Tuor - Va evitata una depressione

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Forumer storico
Va evitata una depressione
Alfonso Tuor

Ora l’obiettivo prioritario deve essere evitare una nuova Grande Depressione. I ripetuti interventi di governi e banche centrali non stanno riuscendo nemmeno ad arginare l’incendio che sta bruciando il sistema bancario né ad impedire che le fiamme avvolgano anche l’economia reale, che non sta rallentando, ma letteralmente bloccandosi. Il crollo delle Borse degli ultimi giorni è solo l’ultimo tassello del processo di implosione del sistema finanziario e della presa d’atto che l’economia globale sta cadendo in una recessione profonda, che rischia di sfociare in una spirale deflazionistica e in una depressione. L’epicentro della crisi – è bene ripetere – risiede nel mercato interbancario, in quello monetario e in quello dei capitali, che sono di fatto chiusi. Uno dei mercati in cui vi è ancora un po’ di liquidità è quello azionario.
La caduta delle Borse di questi giorni è dovuta a due fattori. Inanzitutto, fondi di investimento e soprattutto Hedge Funds, che stanno accusando pesanti perdite e si trovano a dover far fronte ad un’impennata di richieste di riscatto da parte degli investitori, che si stanno finalmente accorgendo in quali perversi strumenti di distruzione di ricchezza e dell’intera economia si sono infilati, stanno liberandosi di tutto ciò che è ancora possibile vendere per fare cassa. Tra queste attività primeggiano le azioni. I titoli più penalizzati sono infatti quelli definiti difensivi (alimentare, farmaceutico, utlities, ecc.), meno sensibili all’andamento congiunturale, e quelli a maggiore capitalizzazione, meno colpiti dalla chiusura delle vie di rifinanziamento. Gli altri titoli in forte ribasso sono quelli ciclici (auto, distribuzione, ecc.), a conferma che la Borsa ritiene che l’economia stia cadendo in una severa recessione.
La Borsa sta agendo come un notaio che prende atto della drammaticità della situazione, esasperata dagli scarsi risultati finora ottenuti dai continui interventi di governi e banche centrali.
Ora l’obiettivo non può più essere limitato al salvataggio del sistema bancario: occorre impedire che l’incendio della carta straccia prodotta dalla finanza non bruci anche l’economia reale, ossia che non si traduca in una catena di fallimenti di imprese e quindi in una drammatica distruzione di posti di lavoro. In altre parole, bisogna evitare che la recessione già iniziata sia negli Stati Uniti sia nella maggior parte dei paesi europei sfoci in una spirale deflazionistica e in una nuova Grande Depressione.

I meccanismi che portano a questo sbocco sono già in azione. L’attuale forte contrazione del credito concesso a famiglie e imprese sta producendo, da una parte, una forte diminuzione dei consumi (si veda, ad esempio, il crollo delle vendite di automobili negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei) e dall’altra la riduzione della produzione e la cancellazione dei piani di investimento da parte delle imprese. Il conseguente aumento della disoccupazione e la distruzione di ricchezza prodotta dal calo dei prezzi delle case e dall’evaporazione di miliardi e miliardi nell’incendio dei mercati finanziari non fanno che accelerare questo processo.
Occorre pertanto risolvere rapidamente due problemi: la contrazione dei consumi e degli investimenti e la difficoltà di accesso al credito di famiglie e imprese. Nel primo caso le Banche centrali dovrebbero ridurre drasticamente il costo del denaro, facendolo scendere poco al di sopra dello zero, e i governi dovrebbero immediatamente varare grandi pacchetti di rilancio economico basati su investimenti pubblici e non tanto sul taglio delle tasse (che in questa situazione di panico si tradurebbe più in un aumento del risparmio che in un aumento dei consumi). Ciò non basta.
Occorre in qualche modo riaprire il mercato del credito. Gli scarsi risultati degli interventi susseguitisi nelle ultime settimane dimostrano che questo è il problema più difficile da risolvere. In tale ottica non bisognerebbe nemmeno escludere la trasformazione delle Banche Centrali in banche commerciali, come già sta facendo la Federal Reserve, che non solo fornisce liquidità alle banche, ma sostiene quello che resta del mercato monetario e ora sta anche finanziando a breve termine le imprese americane, cercando in tal modo di tenere aperto il mercato dei commercial papers. Purtroppo Banche Centrali e Governo sembrano ancora lontani dal prendere in considerazione iniziative del genere: infatti continuano ad impegnare moltissime risorse pubbliche per salvare le case (ossia le banche e il sistema finanziario) e a non prestare attenzione agli inquilini (famiglie ed imprese).
Salvare le case sembra essere l’unico obiettivo del Segretario al Tesoro Henry Paulson, che ha ufficialmente dichiarato che il governo sta studiando seriamente l’ipotesi di una ricapitalizzazione del sistema bancario americano da parte dello Stato Federale. L’ex numero uno della Goldman Sachs ammette così implicitamente che il maxipiano è già fallito e che è meglio investire i 700 miliardi dollari nella nazionalizzazione delle banche. In pratica l’amministrazione Bush sta cominciando a pensare di copiare il piano del governo britannico, che si ripromette di usare i fondi pubblici per ricapitalizzare le maggiori banche inglesi. Questa virata dimostra che a guidare i pompieri del mondo non vi è solo l’uomo che ha diretto la maggiore banca di investimento, ossia uno dei maggiori responsabili dell’attuale marasma, ma anche che la strategia di Paulsono è confusa e pericolosa. La precedente decisione di lasciar fallire la Lehman Brothers ha del resto fatto precipitare la crisi ed era stata quindi un segnale premonitore.
Anche per questi motivi è più che giustificata la paura che questa crisi si trasformi in un dramma che potrebbe condizionare la nostra vita e quella dei nostri figli per parecchi anni.

10/10/2008 23:26
 
Joachim Fels, Chief Global Fixed Income Economist di Morgan Stanley, ritiene che , mentre si prospetta una recessione, una depressione del tipo di quella degli anni 1930 sarà evitata grazie agli interventi delle autorità fiscali e monetarie.


October 09, 2008

By Joachim Fels | London & the Global Economics Team


The cavalry arrives. It took somewhat longer than we thought (see Concerted Rate Cuts? September 15, 2008), but the cavalry finally arrived. In a coordinated move, seven major central banks – the Fed, the ECB, the Bank of England, the Bank of Canada, the Swiss National Bank, the Swedish Riksbank and the People’s Bank of China – cut their official target rates by 50bp today (China 27bp). The joint statement preambling each bank’s individual statement explains the cut by pointing to moderating inflationary pressures due to the decline in energy and commodity prices, diminishing inflation expectations and the augmenting downside risks to growth due to the intensification of the financial turmoil. Moreover, we see the rate cuts in Australia (100bp),
 
over the past two days as part of this global effort, as these central banks very likely received a signal beforehand. Here are a few points worth noting:

(1) The first cut of the virtual global central bank. This is the first such fully coordinated and synchronous rate cut by a number of key central banks. It underscores not only that globalised economies and globalised markets require global action, but – more importantly – it shows that central banks, despite their different traditions, styles and strategies, are willing and able to work and act together. This is a very important signal to markets and the public at large. Leadership was required, and leadership they showed.
(2) This move was overdue and is fully justified, in light of the damage that the intensified financial turmoil since September is likely to inflict on the real economy. The upside risks to price stability have clearly diminished, and the tail risk of a 1930s-type depression has increased significantly over the past month or so.
(3) Still a recession, but lower risk of depression. These rate cuts do not materially alter our global team’s view that the global economy has entered a recession, with global GDP growth in 2009 expected to drop below the 3% recession threshold – our recently revised global GDP growth forecast stands at 2.7%. However, together with the important additional government measures to stabilise banks and the funding markets announced in the last several days (see below), we are more confident that a 1930s-style depression can be averted.
(4) This isn’t it. More to follow. If funding markets and financial markets don’t stabilise, further similar coordinated action would appear likely. Yet, our strategists’ main case is that today will mark a bottom for credit and equity markets, and we expect funding markets to improve, too. If so, while we expect further rate cuts in many countries, these are more likely to be announced at the upcoming regular policy meetings. In any case, we expect to see more rate cuts in virtually all the G10 economies, and also in many EM countries. Here’s a first (and by no means comprehensive) overview of what our global team expects to come next:
US: Dick Berner and Dave Greenlaw think that the door is still wide open for more Fed action, possibly at the next FOMC meeting on October 28-29, depending on the circumstances. They continue to forecast a 1% fed funds rate level by year-end.
Euro Area: Elga Bartsch continues to look for a total of 125bp of rate cuts from the ECB, with 75bp more to go after today. She thinks the next cut could come as early as at the November 6 meeting, but at this stage believes that a move in December or even later is more likely.



http://www.morganstanley.com/views/gef/index.html
 
• The Fed and the US Treasury introduced a new facility (the CPFF) to buy three-month commercial paper in size, both from eligible financial and non-financial issuers. This is a major new step, as it not only provides banks with additional financing, but also means that the Fed will (via a SIV) lend directly to companies.
We believe that these measures, along with the TARP, which aims at getting bad assets off banks’ balance sheets, are important steps towards reviving the frozen interbank money markets by reducing counterparty risk and thus addressing the fundamental problem – the lack of trust among the participants in these markets.

Bottom line. The recent and prospective massive action by fiscal and monetary authorities makes us confident that while the world faces recession, a 1930-style depression will be averted. The battle may not be fully won yet. But the message from today’s move for us is that policymakers are willing to do whatever it takes to avoid very bad outcomes.

http://www.morganstanley.com/views/gef/index.html
 
United States
Perfect Consumer Storm to Last Until Mid-2009
November 19, 2008

By Richard Berner , Managing Director, Co-Head of Global Economics and Chief U.S. Economist at Morgan Stanley. | New York

American consumers are retrenching, and we expect the downturn will be deep, will last until mid-2009, and the following recovery will be tepid. The evidence is grim: We estimate that real spending contracted at a 3.3% annual rate in the summer quarter and will decline at a slightly less-intense 2.4% in the current quarter. One has to go back to the spring of 1980 to find a deeper two-quarter drop. This plunge has arrived with more downward momentum than expected even a few months ago (see “Perfect Storm for the American Consumer” and “The Perfect Storm Returns”, Global Economic Forum, November 12, 2007 and July 7, 2008, respectively). As we see it, the current collapse in consumer spending likely will be the most severe and longest in the postwar period. We expect that the intensity of the downdraft will abate in the first half of 2009 as lower energy quotes and fiscal stimulus mitigate the downturn. Nonetheless, the estimated plunge in real consumption in the year ending Q2 09 of -1.6% would set a postwar record. As important, investors should not count on a V-shaped rebound. The recovery in consumer spending likely will be moderate as consumers embark on a long period of rebuilding thrift.
...
.....

For investors, this dismal setting is not an inspiration to embrace battered risky asset markets. Although a lot of bad news is in the price of risky assets, a severe downturn and long period of convalescence may not be (see “Corporate Profits: Global Recession Intensifies Downside Risks”, Investment Perspectives, November 6, 2008). In particular, we doubt that a long period of convalescence and slow growth is in the stock prices of consumer companies.
The environment is still a minefield of risks. The near-term risk is that adverse feedback loops continue to spiral into a more severe downturn, with economic weakness escalating into a deflation scare. In our view, policymakers are prepared to take additional and unprecedented policy actions to avert that outcome. The longer-term market risk is that an extended period of convalescence will lead to an extended period of underperformance for risky assets.

http://www.morganstanley.com/views/gef/index.html
 
non per offendere .. ma che vuoi che ti dica Morgan Stanley ? cerchiamo di andare un centimetro più in la di quello che sta scritto .... guardiamo la "vera" realtà .. qual'è ? quella che vediamo con i nostri occhi tutti i giorni, quello che viviamo sulla nostra pelle .. le notizie di licenziamenti cassa integrazione .. le azioni che scendono ogni giorno titoli che ormai quotano meno di un euro ... strano che nessuno oggi parli di ambac la più grande società che assicura i prestiti delle amministrazioni pubbliche usa .. declassata a bbb ... quota meno di un dollaro ... roba da morto che cammina ...qs è realtà no quello che dice un pir.la della MS .... sono tanto bravi che pr ora solo per ora si sono salvati .. ma ancora per poco ... tranquillo ...
 
PILU, non so se tu hai capito cosa ha scritto l' economista di Morgan Stanley. Secondo te cosa ha detto? Capisci l' inglese? Sicuramente quell' economista ha scritto cose più interessanti e articolate di quelle che hai scritto tu.
Non è vero che se un economista lavora per MS non possa esprimere valutazioni valide. Economisti disoccupati,a più basso reddito o anonimi con scarsa preparazione economica non è detto che abbiano qualcosa di meglio da dire.
Tanto perchè tu capisca, in Morgan Stanley c' è gente molto competente e se MS ha avuto problemi non è accaduto perchè fosse un' azienda non competitiva nel suo settore come General Motors, ma perchè il suo intero settore è entrato in crisi ed è entrato in crisi il business model delle investment banks in generale.
Morgan Stanley già nel dicembre 2007 avvertiva gli investitori che per il 2008 l' obbiettivo avrebbe dovuto essere di preservare il capitale e che gli indici azionari sarebbero scesi. Nel maggio 2008 aveva ribadito l' invito alla prudenza e una visione non ottimistica sui mercati azionari.
Chi si è basato sulle indicazioni di Morgan Stanley nel 2008 è rimasto sottopesato o fuori dall' azionario ed ha limitato i danni determinati dai ribassi azionari o non li ha subiti per niente.

13 December 2007
Morgan Stanley sees no immediate end to the global credit crunch and is telling clients their main goal should be preserving capital.
'The ongoing financial crisis will have a significant detrimental impact on the economic growth outlook – particularly in countries such as the US and the UK but also at a global level,' the bank said.

http://www.thisismoney.co.uk/investing/article.html?in_article_id=427549&in_page_id=166

26 Maggio 2008
"Ci aspettiamo che i principali listini europei continueranno a restare Orso per almeno i prossimi sei mesi, forse anche dodici. Siamo comunque convinti che il rally Orso sia finito e che nei prossimi sei-dodici mesi emergerà una serie di revisione al ribasso degli utili", si legge nella nota di Morgan Stanley.

http://www.spystocks.it/dettaglionotizia.asp?ActionNum=226741&Tipo=N
 

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