Bce, verso un rialzo dei tassi di 75 punti base. E per Barclays un "maxi" aumento danneggerà soprattutto l'Italia
di Carlotta Scozzari
(ansa)
Sempre più esperti stimano che la Banca centrale, nella riunione del 7-8 settembre, possa decidere una stretta monetaria più massiccia. Gli economisti della banca d'affari britannica avvertono che così il debito del nostro Paese tornerebbe al centro dell'attenzione. Spingendo Francoforte a un intervento "anti spread"
03 SETTEMBRE 2022AGGIORNATO ALLE 15:38 2 MINUTI DI LETTURA
MILANO - Mentre si avvicina a grandi passi la riunione della
Banca centrale europea (Bce) del 7 e 8 settembre, ogni giorno aumenta il numero di analisti ed economisti che vede in arrivo un "maxi" aumento dei tassi di interesse di riferimento dell'area dell'euro di 75 punti base, anziché di 50. Ma una simile mossa potrebbe danneggiare soprattutto l'Italia, a causa dell'elevato debito pubblico, spingendo così la stessa Bce a scendere in campo sfoderando lo scudo "anti spread" annunciato a luglio. Determinante per definire le nuove aspettative sono stati i dati sull'inflazione arrivati mercoledì scorso: nel mese di agosto, l'Eurostat ha stimato una crescita dei prezzi annuale nell'ordine del 9,1%, un nuovo record, rispetto all'8,9% di luglio.
Archiviata l'era delle colombe, a stimare che tra qualche giorno la Bce, presieduta da
Christine Lagarde, possa rivelarsi più falco che mai sono oggi numerose banche d'affari:
Goldman Sachs, Jp Morgan, Bank of America e Barclays solo per citare le principali. "La decisione di alzare i tassi di 75 punti anziché di 50 - notano gli esperti di Barclays - sarà molto dibattuta nel consiglio direttivo e probabilmente incontrerà l'opposizione di alcuni membri che hanno già messo in guardia circa i rischi di una normalizzazione troppo rapida". Già l'innalzamento dei tassi di 50 punti base deciso nella riunione del 20 e 21 luglio, come emerso dai verbali successivamente pubblicati, era stato il risultato di una dialettica nell'ambito della quale alcuni membri si erano espressi a favore di un intervento da 75 punti base.
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Tra i principali argomenti alla base di un aumento dei tassi ancora più incisivo di quello di luglio, analisti e addetti ai lavori segnalano la determinazione della Bce a domare l'inflazione e un'attività economica che non è ancora in contrazione, sebbene in quest'ultimo caso, come mettono in guardia da Barclays, "la finestra si stia chiudendo". La principale controindicazione riguarda infatti l'economia: ci si domanda se un rialzo di 75 punti base non andrà a gravare in maniera spropositata su un contesto europeo messo in ginocchio dalla crisi energetica, che non a caso ha già trasmesso più di un segnale di recessione.
Di più: Barclays avverte che "un aumento dei tassi troppo aggressivo potrebbe spingere i Paesi maggiormente indebitati,
e l'Italia in particolare, verso un'improvvisa situazione di equilibrio 'negativo', perché gli investitori potrebbero riprezzare la curva dei tassi di interesse e diventare maggiormente preoccupati circa la sostenibilità dei titoli sovrani". Un fenomeno che, sempre secondo la banca d'affari britannica, potrebbe condurre verso una frammentazione finanziaria all'interno dell'area dell'euro, che a sua volta potrebbe spingere la Bce a utilizzare il Tpi (Transmission Protection Instrument), lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria annunciato a ridosso della riunione del 21 luglio.
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Gli economisti di
Unicredit research fanno sapere che, in vista della riunione della Bce del 7-8 settembre, confermano l'aspettativa di un rialzo dei tassi di 50 punti base, "ma il rischio di un intervento da 75 punti è elevato" mettono in guardia. "La comunicazione della Bce - fanno notare da Unicredit - è diventata sempre più 'hawkish' (da falco, concentrata più sull'inflazione che sull'economia,
ndr) man mano che la crescita dei prezzi si è rilevata maggiore e più persistente delle attese". Ecco perché, in ogni caso, anche gli economisti della banca italiana vedono in arrivo nell'Eurozona "tre aumenti da 50 punti base entro la fine dell'anno, con un rischio elevato di un intervento da 75 punti in uno dei prossimi due meeting". L'era della Bce "colomba", emblema degli anni in cui al vertice dell'istituzione c'era
Mario Draghi, sembra davvero finita.