IlPorcospino
Forumer storico
Ora il private equity punta sulla Turchia
IlSole24Ore 9-11-2010
Secondo un recente rapporto redatto da Bcg, Iese e International Finance Corporation (World Bank), la Turchia è, insieme a Brasile e Malaysia, il mercato al momento più attrattivo tra quelli dei paesi emergenti per gli investimenti di private equity.
Le cifre parlano chiaro: dal 2004 ad oggi ci sono stati investimenti per 5 miliardi di dollari in Turchia da parte delle società di private equity. Non solo. Secondo la ricerca l'81% degli operatori dichiara che incrementerà l'ammontare degli investimenti diretti alla Turchia nei prossimi 12 mesi. Quali i motivi di questo interesse?
«La Turchia ha registrato negli ultimi 5 anni rilevanti afflussi di investimenti (Fdi) provenienti dall'estero, in continua crescita fino 2007 – dice Francesco Pavoni, Partner & Managing Director BCG Turkey – quando si sono toccati i massimi storici con 22 miliardi di dollari, per poi calare nel biennio successivo, anche a causa della crisi globale, ma che già fanno registrare positivi segnali di ripresa nel corso del 2010 (+12% rispetto al 2009)».
Naturalmente ha giocato a favore la stabilizzazione dello scenario politico interno, con una solida maggioranza al governo dal 2002, e l'inizio dei negoziati, tuttora in corso, per l'ingresso del paese nella Unione europea. Effetti positivi sono dovuti anche a una stabilizzazione dell'economia nazionale, con un'inflazione ora sotto controllo e tassi d'interesse in calo.
Molto importante è il rinnovato impegno verso il programma di privatizzazione avviato in questi anni dal governo islamico moderato di Recep Tayyip Erdogan.
Questo scenario ha dunque favorito l'ingresso nel contesto economico turco dei principali operatori internazionali di private equity con investimenti complessivi che sono passati dalle poche centinaia di milioni di dollari nel biennio 2004-2005 a quasi 2,5 miliardi di dollari nel 2006, per poi stabilizzarsi a oltre 1,5 miliardi di dollari nel 2007 e nel 2008.
Anche la fiducia dei principali protagonisti del private equity a livello internazionale verso la Turchia è profondamente cambiata rispetto al passato. Infatti, se già dal secondo semestre del 2009 molti di essi sono convinti in un netto miglioramento dello scenario economico globale, la maggioranza degli operatori internazionali prevedono una significativa crescita del volume delle transazioni nel paese.
Qualche esempio? «Tra le principali operazioni realizzate in questi ultimi anni si segnalano l'acquisizione del 50,8% dei supermercati Migros da parte di BC Partners nel 2008 per oltre un miliardo e mezzo di dollari; l'acquisto del 35% della turca MaviJeans da parte del primo fondo di private equity del paese Turkven sempre nel 2008; ma anche durante la crisi i grandi operatori non sono stati a guardare. Basti citare l'interesse manifestato da Bridgepoint per TuvTurk, il principale operatore della regione nei servizi legati alla revisione obbligatoria e periodica dei veicoli a motore», spiega sempre Francesco Pavoni, di Bcg Turkey con sede a Istanbul.
Va tenuto presente che la Turchia è un paese in continua evoluzione e il suo mercato dinamico: ne è dimostrazione il fatto che molte delle aziende di questo paese si trovano ancora in una fase di alta crescita del loro ciclo di vita produttivo e delle vendite. Occorre però essere pronti ad affrontare questo contesto così diverso, anche culturalmente: tipicamente, infatti, gli azionisti turchi difficilmente vogliono perdere il controllo delle loro aziende e richiedono spesso un top management locale, elemento assolutamente accettabile visto l'elevato grado d'istruzione, quasi sempre internazionale, rintracciabile nella classe dirigente del paese.
Problemi dunque facilmente superabili se non si vuole perdere l'occasione di partecipare alla crescita della «Cina» dietro l'angolo. Quest'anno il Pil del paese sul Bosforo crescerà del 7,5% , probabilmente il maggior incremento in Europa e seconda nel G20 solo a Pechino.
IlSole24Ore 9-11-2010
Secondo un recente rapporto redatto da Bcg, Iese e International Finance Corporation (World Bank), la Turchia è, insieme a Brasile e Malaysia, il mercato al momento più attrattivo tra quelli dei paesi emergenti per gli investimenti di private equity.
Le cifre parlano chiaro: dal 2004 ad oggi ci sono stati investimenti per 5 miliardi di dollari in Turchia da parte delle società di private equity. Non solo. Secondo la ricerca l'81% degli operatori dichiara che incrementerà l'ammontare degli investimenti diretti alla Turchia nei prossimi 12 mesi. Quali i motivi di questo interesse?
«La Turchia ha registrato negli ultimi 5 anni rilevanti afflussi di investimenti (Fdi) provenienti dall'estero, in continua crescita fino 2007 – dice Francesco Pavoni, Partner & Managing Director BCG Turkey – quando si sono toccati i massimi storici con 22 miliardi di dollari, per poi calare nel biennio successivo, anche a causa della crisi globale, ma che già fanno registrare positivi segnali di ripresa nel corso del 2010 (+12% rispetto al 2009)».
Naturalmente ha giocato a favore la stabilizzazione dello scenario politico interno, con una solida maggioranza al governo dal 2002, e l'inizio dei negoziati, tuttora in corso, per l'ingresso del paese nella Unione europea. Effetti positivi sono dovuti anche a una stabilizzazione dell'economia nazionale, con un'inflazione ora sotto controllo e tassi d'interesse in calo.
Molto importante è il rinnovato impegno verso il programma di privatizzazione avviato in questi anni dal governo islamico moderato di Recep Tayyip Erdogan.
Questo scenario ha dunque favorito l'ingresso nel contesto economico turco dei principali operatori internazionali di private equity con investimenti complessivi che sono passati dalle poche centinaia di milioni di dollari nel biennio 2004-2005 a quasi 2,5 miliardi di dollari nel 2006, per poi stabilizzarsi a oltre 1,5 miliardi di dollari nel 2007 e nel 2008.
Anche la fiducia dei principali protagonisti del private equity a livello internazionale verso la Turchia è profondamente cambiata rispetto al passato. Infatti, se già dal secondo semestre del 2009 molti di essi sono convinti in un netto miglioramento dello scenario economico globale, la maggioranza degli operatori internazionali prevedono una significativa crescita del volume delle transazioni nel paese.
Qualche esempio? «Tra le principali operazioni realizzate in questi ultimi anni si segnalano l'acquisizione del 50,8% dei supermercati Migros da parte di BC Partners nel 2008 per oltre un miliardo e mezzo di dollari; l'acquisto del 35% della turca MaviJeans da parte del primo fondo di private equity del paese Turkven sempre nel 2008; ma anche durante la crisi i grandi operatori non sono stati a guardare. Basti citare l'interesse manifestato da Bridgepoint per TuvTurk, il principale operatore della regione nei servizi legati alla revisione obbligatoria e periodica dei veicoli a motore», spiega sempre Francesco Pavoni, di Bcg Turkey con sede a Istanbul.
Va tenuto presente che la Turchia è un paese in continua evoluzione e il suo mercato dinamico: ne è dimostrazione il fatto che molte delle aziende di questo paese si trovano ancora in una fase di alta crescita del loro ciclo di vita produttivo e delle vendite. Occorre però essere pronti ad affrontare questo contesto così diverso, anche culturalmente: tipicamente, infatti, gli azionisti turchi difficilmente vogliono perdere il controllo delle loro aziende e richiedono spesso un top management locale, elemento assolutamente accettabile visto l'elevato grado d'istruzione, quasi sempre internazionale, rintracciabile nella classe dirigente del paese.
Problemi dunque facilmente superabili se non si vuole perdere l'occasione di partecipare alla crescita della «Cina» dietro l'angolo. Quest'anno il Pil del paese sul Bosforo crescerà del 7,5% , probabilmente il maggior incremento in Europa e seconda nel G20 solo a Pechino.
