Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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Giorgia Meloni allunga nettamente con il suo +1,2% maturato nelle ultime due settimane,

che le consente di salire dal 21,2% al 22,4%.


FdI, al momento, è il primo partito.
 
Quarantacinque anni dopo di quel 20 maggio 1973 in cui perirono in gara a Monza Renzo Pasolini e Jarno Saarinen
c’è un dato di fondo su cui riflettere e riguarda la sicurezza delle corse.

Sulle cause di quella tragedia avvenuta subito dopo la partenza, oltre i 200 Kmh al curvone,
si sono scritte montagne di pagine con tante ipotesi
(olio in pista non pulito dalla gara precedente della 350,
asfalto rappezzato male,
aggancio ad alta velocità fra piloti,
problemi del nuovo motore bicilindrico 2 tempi raffreddato ad acqua del Paso ecc.),
ci sono state anche inchieste, perizie tecniche e atti della magistratura
che alla fine attribuì al grippaggio dei due pistoni (Yamaha) nei due cilindri della H.D. l’avvio che innescò la carambola fatale.


Una conclusione però non convincente per piloti, tecnici e pubblico presente

anche perché la moto di Pasolini schizzò via perdendo l’anteriore

(gomma fredda data la mancanza del giro di riscaldamento?)

e non con la classica svirgolata della ruota posteriore

(con segno nero sull’asfalto che non c’era…)

conseguente al bloccaggio per il grippaggio del propulsore.



Grippaggio peraltro improbabile col motore in tiro a gas tutto aperto
e comunque grippaggio che potrebbe anche esserci stato immediatamente dopo la caduta per fuori giri
e/o per il sobbalzo del posteriore e/o con l’acceleratore chiusosi automaticamente non essendo più guidato dalla mano del pilota.


Come noto, l’HD picchiò nel guard rail rimbalzando in pista e colpendo in pieno viso Saarinen,
poi investito da altri corridori in una ammucchiata infuocata dove Renzo e Jarno perderanno la vita,
altri 14 piloti saranno feriti, altri ancora miracolosamente illesi,
un tragico caos per responsabilità di quel motociclismo de “I giorni del coraggio”
fatto da un mix di audacia di piloti spesso al limite dell’incoscienza e di organizzatori poco attenti – per non dire peggio – alla sicurezza in pista.

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Chi scrive queste note era presente all’imbocco del curvone, sul prato a destra, e ricorda perfettamente.

Era l’inferno.

Piloti e moto a terra, ovunque.

Le balle di paglie che prendono fuoco.

Uno spettacolo agghiacciante.

Soccorritori disperati.

Due medici tentano disperatamente di rianimare Pasolini.

La prima ambulanza giunge tardissimo, dopo 11 minuti e corre via con Jarno che giunge cadavere in infermeria.

Renzo dà ancora segni di vita ma il suo cuore cessa di battere pochi minuti dopo vicino al corpo informe dell’altro sventurato pilota.


Il papà di Renzo, Massimo, attende fuori dalla palazzina del centro medico nel paddok, impietrito.

Così come la bella e pallida Soili, moglie di Jarno, chiusa nella sua disperazione.


Sull’autodromo cala il silenzio cupo dei giorni dell’ira e del dolore.

Poi, dopo, il solito valzer di polemiche, mille congetture, cause durate anni.

Tutto inutile, o quasi.
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Chi ha visto da vicino quel tratto di pista monzese del curvone dell’epoca
dove i piloti entravano in una specie di cunicolo rabbuiato dal bosco circostante
lanciati dopo la Parabolica dal lungo rettifilo e passavano “a manetta” spesso in scia o a ventaglio, incredibilmente inclinati,
con le lame del guard rail a poche decine di centimetri e con spazi di fuga di fatto inesistenti,
sa bene che tutto era legato alla dea bendata, tant’è che di lì a poche settimane, l’8 luglio 1973,
in una gara juniores delle 500, nello stesso punto si ripetè un incidente dalle stesse tragiche conseguenze
con la morte di altri tre piloti: Carlo Chionio, Renzo Colombini, Renato Galtrucco.


Cosa era stato fatto in un mese e mezzo dalla precedente tragedia di Pasolini e Saarinen?

Nulla.

“Renzo, l’antidivo dal sorriso mesto sotto gli occhialoni da tartaruga
e Jarno, funambolo sul ghiaccio, ingegnere meccanico e titolare di una azienda di pompe funebri a Turku,
il più forte pilota degli anni ’70, se ne andavano così.
Per amore di quel motociclismo che divorava i suoi figli migliori.
Per l’insipienza e l’arroganza di chi quello sport dirigeva.”

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Ahahahahahah


Scoppia il gran caldo e, volenti o nolenti, molti italiani cominciano alla spicciolata a liberarsi della mascherina,
alias presunto dispositivo di protezione individuale.

Ma essa resta ancora obbligatoria in alcuni significativi ambiti sociali, su tutti il mondo dell’istruzione in cui,
a partire dai sei anni di età, Roberto Speranza & company impongono ancora la loro legge ferrea.


Tuttavia, anche a livello politico la demenziale misura sta creando proteste e malumori.


Il primo a scendere in campo in favore dei nostri ragazzi è stato Giovanni Toti, governatore della Liguria,
il quale ha bollato la linea del Governo in un messaggio postato su Facebook:

“Almeno in questo ultimo mese di lezioni con l’estate alle porte e le giornate sempre più calde, eliminiamo l’obbligo di mascherina.
Costringere i nostri ragazzi a indossarla mentre sono seduti distanziati al banco
e poi lasciarli giocare insieme senza mascherina fuori dalla scuola non ha nulla a che fare con la scienza”.


E a sostegno della sua richiesta, il leader di Coraggio Italia cita alcune recentissime prese di posizione in merito di Matteo Bassetti:

“Mascherina ancora obbligatoria a scuola: ha deciso la scienza? No! Ha scelto la politica.

Non ci sono evidenze scientifiche sul ruolo che le mascherine hanno avuto nel ridurre la trasmissione del contagio nelle classi”.


“Più di 30 gradi in classe e obbligo di mascherina su bocca e naso per ore anche seduti al banco?
Non ha senso, cambiamo questa regola inutilmente punitiva, lo meritano i bambini, lo chiedono genitori e insegnanti”.

Parole pesanti, parole importanti, ma che non sembrano per nulla scalfire la sicumera del ministro della Salute,
il quale intende tirare dritto sulla strada del delirio sanitario,
visto che in Europa siamo i soli a imporre le mascherine in classe.


Dice, infatti, Speranza:

“Queste sono valutazioni che deve fare la nostra Comunità scientifica.
Non sono mai state scelte politiche, sono scelte tecniche che – sottolinea – vanno valutate in quanto tali”.


Pertanto, secondo questo sinistro personaggio, che usa la scienza come una clava per tacitare ogni dissenso,
se in precedenza per far digerire qualunque cosa alla Comunità nazionale bastava pronunciare il fatidico “ce lo chiede l’Europa”,
oggi è sufficiente affermare che “ce lo chiede la scienza” per mettere il bavaglio a 60 milioni di italiani, leader politici compresi.


A tale proposito, sarebbe interessante conoscere il pensiero dei nostri più alti vertici istituzionali di garanzia,
Capo dello Stato e Consulta, in merito all’azione di un ministro della Repubblica che,
in barba ai limiti imposti dalla nostra Costituzione all’azione del potere politico,
continua imperterrito a imporre un trattamento sanitario di massa,
senza che vi sia a sostegno uno studio che ne dimostri l’assoluta utilità.


Tutto si basa sull’accettazione passiva di un dogma chiaramente metascientifico
che con la scienza vera, quella che procede attraverso il principio popperiano di falsificabilità, non ha proprio niente da spartire.
 
Mentre scorro i titoli dei giornali italiani, tra chi si appella alle ancora terze dosi (ancora 3.5 milioni senza!!!)

e che inneggia alla scientifica necessità della FFP2 scolastica fino al 15 giugno

mi torna in mente il collega elvetico che con lo stesso prosecco in mano da un'ora

commenta più o meno come segue la gestione italiana:

"qua sei positivo, esci, vai al lavoro, vai dove ti pare, in italia ti rinchiudono per quaranta giorni"



Ah gli Svizzeri!

Senza relazioni sociali che non avevano bisogno degli obblighi di esibizione di pass per lavorare!

Ah gli Svizzeri !
Tutti vaccinati, "mica come gli italiani!".


La ragazza Italiana da poco trasferita in terra rossocrociata è sicura che in Italia la differenza l'abbiano fatta i novaccse:
se non ci fossero stati quelli "con la terza media che pensano che i vaccini portano l'autismo,
a quest'ora avremmo tolto la mascherina da un pezzo".

Ah, gli antiscientifici Italiani!


Poi leggi i titoli dei giornali Ticinesi e scopri che in Ticino il 72 % e' vaccinato a ciclo completo
(In Svizzera ciclo-completo=2 dosi) e il 46 e rotti % ha fatto la terza dose:

canton Ticino ... e circa 70mila lavoratori frontalieri con l'Italia.

Se andiamo a guardare le medie Svizzere generali,
scopriamo che la percentuale dei vaccinati a ciclo completo è del 69%.

Ricordo che in Svizzera il Covid Pass ha terminato di esistere a metà febbraio.

Con certezza dal 1 di aprile non serve più la mascherina da nessuna parte.



Sei positivo?

Puoi uscire di casa, recarti al lavoro.


Merlani (medico cantonale) definisce questa variante leggera per i più,
considerabile una sorta di richiamo vaccinale naturale,
raccomanda prudenza solo ai soggetti fragili.

Per entrare ed uscire dal paese basta essere in regola con le franchige e i dazi, nulla più .


Ed in tutto questo periodo, cioè dal 2020, sotto i 12 (dodici) anni la mascherina non è MAI stata richiesta da nessuna parte

ad eccezione di 3 settimane a gennaio 2022 nelle scuole (MA eliminando per quel periodo le quarantene scolastiche).



E potrei scendera ancora nel dettaglio.

Mai create zone colorate.


Il bambino è positivo al covid ma non sintomatico?

Si legge sulle indicazioni da seguire che durante la sua quarantena
(10gg massimo, ridotta a 5 gg da inizio gennaio 2022)
passeggi all'aria aperta almeno un'ora!



In italia invece?

In Italia, spaghetti pizza, mandolino e ...vaccinati con 2 dosi al 90%!

novanta-per-cento!

Obblighi vaccinali a pioggia,

green pass sul lavoro per mezzo anno,

gren pass per tutti per mesi,

mascherine per tutto,

ffp2 a scuola addirittura fino al 15 giugno...

e la colpa sarebbe dei novax-analfabeti?


E come mai in Svizzera con un 30% di non vaccinati nulla di tutto questo?



Ecco signore e signori, Re e Regine dei modelli esponenziali,
fatti tutti rigorosamente ad excel perché programmare due linee di un ciclo for o while vi farebbe sudare freddo...
Dotti e Sapienti che vi appellate alla scienza ....
ragazzotta che ripeti a papera l'ennesimo slogan,
raccontatemi un po'...

Quanti morti stiamo evitando in Italia facendo indossare la FFP2 a dei bambini di 6 anni

e quanti invece ne ha accettati la perfida Svizzera in questi 2 anni?



Ditemi qualcosa.

Qualcosa di "scientifico"


NdCS: Minime differenze tra Z-Reticuli e Atlanticnorthsealands
(che da quello che si chiama freedom day neanche mi ricordo quanto tempo è passato, e gi altri intorno a me pure):
hai COVID, stai in sick leave per una settimana - poi rientri, i colleghi chiedono "COVID?"
"Sì" "Tutto bene" "Sì".

Fine storia.
 
Ieri mattina c'era un "certo" movimento sulla strada verso la valsassina .......

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Ultima modifica:
E sapete perchè ha sbandato ?

Perchè a terra avevano piazzato dei pericolisissimi (per le moto e biciclette)
dissuasori di velocità.
Con una Harley Davidson - baricentro molto sull'anteriore - ci vuole un niente per
prendere una "svirgolata" ad andare a terra.



E’ tragico il bilancio dell’incidente di ieri sera a Cassago.

Due vittime, l’uomo di 54 anni di Missaglia che ha perso il controllo della moto nel pieno centro del paese,
e un ragazzo di diciannove di Barzanò che stava camminando a lato strada con un amico.

L’incidente dopo le 22 nei pressi della rotatoria che conduce a Cremella.

Stando alle informazioni disponibili, un motociclista che viaggiava in direzione Renate,
nella vicina provincia di Monza, avrebbe sbandato travolgendo i pedoni.

Le condizioni del motociclista e del giovane sono subito apparse gravissime, s
ono stati trasportati in ospedale a Lecco e a Merate ma per loro non c’era più nulla da fare.
 

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