Al di là dei dati statistici, che sono comunque importanti e che ora andremo a vedere,
basta aprire ogni giorno un qualsiasi giornale per leggere di “
malori improvvisi” e “
morti improvvise”
che si portano al creatore decine di persone, soprattutto giovani.
E il trend è allarmante perché questo fenomeno si sta verificando in particolare modo da un anno e mezzo.
Innegabile, dunque, indagare una possibile correlazione con la vaccinazione di massa.
Così, mentre degli studiosi indipendenti provano a fare chiarezza sulla questione,
con lo sfavore dell’intero Sistema e di certa politica che lavora per mettere il bastone tra le ruote alla ricerca della verità,
qualcuno ci prova ad alzare la voce e a dire le cose come stanno.
Petterle è l’ufficiale di polizia mortuaria incaricato di certificare il decesso di una persona,
che sia per un incidente stradale, un annegamento o una morte violenta.
Negli ultimi tempi, però, soprattutto per morti improvvise.
Per questo il medico ci tiene a specificare che il suo lavoro consiste anche nel verificare la correttezza della diagnosi.
Per esempio, non accetta che si scriva “arresto cardiaco”, che presuppone una ripresa: “Se una persona è deceduta, è morte cardiaca”.
Petterle confessa che ultimamente compie non meno di 10 e non più di 20 accertamenti nell’arco delle 24 ore.
Il medico, prima di entrare nel dettaglio, rivela anche un’altra follia tutta italiana, eredità delle linee guida di Speranza:
“Ancora oggi, quando arriva il 118 e il medico si trova davanti una persona in fin di vita o già morta,
assieme alla constatazione del decesso fa eseguire il tampone. Il risultato del test, continua a comparire nella diagnosi di morte”
Siamo a questo: facciamo tamponi ai defunti.
Per cui se il deceduto risulta positivo, in base a una circolare interna dell’Azienda sanitaria,
viene trattato come morto per Covid.