Da Patrizia Gentilini
COVID-19, POCHI SANNO CHE....
Sono stati fatti GROSSOLANI ERRORI nella classificazione dei pazienti che rendono totalmente INAFFIDABILI le valutazioni circa sicurezza ed efficacia dei v. utilizzati. Questi errori sono purtroppo presenti non solo nei Report istituzionali, ma anche nella stragrande maggioranza dei lavori pubblicati. Ne segnalo due:
1) considerare il soggetto, nelle prime due settimane dall’inoculo, come appartenente allo stato vaccinale precedente, per cui se si tratta della prima dose viene considerato “non vaccinato”, se si tratta della seconda dose come “vaccinato con una dose” etc. Questo bias è stato dimostrato analizzando i dati ufficiali di una regione italia, ottenuti tramite FOIA, ed incrociandoli con la mortalità giornaliera. In pratica si è dimostrato che in corrispondenza del picco di vaccinazioni della prima dose c’è, nelle due settimane successive, un picco di mortalità nei “non vaccinati” associato in modo statisticamente significativo a quello delle somministrazioni delle prime dosi; quando c’è il picco di vaccinazioni della seconda dose c’è un picco di mortalità fra i vaccinati con una dose e così di seguito. Lo spostamento di mortalità di 14 giorni rispetto al previo stato vaccinale è una specifica indicazione dell’ISS italiano e lo stesso bias è in gioco anche nei dati inglesi di mortalità per stato vaccinale. Questi dati saranno presto oggetto di una pubblicazione già accettata.
2) Immortal Time Bias: si tratta di un errore sistematico (bias) molto comune negli studi osservazionali di coorte e consiste nel non tener conto del tempo trascorso da un soggetto prima di iniziare un trattamento (vaccinazione, nel caso specifico), tempo nel quale l’esito che è oggetto dello studio (la morte o l’insorgenza di una malattia) non può avvenire, in quanto il soggetto è giunto indenne al momento del trattamento. In altre parole, i soggetti non trattati/non vaccinati non sono solo quelli che non hanno mai subito il trattamento, ma anche i soggetti trattati, per tutto il tempo precedente il trattamento, durante il quale sono “sopravvissuti”. Ciò è stato posto in evidenza da un recente studio (Alessandria M et al. A Critical Analysis of All-Cause Deaths during COVID-19 Vaccination in an Italian Province. Microorganisms. 2024 Jun 30;12(7):1343. doi: 10.3390/microorganisms12071343. PMID: 39065111; PMCID: PMC11278956) che ha rianalizzato il data set utilizzato in un lavoro condotto in Provincia di Pescara secondo cui, con le terze dosi, vi sarebbe stata una riduzione della mortalità generale con la terza dose. Correggendo per l’Immortal Time bias e con analisi multivariata, è emerso che non vi è alcun vantaggio sulla mortalità generale per i vaccinati con tre o più dosi rispetto ai non vaccinati. Si evidenzia anzi una piccola ma significativa riduzione della speranza di vita per i vaccinati con due o più dosi. Addirittura i vaccinati con una dose hanno un rischio di morte per tutte le cause (statisticamente significativo) superiore del + 140% a quello dei non vaccinati, ancor più di quanto riportato nel lavoro originale, e nei vaccinati con due dosi l’aumento del rischio è stimabile intorno al + 98%.
SVEGLIA RAGAZZI!
CAPITE QUANTE BALLE CI HANNO RACCONTATO?
COSA SERVE ANCORA PER USCIRE DAL "LETARGO MENTALE" CHE TUTT'ORA VEDO INTORNO A ME?
Ma se usiamo la matematica 4.0 è guardiamo la Svizzera, qualche ciliegia si tranquillizza