Se la persona contagiata è in condizioni sufficientemente buone per restare in casa, ovviamente isolata dal resto delle persone conviventi, il medico può prescrivere innanzitutto farmaci per alleviare i sintomi:
paracetamolo per la febbre,
antidolorifici non steroidei per i dolori muscolari o articolari. Come spiega l’INMI Spallanzani, “il
cortisone può essere considerato solo per i pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore dall’insorgenza dei sintomi e nei quali si rilevi un peggioramento dei valori di ossigenazione del sangue rilevati tramite il saturimetro”. È raccomandato inoltre l’utilizzo di
eparine a basso peso molecolare per la profilassi di eventi tromboembolici nei pazienti con ridotta mobilità, per esempio persone che usano la carrozzina o che non si alzano frequentemente dal letto.
Per dare sollievo in caso di tosse persistente, il medico può prescrivere dei sedativi per la tosse ma il BMJ Best Practice ricorda che una metanalisi ha dimostrato che è più efficace un cucchiaio di miele.
La permanenza del paziente a casa è incoraggiata sia dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sia dalla sintesi del BMJ costantemente aggiornata, garantendo un monitoraggio costante del malato da parte del medico attraverso strumenti di telemedicina o un uso intelligente del telefono.