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Ma non eri tu il candidato moderatore da quelle parti ? Che hai fatto, hai accettato la designazione di Argema ?... Finalmente si potrà intraprendere una tranquilla navigazione anche in Politica...
dopo questo topic la tua presenza tra i moderatori della sezione politica è indispensabile, io e mostromarino copriamo la sinistra e la destra...tu vedo che hai dimestichezza con il centro
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E poi è stato arcivescovo della mia città natale...
Intervista rilasciata all’Unità 16 novembre 2008
Monsignor Casale: «La vita è relazione: basta accanirsi»
L'ex arcivescovo di Foggia ha le idee chiare:
«lo credo che nel caso di Eluana si debba lasciare agli interessati
libertà di decidere in modo sereno»
di Federica Fantozzi
«La vita è relazione, non un fatto biologico. Nel caso di Eluana si parla di stato vegetativo, e non è opportuno accanirsi». È l'opinione controcorrente di monsignor Giuseppe Casale, ex arcivescovo di Foggia. Che invita il Parlamento a esprimersi «con saggezza: una legge sul testamento biologico potrà evitare casi analoghi».
Il silenzio invocato da Beppino Englaro non è mai sceso. Anzi, si moltiplicano le pressioni per dissuadere il Friuli ad accogliere gli ultimi giorni di Eluana. Perché? «Noi in Italia ragioniamo di alti problemi dimenticando le persone. Ci schieriamo in partiti come guelfi e ghibellini tralasciando di lavorare per soluzioni concrete. Così la politica diventa difesa aprioristica di punti di vista».
Fa eccezione il governatore friulano Tondo, che comprende il dolore della famiglia. Pur facendo parte di uno schieramento, il Pdl, contrario alla sentenza. «È così, è vero. Il punto è che bisogna guardare la realtà di questa giovane da anni in una situazione difficile. E guardare la realtà del padre depositario della volontà da lei espressa in senso contrario all'accanimento terapeutico».
C'è chi mette in dubbio la volontà di Eluana: mancherebbe la «piena consapevolezza». «Come si fa a dubitare di un padre che sembra persona seria e preoccupata? Come si può pensare che tiri in ballo una fandonia? Mi sembra così pregiudiziale tutto questo».
Secondo lei, le cure a Eluana configurano accanimento terapeutico? «La questione di fondo è proprio se dopo tanti anni sia opportuno interrompere cure che sono un accanirsi sul corpo di una ragazza in coma irreversibile. Io credo di sì e che si debba lasciare agli interessati libertà di decidere in modo sereno».
Anche di interrompere l'alimentazione artificiale? «La mia opinione è che la nutrizione forzata vada considerata come cura. Se non nella sostanza, almeno nella forma: viene erogata con tubicini, attraverso espedienti. È un'operazione non naturale ma collegata a interventi medici, solo grazie ai quali Eluana vive. Attardarsi dietro la distinzione tra terapia e alimentazione mi sembra, se non un sofisma, spaccare il capello in quattro».
Su questo sofisma presto dibatterà il Parlamento. Prevedibilmente, in modo aspro. «Speriamo che ragioni con saggezza. Al di là degli scontri e delle posizioni precostituite. Servirebbe un sussulto di dignità perché una legge sul testamento biologico potrà impedire casi del genere».
Non solo la politica ha opinioni restrittive. Anche la Chiesa si è fatta sentire In modo pressante. Dalla Santa Sede alla Cei ai movimenti più oltranzisti. «La Chiesa si sente di dover difendere grandi principi e la prima reazione è tenere fermo il cammino. Nella sua storia ci sono sempre stati due momenti: il primo per erigere una diga che fermasse riflessioni reputate pericolose per la vita sociale. Nel secondo momento sono arrivati riflessione e discernimento delle novità giuste da quelle sbagliate».
Significa che la Chiesa si aprirà sui temi bioetici?
«Faccio un esempio storico. Dopo Pio IX è arrivato Leone XIII con la Rerum Novarum. Di fronte ai grandi movimenti di opinione la Chiesa si è sempre comportata così».
Ha avuto contatti con il signor Englaro? «No. Studio, lavoro, prego. Spero che la cosa si risolva con serenità. Non è una battaglia di opinione: è la difesa di chi soffre».
Si spegnerà una vita? «La vita è relazione, non un fatto biologico. In questi casi si parla di stato vegetativo. Quella di Eluana non è una vita piena, è ridotta al minimo».