Faccio un passo indietro per meglio chiarire quali siano, a mio avviso, gli elementi e la tempistica per un'oculato investimento in tds-Italy.
Era il lontano novembre 2011, il nostro mandrillone nazionale non perdeva occasione per rassicurare i cittadini esorcizzando l’immagine di un’Italia in declino e impoverita.
"Crisi?? ma quale crisi! i ristoranti e gli aerei sono stracolmi" andava raccontando. Non erano però dello stesso avviso gli investitori internazionali che dovevano ogni giorno rinnovare le nostre "preziosissime" (©Baroni) cambiali preferendo, al contrario, venderle al meglio. Tanto al meglio, che i BTp a 10 anni precipitarono nell'abisso con un rendimento da paese sudamericano pari al
7,50%, lo spread con il Bund superò, com'è noto, la soglia dei
570 punti.
A quel punto, la mia deduzione, dispondendo di adeguata liquidità, fu semplice: la bancarotta di un paese importante come l'Italia, mi dissi, provocherebbe uno tsunami non solo nell'Eurozona, ma in tutto il pianeta... insomma una deflagrazione pari a una dozzina di Lehman Brothers, per intenderci, e quindi si farà di tutto affinchè ciò non accada e molto difficilmente accadrà.
Doveva essere quella un'occasione unica (II^ dopo il settembre '92) per fare incetta della spazzatura made in Italy
a prezzi di saldo. Ovviamente, non possedendo doti messianiche, non lo feci ai minimi, attesi che i corsi si acquietassero e risalissero per poi acquistare pesantemente per un'importante quota del ptf (da cui il nick "strapazzo"). Otto anni di cedole, tra alterne vicende, i massimi raggiunti recentemente ai quali non ho saputo resistere, mi hanno convinto che la festa -
privi di un'adeguata classe dirigente che il paese non sa darsi - sia davvero finita... un trentennale a
122, pur con una cedola lorda del 3,45%, lo lascio molto volentieri al Mago Baroni, i mercati offrono una enorme quantità di altri strumenti forse meno rischiosi.