Turchia/ Accordo con Fmi potrebbe slittare all'autunno -
C'è chi pensa che Erdogan stia prendendo tempo
Istanbul, 26 mag. (Apcom-Nuova Europa) - Rischia d'allontanarsi ulteriormente nel tempo l'accordo della Turchia con il Fondo monetario internazionale (Fmi) per un prestito anti-crisi. Lo sostiene oggi il quotidiano Referans, scrivendo che l'autunno potrebbe essere un periodo chiave per le relazioni fra le due parti. A fine aprile l'allora ministro dell'Economia Mehmet Simsek aveva detto di essere ottimista e di trovare realistica la chiusura dell'accordo per fine maggio. Citando fonti vicine al governo e al mondo economico Referans ha scritto che la firma prima dell'autunno è improbabile. Secondo il quotidiano il governo starebbe aspettando di vedere l'autunno per capire se ci sono i margini di una ripresa economica per il Paese. Per altri il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan starebbe solamente prendendo tempo per mediare su tutte le questioni ancora aperte, soprattutto quelle relative alle riforme in campo fiscale, che poi sono state il vero motivo del rallentamento delle trattative. A inizio maggio proprio il Fmi ha previsto per il 2009 un calo del Pil turco del 5,1%. L'economia turca dall'inizio del 2009 ha riportato considerevoli segni di flessione. La disoccupazione è salita al 15,5%, entro il 2010 potrebbe toccare il 18%. Nel 2008 il pil ha perso il 6,2%, nel 2009 secondo l'Istituto di statistica turco perderà un ulteriore 3%. Le esportazioni hanno fatto registrare una flessione del 30% con punte del 60% in settori vitali per l'economia nazionale come quello automobilistico. I colloqui sono stati fermi da gennaio a maggio quando Simsek si è recato a Washington. Fino poco tempo fa il nodo principale sembrava essere la forma del prestito. Il governo Erdogan infatti puntava a un "precautionary stand-by", con l'emissione di fondi su richiesta, in caso di estrema emergenza. Il Fmi, invece, come parte del mondo economico turco, preferiva una versione standard del prestito, con emissione di fondi condizionata a riforme e vincoli economici più stringenti. Adesso anche l'esecutivo sarebbe orientato a uno stand-by di tre anni, almeno secondo i quotidiani economici del Paese.
C'è chi pensa che la Turchia dovrebbe firmare al più presto. In aprile Deloitte ha pubblicato un report intitolato "Perché aspettare per il Fmi", in cui puntava l'accento sul fatto che l'accordo con il fondo potrebbe essere l'occasione per una rapida ripresa dell'economia turca. Huseyin Gurer, dirigente di Deloitte Turchia, aveva dichiarato: "In questo contesto deve essere instaurato un trend che possa portare la Turchia a una crescita positiva. Perché questo avvenga bisogna assolutamente firmare l'accordo con il Fondo monetario internazionale senza ulteriori posticipi". A metà giugno è prevista una visita della delegazione del fondo in Turchia. Intanto fonti dal ministero dell'economia dicono che il nuovo responsabile del dicastero, Ali Babacan, non abbia ancora preso in mano la pratica. In questo momento l'unica a rimanere ottimista è Moody's. Kristin Lindow, analista per Moody's Turchia, ha detto al quotidiano Zaman che, anche se l'accordo con il Fmi non dovesse essere chiuso, il rating del paese non cambierebbe e che i risultati dell'economia turca fino a questo momento sono troppo pochi per poter prevedere un esito positivo o negativo nell'economia nazionale. Certo, anche secondo l'agenzia la Turchia farebbe meglio a concludere un accordo che potrebbe dare via libera a un nuovo programma economico e a quelle riforme che il governo ha promesso di attuare da tempo. Il Fondo monetario internazionale dovrebbe erogare dai 20 ai 30 miliardi di dollari. La Turchia nel maggio 2008 ha portato a conclusione con successo un altro accordo da 10 miliardi di euro.