Un esperienza on the road

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Amleto

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Sicuramente con gli argomenti strettamente economico-finanziari quanto ho vissuto non ha grande pertinenza, ma le parole di Voltaire nell'ultimo intervento sulla gestione 'professionale' del risparmio, sul futuro di tante famiglie e sul valore dei soldi, mi hanno indotto a fare partecipi tutti gli amici del forum della mia ultima esperienza.
con un amico messicano e su sua proposta abbiamo deciso di partire in auto da mexico city per arrivare nello stato di quintana roo e visitare le vestigia maya. abbiamo attraversato in 3 giorni di viaggio gli stati di puebla, tabasco, chiapas, campeche, yucatan per giungere infine a tulum.
non so come descriverlo, non credo di riuscire a comunicare a chi non ha mai vissuto quei luoghi (non solo visitati, ma anche condivisi con la gente del luogo) il senso di prostrazione, di tristezza, di disperazione che ho provato a contatto con quelle realta'. Io e non loro. Perche' in quei luoghi ho trovato la miseria e la poverta' piu' tragiche che potessi immaginare. Chi ha speso le vacanze a Playa del Carmen, piuttosto che a Cancun o Isla de Muyeres, a Puerto Vallarta o Acapulco, non so se possa immaginare che nello stesso paese, a 300, 400 km di distanza ci sono villaggi e villaggi che non hanno un tetto in muratura sulla loro testa, che vivono in baracche di legno e lamiera di 30-40 mq quadrati, che arano la terra con i buoi, che hanno tutto il loro patrimonio in pochi animali ed in 2 assi di legno...ho visto bambini alzarsi alle 5 del mattino per fare a piedi, chi, piu' fortunato, in bicicletta 10, 20 km per arrivare alla scuola dove il mio amico messicano mi ha detto che impareranno a leggere e a scrivere ma che circa solo il 5% riuscira' ad emanciparsi dalla vita che il destino ha loro riservato.
Volevo fotografare alcuni di quei villaggi, ma al momento di scattare le foto, non me la sono sentita, perche' mi sembrava di togliere qualcosa alla dignita' di quelle persone, di considerarli dei fenomeni da baraccone da esibire al ritorno, e percio' ho impresso solo nella mia memoria le immagini drammatiche di chi senza una ragione nasce portandosi sulle spalle il destino di una vita di stenti e di umiliazioni.
e mi sono scoperto debole e fortunato allo stesso tempo. debole perche' sono tuttora avvilito per la consapevolezza che quelle che consideravo minime cose in italia come l'acqua, l'elettricita', il riscaldamento, un pasto almeno 3 volte al giorno, l'autobus, l'auto, un medico ed un ospedale a disposizione, una farmacia, un cinema dove spendere qualche ora del nostro tempo, sono lussi che migliaia di persone neppure sognano, perche' non ne conoscono l'esistenza e di cui io al contrario non solo non sarei in grado di fare a meno...ma che mi sono sempre apparse come condizioni naturali della vita.. e mi vergogno dei soldi che stoltamente ho perso in borsa, in sventate ed oltaggiose (di quelle e di migliaia di altre persone nel mondo) operazioni finanziarie, con il pensiero che si' tanto al massimo ci rimetto un milione...
fortunato per tutti gli aspetti positivi della vita di cui ciascuno di noi in Italia fruisce, per le possibilita' di cui la maggior parte di noi gode
per la possibilita' che se anche ti diagnosticano una neoformazione nello stomaco, forse un medico, piu' di uno, un reparto di ospedale, una stanza con un letto ed un po' di assistenza ce l'abbiamo e con essi almeno la speranza che non tutto sia finito, mentre migliaia di persone non hanno neppure la ventura di capire perche' la loro vita si sta spegnendo...
mi sono detto che spesso nella mia ordinarieta' di italiano non mi mancava solo la consapevolezza del 'vero' valore dei miei pochi soldi, di come essi non solo non sono una risorsa 'naturale', che si riproduce naturalmente alla fine del mese con lo stipendio, ma altresi' la coscienza che di quei pochi soldi bisogna fare un uso davvero responsabile perche' la mia stoltezza non diminuisce solo l'entita' del mio portafoglio, ma offende tutti coloro che un milione di lire non riusciranno a vederlo neppure nel corso di tutta la loro vita.
e mi sono sentito in colpa.
mah...
 

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