pressioni al rialzo sui deficit pubblici legate sia al rallentamento della congiuntura che ai maggiori esborsi per sussidi che tendono a generarsi spontaneamente. Di conseguenza, gli emergenti frenano più o meno pesantemente e finiscono quindi col perdere capacità di contribuire alla crescita dei paesi sviluppati (leggasi: assorbono meno del nostro export).
Tutto ciò per segnalarvi che non viviamo un momento economicamente tranquillo, cosa di cui forse vi sarete accorti aguzzando lo sguardo oltre il cortile di casa. Il mondo è fatto di squilibri economici, notoriamente. A volte, tuttavia, il numero e la magnitudine di tali squilibri finiscono col superare un livello fisiologico."
Inflazione emergente | Phastidio.net