Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sulle obbligazioni perpetue... - Cap. 4 bis (6 lettori)

marcob77

Moderator
BFF BANK - Comunicato riscontro a Banca d’Italia sui rilievi emersi a maggio. Incremento dei RWA di €1.8bn (corrispondenti all’extreme scenario) e CET1 all’11.4%. HOLD con TP -5% a €9.5ps
Oggi 12:06 - EQ
Nella serata di ieri, BFF ha comunicato l’invio del riscontro a Banca d’Italia in merito ai rilievi emersi sulla classificazione crediti, sulla governance e sulle prassi aziendali in materia di remunerazione e annunciati con i risultati 1Q24. In particolare:
A seguito della riclassificazione dei crediti, la generazione di past due è pari a €1,361mn, mentre gli RWA sono visti crescere per €1,783mn, corrispondenti all’ “extreme scenario” evidenziato a maggio e superiore alle nostre attese (che prevedevano un incremento dei RWA pari a €1.1bn). In sostanza, la riclassificazione ha coinvolto c.24% del portafoglio crediti di BFF (vs c.15% atteso) e comporta un’inflazione dei RWA del 56% (da €3.2bn a c.€5.0bn). L’effetto dell’incremento dei RWA comporterebbe una riduzione del CET1 al 1Q24 (includendo l’utile di periodo) dal 14.8% al 9.5% (SREP 9%).
Il CdA di BFF ha deliberato l’incremento del tasso di accrual degli LPI dall’attuale 50% al 65%. Il beneficio one-off a capitale è pari a €105mn, di conseguenza il CET1 pro-forma si attesterebbe all’11.4%.
BFF ha fornito riscontro al regolatore in merito ai rilievi emersi sulla governance e ha avviato un piano di interventi volti a risolverli. In aggiunta la banca ha dichiaro di aver adottato le misure necessarie per rimuovere i rilievi in merito alle prassi aziendali in materia di remunerazione.
Confermato il pagamento della cedola dell’AT1 previsto per il 19 luglio.
Ribaditi i target al 2026 (ie net income in area €255-265mn e dividendi cumulati 2023-26 > €720mn).
 

fedro10

è la somma che fa il totale...
XS1064049767Württembergische AG 5,25% 14/44 euribor 3m + 4,50% dalla call 15.7.24

non si vedono piu quotazioni, chiamata.
 

fedro10

è la somma che fa il totale...

Bond: le nuove emissioni governative e corporate sotto la lente​

26/07/202409:07 CARLO ALOISIO

CONDIVIDI​




L’ultima settimana sui mercati non si può dire sia passata senza lasciare traccia, infattti a partire dalla notizia politica della rinuncia alla corsa alla Casa Bianca da parte del presidente Biden, alle notizie e dati macroeconomici, le giornate operative sono state molto intense.
L’attenzione principale era sulla lettura delle ultime trimestrali di alcuni settori specifici, i cui numeri in alcuni casi inferiori alle stime, hanno causato una revisione stessa degli obiettivi per l’anno in corso, con immediate ripercussioni sui corsi azionari che hanno visto in alcuni casi anche percentuali negative in doppia cifra. La frenata del lusso è addebitata al rallentamento dei numeri della Cina, la quale ha cercato immediatamente di stimolare l’economia attraverso l’intervento della banca centrale che ha colto di sorpresa i mercati per la seconda volta dall’inizio della settimana con una nuova operazione di iniezione di liquidità condotta a tassi estremamente ridotti. E’ il segnale di quanto Pechino stia operando per aumentare lo stimolo monetario.
L’operazione a medio termine, della durata di un anno, ha iniettato 200 miliardi di yuan al tasso di 2,30%, 20 centesimi al di sotto dell’offerta precedente.
La lettura di questo dato porta a considerare sempre più certa la posssibilità che alla fine dell’estate potremo assistere ad una nuova riduzione dei tassi in Eurozona ed anche negli Stati Uniti, prima di tuffarsi nel rush finale della corsa alla presidenza, che diventerà il vero “market mover” per fine anno e probabilmente per molta parte di quello successivo, sia che vinca Trump od il candidato democratico, non ancora nominato, Harris. Nel primo caso la politica estera potrebbe fare da traino ai mercati, soprattutto se sarà in grado, come dice, di far sedere ad un tavolo russi ed ucraini fino alla firma di un accordo. Le mosse invece della Harris sono ancora del tutto sconosciute e quindi sarà inevitabile che una volta espresse, diverrano un driver importante, in un senso o nell’altro per i mercati.
Il bello dei mercati sta proprio nell’imprevedibilità di ogni cosa, infatti mentre la maggior parte degli analisti dopo gli ultimi dati, commentava in maniera già certa i prossimi ribassi dei tassi, tutto veniva rimesso in discussione dai dati macro Usa di giovedì, che hanno evidenziato una super crescita del pil e di altri dati, con stima per il secondo trimestre al 2% ed uscito al 2,8%, un dato tutt’altro che indirizzato al taglio dei tassi sul biglietto verde. Evidentemente le parole di precauzione che più volte ha pronunciato Powell nelle ultime settimane, hanno una base di solida realtà sullo stato dell’economia.
A livello di mercato le conseguenze sui rendimenti dei governativi si sono sentite soprattutto in ottica di stabilizzazione dei valori dopo il recupero delle ultime due settimane, con particolare apprezzamento per i titoli di “maggior profilo” all’interno dell’Eurozona, cioè Germania ed Olanda. Il rendimento decennale del Bund è sceso al 2,4% mentre il governativo olandese è al 2,68%, lo spread contro Btp è leggermente risalito in area 13, circa 10 punti base in più rispetto allo scorso venerdi.
Sotto il 3% la compagnia si allarga alla Finlandia, Irlanda e Belgio che rimane sulla soglia appena sotto il 3% sulla curva decennale; anche i titoli EU sono scesi su questa soglia, mentre tutto il resto rimane sopra il 3%. Quanto a Uk e Usa i tassi sono rimasti sostanzialmente stabili sui livelli della scorsa settimana rispettivamente al 4,13% e al 4,24 per cento.

Le nuove emissioni governative sotto la lente​

E’ stata una settimana di aste per il Tesoro, quelle di fine mese, partita giovedi con Btp-short e Btpei per 5,75 miliardi di euro seguiti venerdi da sei miliardi in Bot semestrali. Nella serata di giovedi, come sempre a mercati chiusi, i dettagli del collocamento a medio lungo di martedì prossimo in cui, secondo alcuni analisti, potrebbe essere proposto un nuovo Btp a cinque anni oltre alla riapertura del decennale e di un Ccteu per un totale fino a nove miliardi.
La Grecia è tornata a rifinanziarsi sui mercati finanziari e lo ha fatto non con una nuova scadenza, bensì con l’emissione di una nuova tranche del bond con scadenza 12 marzo 2029 (codice Isin GR0124035693), titolo che fu emesso sul mercato nel 2019. Il titolo offre una cedola annuale lorda del 3,875%, la quale ha evidentemente attirato le attenzioni degli investitori. A fronte di un importo offerto di appena 250 milioni di euro, infatti, la domanda è stata quasi quadrupla: 906 milioni. E il prezzo, in linea con il suo andamento di mercato, è stato di 104,57 e il rendimento alla scadenza è del 2,81%. La data di regolamento è stata fissata per il 24 luglio. Oggi i rendimenti dei bond della Grecia viaggiano decisamente sotto i livelli italiani, infatti questa scadenza quinquennale rende attualmente intorno allo 0,35% in meno rispetto al BTP di pari durata. Il paradosso è che i titoli di Stato ellenici godono di rating inferiori a quelli italiani: BBB- per S&P e Fitch, Ba1 per Moody’s. Per quest’ultima agenzia, ancora oggi, il debito di Atene resta “non investment grade. I rating dei BTP sono rispettivamente BBB/BBB/Baa3.
Riaperture dal Belgio per due scadenze medio-lunghe rispettivamente 1,4 miliardi sul Bgb 2,85% 2034 e sul Bgb 3,5% 2055 per oltre un miliardo di euro.
Un nuovo bond emergente proveniente dall’Africa è arrivato sul mercato; si tratta dell’emissione sovrana del Camerun, stato dell’area equatoriale del continente. La scadenza offerta è stata di sette anni e con rendimento del 10,75%. Il bond in dollari ha rating bassi, B- per S&P, B per Fitch e CCC+ per Moody’s. L’emissione è stata collocata a un prezzo di 95,336 con cedola del 9,5% che porta appunto il rendimento a scadenza al valore indicato, Isin XS2869469333 e taglio minimo da 200mila dollari con multipli di mille. I prezzi dopo l’emissione si sono alzati di circa 25 punti base, ma non c’è stata performance particolare.
Dopo lunghe trattative è stato finalmente trovato un accordo per la ristrutturazione dei bond sovrani emessi dall’Ucraina per un controvalore di 19,7 miliardi di dollari. L’intesa riguarda tredici titoli oggetto di congelamento dei relativi pagamenti sin dall’invasione russa nel febbraio del 2022, con effetto sui pagamenti cedole e rimborsi dal 1 agosto dello stesso anno. Esso prevede la cancellazione del 37% del debito per un controvalore di 8,67 miliardi di dollari. Si calcola che i risparmi per Kiev saranno pari a 11,4 miliardi per i prossimi tre anni, il 90% rispetto ai pagamenti altrimenti previsti. In ottemperanza all’accordo, saranno emesse due nuove serie di bond dell’Ucraina. Una prima avrà scadenze tra il 2029 e il 2036, emesse a un valore del 40% rispetto ai crediti vantati, con ammortamento a partire dal 2029 e cedole che scatteranno sin dal prossimo anno. Esse saranno dell’1,75% e fino al 4,50% dal 2026. Ci sarà una seconda serie di bond ucraini per un valore pari al 23% dei crediti vantati e con scadenze comprese tra il 2030 e il 2036. Non ci saranno cedole, ma se la crescita del Pil supererà i target del Fondo Monetario Internazionale (FMI) di almeno il 3% e fino al 7,5% entro il 2028, il valore del capitale salirà fino al 35% dei crediti vantati dagli investitori.

I nuovi collocamenti corporate sotto i riflettori​

Poche le emissioni euro nella settimana, probabilmente si sta entrando nella fase estiva che è molto simile al periodo che precede le festività natalizie, con pochi scambi e rischio di alta volatilità.
Due offerte da Credit Agricole su sui titoli con scadenza nel 2026 per 370 milioni circa con cedola al 3,4% pagata trimestralmente, Isin FRCASA010464 e taglio che non si vedeva da tempo da 50mila euro con multipli di mille. L’altro titolo è stato emesso per 226 milioni circa e ha una cedola fissa del 3,45%, anche in questo caso pagata trimestralmente con scadenza nel 2034 e taglio retail minimo da un euro con multipli di uno; prezzi di emissione a 100 per entrambi, con prezzi in rialzo nel grey market successivo.
Sempre sul dollaro è uscita American Express con un deal su più scadenze; la prima al 2028 per 1,2 miliardi con tasso fisso fino al 2027 al 5,043% che si trasforma poi fino a scadenza nel variabile trimestrale +0,93%; Isin US025816DV84; il titolo più lungo ha scadenza nel 2035 sempre con la stessa struttura a tasso fisso del 5,284%, che si trasforma negli ultimi 12 mesi in variabile trimestrale +1,42%, Isin US025816DW67. Per tutti il taglio è retail da 2mila dollari con multipli di mille ed il rating è A2/BBB+/A.
 

Users who are viewing this thread

Alto