Vaccino

Meglio se ci metti i settantenni, quelli nati negli anni '50.

Per noi era tutto così, proprio quello che hai scritto.....ma ancora oggi utilizzo la saliva.
 
UNA FACCIA, UNA RAZZA

SARS-CoV-2 e vaccini covid condividono la medesima proteina Spike, che il primo utilizza per aggredire i tessuti e le cellule del contagiato, mentre il secondo la fa produrre alle cellule del vaccinato con l'intento di attivare il sistema immunitario contro la Spike medesima. Peccato che la proteina Spike vaccinale sia indistinguibile da quella virale e dunque possa determinare i medesimi danni.

Negli scorsi giorni, sotto a un mio post a proposito di un recente studio che mette in relazione proteina Spike e depositi di beta-amiloide nella malattia di Alzheimer (Marco Cosentino), due commenti hanno riesumato un paio di luoghi comuni a difesa della Spike vaccinale.

Il primo commento linkava niente meno che un testo del 2023 di Stanford Medicine, con la ritrita fandonia del "resta nella sede di inoculo", e se non si fosse trattato di Stanford Medicine, che con la sua nomea rischia sempre di trarre in inganno quando fa disinformazione, nemmeno avrebbe meritato replica (Marco Cosentino).

Il secondo commento merita invece maggiore attenzione poiché coglie apparentemente un punto cruciale, che pare decisivo a chi ha una conoscenza superficiale dell'argomento. Il punto sarebbe che lo studio Alzheimer impiega una concentrazione di proteina Spike per gli esperimenti in vitro troppo alta rispetto a quella che si rileva nel sangue dopo vaccinazione.

In risposta, va detto in premessa che la concentrazione impiegata negli esperimenti in vitro è coerente con l'affinità della proteina virale con i principali bersagli molecolari tra cui ACE2, CD147 ecc. Nello studio viene identificata come possibile bersaglio la neuropilina, nei confronti della quale non sono noti studi di affinità di legame.

Il commentatore ha ragione a osservare che le concentrazioni ematiche della proteina Spike dopo vaccinazione (e anche dopo infezione virale, aggiungiamo) sono alcuni ordini di grandezza più basse. Quello che gli sfugge è che la vaccinazione, così come l'infezione, induce produzione di Spike nei tessuti. Le conseguenze del vaccino dipendono dunque prima di tutto da dove (in quali tessuti e organi) e poi da quanta proteina e per quanto tempo viene prodotta. Non a caso la proteina Spike è stata spesso trovata nei tessuti danneggiati dopo vaccino (cuore, sistema nervoso centrale, cute, fegato, ecc.). Il mio lavoro del 2022 fa il punto fino alla data della sua pubblicazione: https://www.mdpi.com/1422-0067/23/18/10881

In altri termini, conta soprattutto la sede in cui il vaccino si localizza, sede che a quanto si sa oggi è alquanto casuale: i nanoliposomi contenenti l'RNA si diffondono dalla sede di iniezione per raggiungere virtualmente qualsiasi tessuto, e la successiva traduzione in proteina dell'RNA è tessuto-dipendente, oltre che dipendente da fattori quali sesso, età e genetica del vaccinato. Tutto questo a oggi non è mai stato studiato sistematicamente e dunque per questo motivo si può sostenere che i vaccini covid sono usati alla cieca nella malriposta convinzione che la stessa dose vada bene per chiunque. Alcune di queste considerazioni sono contenute in forma sintetica in questa nostra lettera a commento dello studio che associa la persistenza di Spike vaccinale alle miocarditi:

Ovviamente, mentre nella circolazione sistemica le concentrazioni finali sono il risultato della diluizione della proteina Spike nell'intero organismo, le concentrazioni al sito di produzione sono necessariamente vari ordini di grandezza più elevate. Anche queste non sono mai state misurate da nessuno, ma è verosimile che siano in quantità assoluta paragonabili a quelle dopo infezione virale. Ne abbiamo discusso in passato in quest'altra lettera su rivista:

In sintesi, dunque, le concentrazioni utilizzate nello studio Alzheimer sono del tutto corrette e coerenti con un possibile effetto sia virale che vaccinale. Sarebbe se mai opportuno condurre in soggetti con quadri clinici di declino cognitivo post-vaccino le medesime analisi che questo studio ha condotto negli Alzheimer post-virus. Come sarebbe indispensabile consentire l'accesso ai prodotti vaccinali a scopo di ricerca in laboratorio e in clinica, ma questo ce lo stiamo dicendo più o meno da fine 2020.
 
Oh, io ci ho provato.

Non ho fatto altro che RIPORTARE, non inventare,
ciò che sta scritto sul sito dell' ISS a proposito del significato di VACCINO.

Niente. Svicola. Non risponde all'argomentazione precisa.

Non riesce a prendere coscienza che ci hanno ingannato,
propinandoci un siero e non un vaccino.
 
 

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