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La guerra dei tassi: ecco perché la politica economica ormai è affare delle banche centrali

La Fed ha tagliato i tassi solo dello 0.25%. Troppo poco per Trump che vuole arrivare alle elezioni con il vento dell'economia in poppa. Ma in un caso o nell’altro, gli attori economici dovranno accettare la realtà: i tassi resteranno bassi per molto tempo

L’attesa è sembrata eccessiva per un taglio dei tassi d’interesse di appena un quarto di punto. Le borse, i giornali economici, gli operatori, persino l’immancabile Donald Trump se la sono menata per settimane e alla fine potremmo dire che la montagna ha partorito un topolino; senza dubbio una riduzione dello 0,25% non basta al presidente americano che vuole arrivare al 2020, anno in cui si gioca la rielezione, con il vento economico in poppa. Ma guai a sottovalutare il significato simbolico della decisione annunciata ieri dalla Federal Reserve. Infatti questo è il primo taglio da quel terribile 2008 che sparse in tutto il mondo la “Lehman recession" e manda il messaggio che la politica monetaria farà tutto il possibile perché una nuova recessione, sia pur di minore portata, non si ripeta.

Ciò vale per la stessa Bce anche se i tassi sull’euro sono vicini a zero (0,5% la media ponderata reale). Mario Draghi ha detto chiaramente che resteranno bassi a lungo e la Banca centrale europea è intenzionata a stampare altra moneta per comperare titoli di stato e anche privati. Una scelta nient’affatto scontata anche perché in Germania, presso l’alta corte di Karlsruhe gli oppositori della linea Draghi hanno rialzato la testa. I giudici debbono esaminare oltre duemila querele contro il quantitative easing e la riduzione dei tassi. «Gli interessi debbono salire non scendere ancora», sostiene Annegret Kramp-Karrenbauer che ha preso il posto di Angela Merkel alla testa della CDU. «È il più grande esperimento di politica monetaria nella storia umana e noi siamo le cavie», sostiene Gabor Steingart commentatore del quotidiano economico Handelsblatt. In effetti la Bce si è avviata in terra incognita, come ha ammesso lo stesso Draghi, arrivando a tassi negativi, ben più in là della Fed per la quale un interesse sottozero è un nonsense. La Frankfurter Allgemeine Zeitung, il giornale che rappresenta il Mittelstand, quella media industria pilastro del Modell Deutschland, si inquieta sugli effetti collaterali di un denaro così a buon mercato soprattutto sulle banche le quali vedono ridursi al minimo i margini tra tassi attivi e passivi e, di conseguenza i loro utili. Il mega piano di riconversione della Deutsche Bank suona come una campana d’allarme. La Bce ha in pancia titoli per duemila seicento miliardi di euro, non li smaltirà mai ed è problematico aumentare ancora l’esposizione. [...]

La guerra dei tassi: ecco perché la politica economica ormai è affare delle banche centrali - Linkiesta.it
 
La guerra dei tassi: ecco perché la politica economica ormai è affare delle banche centrali

Ciò vale per la stessa Bce anche se i tassi sull’euro sono vicini a zero (0,5% la media ponderata reale).
Mario Draghi ha detto chiaramente che resteranno bassi a lungo e la Banca centrale europea è intenzionata a stampare altra moneta per comperare titoli di stato e anche privati. Una scelta nient’affatto scontata anche perché in Germania, presso l’alta corte di Karlsruhe gli oppositori della linea Draghi hanno rialzato la testa. I giudici debbono esaminare oltre duemila querele contro il quantitative easing e la riduzione dei tassi. «Gli interessi debbono salire non scendere ancora», sostiene Annegret Kramp-Karrenbauer che ha preso il posto di Angela Merkel alla testa della CDU. «È il più grande esperimento di politica monetaria nella storia umana e noi siamo le cavie», sostiene Gabor Steingart commentatore del quotidiano economico Handelsblatt. In effetti la Bce si è avviata in terra incognita, come ha ammesso lo stesso Draghi, arrivando a tassi negativi, ben più in là della Fed per la quale un interesse sottozero è un nonsense. La Frankfurter Allgemeine Zeitung, il giornale che rappresenta il Mittelstand, quella media industria pilastro del Modell Deutschland, si inquieta sugli effetti collaterali di un denaro così a buon mercato soprattutto sulle banche le quali vedono ridursi al minimo i margini tra tassi attivi e passivi e, di conseguenza i loro utili. Il mega piano di riconversione della Deutsche Bank suona come una campana d’allarme. La Bce ha in pancia titoli per duemila seicento miliardi di euro, non li smaltirà mai ed è problematico aumentare ancora l’esposizione.

I politici Tedeschi fanno finta di non capire.
Ci penserà Donaldo dopo l'estate a fargli capire com'è la musica.
Poi imploreranno la BCE per attuare misure che svalutino l'Euro e gli consentano di continuare ad esportare.
 
....comunque certamente io resto esterrefatto...Tutti..ma proprio Tutti i bond europei vedono aumentare il valore ( parlo sempre di 30y )...Solo Noi fermi al Palo...e siamo fortunati che c'è una ricerca di rendimenti e Noi dovremmo Volare...in effetti qualcosa non torna...io vedo solo che la resistenza area 2,5% per ora non viene sfondata sl ribasso..nonostante il trend superpositivo dei bond Europei..
Ultimate sei uno dei pochi che ragiona. Il 30 anni tedesco crolla e trascina giù tutti i rendimenti e noi scendiamo con il triplo freno a mano tirato. Assurdo al di là delle proprie visioni personali
 
....comunque certamente io resto esterrefatto...Tutti..ma proprio Tutti i bond europei vedono aumentare il valore ( parlo sempre di 30y )...Solo Noi fermi al Palo...e siamo fortunati che c'è una ricerca di rendimenti e Noi dovremmo Volare...in effetti qualcosa non torna...io vedo solo che la resistenza area 2,5% per ora non viene sfondata sl ribasso..nonostante il trend superpositivo dei bond Europei..

Solo noi siamo degnamente rappresentati... :jolly:

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