Per Marco Cavaleri, responsabile per i farmaci e i vaccini contro il virus all’Agenzia europea per i medicinali "una campagna di massa ogni 3-…
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Moltiplicare i richiami quindi potrebbe non essere la strategia migliore. "Esiste un termine tecnico che si chiama exhaustion, o sfinimento del sistema immunitario" spiega
Guido Forni,
immunologo dell'Accademia dei Lincei. "E' improbabile che accada con Sars-Cov2, ma esistono casi in cui, dopo tante stimolazioni, i linfociti T prodotti dai vaccini smettono di funzionare correttamente. E' come se le nostre difese fossero sfinite".
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Le vite che sono state salvate
Che il calo dei ricoveri fra i contagiati oggi dipenda da Omicron o dalla vaccinazione “è difficile da definire. Ma se guardiamo ai primi mesi della pandemia, quando non eravamo sicuri nemmeno di arrivare a un vaccino, oggi possiamo considerare il bicchiere più che mezzo pieno.
Abbiamo la capacità di controllare una situazione che altrimenti sarebbe drammatica. Abbiamo trasformato una malattia che uccideva tantissimo in una malattia che non uccide o lo fa molto meno”.
Secondo uno studio pubblicato da
Jama, i vaccini negli Stati Uniti hanno evitato 14 milioni di contagi, un milione di ricoveri e 241mila vittime. Per l'Italia la stima è stata fatta dall'Ispi: Istituto per gli studi di politica internazionale. La campagna di immunizzazione ha salvato la vita a 25mila persone, facendo calare la letalità dell'infezione dal 5,4% per le persone sopra ai 65 anni allo 0,5% circa, pur senza frenare drasticamente i contagi.
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Verso la normalità
"Certo, qualcuno si era illuso che la protezione potesse durare di più" commenta l'immunologo dei Lincei. "Ma in genere i vaccini inducono una protezione di durata simile a quella conferita dalla guarigione.
Con i vaccini a Rna contro il Covid anzi riusciamo a ottenere qualcosa di più, rispetto a chi si infetta". E anche cercare di rubare tempo al virus, in questa fase, è importante. "Quando arriveranno farmaci più efficaci come l’antivirale di Pfizer o vaccini diversi, ad esempio spray, o capaci di sfruttare parti del virus diverse dalla proteina Spike, anche il nostro approccio psicologico nei confronti del Covid muterà. Sapremo di avere delle reti di sicurezza”. E cominciare a convivere con il coronavirus come “in una nuova normalità” diventerà più facile.