(Alliance News) - Lo spread con la Germania che resta sotto quota 230 e Piazza Affari che segue con apprensione l'inflazione Usa, come le altre principali piazze, sono i segnali di un voto italiano che non è al momento visto come un'ordalia. Anche se si è ormai da una settimana nel silenzio di legge per i sondaggi, cancellerie e mercati danno comunque per probabile una vittoria del centrodestra e una grossa affermazione di Fratelli d'Italia. A confermare in controluce i boatos, ci si mettono le beghe interne del Pd, chiamato a difendere almeno quota 20%. Nel partito guidato da Enrico Letta, neppure tanto sottovoce, è già partita la corsa alla successione in caso di risultato sotto tale soglia. I nomi che si fanno sono quelli del centrista Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna, e di Antonio Decaro, classe 1970, sindaco di Bari e dal profilo più di sinistra. Decaro è un nome interessante perché è anche il presidente dell'Anci, la potente lobby dei sindaci italiani che ha rapporti a tutti i livelli con le varie istituzioni. Se un buon risultato del Pd, abbinato a numeri deludenti per la Lega, potrebbe spingere a un inedito governo di "salvezza nazionale" con Fdi e Pd insieme, va detto però che gli scenari della vigilia - si vota domenica 25 - sono tutti di un governo di centrodestra a tre gambe, ovvero con Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. Un governo che dovrà misurarsi con almeno un paio di temi europei. Il primo, se vogliamo più semplice perché molto politicizzato e ideologico, riguarda l'atteggiamento nei confronti dell'Ungheria di Viktor Orban, definita dall'Unione europea "un regime ibrido di autocrazia elettorale". Gli eurodeputati di Salvini e Meloni hanno difeso il presidente ungherese e la posizione dei due partiti continua a stressare proprio il tema del fatto che sia liberamente eletto e che il corpo elettorale sia sovrano. Forza Italia invece ne approfitta per smarcarsi con Silvio Berlusconi che si pone come garante: "Saremo fuori dal governo se sarà antieuropeista". Al di là della vicenda Orban, è interessante notare il ruolo moderato che ritaglia per sé Forza Italia, non a caso iscritta in Europa al Partito popolare europeo. Il secondo tema riguarda i fondi del Pnrr e del Recovery Fund, che la Meloni vorrebbe avere il diritto di ridiscutere una volta arrivata al governo. Il ragionamento dei suoi consiglieri è che tanto ci sono una serie di variabili, come le nuove politiche energetiche dovute alla guerra e l'esplodere dell'inflazione, che renderebbero comunque necessaria una rivisitazione globale dei piani varati dal governo Draghi "in un contesto diverso". Ebbene, a questo progetto si è già, immediatamente, opposto un severo censore dei conti italiani come il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis. Per il politico lettone, se è vero che possono essere rivisiti alcuni dettagli tecnici, "le tempistiche di attuazione sono piuttosto strette e iniziare a ridiscutere tutto può far rallentare l'attuazione dei piani, con il conseguente rischio di non riuscire a utilizzare tutti i fondi". Insomma, per Dombrovskis, l'Italia rischierebbe di perdere un bel po' di miliardi ed è meglio che "si concentri sull'attuazione dei piani". Molta attenzione, da Bruxelles, ci sarà anche sulle politiche di bilancio italiane. Per gli analisti di Fitch, la politica fiscale del prossimo governo italiano dovrà adattarsi a tassi di interesse più elevati e alla crisi energetica, se si vuole ridurre il debito pubblico. "Un futuro governo di centro-destra mirerà probabilmente ad attuare una "strategia di crescita" mirata a una crescita e un'occupazione più elevate", osservano da Fitch, "causando possibilmente deficit di bilancio a breve termine più elevati". Secondo lo studio delle dinamiche del debito di Fitch, se i rendimenti obbligazionari rimarranno vicini al 4%, saranno necessari sforzi di risanamento fiscale da parte dei futuri governi italiani per ridurre il rapporto tra il debito pubblico e il Pil. Di Francesco Bonazzi;
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Emissione News: 2022-09-16 15:40:21