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Buon week-end

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"Proprio sui residui 73 miliardi di Smp detenuti dalla Bce è doveroso spendere qualche parola in più per ribadire la natura contraddittoria di numerosi interventi di politica monetaria di Francoforte. Nonostante la dichiarata volontà di garantire un allineamento dei tassi di rendimento dei debiti pubblici e un livellamento degli spread, numerose politiche della Bce sembrano tirare nella direzione opposta. A cosa servono Qe e Tltro se poi la Bce continua a richiedere il pagamento degli interessi sul debito all’Italia comportandosi come un investitore privato nel ramo Smp?."

La Bce guadagna interessi dai titoli dei Paesi in difficoltà
 
A ridosso delle elezioni inchieste giudiziarie e spread minacciano la libertà di voto


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Poi c'è l’annosa questione dello spread, l’eterna spada di Damocle, tornato magicamente a sfiorare i 300 punti mettendo nuovamente a rischio la tenuta dei conti pubblici. Come già avvenuto nel 2011 durante il governo “Berlusconi IV” e più recentemente con l'insediamento del governo Conte, gli investitori esteri che avevano acquistato a prezzi stracciati titoli del debito italiano nei mesi precedenti, a seguito dell'accordo fra il premier Conte e la Commissione UE, improvvisamente hanno iniziato a sbarazzarsene, considerandoli adesso come spazzatura. È una scelta surreale che non regge neanche con la scusa che tutto sia dovuto alla continua crescita del debito, perché esso era aumentato di continuo anche nei cinque anni prima. In chiusura della passata legislatura, infatti, Unimpresa aveva fatto sapere come proprio il debito pubblico fosse fuori controllo: salito di quasi 205 miliardi in cinque anni e di 2,5 punti percentuali, fino al 131,5%, rispetto al Prodotto Interno Lordo. E allora con l’uso della mera logica non si comprende come il dato del debito pubblico non abbia influito sullo spread nei due governi precedenti, mentre ora diventa determinante per la credibilità della coalizione giallo-verde. L’unica spiegazione salta fuori leggendo questo fatto con la seguente chiave: la volontà di alcuni “operatori di mercato” di orientare col ricatto e la velata minaccia il voto dei cittadini italiani."
 
Buongiorno.

"Se Pechino concedesse un deprezzamento dal 3% al 5%, afferma Long, "crescerà il timore che la balbettante economia cinese stia esportando la deflazione nel resto del mondo, e i mercati globali - e il mercato azionario USA in particolare - probabilmente si spaventerebbero, come hanno fatto dopo la svalutazione della Cina nella seconda metà del 2015. "

https://www.asiatimes.com/2019/05/article/chinas-yuan-slide-risks-trolling-trump/

Lo yuan della Cina scivola sui troll Trump
Non si può dire come un presidente americano facilmente irritato e dalla pelle sottile possa rispondere
 

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