Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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Siano dati due giocatori ciascuno con una propria strategia.

Se nessuno dei due giocatori può ottenere un vantaggio cambiando strategia

e se nessuno dei due la cambia, abbiamo un equilibrio di Nash

(che sarebbe quel matematico di "A beautiful mind", film di un certo successo di una ventina di anni fa).

Un caso particolare di equilibrio di Nash è MAD.


MAD sta per Mutual Assured Destruction (https://en.wikipedia.org/wiki/Mutual_assured_destruction),
cioè "reciproca distruzione garantita", e si riferisce alla dottrina strategica della deterrenza nucleare:

se ho un arsenale nucleare paragonabile a quello del mio nemico
io non ho interesse ad usarlo e nemmeno lui ha interesse ad usare il suo.


Un altro film piuttosto noto è figlio della stagione in cui qualcuno credeva che si potesse vincere una guerra nucleare...
ma alla fine siamo sempre tornati al punto di partenza: MAD, appunto.


Da incompetenti di storia e geopolitica si potrebbe pensare che, dalla Corea in poi,
per questo i conflitti aperti non hanno mai coinvolto direttamente i due grandi blocchi
(USA e Nato da una parte URSS/Russia e Patto di Varsavia/alleati dall'altro).


Poi sui social oggi c'è gente che parla come se tutto questo non avesse peso.

O sarebbero felici di bruciare in un olocausto nucleare sapendo di essere dalla parte giusta o, alle solite,

vanno avanti a casaccio (ma sempre dalla stessa parte) a suonare il tamburo dell'ideologia,

che tanto vaccini, COVID o guerra che differenza c'è...
 
Lo posso ripetere all'infinito, se serve:

vivo da mesi e mesi in una nazione che ha avuto una frazione infinitesimale delle restrizioni italiane,
lavorando da altrettanto tempo al chiuso, e la mascherina non era prevista.

Assenze per COVID?

Sì, quarantena di una settimana e via di nuovo al lavoro.

Focolai aziendali? 0.


Prima dell'arrivo della guerra in Ucraina c'erano i soliti volenterosi
che si sperticavano a sottolineare l'aumento di casi in questo o quell'altro paese del nord Europa (isole comprese),
mentre la situazione ospedalizzazioni rimaneva e rimane completamente sotto controllo.

E mi ero rotto e strarotto di chi diceva che là (qui) c'erano restrizioni come le nostre
perché era semplicemente una CAZZATA ENORME dettata da ignoranza e/o malafede.



Si parlava di paesi i cui dati non sono stati diversi da quelli italiani, anzi,
ma con misure restrittive infinitamente più leggere di quelle italiane
e velocemente rimosse o in fase di COMPLETA rimozione.

Facile arrivare alle conclusioni sull'utilità del dispositivo antipandemico italiano,
che ha con disinvoltura agito eliminando alcuni diritti primari dei cittadini, dall'istruzione al lavoro.


Ebbene, il governo italiano a questi dispositivi INUTILI e ARBITRARI (scienza? di 'sto par di sfere)
resta attaccato come una cozza a uno scoglio.


Quel che era da rimuovere in blocco è blandamente ritoccato,
mentre si annuncia una fine delle restrizioni che forse si realizzerà davvero a fine maggio o oltre.


Così mentre altrove si è tornati alla normalità

(quella vecchia, nessun "new normal")

in Italia quel che davvero si affina e si perfeziona è il disastro economico.



Quando interi settori industriali venivano decimati si taceva al riguardo,

mentre si parlava del patrimonio artistico e paesaggistico come del "petrolio" dell'Italia.


Sarà facile constatare quanto bene abbia fatto al settore turismo e accoglienza

tutto quello che è stato disposto nell'ultimo anno.


E che è stato riproposto, oggi.
 
Una prece per chi ogni tre per due
è partito in quarta con la prossima variante del virus,
che sarebbe stata quella buona (per la strage degli innocenti, i cadaveri per strada etc).

Poi è arrivata la guerra in Ucraina e ha perso il palcoscenico.

Ricordatelo nelle vostre preghiere.

Una prece per chi non ne ha mai capito una benemerita,
si è sempre tenuto lontano dalla bibliografia relativa
ma ha trattato l'epidemia come fosse il suo cane: ora fa così, ora fa cosà.

Ricordatelo nelle vostre preghiere

Una prece per chi ha trasformato la lotta per la proprietà collettiva (pubblica)
dei mezzi di produzione in lotta contro i mezzi di produzione, però i prodotti li vuole, gratis.

Ricordatelo nelle vostre preghiere.

Una prece per chi ha declassato EMA e FDA a inutili carrozzoni burocratici,
sottoposti al reviewing della "comunità scientifica" (quale?).
Hanno difeso Fauci ma non quel che diceva ("fidatevi di FDA").
A quanto pare l'H-Index logora chi non non ce l'ha.

Ricordateli nelle vostre preghiere.

Una prece per quelli che "la comunicazione": la chiamano comunicazione ma altri la chiamano narrazione,
e certe narrazioni hanno sempre una morale.
Ma i fenomeni naturali no, non la hanno.

Ricordateli nelle vostre preghiere.

Una prece per quanti si sono scandalizzati per l'Ecclesiaste , καιρὸς τοῦ περιλαβεῖν καὶ καιρὸς τοῦ μακρυνθῆναι ἀπὸ περιλήμψεως
"un tempo per abbracciare, un tempo per astenersi dagli abbracci".

Ricordateli nelle vostre preghiere.

A prayer for the wannabe victimizers playing the victim:
they were out for blood, but they didn't get it (nessun riferimento alla guerra in Ucraina).

Ricordateli nelle vostre preghiere.


E dopo le preghiere rileggetivi Joyce.

E poi Qoelet, ecchecca**o.


E ricordatevi che dovete morire.

Anzi, segnatevelo.
 
Per fortuna che questo è" il governo dei migliori".

I nodi da sciogliere
Di fatto ci sono tre deroghe al sistema pensionistico ordinario che rischiano di terminare la corsa a fine anno.

Si tratta delle pensioni anticipate con:

  • Opzione Donna

  • Ape Sociale

  • Quota 102
Tutte misure in scadenza e che, in assenza di rinnovo, lascerebbero un vuoto incolmabile con le regole Fornero attualmente in vigore.


La domanda che a questo punto viene spontaneo porsi è:

cosa farà il governo?


La strada meno tortuosa da percorrere

e che andrà bene a tutti

e non farà male a nessuno prima delle elezioni sarà una sola.


Cioè la proroga delle tre misure esistenti
 
Molti italiani si domandano a quanto ammonterebbero i prezzi della benzina senza accise.

La differenza effettivamente – stando a quanto dichiarato dall’Agenzia delle Dogane – sarebbe sostanziale.


Ecco quanto influiscono sui prezzi del carburante:

  • 728,40 Euro di accise su 1.000 litri di benzina.

  • 617,40 Euro di accise sul gasolio.

  • 267,77 Euro di accise sul GPL.

A conti fatti, i prezzi della benzina senza accise sarebbero di 90 centesimi al litro,

mentre il gasolio costerebbe poco più di 80 centesimi al litro.
 
Una bella analisi approfondita del problema.


Sono trascorse tre settimane da quando il presidente russo Vladimir Putin
ha iniziato la sua invasione dell’Ucraina, ma non è ancora chiaro perché lo abbia fatto e cosa spera di ottenere.

Analisti, commentatori e funzionari governativi occidentali
hanno avanzato più di una dozzina di teorie per spiegare le azioni, le motivazioni e gli obiettivi di Putin.

Alcuni analisti ipotizzano che Putin sia motivato dal desiderio di ricostruire l’impero russo.

Altri affermano che è ossessionato dall’idea di riportare l’Ucraina nella sfera di influenza della Russia.

Alcuni credono che Putin voglia controllare le vaste risorse energetiche offshore dell’Ucraina.

Altri ancora ipotizzano che Putin, da vecchio autocrate, stia cercando di mantenere la sua presa sul potere.

Mentre alcuni sostengono che Putin abbia una strategia proattiva a lungo termine volta a stabilire il primato russo in Europa,

altri credono che sia un reazionario a breve termine che cerca di preservare ciò che resta del ruolo declinante della Russia sulla scena mondiale.


Quelle che seguono sono otto teorie diverse, ma complementari, che cercano di spiegare perché Putin ha invaso l’Ucraina.
 
Costruire l’Impero


La spiegazione più comune dell’invasione russa dell’Ucraina è che Putin,
bruciando di risentimento per la fine dell’Impero sovietico,
è determinato a ristabilire la Russia (generalmente considerata una potenza regionale)
come una grande potenza in grado di esercitare un’influenza su scala globale.

Per i sostenitori di questa teoria, Putin mira a riprendere il controllo dei 14 Stati post-sovietici
– spesso chiamati il “vicino estero” della Russia – che sono diventati indipendenti dopo il crollo dell’Unione Sovietica avvenuto nel 1991.

Questo fa parte di un piano più ampio per ricostruire l’Impero russo, che territorialmente era ancora più esteso di quello sovietico.


Per i teorici dell’Impero russo, l’invasione della Georgia da parte di Putin nel 2008 e della Crimea nel 2014,
così come la sua decisione del 2015 di intervenire militarmente in Siria, facevano tutte parti di una strategia
per ripristinare la posizione geopolitica della Russia e minare l’ordine internazionale a guida americana basato su regole.

Coloro che credono che Putin stia cercando di ristabilire la Russia come grande potenza affermano che,
una volta ottenuto il controllo sull’Ucraina, il presidente russo focalizzerà l’attenzione su altre ex Repubbliche sovietiche,
inclusi i Paesi baltici di Estonia, Lettonia e Lituania, e in seguito sulla Bulgaria, sulla Romania e persino sulla Polonia.


L’obiettivo finale di Putin, dicono, è cacciare gli Stati Uniti dall’Europa,

stabilire nel continente una sfera di influenza esclusiva per la Russia

e dominare l’ordine di sicurezza europeo.



La letteratura russa supporta ed avvalora questa tesi.

Nel 1997, ad esempio, lo stratega russo Aleksandr Dugin, un amico di Putin,
ha pubblicato un libro molto importante dal titolo “Fondamenti di geopolitica: Il futuro geopolitico della Russia”,
in cui sostiene che l’obiettivo a lungo termine della Russia dovrebbe essere la creazione,
non di un Impero russo, ma di un Impero eurasiatico.

Il libro di Dugin, che utilizzato nelle accademie militari russe, afferma che per far tornare grande la Russia,
la Georgia dovrebbe essere smembrata,
la Finlandia dovrebbe essere annessa e
l’Ucraina dovrebbe cessare di esistere: “L’Ucraina, in quanto Stato indipendente con determinate ambizioni territoriali, rappresenta un enorme pericolo per tutta l’Eurasia”.

Dugin, che è stato soprannominato il “Rasputin di Putin”, ha aggiunto:

“L’Impero eurasiatico sarà costruito sul principio fondamentale del nemico comune:

il rifiuto dell’atlantismo, il controllo strategico degli Usa e il rifiuto di consentire ai valori liberali di dominarci”.


Nell’aprile 2005, Putin ha fatto eco a questo sentimento quando, nel suo discorso annuale sullo stato della nazione,
ha definito il crollo dell’Impero sovietico come “la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo”.

Da allora, Putin ha ripetutamente criticato l’ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti, in cui la Russia ha una posizione subordinata.


Nel febbraio 2007, durante un discorso tenuto alla Conferenza di Monaco sulla Politica di sicurezza,

Putin ha attaccato l’idea di un ordine mondiale “unipolare” in cui gli Stati Uniti, come unica superpotenza,

sono riusciti a diffondere i propri valori democratici liberali ad altre parti del mondo, inclusa la Russia.



Nell’ottobre 2014, in un discorso al Valdai Discussion Club, un think tank russo di alto profilo vicino al Cremlino,
Putin ha criticato l’ordine internazionale liberale del Secondo dopoguerra, i cui principi e norme,
inclusa l’adesione allo Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e la promozione della democrazia liberale,
oltre a preservare la sacralità della sovranità territoriale e dei confini esistenti,
regolano la conduzione delle relazioni internazionali da quasi ottant’anni.


Putin ha invocato la creazione di un nuovo ordine mondiale multipolare che sia più favorevole agli interessi di una Russia autocratica.


Il defunto Zbigniew Brzezinski (ex consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter),
nel suo libro del 1997 “The Grand Chessboard” (La grande scacchiera), scrisse che l’Ucraina è essenziale per le ambizioni imperiali russe:

“Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero euroasiatico. (…)
Tuttavia, se Mosca riottiene il controllo dell’Ucraina, con i suoi 52 milioni di abitanti e importanti risorse, oltreché l’accesso al Mar Nero,
la Russia riconquisterà automaticamente i mezzi per tornare ad essere un potente Stato imperiale esteso tra Asia ed Europa”.
 
La zona cuscinetto


Numerosi analisti attribuiscono l’invasione russa dell’Ucraina alla geopolitica,
che tenta di spiegare il comportamento degli Stati attraverso la lente della geografia.

La maggior parte del territorio occidentale della Russia si trova nella pianura russa,
una vasta area priva di montagne che si estende per oltre 4.000.000 di chilometri quadrati (1,5 milioni di miglia quadrate).

Chiamata anche pianura dell’Europa orientale, la vasta area pianeggiante costituisce per la Russia un grave problema di sicurezza:
un esercito nemico che invadesse dall’Europa centrale o orientale incontrerebbe pochi ostacoli geografici per raggiungere il cuore della Russia.

In altre parole, la Russia, a causa della sua geografia, è particolarmente difficile da difendere.


Robert Kaplan, navigato analista geopolitico, ha scritto che la geografia è il punto di partenza per comprendere tutto il resto della Russia:

“La Russia rimane illiberale e autocratica perché, a differenza della Gran Bretagna e dell’America, non è una nazione insulare,
ma un vasto continente con poche caratteristiche geografiche per proteggerlo dall’invasione.
L’aggressione di Putin deriva in definitiva da questa fondamentale insicurezza geografica”.


I dirigenti russi hanno storicamente cercato di creare una profondità strategica spingendosi verso l’esterno per istituire zone cuscinetto:
barriere territoriali che aumentano la distanza e il tempo che gli invasori incontrerebbero per raggiungere Mosca.


L’Impero russo comprendeva i Paesi baltici, la Finlandia e la Polonia, che fungevano tutti da cuscinetto.


L’Unione Sovietica ha creato il Patto di Varsavia – che includeva Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania dell’Est, Ungheria, Polonia e Romania –
come un vasto cuscinetto per proteggersi da potenziali invasori.


La maggior parte degli ex Paesi del Patto di Varsavia sono ora membri della Nato.


La Bielorussia, la Moldavia e l’Ucraina, strategicamente situate tra la Russia e l’Occidente,
sono gli unici Paesi dell’Europa orientale a fungere da Stati cuscinetto della Russia.


Alcuni analisti sostengono che la percepita necessità della Russia di un cuscinetto sia il fattore principale nella decisione di Putin di invadere l’Ucraina.


Mark Galeotti, un eminente esperto britannico della geopolitica russa, ha osservato
che il possesso di una zona cuscinetto è legato alla comprensione della Russia dello status di grande potenza:

“Dal suo punto di vista, Putin ha costruito gran parte della sua identità politica
attorno all’idea di fare della Russia una grande potenza e di farla riconoscere come tale.
La sua concezione di grande potenza è quella di un geopolitico del XIX secolo.
Non è la potenza dell’influenza economica, o dell’innovazione tecnologica, per non parlare del soft power.
No. Una grande potenza, secondo i vecchi termini, ha una sfera di influenza, ossia Paesi la cui sovranità è subordinata alla sua”.
 
L’indipendenza ucraina


L’ossessione di Putin per l’estinzione della sovranità ucraina
è strettamente legata alle teorie sulla costruzione di un impero e sulla geopolitica.

Putin sostiene che l’Ucraina è parte integrante della Russia da secoli
e che la sua indipendenza proclamata nell’agosto 1991 è stato un errore storico.

L’Ucraina, egli afferma, non ha il diritto di esistere.


Putin ha ripetutamente minimizzato o negato il diritto dell’Ucraina all’indipendenza e alla sovranità:


– nel 2008, Putin disse a William Burns, all’epoca ambasciatore degli Stati Uniti in Russia (ora direttore della Cia):

“Non sai che l’Ucraina non è nemmeno una nazione? Una parte è davvero Est Europa e una parte è davvero russa”.


– Nel luglio 2021, Putin ha scritto un saggio di 7 mila parole intitolato “Sull’utilità storica dei russi e degli ucraini”,
in cui esprime disprezzo per la sovranità ucraina, mette in dubbio la legittimità dei confini dell’Ucraina
e sostiene che l’Ucraina moderna occupa “le terre della Russia storica”.

E conclude dicendo: “Sono convinto che la vera sovranità dell’Ucraina sia possibile solo in collaborazione con la Russia”.


– Nel febbraio scorso, appena tre giorni prima di lanciare la sua invasione, Putin ha affermato
che l’Ucraina è un falso Stato creato da Vladimir Lenin, il fondatore dell’Unione Sovietica:

“L’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia o, per essere più precisi, dai bolscevichi, dalla Russia comunista.
Questo processo iniziò praticamente subito dopo la rivoluzione del 1917, e Lenin e i suoi collaboratori
lo portarono avanti in un modo che risultò estremamente duro per la Russia, separando quello che è storicamente una terra russa. (…)
L’Ucraina sovietica è il risultato della politica dei bolscevichi e può giustamente essere chiamata “l’Ucraina di Vladimir Lenin”.
Quest’ultimo ne fu il creatore e l’architetto”.
 
Ultima modifica:
Nato


Secondo questa teoria, Putin ha invaso l’Ucraina per impedirle di aderire alla Nato.

Il presidente russo ha ripetutamente chiesto che l’Occidente garantisca “immediatamente”
che l’Ucraina non sarà autorizzata ad aderire alla Nato o all’Unione Europea.


Un convinto fautore di questo punto di vista è il teorico americano delle relazioni internazionali John Mearsheimer,
il quale, in un articolo controverso titolato “Perché la crisi dell’Ucraina è colpa dell’Occidente
afferma che l’allargamento verso est della Nato ha spinto Putin ad agire militarmente contro l’Ucraina:

“Gli Stati Uniti e i loro alleati europei condividono la maggior parte della responsabilità della crisi.

La radice del problema è l’allargamento della Nato,

l’elemento centrale di una strategia più ampia per fare uscire l’Ucraina dall’orbita della Russia e integrarla in Occidente…

Dalla metà degli anni Novanta, i leader russi si sono fermamente opposti all’allargamento della Nato

e negli ultimi anni hanno puntualizzato che non sarebbero rimasti a guardare

mentre il loro vicino strategicamente importante si trasformava in un bastione occidentale”.


In una recente intervista al New Yorker, Mearsheimer ha accusato gli Stati Uniti e i suoi alleati europei per l’attuale conflitto:

“Penso che tutti i problemi in questo caso siano iniziati davvero nell’aprile 2008, al vertice della Nato a Bucarest,

dove in seguito la Nato ha rilasciato una dichiarazione in cui si affermava che l’Ucraina e la Georgia sarebbero entrate a far parte della Nato”.



L’ex segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, in una recente intervista a Radio Free Europe,
ha parlato di come siano cambiate le opinioni di Putin sulla Nato:

“Putin è cambiato nel corso degli anni.
Il mio primo incontro è avvenuto nel 2002 (…) ed è stato molto positivo riguardo alla cooperazione tra Russia e Occidente.
Poi, gradualmente, ha cambiato idea.
E dal 2005 al 2006 circa, è diventato sempre più negativo nei confronti dell’Occidente e nel 2008 ha attaccato la Georgia. (…)
Nel 2014, ha preso la Crimea e ora abbiamo assistito a un’invasione su vasta scala dell’Ucraina, pertanto, è davvero cambiato nel corso degli anni”.

“Penso che le rivoluzioni in Georgia e in Ucraina nel 2004 e nel 2005 abbiano contribuito al suo cambiamento di rotta.
Non dobbiamo dimenticare che Vladimir Putin è cresciuto nel Kgb.
Quindi, il suo pensiero è molto influenzato da quel passato.
E pensava che dopo le rivoluzioni colorate in Georgia e in Ucraina,
l’obiettivo (dell’Occidente) fosse quello di avviare un cambio di regime al Cremlino, anche a Mosca.
Ed è per questo che si è rivoltato contro l’Occidente”.


Negli ultimi anni, Putin ha ripetutamente affermato che l’allargamento della Nato dopo la Guerra fredda
rappresenta una minaccia per la Russia, che non ha altra scelta se non quella di difendersi.

Ha anche accusato l’Occidente di aver tentato di accerchiare la Russia.

Di fatto, dei 14 Paesi che confinano con la Russia, cinque sono membri della Nato.

I confini di questi cinque Paesi – Estonia, Lettonia, Lituania, Norvegia e Polonia – sono contigui dei confini della Russia.


Putin ha affermato che la Nato ha infranto le solenni promesse fatte negli anni Novanta che l’alleanza non si sarebbe estesa a est.

“Negli anni Novanta, ci avevate promesso che la Nato non si sarebbe spostata di un centimetro ad est. Ci avete ingannato spudoratamente”,

ha dichiarato in una conferenza stampa tenuta nel dicembre scorso.


Di recente, Putin ha formulato tre richieste:

la Nato deve ritirare le sue forze ai confini precedenti al 1997;

la Nato non deve offrire l’adesione ad altri Paesi, tra cui Finlandia, Svezia, Moldavia o Georgia;

la Nato deve fornire garanzie scritte che l’Ucraina non si unirà mai all’Alleanza.


Scrivendo per Foreign Affairs, lo storico russo Dmitri Trenin, in un articolo titolato “Ciò che Putin vuole davvero in Ucraina”,
afferma che Putin vuole fermare l’allargamento della Nato, e non desidera annettere altri territori:


“Le azioni di Putin indicano che il suo vero obiettivo non è conquistare l’Ucraina e assorbirla nella Russia,

ma cambiare la configurazione post-Guerra fredda nell’est dell’Europa.

Quella configurazione ha fatto sì che la Russia obbedisse alle regole senza avere molta voce in capitolo sulla sicurezza europea, che era centrata sulla Nato.

Riuscendo a tenere la Nato fuori dall’Ucraina, dalla Georgia e dalla Moldavia, ed i missili statunitensi a raggio intermedio fuori dall’Europa,

Putin pensa di poter riparare a parte dei danni inflitti alla sicurezza russa dopo la fine della Guerra fredda.

Non a caso, questo potrebbe fungere da risultato utile per il 2024, quando Putin si ricandiderà per la rielezione”.
 

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