Val
Torniamo alla LIRA
L’argomentazione che s’incardina sui diritti dei minori
e che troviamo anche nella proposta della Commissione UE
fa perno sul fatto che il riconoscimento dell’omogenitorialità
aprirebbe le porte a tutta una serie di diritti in capo ai figli.
Negarli significherebbe trattare questi ultimi come figli di serie B.
L’argomentazione non regge per più motivi.
In primis i minori, tutti i minori anche quelli che vivono in una coppia gay,
sono già tutelati nei loro diritti fondamentali come salute, educazione, etc.
In secondo luogo il riconoscimento dell’omogenitorialità, già di per sé contraria all’ordine pubblico,
porterebbe prima o poi al riconoscimento della stessa pratica dell’utero in affitto.
Infatti sarebbe contraddittorio riconoscere la filiazione nata da maternità surrogata, ma non la stessa maternità surrogata.
Se si benedice l’effetto è facile poi benedire la causa.
In terzo luogo – ed è l’aspetto più saliente – è proprio perché dobbiamo tutelare i diritti dei figli
che sia l’omogenitorialità che l’utero in affitto non dovrebbero essere mai riconosciuti.
Infatti
è diritto del figlio crescere all’interno di una coppia eterosessuale,
perché
è diritto del figlio avere un papà e una mamma e non un genitore 1 e un genitore 2 dello stesso sesso.
È diritto del figlio, riguardo alla maternità surrogata,
nascere dall’abbraccio amoroso di mamma e papà e non da una provetta,
dopo aver schivato la morte per un soffio
e vivendo nel terrore di incorrere in una delle molte patologie che la fecondazione artificiale regala ai figli della provetta.
È suo diritto, diritto nativo, crescere con i propri genitori biologici
e non avere alle spalle una corte di pseudogenitori che si sono divisi il processo generativo ed educativo
perché una donna ha fornito l’ovocita, un’altra l’utero, una terza si è occupata dell’educazione,
un uomo ha messo a disposizione i suoi spermatozoi
e un altro la propria casa per crescerlo
(l’adozione, a differenza dell’utero in affitto, tampona un danno, non lo crea).
Una polverizzazione della genitorialità che è contraria ai diritti dei bambini.
Dunque s’invocano gli interessi dei minori a torto e in modo pretestuoso
perché se lor signori avessero davvero a cuore tali interessi
vieterebbero l’omogenitorialità e la maternità surrogata
che, tra l’altro, oltre a ledere i diritti dei figli
lede anche quelli delle donne che si prestano ad essere incubatrici di carne.
Quando allora si vogliono difendere i diritti dei figli in realtà si vogliono difendere i diritti delle coppie gay,
tra cui, in primis, il finto diritto ad avere un bebè costi quello che costi.
Ma si sa. Con i soldi e per i soldi, si fa di tutto.
e che troviamo anche nella proposta della Commissione UE
fa perno sul fatto che il riconoscimento dell’omogenitorialità
aprirebbe le porte a tutta una serie di diritti in capo ai figli.
Negarli significherebbe trattare questi ultimi come figli di serie B.
L’argomentazione non regge per più motivi.
In primis i minori, tutti i minori anche quelli che vivono in una coppia gay,
sono già tutelati nei loro diritti fondamentali come salute, educazione, etc.
In secondo luogo il riconoscimento dell’omogenitorialità, già di per sé contraria all’ordine pubblico,
porterebbe prima o poi al riconoscimento della stessa pratica dell’utero in affitto.
Infatti sarebbe contraddittorio riconoscere la filiazione nata da maternità surrogata, ma non la stessa maternità surrogata.
Se si benedice l’effetto è facile poi benedire la causa.
In terzo luogo – ed è l’aspetto più saliente – è proprio perché dobbiamo tutelare i diritti dei figli
che sia l’omogenitorialità che l’utero in affitto non dovrebbero essere mai riconosciuti.
Infatti
è diritto del figlio crescere all’interno di una coppia eterosessuale,
perché
è diritto del figlio avere un papà e una mamma e non un genitore 1 e un genitore 2 dello stesso sesso.
È diritto del figlio, riguardo alla maternità surrogata,
nascere dall’abbraccio amoroso di mamma e papà e non da una provetta,
dopo aver schivato la morte per un soffio
e vivendo nel terrore di incorrere in una delle molte patologie che la fecondazione artificiale regala ai figli della provetta.
È suo diritto, diritto nativo, crescere con i propri genitori biologici
e non avere alle spalle una corte di pseudogenitori che si sono divisi il processo generativo ed educativo
perché una donna ha fornito l’ovocita, un’altra l’utero, una terza si è occupata dell’educazione,
un uomo ha messo a disposizione i suoi spermatozoi
e un altro la propria casa per crescerlo
(l’adozione, a differenza dell’utero in affitto, tampona un danno, non lo crea).
Una polverizzazione della genitorialità che è contraria ai diritti dei bambini.
Dunque s’invocano gli interessi dei minori a torto e in modo pretestuoso
perché se lor signori avessero davvero a cuore tali interessi
vieterebbero l’omogenitorialità e la maternità surrogata
che, tra l’altro, oltre a ledere i diritti dei figli
lede anche quelli delle donne che si prestano ad essere incubatrici di carne.
Quando allora si vogliono difendere i diritti dei figli in realtà si vogliono difendere i diritti delle coppie gay,
tra cui, in primis, il finto diritto ad avere un bebè costi quello che costi.
Ma si sa. Con i soldi e per i soldi, si fa di tutto.