Titoli di Stato Italia Trading Titoli di Stato (5 lettori)

juninho

Inítium sapiéntiæ timor Dómini
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La differenza non c'è...tanto la pannokkia nel **** ce la prendiamo sempre noi... :wall:
 

Portovenere71

Forumer attivo
I bond giapponesi tremano e la scossa si sente anche su Bund, Btp e Treasury
L’imponderabile – o quasi – è accaduto. E i tremori si sono sentiti ai quattro angoli del mondo obbligazionario, dall’Asia che li ha irradiati fino agli Usa e passando per l’Europa. Se il mercato avesse sentito la necessità di visionare uno spoiler riguardo le conseguenze, in un regime di tassi di interesse ultra-bassi, del venire meno di un sostegno strutturale di Banche centrali e Fondi pensione, questa curiosità un po’ morbosa e molto pericolosa è stata soddisfatta dalla patria del Qe in persona, il Giappone dell’Abenomics. Dove i bond sovrani hanno patito il peggior tonfo giornaliero dal 2 agosto del 2016, con i futures sul titolo decennale scesi di botto di 0,97 yen a quota 154,05 nella sessione overnight. Un’inezia per praticamente tutti i mercati a reddito fisso del mondo ma non per il Giappone, dove la Bank of Japan ha implementato la sua politica espansiva di acquisto proprio con la finalità di mantenere pressoché empiricamente fisso il tasso di interesse sulla sua carta benchmark, in una sorta di controllo totale della curva. E il tutto, per dirla in inglese, è accaduto in the blink of an eye. In un batter d’occhio e senza pravviso, per dirla in inglese, in the blink of an eye. In un batter d’occhio. Il messaggio è chiaro: se qualcosa può scuotere nelle fondamenta il Paese in cui la Banca centrale non solo è onnivora ma controlla la curva dei rendimenti in maniera strutturalmente marziale, cosa potrebbe accadere altrove, dove le dinamiche sono meno ferree e gli scossoni più endemici?


Japan_drop1-1024x523.jpg

Fonte: Zerohedge





Tre i motivi del crash, per l’esattezza. Primo, mettendo a nudo tutta la dipendenza del mercato dal new normal dello stimolo perenne, il governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, ha annunciato che l’istituzione che presiede da questo mese potrebbe smettere di acquistare debito con scadenza superiore ai 25 anni. Di fatto, un taglio agli acquisti. Reazione del mercato: panico. Certo, stando a Mari Iwashita, capo economista a Daiwa, la notizia sarebbe paradossalmente da festeggiare, poiché dopo trimestri di eccessi “la Bank of Japan sta mostrando la chiara intenzione di intervenire sulle distorsioni del mercato con aggiustamenti flessibili delle sue operazioni”. Più realista il giudizio di Eiji Dokhe, capo strategist del reddito fisso presso SBI Securities, a detta del quale “la mossa comunicata oggi relativamente al cambio di politica operativa ha avuto un enorme impatto psicologico, poiché è di tutta evidenza che ormai gli investitori sono restii dall’acquistare qualcosa che la Bank of Japan potrebbe evitare o escludere dalla sua platea”. E lo chiamano libero mercato.


Secondo motivo, pressoché in contemporanea con l’annuncio della Bank of Japan – in quello che a qualche analista è parso un involontario stress test per saggiare la tenuta del mercato obbligazionario – il Government Pension Investment Fund, il fondo pensionistico sovrano che opera da veicolo di acquisto di tutto ciò che si muova nell’aria al fine di tenere blindata la curva dei rendimenti, ha reso noto che potrebbe aumentare il controvalore di bond esteri nel suo portafoglio, di fatto diminuendo però il controvalore di quelli nipponici. Operando, di fatto, un altro cambio di politica statutaria, visto che il limite del 19% riguardo le detenzioni di bond stranieri currency-hedged si sta avvicinando e la mossa intenderebbe ampliare quella percentuale fino al 30%, controbilanciando con un calo dei bond domestici: festa per Treasuries e Bund, un disastro per i JGB’s. E già questo combinato disposto giustificherebbe il tonfo di giornata ma a completare il quadro, la proverbiale cherry on top, ci ha pensato proprio l’asta di bond sovrani a 10 anni in programma quando in Italia era l’alba del primo giorno di ottobre. Solitamente, una formalità. Non questa volta. Come mostrano i grafici:

Japan_bond1.jpg


Fonte: Zerohedge



Japan_bond2-1024x518.jpg

Fonte: Bloomberg


quanto emerso prima che l’emissione avesse inizio ha mandato nel panico il residuo di mercato che ancora ha il coraggio di avvicinarsi alla carta nipponica, portando la ratio bid-to-cover dell’asta a 3,42, il minimo dal 2016. Detto fatto, il secondo grafico mostra come il rendimento del decennale giapponese sia salito di 5,5 punti base a -0,16%, un’enormità per gli standard da pianificazione sovietica del Giappone. Tanto da aver scatenato una margin call alla Japan Securities Clearing Corporation, le cui vendite hanno innescato un ulteriore calo dei prezzi e una seconda sell-off due ore dopo l’asta, i cui scossoni sono giunti fino in Europa sul Bund (e sui Btp, di riflesso) e hanno immediatamente contagiato i futures sui Treasuries Usa. Questo altro grafico

Japan_bond3.jpg

Fonte: Bloomberg


mostra poi come l’intero mese di settembre sia stato pessimo per i bond sovrani giapponesi, i quali hanno registrato il peggior calo su base mensile da tre anni a questa parte. La miglior sintesi dell’accaduto l’ha offerta Takahiro Sekido della MUFG Bank: “I bond giapponesi hanno raggiunto il punto in cui sono divenuti quasi impossibili da acquistare”. Tradotto e declinato per i destini dell’obbligazionario globale e, più in generale, per quelli dell’intero sistema finanziario mondiale – vista la strategicità del mercato giapponese a livello di equilibri, hedging e carry trade -, si sta raggiungendo il punto di non ritorno. E, seppur su un fronte macro, sempre dall’Asia è giunta un’ulteriore conferma del livello estremo di instabilità che stiamo vivendo: come mostra questo grafico



SK_price.jpg

Fonte: Bloomberg


per la prima volta da quando viene ufficialmente tracciata la serie storica (1966), i prezzi al consumo in Corea del Sud sono calati su base annua a settembre. E con i dati del commercio che hanno registrato un calo molto più marcato del previsto sia di export che di import, la parola che comincia a circolare sulla bocca di tutti – seppur a bassa voce – è deflazione. E se Bank of America utilizza da sempre le esportazioni sudcoreane come proxy per determinare i cicli economici e stimare i rischi recessivi, un motivo ci sarà. Il tutto, con la Fed che nella sua prima asta repo di ottobre ha dovuto far fronte a una richiesta di liquidità per 55 miliardi di dollari, controvalore sotto il livello massimo di offerta ma che manda in soffitta definitivamente la narrativa che voleva i guai nel mercato interbancario temporanei e legati unicamente alle scadenze di fine terzo trimestre. La risposta? Quasi certamente, sarà più Qe per tutti. Praticamente, whisky per curare un alcolizzato.
Ecco la spiegazione..alle discese:reading::squalo::squalo:
(Business Insider Italia)
 
Ultima modifica:

Switchphysical

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I bond giapponesi tremano e la scossa si sente anche su Bund, Btp e Treasury
L’imponderabile – o quasi – è accaduto. E i tremori si sono sentiti ai quattro angoli del mondo obbligazionario, dall’Asia che li ha irradiati fino agli Usa e passando per l’Europa. Se il mercato avesse sentito la necessità di visionare uno spoiler riguardo le conseguenze, in un regime di tassi di interesse ultra-bassi, del venire meno di un sostegno strutturale di Banche centrali e Fondi pensione, questa curiosità un po’ morbosa e molto pericolosa è stata soddisfatta dalla patria del Qe in persona, il Giappone dell’Abenomics. Dove i bond sovrani hanno patito il peggior tonfo giornaliero dal 2 agosto del 2016, con i futures sul titolo decennale scesi di botto di 0,97 yen a quota 154,05 nella sessione overnight. Un’inezia per praticamente tutti i mercati a reddito fisso del mondo ma non per il Giappone, dove la Bank of Japan ha implementato la sua politica espansiva di acquisto proprio con la finalità di mantenere pressoché empiricamente fisso il tasso di interesse sulla sua carta benchmark, in una sorta di controllo totale della curva. E il tutto, per dirla in inglese, è accaduto in the blink of an eye. In un batter d’occhio e senza pravviso, per dirla in inglese, in the blink of an eye. In un batter d’occhio. Il messaggio è chiaro: se qualcosa può scuotere nelle fondamenta il Paese in cui la Banca centrale non solo è onnivora ma controlla la curva dei rendimenti in maniera strutturalmente marziale, cosa potrebbe accadere altrove, dove le dinamiche sono meno ferree e gli scossoni più endemici?


Japan_drop1-1024x523.jpg

Fonte: Zerohedge





Tre i motivi del crash, per l’esattezza. Primo, mettendo a nudo tutta la dipendenza del mercato dal new normal dello stimolo perenne, il governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, ha annunciato che l’istituzione che presiede da questo mese potrebbe smettere di acquistare debito con scadenza superiore ai 25 anni. Di fatto, un taglio agli acquisti. Reazione del mercato: panico. Certo, stando a Mari Iwashita, capo economista a Daiwa, la notizia sarebbe paradossalmente da festeggiare, poiché dopo trimestri di eccessi “la Bank of Japan sta mostrando la chiara intenzione di intervenire sulle distorsioni del mercato con aggiustamenti flessibili delle sue operazioni”. Più realista il giudizio di Eiji Dokhe, capo strategist del reddito fisso presso SBI Securities, a detta del quale “la mossa comunicata oggi relativamente al cambio di politica operativa ha avuto un enorme impatto psicologico, poiché è di tutta evidenza che ormai gli investitori sono restii dall’acquistare qualcosa che la Bank of Japan potrebbe evitare o escludere dalla sua platea”. E lo chiamano libero mercato.


Secondo motivo, pressoché in contemporanea con l’annuncio della Bank of Japan – in quello che a qualche analista è parso un involontario stress test per saggiare la tenuta del mercato obbligazionario – il Government Pension Investment Fund, il fondo pensionistico sovrano che opera da veicolo di acquisto di tutto ciò che si muova nell’aria al fine di tenere blindata la curva dei rendimenti, ha reso noto che potrebbe aumentare il controvalore di bond esteri nel suo portafoglio, di fatto diminuendo però il controvalore di quelli nipponici. Operando, di fatto, un altro cambio di politica statutaria, visto che il limite del 19% riguardo le detenzioni di bond stranieri currency-hedged si sta avvicinando e la mossa intenderebbe ampliare quella percentuale fino al 30%, controbilanciando con un calo dei bond domestici: festa per Treasuries e Bund, un disastro per i JGB’s. E già questo combinato disposto giustificherebbe il tonfo di giornata ma a completare il quadro, la proverbiale cherry on top, ci ha pensato proprio l’asta di bond sovrani a 10 anni in programma quando in Italia era l’alba del primo giorno di ottobre. Solitamente, una formalità. Non questa volta. Come mostrano i grafici:

Japan_bond1.jpg


Fonte: Zerohedge



Japan_bond2-1024x518.jpg

Fonte: Bloomberg


quanto emerso prima che l’emissione avesse inizio ha mandato nel panico il residuo di mercato che ancora ha il coraggio di avvicinarsi alla carta nipponica, portando la ratio bid-to-cover dell’asta a 3,42, il minimo dal 2016. Detto fatto, il secondo grafico mostra come il rendimento del decennale giapponese sia salito di 5,5 punti base a -0,16%, un’enormità per gli standard da pianificazione sovietica del Giappone. Tanto da aver scatenato una margin call alla Japan Securities Clearing Corporation, le cui vendite hanno innescato un ulteriore calo dei prezzi e una seconda sell-off due ore dopo l’asta, i cui scossoni sono giunti fino in Europa sul Bund (e sui Btp, di riflesso) e hanno immediatamente contagiato i futures sui Treasuries Usa. Questo altro grafico

Japan_bond3.jpg

Fonte: Bloomberg


mostra poi come l’intero mese di settembre sia stato pessimo per i bond sovrani giapponesi, i quali hanno registrato il peggior calo su base mensile da tre anni a questa parte. La miglior sintesi dell’accaduto l’ha offerta Takahiro Sekido della MUFG Bank: “I bond giapponesi hanno raggiunto il punto in cui sono divenuti quasi impossibili da acquistare”. Tradotto e declinato per i destini dell’obbligazionario globale e, più in generale, per quelli dell’intero sistema finanziario mondiale – vista la strategicità del mercato giapponese a livello di equilibri, hedging e carry trade -, si sta raggiungendo il punto di non ritorno. E, seppur su un fronte macro, sempre dall’Asia è giunta un’ulteriore conferma del livello estremo di instabilità che stiamo vivendo: come mostra questo grafico



SK_price.jpg

Fonte: Bloomberg


per la prima volta da quando viene ufficialmente tracciata la serie storica (1966), i prezzi al consumo in Corea del Sud sono calati su base annua a settembre. E con i dati del commercio che hanno registrato un calo molto più marcato del previsto sia di export che di import, la parola che comincia a circolare sulla bocca di tutti – seppur a bassa voce – è deflazione. E se Bank of America utilizza da sempre le esportazioni sudcoreane come proxy per determinare i cicli economici e stimare i rischi recessivi, un motivo ci sarà. Il tutto, con la Fed che nella sua prima asta repo di ottobre ha dovuto far fronte a una richiesta di liquidità per 55 miliardi di dollari, controvalore sotto il livello massimo di offerta ma che manda in soffitta definitivamente la narrativa che voleva i guai nel mercato interbancario temporanei e legati unicamente alle scadenze di fine terzo trimestre. La risposta? Quasi certamente, sarà più Qe per tutti. Praticamente, whisky per curare un alcolizzato.
Ecco la spiegazione..alle discese:reading::squalo::squalo:
(Business Insider Italia)
Grazie per l'articolo, Portovenere.
 

sempreinesperto

Forumer attivo
Mi sembrava di aver fatto un esempio chiaro e neutro sul quale nessuno può contraddire l'oggettività provata ma proprio non va, nemmeno con la spiegazione di un'operatività collaudata e comprovata si riesce a rispettare i miei post. Vi lascio al vostro pensiero unico, tenete ad oltranza e auguri per il futuro. Cari amici che mi avete scritto in MP, ci ho provato a fornire una diversa interpretazione dell'andamento dei titoli sov. ma avverto un certo fastidio dei forumisti. Passo e chiudo. Un grandissimo saluto agli amici di sempre Stefanofabb, Giuseppe, Sergio camaleonte (in autunno ci troveremo per mangiare tortellini, vi avverto io). Buona fortuna a tutti.



Baro capisco benissimo cosa vuoi dire...
Se uno avesse
Tempo
Una buona preparazione su at
Un' ottima tenuta di nervi
Se trend nel medio lungo fosse long..
Almeno..

Il trading sicuramente è più redditizio della modalità Off..

Peró mettiti nei panni di chi..
Lavora 8 ore al giorno e tratta altre cose + pausa pranzo e tempo ad arrivare a casa/lavoro..
Una volta a casa.. Parlo per me.. Inizia secondo lavoro.. Con le mie figlie... E perché no.. Con mia moglie..
Insomma il mk è bello che chiuso..

Le conoscenze si migliorano.. Ma Bisogna studiare...
Quindi
Io ho trovato in Paolo una guida sicura che nel tempo.. Magari più lungo del trading.. Mi porterà a medesimi risultati..

O meglio volendo potrei già vendere con gain che ho.. La tentazione è tanta

Capisci, é un percorso più lento ma più adatto a questa tipologia di persone...

E per questo saró eternamente grato a Paolo di ció.

Dove lo trovi una persona come lui?

Grazie.. Vado al lavoro... Ma prima.. Sveglia bimbe.. Le preparo..
Asilo e scuola.. Poi lavoro e via...
 

Switchphysical

Forumer attivo
Buongiorno a :invasion:.
Giornate come queste:devil::clava: nel 99% dei protozoi rizopodi ;) tendono a far dimenticare :( tutte le varie tappe del percorso :car: gia' completate :clap: le prossime ho scritto piu' volte sono le piu' ambiziose :ola: in questi giorni si scrive molto di Giappone (soprattutto da chi sembra sempre invitato a ogni meeting delle Banche Centrali :prr:) riprendo un vecchio post dell'amico Camaleonte :bow: nei piani alti si inizia a ridiscutere :bla: delle prossime mosse :cinque: con l'approssimarsi del meeting del 24.10.2019 BCE :bow: e soprattutto 30.10.2019 FED :bow: (fonte sempre il mega procacciatore di news :bow: ).
Pensare di arrivare in prossimita' di queste date :car: con la serenita' :godo: di poter sopportare ulteriori attacchi :squalo: non e' da tutti :band: chi desidera abbandonare il percorso :car: deve decidere in questi giorni :ola::titanic:,continuerete a ''giocare'' con i famosi cippini :B o meglio ancora da soli spettatori con la liquidita' a marcire sottozero :brr: .
L'alternativa e' quella indicata da mesi da Baroni Paolo :up:.
A presto :vado::bye:

Vedi l'allegato 530590
Grazie a Radiobaroni e buongiorno a tutti.
 

camaleonte

Forumer storico


Buongiorno Baroni Paolo e a tutti.

Anche la BCE non ha scelta nel perseguire quanto ha già fatto il Giappone, per rendere meno oneroso il suo debito pubblico e il national twist è una strada obbligata se si vuole rendere omogenea la curva dei rendimenti in Europa. Non c'è altra via se si vogliono aiutare i paesi finanziariamente più deboli a restare in Europa e a ridurre i debiti in un periodo di lunga stagnazione economica. Come è noto i casi sono due per ridurre il debito pubblico: o il PIL cresce più dell'inflazione e dei tassi di mercato o si fa in modo che i tassi stazionino per un lungo periodo al di sotto del PIL. Imho.
 

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