Ma da quale pulpito!
Opinioni: 'Spread: 'ecco perchè non è figlio della politica e neanche una speculazione vergognosa'
"Ragionando sullo spread, questo sconosciuto. Perché ne
parliamo solo quando sale?" L'argomento viene affrontato da
Giovanni Pesce, Esperto di mercati finanziari e di valutazione
degli strumenti finanziari. Avevo un capo tanti, forse troppi,
anni fa che lo chiamava SPRID, probabilmente perché pensava si
scrivesse spreed. Negli anni 70/80, quando ho cominciato ad
operare sui mercati obbligazionari, il tema era assolutamente
sconosciuto e ampiamente sottovalutato. All'epoca, infatti,
noi eravamo un paese assolutamente "autarchico" dal punto di
vista della finanza messa a disposizione del risparmio: qualche
obbligazione emessa da primarie aziende, spesso con garanzie
collaterali quasi sempre da parte degli stessi istituti, e
pochi Titoli di Stato di breve durata. Come responsabile del
portafoglio obbligazionario di una primaria banca italiana
presi parte a un'asta BOT il cui tasso di assegnazione a sei
mesi si attestò attorno al 23%. Nel medesimo periodo un titolo
tedesco di pari durata rendeva attorno al 4%. Tuttavia, nessun
tedesco comperava BOT o CCT e nessun italiano investiva
l'eccedenza di risparmio in BUND. Lo spread c'era e non
interessava a nessuno. Poi è arrivato l'Euro prima che
arrivasse l'Europa. Con una moneta unica ma senza una 'super
nazione' unica che integrasse norme, prezzi, regole fiscali e
comportamentali, la convivenza tra paesi europei abituati da
decenni a tassi a cifra singola e paesi come il nostro abituati
invece alla doppia cifra ha cominciato a richiedere analisi
comparative, orientate sui rendimenti più che sui tassi. E lo
spread è diventato la notizia di cui discutere davanti al caffè
del mattino. Va tenuto presente che lo spread non è figlio
della politica e non è neppure figlio di una becera
speculazione dei cattivi contro i buoni. Infatti, è prima di
tutto un dato "ex ante" calcolato come semplice sottrazione
tra il rendimento di un decennale BTP italiano e quello di un
BUND tedesco. Cioè, molto semplicemente, se un BTP rende il
3% e il BUND il 2%, il differenziale sarà 100. Il vero tema,
molto più complesso, riguarda il perché il BTP renda più del
BUND seppur con andamenti di mercato volatili e variabili. A
voler essere pragmatici, anche questo riguarda aspetti tecnici
e strutturali. Se l'Italia viene considerata a rischio
maggiore della Germania, i mercati pretenderanno un rendimento
maggiore a garanzia parziale dei rischi impliciti nelle
emissioni di titoli di Stato. Se il rischio aumenta, il
premio cresce, esattamente come cresce il premio
dell'assicurazione di un conducente maldestro con una pessima
storia di incidenti da lui causati. Ma, rispetto a una
polizza assicurativa, va tenuto conto anche di alcune,
rilevanti, differenze. In primo luogo, una polizza offre ampia
garanzia di copertura danni, lo spread certamente no.
L'esistenza dello spread non rappresenta una copertura totale
contro il rischio di default. In seconda battuta, un premio
pagato a una compagnia assicurativa, ad esempio sui danni
causati dalla grandine, non viene necessariamente utilizzato.
Anzi, si paga proprio con la speranza che la grandine non
colpisca mai la macchina. Il premio al rischio che dà origine
allo spread, invece, danneggia certamente qualcuno mentre
premia qualcun altro. E a essere premiato non è certamente il
soggetto emittente (come nel caso della compagnia
assicurativa), ma un investitore opportunista, quasi sempre
professionale, che coglie il momento di spread elevato per
investire adeguatamente le proprie risorse. Inoltre, il prezzo
di una polizza può essere negoziato. Esistono motori di ricerca
efficienti che permettono di scegliere la medesima copertura
alle condizioni economiche più vantaggiose per il
sottoscrittore. Lo spread invece è 'secco', il rendimento
finale offerto da un BTP decennale è sempre molto simile, da
qualunque intermediario lo si acquisti. Infine, il premio di
una polizza danni non sarà mai condizionato da improvvidi
interventi di loquacità elettorale o genericamente politica,
mentre, come abbiamo più volte avuto modo di osservare, lo
spread lo è. La crescita aumenta quanto più questa improvvida
loquacità indurrà gli operatori a effettuare valutazioni in
crescita sui rischi, mentre si verifica un calo quando gli
interventi politici favoriscono fiducia e aumentano la
distensione. Nonostante ciò il calo dello spread, che in anni
recenti ha raggiunto anche i 90 punti, non fa notizia, mentre
un aumento a 200/300 punti base diventa il titolo di punta dei
telegiornali, e se ne può sentire parlare anche nei contesti
più impensati. In conclusione, se nell'arco di tre giorni il
rendimento del BTP passa da 1,75% al 2,50% a causa di
variazioni sullo spread, coloro che hanno già in portafoglio
tale strumento si allarmeranno, mentre allo stesso tempo
investitori che dispongono di liquidità potranno cogliere tale
occasione per investire al meglio. E, credetemi, questa non è
'speculazione vergognosa' ma una semplice regola aurea degli
operatori capaci. Milano, Finanza.com