Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo. (7 lettori)

Val

Torniamo alla LIRA
I ricercatori contestano il fatto che l’aumento del prelievo fiscale tenderà ad impoverire i contribuenti italiani.

“Se i risparmi verranno meno, infatti,
non sarà possibile per il cittadino mantenere un tenore di vita invariato,
dopo l’arrivo della tanto attesa pensione”.

A ricoprire il ruolo di mediatore è Confedilizia,
la quale è in cerca di una mediazione e sostiene che della riforma
andrebbe soppressa solo la parte dell’articolo in cui si parla dell’utilizzo del valore patrimoniale degli immobili.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Cervelli migliori al potere non potevamo avere.


Per il quinto pacchetto di sanzioni europee contro la Russia
si dovrà attendere il Consiglio Europeo di giovedì.

Tra le varie possibilità è uscita anche quella di tagliare il petrolio russo,
proposta che ha scatenato una vera e propria bagarre tra gli Stati membri.

In molti tremano al sol pensare a questa possibilità, in virtù della loro dipendenza energetica da Mosca.

Ma non è detto che i leader Ue trovino un comune accordo per colpire il petrolio di Mosca.


Giusto ieri l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell,
nel tentativo di continuare a mostrare compattezza tra gli Stati membri,
al termine del Consiglio Affari esteri, per divincolarsi dall’impasse ha detto che:

«non era questa una giornata destinata a prendere decisioni, quindi non ne abbiamo prese».

Eppure ieri mattina l’appello del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un messaggio su Telegram, non lasciava dubbi:

«Per favore, non sponsorizzate le armi di questa guerra.
Niente euro per gli occupanti, chiudete loro tutti i vostri porti,
non inviate loro le vostre merci, rifiutate le risorse energetiche.
Costringete la Russia a lasciare l’Ucraina».


La Polonia ed i Paesi Baltici sono tra i membri UE che chiedono di colpire Mosca più duramente,
bloccando le sue esportazioni di idrocarburi e, di conseguenze, tagliando i fondi dedicati alla guerra.

Per il ministro lituano Gabrielius Landsbergis
«è inevitabile affrontare il settore energetico, in particolare petrolio e carbone che sono facilmente sostituibili».

Anche Irlanda, Slovacchia e Romania si dicono aperti al dibattito.

Il ministro rumeno Bogdan Aurescu ha dichiarato:
«dobbiamo essere aperti ad adottare più sanzioni contro la Russia e combattere propaganda e disinformazione».


Ma i Paesi Ue non sono affatto sulla stessa lunghezza d’onda.

«Se potessimo fermare le importazioni di petrolio dalla Russia lo faremmo automaticamente»,
ha detto la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock.

«Non è una questione se lo vogliamo o no, ma quanto siamo dipendenti
e per esempio la Germania importa molto petrolio dalla Russia e come noi altri Paesi dell’Ue.
Ecco perché è importante che parliamo tra noi, capire come possiamo ridurre questa dipendenza».

Ha poi aggiunto che
«se potessimo lo faremmo, ma ora ci stiamo preparando per compiere questo passo nel futuro, il più presto possibile».

Anche l’Ungheria si dice contraria a sanzioni in ambito energetico:
«Non sosterremo sanzioni che mettono a repentaglio la sicurezza energetica dell’Ungheria»,
ha dichiarato il ministro degli Esteri Peter Szijjarto.

Cautela da parte dell’Olanda.
 

Val

Torniamo alla LIRA
.....i comici li abbiamo già.....e questo è - forse - il peggiore.


Per quanto ci riguarda, è chiaro come il Sole che l’Italia
si troverebbe in serissime difficoltà in caso si procedesse al taglio delle importazioni di gas e petrolio dalla Russia.

Tuttavia il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, non sembra affatto preoccuparsene:

«siamo pienamente aperti a un quinto pacchetto di sanzioni, non ci sono veti da parte italiana,
aspettiamo la proposta della Commissione europea».

Ha poi aggiunto che

«sull’energia siamo impegnati, fin dal primo giorno di questa crisi, a diversificare le nostre fonti di approvvigionamento».


La politica italiana, ancora una volta, non sembra porsi il problema dell’interesse collettivo nazionale.


Contrariamente a Germania, Ungheria, Olanda ed altri, infatti,
gli esponenti di Governo preposti a questo genere di decisioni,
si sono subito dichiarati propensi all’accordarsi al filone baltico,
non tenendo minimamente conto della clamorosa dipendenza energetica
che l’Italia ha sviluppato nei confronti del mercato estero.


Considerando che nel 2021, ben il 13% del carburante consumato a livello nazionale proveniva, appunto, dalla Russia,

ci chiediamo come questo genere di sanzione possa andare ad influire sul già tragico listino prezzi italico,

tenendo conto del fatto che, nonostante i pochi centesimi scontati grazie agli ultimi provvedimenti,

già oggi abbiamo i prezzi al litro più alti dell’intera Unione Europea.
 

Val

Torniamo alla LIRA
In base all’Osservatorio INPS sulle pensioni
quelle vigenti al 1° gennaio 2022 sono quasi 18 milioni,
di cui circa il 78% di natura previdenziale
ed il 22% di natura assistenziale.

L’età media dei pensionati è di 74,1 anni (71,5 anni per gli uomini e 76,2 anni per le donne).



L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.285,44 euro,
con un valore più elevato al Nord (1.379,92 euro).

Il 58,4% delle pensioni ha un importo inferiore a 750 euro,
percentuale che per le donne raggiunge il 71,1%
(molti pensionati sono comunque titolari di più prestazioni pensionistiche o di altri redditi).


La distribuzione geografica vede con la percentuale più alta di prestazioni pensionistiche l’Italia settentrionale (47,85%),
seguita da Centro (19,31%), Sud e Isole (30,77%), con un 2,06% di assegni erogati a soggetti residenti all’estero.

Il Nord primeggia per le categorie vecchiaia e superstiti seguito dal Centro e dal Mezzogiorno,
l’ordine si inverte per le pensioni di invalidità previdenziale e le prestazioni assistenziali.


Il 48,4% delle pensioni è in carico alle gestioni dei dipendenti privati,
quasi per intero del Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti.

Le gestioni dei lavoratori autonomi erogano il 28,2% delle pensioni,
mentre le gestioni assistenziali erogano il 22,4% delle prestazioni.


Le prestazioni previdenziali sono per il 68% pensioni di vecchiaia, per il 5,7% di invalidità previdenziale e per il 26,3% da pensioni ai superstiti. Quelle liquidate nel 2021 erano: il 60,4% pensioni di vecchiaia, il 7,4% di invalidità previdenziale e il 32,3% ai superstiti. Le prestazioni assistenziali sono per il 20,3% pensioni e assegni sociali e per il 79,7% prestazioni erogate ad invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità (nel 2021 erano in tutto il 44,2%, per il 6,7% assegni sociali e per il 93,3% prestazioni di invalidità civile).
 

Val

Torniamo alla LIRA
La storia sta inaugurando dei momenti di non ritorno:

prima la pandemia, con anche la spada di Damocle di quello che potrebbe accadere in autunno, e ora la guerra.

Sembra quasi ricrearsi lo scenario apocalittico della Prima Guerra Mondiale,
con l’epidemia di Spagnola che, insieme alle devastazioni belliche, fece fuori un’intera generazione.

La Russia che occupa l’Ucraina, insedia un governo filo-russo e poi si prepara ad anni di guerriglia:
è un film lunghissimo, largamente condiviso da soggetti insospettabili.

Sul tavolo, oggi, sono stati gettati tanti dadi.

“L’incapacità” degli europei,

“l’azzardo folle” di Putin,

“il narcisismo patriottico ed eroico” di Zelensky,

“l’attendismo” dei cinesi:

tutte queste chiavi di lettura sono stronzate.


La Cina sapeva benissimo quello che doveva accadere:
in Cina ci sono almeno 2-3 modi di pensare agli esiti di questa vicenda.

E sono modi condivisi con alcuni finti antagonisti che stanno dall’altra parte dell’oceano.


Il confronto tra Cina e Stati Uniti aveva fatto credere che il Pacifico sarebbe diventato il vero centro del XXI Secolo;
ma la Russia si è inserita in questo scenario, richiamando l’importanza del versante eurasiatico (che era stato il grande assente).


E dimentichiamo un giocatore decisivo: la Germania.


Grande protagonista delle due guerre mondiali,
finora la Germania è rimasta inglobata in una ragnatela di immobilismo,
di cui la Merkel era l’interprete, nel suo sforzo di non far fare passi avanti all'Europa,
quanto ad integrazione politica ed economica: serviva a mal governare l’Ue, in nome dell’austerità.

Ma adesso questo scenario è venuto meno.

Non viene meno, invece, l’amicizia stretta di Angela Merkel con Putin.

Né viene meno l’amicizia dell’ex cancelliere Schroeder, che infatti proprio in questi giorni è in Russia.

Non viene meno neppure l’amicizia di Putin con tanti frequentatori della superloggia “Golden Eurasia”:
questo dovrebbe essere uno dei temi più gettonati da parte degli analisti, che invece recitano la filastrocca dei buoni e dei cattivi.


L’impossibilità di imporre una No-Fly Zone, pena lo scoppio di un conflitto nucleare e della Terza Guerra Mondiale?
Ormai ci sono 5-6 “file” di chiacchiere, sempre le stesse: sia nei bar che nei talkshow.


E’ giunto il momento di capire che c’è un’arte, in quanto sta succedendo.


C’è stata una premeditazione: l’operazione militare in Ucraina non è stata improvvisata a febbraio.


C’è tutto un lavorìo, che viene da lontano.



C’è troppa ombra, in tutto questo, anche sul versante italiano.

Draghi ha deluso: ha perso un’occasione per compiere una mediazione importante.


Tra le opzioni di Putin non c’è solo quella più spericolata,
cioè quella che vorrebbe portare la Russia a essere, insieme alla Cina,
il costruttore di un nuovo assetto mondiale.

Beninteso: una Russia non subalterna alla Cina, ma che
– grazie ai suoi rapporti privilegiati con la Germania e con altri soggetti occidentali –
gioca un ruolo paritetico, se non sovraordinato a quello della Cina,
anche in forza del suo maggiore dinamismo militare.


La Cina è più “pesante” della Russia, nel muoversi:
non avrebbe mai potuto fare qualcosa che comportasse la rottura dei rapporti economici con l’Occidente,
perché il suo sviluppo dipende ormai dal formidabile intreccio con l'economia occidentale.


La Russia è più “leggera”, da questo punto di vista:
può ricreare un altro mondo di connessioni economiche ex novo, persino più vantaggiose per Mosca,
con un blocco ideologico e geopolitico da condividere con la Cina ed altri,
ma mantenendo dei rapporti – strani, ambivalenti – con il colosso-Germania, che si va riarmando.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Lungi dall’esercitare un’egemonia, la Cina – nelle intenzioni di Putin e di altri – viene quasi trascinata, suo malgrado;
e non ha la stessa possibilità di movimento della Russia,
essendo costretta a recitare questo ruolo di apparente moderazione
(la Cina ha comunque visto e benedetto questa operazione di Putin, molti mesi fa).

Dunque, l’ombra regna sovrana:
sono soggetti totalmente invisibili alla pubblica opinione, quelli che oggi stanno tessendo trame di guerra e di pace.


Tornando all’Italia: Draghi ha perso l’ultima occasione per accreditarsi come attore capace di segnare momenti importanti.

Putin gioca sempre tenendo in piedi 3-4 ipotesi.

Il suo fine è quello di ridare alla Russia una dimensione imperiale, anche rispetto alla Cina,
smarcandosi cioè dal ruolo di potenza comprimaria.

Naturalmente, Putin sa che questo può essere fatto con mosse più audaci e spericolate, oppure attraverso tappe differenti.

E’ chiaro che l’Ucraina serve anche come laboratorio: è una sperimentazione per capire come gli occidentali (alcuni amici, altri nemici) si comportano.


Per un’altra via, che risolveva questo fronte in modo meno cruento,
lo stesso Putin aveva offerto a Draghi la possibilità di essere lui,
il portavoce autorevole di ambienti euro-atlantici,
per una trattativa da risolvere magari in breve tempo.

Ma Draghi si è tirato indietro.

Dopodiché non si è distanziato in alcun modo dalla vacua “ciàcola” dei leader europei.


Vedo il grottesco Macron che supporta la sua ricandidatura all’Eliseo
con l’imitazione di Zelensky nel vestiario e le tante telefonate infeconde a Putin.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz?
Sta strizzando l’occhio un po’ a Putin e un po’ a Schroeder,
e nel frattempo sta riarmando la Germania.


Boris Johnson?
E’ un mattacchione: strepita verso i russi, ma tutto sommato ci va cauto.

Lo spagnolo Sanchez?
Non pervenuto.


Come al solito, quindi, l'Europa è assente.


E Mario Draghi, anche in questo caso, si è distinto per mediocrità:

la stessa mediocrità che gli ha fatto fallire la corsa al Quirinale
.
1648047067278.png
 

Val

Torniamo alla LIRA
Anche in Italia c’è dunque bisogno di luce, per rischiarare la narrativa che riguarda il futuro del nostro paese,
inserito nel futuro dell'Europa ed in quello di un mondo che ormai sta cambiando.

Da noi non esiste un’opposizione effettiva: tutti rimasti frastornati in modo epocale da tutto quello che è successo.

Come al solito, tiriamo a campare:

adesso ci sono i rincari,

c’è l’inflazione,

gli stipendi e le pensioni.

E dopo la canzone sull’energia pulita,

adesso scopriamo che dobbiamo tornare al carbone.

Un’incongruenza dietro l’altra, con una mancanza di visione:
una lungimiranza adeguata avrebbe tenuto conto del fatto
che questa tensione con la Russia poteva scoppiare da un momento all’altro,
visto che da otto anni sapevamo del bubbone Crimea-Ucraina,
con tutte le conseguenze energetiche del caso.


Ha detto bene Tremonti:

il Pnrr è già vecchio, per gli investimenti sull’energia va già riscritto.

Lo hanno detto persino importanti player internazionali,
che pure sarebbero a favore di una svolta “verde”:

innanzitutto, dobbiamo comunque mantenere i livelli di consumo energetico di cui abbiamo bisogno.


Ai cittadini viene lasciata una classe politica incompetente, incapace di navigare nella storia.


Quelli che le cose le sanno, invece, lasciano che – nel tritacarne – questi piccoli leader siano maciullati uno dopo l’altro;
e ora, nel caos, fanno i loro conti.

Ed intanto abbiamo un Parlamento pieno di “leaderini” disinformati su quanto avverrà nei prossimi anni:
hanno puntato sui cavalli sbagliati, non sanno che cosa devono fare.

Parliamoci chiaro: si preannuncia una crisi gravissima,

sul piano economico,

finanziario e

sociale, e anche sul piano

geopolitico e

militare.

Forse questo aspetto non è stato ancora messo a fuoco, ma il riarmo della Germania è epocale:
o è incastonato in una prospettiva europea,
o è un sinistro preludio di cose che non sappiamo.

Tutte le volte che la Germania si è riarmata, sono scoppiate guerre mondiali.

Altro che "guerra mondiale se si istituisce la No-Fly Zone” in Ucraina:
le guerre mondiali sono esplose quando la Germania si è riarmata.

Ed una Germania riarmata, con una Russia già armata fino ai denti, non è una prospettiva su cui sorridere.


Credo quindi che sia venuto il momento di investire sulla luce:
queste sono cose sugli sviluppi dei prossimi anni (previsti da alcuni attori significativi).

Queste cose inizierò a dirle, perché la situazione sta precipitando:
anche questa crisi poteva essere “imbracata” meglio.

In questi giorni ho sperato che ci fosse il guizzo, da parte di alcuni, nel fermare gli eventi.

Non parlo di Putin e Zelensky: parlo di tutta la corte di gente che – da Oriente a Occidente – partecipa a questo teatro.

Speravo cioè che qualcuno provasse a obbligare tutti quanti a fermarsi,
a trovare uno “stop” per riconfigurare la situazione.

Ed invece no, questo non è accaduto.

E quindi, prepariamoci al peggio.

La guerra in Ucraina può fermarsi anche tra poco.

Ma a preoccupare è quello a cui prelude: quello che implica.


La guerra è solo l’avvio della partita che è stata inaugurata, non è che il primo tassello.


O meglio: il secondo tassello inquietante,

perché il primo è stato quello della pandemia.


Non a caso, l’impianto dell’emergenza sanitaria è stato lasciato virtualmente in piedi,

evocando lo spettro di eventuali, nuove pandemie.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Draghi ha perso smalto, fascinazione, credibilità.

Doveva restare in disparte,
dispensando buoni consigli dall’alto
e preparandosi ad arrivare al Quirinale
(e da lì, poi, fare quello che aveva promesso, cioè intervenire per un cambio di passo in Europa).


Invece, quest’anno lo ha sprecato facendo il presidente del Consiglio,
barcamenandosi per non scontentare nessuno
e sperando così di arrivare più facilmente al Colle,
ma trascurando i rapporti con i politici.


Quindi ha sbagliato tutto, dal punto di vista tattico e strategico.


E lo schiaffo subito sulla via del Quirinale ha minato anche il credito di cui godeva a livello sovranazionale.


Ed adesso si ritrova col cerino in mano.


Forse, quella che gli aveva concesso Putin non era l’ultima occasione, ma la penultima.

Mi spiego: se per caso, prima di essere liquidato insieme al suo governo
e prima che le cose precipitino davvero,
Draghi si accordasse con Putin per un incontro in cui si trovasse una soluzione
– e l’Italia con Draghi farebbe la parte del leone, in questa mediazione –
allora sarebbe questa, l’ultima occasione.


Finora, però, Draghi ha lasciato che l’Italia avesse la stessa posizione degli altri paesi europei:
nonostante il fatto che Putin non lo abbia inserito tra i leader occidentali colpiti dalle contro-sanzioni russe.


Io sarei per rimuovere le sanzioni immediatamente:

sono una iattura per gli imprenditori

e per i cittadini che, sia in Russia che in Occidente,

ne subiscono le conseguenze in modo grave.



Presentandosi con questa proposta in mano – abolire le sanzioni –
Draghi poteva anche andare da Putin,
chiedendogli in cambio la sospensione dell’avanzata militare
(e magari anche minacciandolo, in caso di mancato accordo, di istituire la No-Fly Zone).

Dunque, una mano amichevole e l’altra minacciosa: questa la posizione che doveva caratterizzare l’Italia.

Anche se poi la richiesta non fosse stata accolta, un Draghi che avesse detto, agli Usa e all'Ue

“l’Italia non partecipa alle sanzioni, e tuttavia chiede a Putin di fermarsi”,

avrebbe espresso una posizione politicamente molto forte.


Invece, oggi, Draghi sembra un vecchio arnese della peggior Dc,

quella che esibiva politici grigi e untuosi.



Draghi si è ridotto a questa figurazione:

non un’idea originale su come risolvere questa crisi,

non una differenziazione dell’Italia nella politica estera (assente, peraltro) dell'Unione Europea.


Perché ripetere che l'Europa e l’Occidente si sarebbero ricompattati,
e che questo Putin non se l’aspettava?

E dove sarebbe, questo ricompattamento?

Putin sta per entrare a Mariupol, completando l’occupazione della fascia Sud dell’Ucraina,
e “non si aspettava” il compattamento occidentale (nelle chiacchiere)?

“Non si aspettava”, Putin, che questi inviassero um po’ di armi,
per evitare che la resa dell’Ucraina fosse immediata?

Dove sarebbe il grande compattamento dell’Occidente, con un Biden che – strumentalmente – chiede che a mediare sia la Cina?


L’Occidente si sarebbe compattato se avesse detto:
in Ucraina non si passa, però alla Russia offriamo la neutralità dell’Ucraina (fermando l’espansionismo della Nato)
ed un compromesso su Crimea e Donbass, previ referendum con osservatori Onu.


Questo sì, sarebbe stato un compattare l’Occidente.


Ed invece, si preferisce il piagnisteo attuale.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Potrebbe essere il commento di un pro-vax a un no-vax che posta la tavola periodica, per assurdo,
ed il fatto che fosse postata da un anti potrebbe pure portare ad un riesame del ruolo di Mendeleev nella storia delle scienze.


Mesi fa, in uno scambio con un illustre ricercatore qua sopra,

ebbi a far notare che tra "i vaccini strage di stato"

e "tutti i vaccini efficacissimi utilissimi perfettissimi"

ci sono infinite sfumature (e forse un perduto punto mediano, aggiungo ora).

Per mesi si è lavorato a far sì che non esistesse terreno intermedio.



L'accusa del talebano vaccinomane medio a questa pagina
è che fornisce carburante ai no-vax, che spesso condividono,
e condividono cose per cui obiettare sul merito è piuttosto difficile (questo lo osservo io).

Per esempio, se non è vero che il fatturato dell'area terapeutica vaccini è irrilevante
(27 miliardi di USD annui ultima rilevazione) c'è poco da fare.

Vi hanno detto che erano briciole e che ci andavano in perdita e voi ci avete creduto?

Mi spiace per voi che siete stati presi in giro.


E siccome i no-vax condividono, questa pagina avrebbe fornito e continuerebbe a fornire armi al nemico.

Questo modo di ragionare implica capacità di elaborazione di 1 bit: solo 0 e 1, e un set di argomenti altrettanto limitato.


"Confermo che il tuo "scetticismo da bar", lascerà il campo ad incondizionata fiducia,
nel caso tu avessi bisogno dell'aiuto di quel "sistema", che in modo superficiale critichi,
sorvolando ed accettando qualsiasi protocollo medico, medicinale dovessero usare su di te per guarirti",

scriveva qua uno di costoro,
avendo capito al volo dove era,
di cosa si parla qua,
come se ne parla
(e certo avendo colto immediatamente la citazione costituita dal titolo della pagina).


E proseguiva accusandomi di essere letto e condiviso da tanti no-vax,
concludendo con l'invito a metterci la faccia, giusto per non farsi mancare niente.


La maretta sulle vaccinazioni al personale sanitario in Emilia Romagna
(e ripeto che sono più che favorevole) ha riportato a galla il problema.

Al di là di quello che evidentemente è l'orientamento medio degli iscritti,
le posizioni espresse da ormai tre sindacati sono di fatto omogenee,
e riguardano il metodo: avete proceduto senza interpellarci.

E su questo c'è da dire ben poco.

Ma nella coda dei commenti a post del solito noto non viene fuori l'argomento di cui sopra?

"I sindacalisti si rendono conto che sono diventati gli eroi dei no-vax?".

Come fosse questo il problema principale, assoluto.


Ed infatti un medico, dichiarandosi pro, finisce per commentare:

"Purtroppo ci sono questi atteggiamenti maccartisti per cui se non urli "evviva evviva"
ogni volta che vedi la fialetta di un vaccino sei un no-vax"


E infatti, cosa scrive Saporiti su Wired?

" “Non siamo contro le vaccinazioni”, premette la Fp-Cgil Emilia Romagna sul proprio sito.
Un incipit che ricorda molto le tipiche argomentazioni dei Novax".

Le vaccinazioni, plurale indistinto e omogeneo, al solito.

Nessun distinguo, che è eresia.


E quindi solo ora si notano atteggiamenti maccartisti.

Ma che sorpresa!

Ma dico, dopo quasi venti mesi di questa musica, possibile che ci sia gente che se ne accorge solo ora?


Come la Cisl, "Uso politico e strumentale dei vaccini"
(esecrata in altro post dal solito noto per l'espressione "a nessuno piace vaccinarsi").

Ma dai!

Sul serio?

Ora che l'area politica di riferimento è collassata nelle urne, tutti a dire quel che è stato religiosamente taciuto per mesi?


Indipendentemente dalla sorte degli sponsor politici della vaccinomania,

tutto ciò offre un plastico quadro di quel che in politica estera è noto da tempo:

le escalation sono facili e veloci,

le deescalation lunghe e difficili,


ovvero, costruire bolle è molto più facile che smantellarle.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Riporto ancora una volta le dichiarazioni di uno che "c'è o ci fa" ?
Inqualificabili e non commentabili queste dichiarazioni.
Il signore probabilmente vive su un altro pianeta.
Un continuo ripetersi di "condizionali".

Nessuna certezza. ZERO


“Nel lungo termine, a partire dal prossimo inverno,

sarebbe necessario sostituire completamente 30 miliardi di metri cubi di gas russo con altre fonti.

Sebbene questo sia possibile in un orizzonte minimo di 3 anni, con le misure strutturali,

per almeno i prossimi due inverni sarebbe complesso assicurare tutte le forniture al sistema italiano

ed occorre dotarsi di strumenti di accelerazione molto efficaci per gli investimenti che servono”.



Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani lo dice nella sua informativa urgente nell’Aula della Camera
sui rincari dei costi dell’energia e sulle misure adottate dal Governo per contrastarne gli effetti.


“Nel breve termine grazie all’atteso miglioramento delle condizioni climatiche si stima una riduzione della domanda

di gas per uso civile di circa 40 milioni di metri cubi al giorno.

Una completa interruzione dei flussi dalla Russia in questo momento non dovrebbe comportare problemi di fornitura interna”
, aggiunge Cingolani.


Il ministro spiega che

“eventuali picchi di domanda potrebbero essere assorbiti modulando opportunamente volumi di stoccaggio,

che sono comunque ridotti in questo momento dell’anno, o con altra capacita’ di import.

Problemi per assicurare la fornitura ai consumatori potrebbero avvenire

solo in caso di un picco inatteso di freddo eccezionale a fine marzo

o di altri eventi catastrofici su rotte di importazione”.


“Pregando che non succeda nulla sugli scenari di guerra,

e che questa cosa orrenda che sta succedendo si calmi e si chiuda prima possibile,

potremo passare indenni questo periodo con qualche scossone e sacrificio,

e continuare la nostra rotta di decarbonizzazione da un lato

ma anche la nostra rotta di crescita economica dall’altro”
, aggiunge Cingolani.
 

Users who are viewing this thread

Alto