Vaccino

Occorre considerare una certa latenza temporale,
ciò che spiega come i danni collaterali relativi alla vaccinazione contro il Covid
possano insorgere “anche dopo diversi mesi dalla inoculazione”


Indaga da tempo, e ha tutti i titoli per farlo Ciro Isidoro,
docente di Immunologia e Patologia generale presso l’Università del Piemonte Orientale,
il quale ha già esposto le sue considerazioni in merito ai danni cagionati dalla vaccinazione contro il Covid-19
durante il recente “III Covid international Summit” che ha riunito, nella sede del Parlamento europeo,
medici e scienziati non allineati con la narrativa dominante e provenienti da tutto il mondo.

Ciro Isidoro ha illustrato come una lunga serie di malesseri
e gravi patologie “inspiegabili”
– la cui eziologia, cioè, non è possibile definire neppure attraverso le diagnosi –
che non hanno ancora trovato una risposta
siano riconducibili alla inoculazione,
“anche a distanza di un anno-un anno e mezzo”.
 
Il problema, il grave e sottovalutato problema dei trattamenti anti-Covid, risiede nel fatto che

“La proteina Spike del vaccino
non si comporta sempre come la Spike del virus”.


Questo significa che “I danni potrebbero insorgere anche dopo mesi”,
poiché la Spike contenuta nelle dosi potrebbe a lungo termine,
provocare disordini nel sistema immunitario, inducendolo ad aggredire le cellule sane.

“L’Rna messaggero del vaccino, grazie allo strato lipidico,
può legarsi alle membrane di altre cellule“.


I danni che potrebbero essere causati dai vaccini a Rna messaggero, peraltro,
come è noto sono stati stigmatizzati dallo stesso inventore della biotecnologia a mRNA , Robert Malone,
sin da subito è stato molto critico sul suo impiego per i vaccini.

Inoltre, un recente studio della CDC, Centers for Disease Control and Prevention,
ha analogamente certificato come i soggetti vaccinati con più dosi,
e particolarmente con le dosi bivalenti (le cosiddette “booster”),

siano a maggior rischio di ospedalizzazione per malattia grave.

Mentre sul ruolo della proteina Spike si è più volte espresso l’oncologo Mariano Bizzarri:

essa, per via dell’indebolimento delle difese immunitarie,
rende potenzialmente “le persone suscettibili
a contrarre malattie potenzialmente letali come il cancro”.
 
Il professor Isidoro afferma, nell’intervista,
che vi sono diversi studi nei quali è dimostrato che per taluni soggetti
il vaccino ha comportato una riacutizzazione del cancro o della leucemia,
ma che questi sarebbero stati ignorati dalle istituzioni:

“Abbiamo assistito ad uno scontro duro
tra le politiche autoritarie di sanità pubblica e la scienza,
e la scienza ha perso”,


afferma Isisdoro citando, a sua volta, John Ioannidis, celebre epidemiologo dell’Università di Stanford.


Tornando, ora, alla proteina Spike contenuta nelle dosi,
essa potrebbe nel lungo termine “aggredire anche gli organi sani

e, analogamente, anche in questo caso sono stati palesemente ignorati tali rischi,
imponendo la vaccinazione a tutti, senza tener conto della eventuale fragilità,
ad esempio dei malati di cancro e delle donne incinte, che ora potrebbero rischiare serie patologie.

Va da sé che, aumentando le dosi,
aumentano anche i microgrammi di Rna messaggero immesso nell’organismo.


“Le aziende avevano raccomandato una o due dosi,
e noi siamo arrivati alla quinta”,
scatenando, dunque, un “sovraccarico di stimolazione antigenica”.
 
La Spike entra in alcune delle nostre cellule
riconoscendo un’altra proteina presente su queste cellule, chiamata Ace2.

Al di là dei tecnicismi, da tutto ciò, argomenta Isidoro, ne consegue che

“La Spike del virus si può fondere solo con quelle cellule che hanno questa proteina Ace2”,

che possono essere presenti
– con conseguenze che possiamo immaginare e di cui invero abbiamo già scritto molte volte –
nelle cellule del polmone, dell’intestino e del miocardio.

Quante miocarditi anomale e spesso fatali, per lo più in soggetti giovani,
in questi ultimi due anni abbiamo raccontato?

Sui ragazzi, il cui sistema immunitario funziona in genere perfettamente,
una “spinta” può far sì che “il sistema vada fuori strada“, aveva già spiegato Mariano Bizzarri.

Ancora nelle argomentazioni di Ciro Isidoro,
per i malati oncologici, poi, la vaccinazione doveva assolutamente essere preclusa
perché “c’è un grave rischio di compromettere ancora di più il sistema immunitario,
già messo a dura prova dalla chemioterapia“.



Infine, in merito alla teoria secondo la quale l’iniezione,
avvenendo sul deltoide, non investa “i microcapillari e il sistema linfatico”,
essa non può valere per i vaccini, costituiti da nanoparticelle.
 
Quello di là impazzisce. Non regge.
Non riesce neppure a capire che nel SUO grafico
mancano i vaccinati di 12 - 13 e 14 anni.
 
Poche organizzazioni hanno fatto di più per promuovere l’idea che i governi
dovrebbero censurare le opinioni sfavorevoli sulle politiche COVID
rispetto all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS),
che definisce il dissenso relativo alla salute e il dibattito una “infodemia”.

Ora, una nuova indagine di Public rivela uno sforzo coordinato dell’OMS
per utilizzare le future crisi mediche come scusa per una censura radicale.

Invece di cercare di ricostruire la fiducia pubblica dopo il COVID-19,
l’OMS sta tentando di sancire alcuni dei peggiori abusi del potere statale degli ultimi tre anni
.

L’Associated Press, Reuters, USA Today e FactCheck hanno tutti recentemente pubblicato articoli
che sottolineano che il nuovo trattato sulla pandemia proposto dall’OMS
è semplicemente uno sforzo per migliorare il coordinamento internazionale
e non è un complotto per mettere a tacere il pubblico.

Ma l’articolo 18 del trattato proposto dall’OMS
invita effettivamente gli Stati membri a

“affrontare il falso, il fuorviante, la disinformazione o la disinformazione”

ed a gestire l'”infodemia” attraverso regolari iniziative di “ascolto sociale”.


L’OMS ha già avviato un sistema di sorveglianza simile
per tracciare la cosiddetta “disinformazione” online.

Il programma Early Artificial Intelligence-supported Response with Social Listening (EARS)
dell’OMS utilizza
l’intelligenza artificiale per monitorare le tendenze sui social media.

In risposta alle domande di Public sul programma di “ascolto sociale” dell’OMS,
un portavoce dell’OMS ci ha detto:

“La piattaforma EARS non è progettata per rilevare la disinformazione”.

Lo strumento, ha affermato, è “utile quando si cerca di comprendere e dare priorità agli argomenti di preoccupazione”.

Ma il documento di riferimento
a cui il portavoce dell’OMS si è collegato
come esempio del suo approccio,
menziona la parola “disinformazione” 22 volte.


Inoltre, sostiene esplicitamente che l’ascolto sociale può aiutare le autorità a “contrastare la disinformazione”.

Un nuovo trattato globale non è necessario per una maggiore condivisione delle informazioni
e il trattato avrebbe davvero un impatto sulla sovranità nazionale.

Us For Them, un’organizzazione no profit per i diritti dei bambini del Regno Unito,
osserva che il trattato viene proposto insieme a nuovi emendamenti al regolamento sanitario internazionale (RSI),
il documento dell’OMS di preparazione e risposta alla pandemia legalmente vincolante.

Questi emendamenti IHR, spiega Us For Them,
consentiranno all’OMS di imporre contributi finanziari da parte dei paesi membri
per fondi pandemici, imporre la produzione di vaccini
ed ignorare i processi di approvazione della sicurezza nazionale per i prodotti medici.

Gli emendamenti conferiranno inoltre all’OMS poteri sovranazionali
per richiedere cure mediche, esami e quarantene.



 
Anche lui dopo 3 anni si accorge che l'industria farmaceutica (anche grazie a ursula ) ha fatto paccate di mld. (min 1:10)


 

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