MORNING BID-Controllo della curva dei rendimenti, addio?
Oggi 09:20 - RSF
di Wayne Cole
12 gennaio (Reuters) - Uno sguardo alla giornata di Wayne Cole.
La principale sorpresa in Asia è giunta dal quotidiano nipponico 'Yomiuri' secondo il quale la Banca del Giappone correggerà gli effetti collaterali della politica di controllo della curva dei rendimenti (Ycc) al meeting della prossima settimana e potrebbe prendere altri provvedimenti per correggere le storture del mercato.
Il riferimento, probabilmente, è al fatto che i tassi del 10 anni sono rimasti ancorati al nuovo limite di 0,5% per quattro sedute, nonostante la BoJ abbia comprato titoli in gran quantità per farli scendere.
La tempistica dell'intervento ha sorpreso i mercati che credevano di dover aspettare fino ad aprile, mese in cui è previsto l'addio del governatore Haruhiko Kuroda, per vedere novità di questa portata. A dire il vero, il mercato aveva pensato la stessa cosa il mese scorso quando la banca centrale ha allargato la banda di oscillazione del tasso di interesse.
In effetti è dura avere un target credibile per i tassi dei titoli a 10 anni
pari a zero quando ogni giorno scambiano a 0,5% ed è improbabile che il problema si risolva con ulteriori acquisti.
La BoJ potrebbe alzare l'obiettivo a 0,5% e portare il range di scambio a 0-1,0% ma i mercati interpreterebbero un simile intervento come una resa e subito i tassi si porterebbero al nuovo limite.
Questo FACTBOX offre ulteriori opzioni.
Qualunque sia la decisione, in Giappone il tempo stringe per un controllo della curva dei rendimenti e forse anche per tassi negativi. Si tratterà di un vero e proprio terremoto per l'obbligazionario dato che il Giappone ha rappresentato un'ancora per i rendimenti di tutto il mondo incoraggiando allo stesso tempo gli investitori giapponesi a convogliare fondi all'estero.
Un eventuale cambio di rotta per questi flussi potrebbe portare a un ulteriore rally dello yen, uno dei motivi per cui il dollaro scende oggi dello 0,6% circa.
L'inflazione cinese di dicembre si è rivelata in linea con le attese, a 1,8% a perimetro annuo, mentre i prezzi alla produzione hanno registrato un calo dello 0,7% annuo, al di sotto delle attese, nel terzo mese di flessione e ben lontano dall'aumento del 10,3% del dicembre 2021.
Altro evento macro di primo piano è l'inflazione Usa: il mercato crede convintamente che il risultato sarà 'dovish', quindi c'è un certo rischio di restare delusi. Le attese convergono su 6,5% per il dato principale e sul 5,7% per il dato 'core'.
Questo è uno di quei casi in cui un risultato poco sopra o poco sotto potrebbe essere dirimente per il recente rally dell'obbligazionario.