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Dollaro e Treasury sembrano aver vinto su tutta la linea rispetto a valute e bond concorrenti. Che cosa dobbiamo aspettarci?
Il mondo degli investimenti nel 2018 si è diretto dalla parte opposta che suggeriva la storia, l’analisi empirica.
C’erano tutti i presupposti per un recupero del dollaro, per un calo dei rendimenti, la politica monetaria di breve termine della Federal Reserve non è quasi mai riuscita a mettere in dubbio la parte lunga della curva dei rendimenti.
Noi siamo stati tra i pochi in Italia ad aver scommesso sulla deflazione da debiti e quindi sulle enormi opportunità del reddito fisso, la storia in questo non inganna.
Nei prossimi due anni i tassi torneranno vicini allo zero, nuove forme di quantitative easing verranno implementate, tassi negativi sono sempre più probabili e i rendimenti del trentennale americano, dal 3% scenderanno sotto i minimi del 2014, ben sotto il 2%.
Per un portafoglio governativo con una durata di almeno 20 anni, un calo di 100 punti base, significa un guadagno a due cifre in conto capitale, il recente movimento di circa 60 punti base ha prodotto un aumento del 10% sui titoli trentennali.
Il nostro obiettivo resta un calo dei rendimenti del trentennale americano vicino al 1.75 % dal 3 attuale, ma è probabile che siamo troppo ottimisti. La deflazione da debiti resta la stella polare da seguire: nei prossimi dieci anni, chi riuscirà a spuntare un rendimento del 3% potrà considerarsi fortunato, soprattutto quando all’improvviso il mercato si troverà nuovamente al cospetto della realtà. Nei prossimi dieci anni sarà un miracolo ottenere rendimenti sopra il 2% annualizzato con le azioni americane."
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