Utopia o realtà ? La LIBERTA' di espressione va difesa ora, perchè domani sarà troppo tardi......e ce ne pentiremo.

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Avanti così. Non fate nulla, poi però non mettetevi a piangere

Sono 946 i lupi stimati nelle regioni dell’arco alpino, su un totale di 3.307 in tutta in tutta Italia.


In provincia di Sondrio i branchi presenti sono due,
uno insediatosi nel 2020 nella parte orobica del Comune di Teglio, in Val Belviso,
monitorato anche per lo studio nazionale che si riferisce al periodo ottobre 2020-aprile 2021,

ed uno “di casa” in zona Samolaco al confine con la provincia di Como, di più recente insediamento,
perché riferito a quest’inverno e che quindi non è censito nel monitoraggio.


«Parliamo al momento di branchi da tre-quattro animali ciascuno, ma chiaramente col tempo, riproducendosi, le presenze sono destinate ad aumentare.

Ad esempio in Val Belviso una fototrappola ha immortalato una coppia con la femmina col pancione.

Ora come ora è difficile dire se la coppia sia parte del branco già esistente o sia arrivata da poco.

In entrambi i casi si tratta di branchi giunti nelle Orobie da oriente,

scollinando e facendosi strada piano piano in quota e arrivati in Valchiavenna dal Comasco e, quindi, dalla Svizzera.

Diciamo che gli animali se trovano ostacoli come laghi o strade, trovano anche il modo per aggirarli. Ci mettono di più, ma arrivano».



"Attenzione anche ai cani, mai lasciarli liberi nei boschi o in quota, nei pressi delle baite

perché per i lupi, sono competitors sui quali hanno sempre la meglio. E banchettano pure ".
 
Ahahahahahahahah

Protagonisti sono Tony Garnett, 29 anni, guardia giurata di Bradford,

la (oramai ex) moglie Lorna

e Sofiia Karkadym, 22enne profuga ucraina fuggita da Leopoli e ospitata dalla famiglia Garnett.


Ma dopo soli dieci giorni che stava a casa loro, tra Sofiia e Tony è scoccata la scintilla e i due sono fuggiti insieme...
 
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Mah, secondo me sono meglio quelli sopra in foto



Per quanto il saggio Sulla libertà che John Stuart Mill pubblicò nel 1858 fosse stato ispirato,
come l’autore stesso ci ricorda, dall’altro saggio, quello Sui limiti dell’attività dello Stato
che Wilhelm von Humbold aveva scritto a fine Settecento ma che aveva visto la stampa solo nel 1851,
il filosofo inglese era interessato maggiormente a un altro problema
rispetto a quello che aveva fino allora dominato in casa liberale.

Per lui di trattava di preservare la libertà dell’individuo non solo dallo Stato,
ma anche dal potere che in tempi moderni su di lui esercita la società
(che non è più quella “civile” dei liberali classici).

O, per meglio dire, quella che il filosofo inglese a più ripresa chiama l’”opinione comune”.


Il maestro di Mill era stato Alexis de Tocqueville, con il quale aveva intrattenuto una significativa corrispondenza,
che lo aveva messo in guardia rispetto a quel “dispotismo della maggioranza
(oggi per molti aspetti convertitosi in “dispotismo delle minoranze”)
che è in qualche modo il portato negativo della democrazia.

E che sa essere ancora più pervasivo e intollerante (escludente) del dispotismo basato sulla forza e non sull’opinione.

Da qui tutta un’esaltazione dell’anticonformismo e dell’eccentricità, che è il tratto caratteristico dell’opera milliana.

Nel mondo di oggi, diceva Mill, tutti “leggono le stesse cose, ascoltano le stesse cose, vedono le stesse cose, frequentano gli stessi posti”.

Ed in questo consiste il pericolo più grande per la libertà e per quel concetto pieno di individuo a cui egli mirava.


Come è evidente, ai nostri giorni le cose non sono cambiate:

il potere assoluto e dispotico che la società, imponendo un’opinione media e comune, esercita sull’individuo si è fatto ancor più “totalitario” e potente

(oggi si chiama politically correct). Non solo.

È accaduto qualcosa che Mill non poteva immaginare, e nemmeno i marxisti classici che teorizzavano ”avanguardia del proletariato”

composta di intellettuali col compito di guidare per mano il volgo nel lungo periodo di transizione al comunismo realizzato (la “dittatura del proletariato”).



In sostanza: l’opinione comune media e illiberale si è saldata, da una parte, con l’ideologia di sinistra
e, dall’altra, con il potere economico (che ovviamente sui gusti e sui consumi “medi” prospera e fa affari).


Si è così creato un tipo antropologico ben preciso che potremmo chiamare

il “cretino di sinistra” o “cretino collettivo”,

essendo il cretinismo abbracciato in buona fede da molti (su cui speculano i più cinici ed ipocriti).


Il cretinismo impone a tutti

idee semplici e preconfezionate,

una visione manichea del mondo,

un buonismo sentimentale in favore dei Grandi Ideali e di chi li professa.


Per ciò stesso

chi esce da questo seminato medio,

si fa qualche domanda in più,

come sempre e dovrebbe farsi l’uomo di cultura vero e l’individuo a cui pensava Mill,

viene bollato come reprobo, “incolto”, populista, “fascista”.
 
Il presidente del Consiglio visitando una scuola veneta, ha ignorato le sue stesse disposizioni
Ha evidenziato come sembri talvolta lasciarsi ispirare dal Marchese del Grillo.

Se gli uomini di potere dettano le loro volontà, non è certo perché essi debbano rispettarle.


Le immagini arrivateci da Sommacampagna sono però inquietanti
non soltanto perché hanno evidenziato l’alterigia dei governanti e il loro ridicolo senso di superiorità.

Esaminare quelle fotografie, infatti, ci costringe pure a ricordare che ancora adesso,

quando siamo per lo più tornati a vivere normalmente,

i nostri ragazzi sono costretti a portare quella mascherina

che si fa sempre più logora, inutile, perfino dannosa.


In aula, per ore i giovani respirano la loro anidride carbonica

e tutto questo sulla base dell’argomento che in tal modo essi eviterebbero la diffusione di un virus ormai assai poco pericoloso.

Senza dimenticare che il Covid-19 non hai rappresentato un serio problema per soggetti molto giovani e in normali condizioni di salute.

Non solo i “signori” del Palazzo fanno una vita e i “plebei” un’altra,
ma noi adulti siamo ormai affrancati mentre ai ragazzi si continua a imporre
– per giunta in settimane tanto calde e afose! –
il supplizio di questo orpello che taluni utilizzano per strada soltanto per esibire il loro presunto civismo:

la loro superiorità di cittadini ossequiosi di fronte alle direttive dei governanti.

C’è poi un’altra questione, ancor più inquietante.

Quelle fotografie ci mostrano bambini di varie età con un tricolore in mano,
chiamati a esibire un entusiasmo non sappiamo quanto sincero.

Lo stile ricorda la Corea del Nord oppure, per restare nei nostri lidi,
le periodiche visite del Duce nelle scuole del Regno d’Italia durante il Ventennio fascista.

Un simile fanatismo ideologico,
che forza ognuno di noi a riconoscersi in simboli che legittimamente possono apparire disgustosi,
è sullo stesso piano di un fondamentalismo che volesse imporre a chiunque questa o quella pratica religiosa.

È davvero laico uno Stato che pretende che ogni studente debba condividere questo nazionalismo,
a dispetto del fatto che esiste un fil rouge che collega il Risorgimento, le conquiste coloniali, le grandi guerre, la Resistenza e quanto è venuto dopo?


Tali tremende fotografie ci ricordano a cosa serve davvero il Ministero dell’Istruzione,
che da un secolo e mezzo è lo strumento con cui i ceti dominanti manipolano giorno dopo giorno le menti e i cuori delle nuove generazioni.

Quelle bandierine tricolori agitate dagli scolari devono farci paura,
perché lo sventolio è parte di un programma di brainwashing volto a costruire sudditi, contribuenti e – naturalmente – anche soldati.


La retorica nazionalista, a base di capi politici e drappi tricolori, ci accompagna da troppo tempo:
fin dall’epoca che ha trascinato l’intero paese in sanguinosi e ingiustificabili conflitti mondiali.

Oggi l’igienismo di Stato è usato dai governanti per ampliare il loro controllo su di noi,
ma chi comanda sa bene come i vecchi drappi
che hanno accompagnato la drammatica storia della penisola negli ultimi centocinquant’anni possono servire ancora oggi.

Pochi sono consapevoli che la retorica sciovinista ha costruito quelle trincee
in cui molti nostri nonni e bisnonni hanno perso la loro vita;
e certo questo non lo sanno i bambini, a cui viene insegnato a essere buoni e dunque obbedienti.


Mezzo secolo fa Edoardo Bennato scrisse una canzone, In fila per tre,
nella quale sottolineava come la scuola di Stato servisse “ad amare la patria e la bandiera”,
raccontandoci che “noi siamo un popolo di eroi e di grandi inventori / e discendiamo dagli antichi Romani”.

Il sistema educativo si rivolge in tal modo al giovane:

“farò di te un vero uomo / ti insegnerò a sparare, ti insegnerò l’onore / ti insegnerò ad ammazzare i cattivi”.


Alla fine di questo processo di manipolazione, ricatti e promesse, l’esito è chiaro:
“ora sei un uomo e devi cooperare / mettiti in fila senza protestare / e se fai il bravo ti faremo avere / un posto fisso e la promozione”.


Retorica, violenza, clientelismo e servilismo:

quelle bandiere che i bambini sono stati costretti ad agitare simboleggiano tutto questo.


E di fronte a un simile spettacolo è più che legittimo avvertire forti conati di vomito.

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Draghi ci porterà anche questo:

scuola materna e della prima elementare dove vengono cresciuti bambini grazie a libri sulle persone transgender.

Fox News cita sette libri come esempio.

Uno di questi parla di una ragazza che vuole essere chiamata ragazzo.

Al bambino viene offerto di indossare una giacca rosa, ma lui rifiuta:
“Preferirei essere freddo e bagnato piuttosto che smettere di essere me stesso”.

E nella pubblicazione per la prima elementare “Love is Love”, l’autore, a nome del bambino,
dichiara che ci sono molti omosessuali intorno a lui:

“La mia insegnante, la signora Adams, è gay … Il mio amico pensa che un giorno avremo un presidente gay” ..
 
Che Draghi stia mostrando un’insospettata alterigia e pericolosa devianza
l’ho notato quando si è scagliato contro il giornalista che ha intervistato Lavrov,
anzichè contro le idee dell’intervistato.

Quel sentimento patriottardo che é venuto fuori negli ultimi 15 anni,
tutto quello sfoggio continuo di nazionalismo da operetta,
bandierine, inni (ricordiamoci scenette sui balconi…) é insopportabile,
anche perché non certo sincero ma frutto solo di conformismo.

Davvero roba da NordCorea.

Quando vedo la gente che impazzisce per Mattarella mi sale un sentimento tra la tristezza, la pena e l’inquietudine.

Con tutto quello che combina lo Stato italiano ce ne vuole di coraggio per andare ad accogliere festanti colui che lo rappresenta.

È come se la gazzella festeggiasse il leone.


Ormai la gente non ragiona più, non sono cittadini ma zombie.
 
Attendiamo DRAGHI al Davos il World Economic Forum.

Sullo sfondo delle turbolenze economiche, nell’Unione europea si sentono già idee del tutto KOMUNISTE.

Quindi, la Polonia, per nulla imbarazzata, ha chiesto alla Norvegia
di condividere i profitti inaspettati dalla vendita di petrolio e prezzi del gas che sono aumentati drasticamente.

Un tale marxista “da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni”.

La Norvegia ha risposto con sorprendente moderazione e quasi giustificazione.

La situazione dell’economia è già in discussione a livello mondiale in questo momento al Forum Economico di Davos.
 

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