Valutazione finale: il peggior Governo della 2 Repubblica (1 Viewer)

tontolina

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il gov.Monti è stato lo strumento per sconfiggere l'Italia

ma a chi davamo così fastidio?

ascoltate tutto questo video e capirete ...molto interessante

LE FALLE NEL SISTEMA - Alberto Micalizzi
 

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anche Stiglitz nel 2012 dichiarò che Monti aveva il cervello al mare ... con le belle maniere... neh
La lezione di J.Stiglitz a Mario Monti
 

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Monti prima di andarsene ha lasciato un polpetta avvelanata agli italiani
Ci ha fatti spiare tutti: l'ultimo regalo di Monti.
 

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post.

23 h ·


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Neo
7 ottobre alle ore 11:19 ·
La denuncia della Gabanelli: Ecco chi comanda nel mondo dietro le quinte. Da “Report” (Rai3, 22/04/2012)
----- Mario Monti ha avuto il coraggio di dire di non essere un massone
 

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Quel paragone di Monti che ha fatto infuriare Renzi
"Paragonare la nostra esperienza a quella di Salvini e Di Maio è sbagliato. Farlo dopo che uno ha votato a favore in Parlamento per il governo di Salvini e Di Maio è quasi ridicolo". Matteo Renzi risponde così alle accuse di Mario Monti


Roberto Bordi - Lun, 17/06/2019 - 10:38

Quel paragone di Monti che ha fatto infuriare Renzi

"Parlino i numeri, non le ideologie. Con Monti, l'Italia ha vissuto una profonda recessione: la crescita era negativa (-2,4%), gli indici di fiducia ai minimi, i posti di lavoro erano 22 milioni, le tasse erano aumentate a cominciare dall'Imu e interi settori distrutti da un furore anti-impresa inspiegabile.

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Matteo Renzi alla Feltrinelli di Palermo

Con noi l'Italia è tornata a crescere. Quasi ridicolo paragonare mio governo a quello Salvini-Di Maio". Non si è fatta attendere la risposta di Matteo Renzi a Mario Monti. In una lettera al Corriere della Sera, l'ex segretario del Pd ha voluto rispondere alle critiche che il senatore gli aveva rivolto 24 ore prima, definendo "un errore" la flessibilità che il governo Renzi aveva ottenuto dall'Unione Europea per finanziare gli 80 euro. Secondo Renzi, Monti avrebbe costruito "una realtà parallela".

"Possiamo davvero rimpiangere l’austerità? Parlino i numeri, non le ideologie. Con Monti, l’Italia ha vissuto una profonda recessione: la crescita era negativa (-2.4%), gli indici di fiducia ai minimi, i posti di lavoro erano 22 milioni, le tasse erano aumentate a cominciare dall’Imu e interi settori -penso ad esempio alla cantieristica navale - distrutti da un furore anti-impresa inspiegabile", attacca l'ex segretario dem prima di elencare i risultati ottenuti durante il suo governo. "Con noi l’Italia è tornata a crescere: il Pil è divenuto positivo (+1.8%), sono andati ai massimi gli indici di fiducia, i posti di lavoro hanno superato le 23 milioni di unità, le tasse sono state abbassate a cominciare da Imu e Irap e la strategia di superammortamenti e iperammortamenti ha restituito fiducia a chi voleva investire. Simbolo di questa profonda diversità è il rapporto debito/Pil, salito di 15 punti percentuali con Monti, stabile con noi", puntualizza Renzi che poi intende "chiarire una volta per tutte la questione degli 80 euro".

"Gli 80 euro? Non derivano dalla flessibilità europea"
"Questo provvedimento - decisivo per dieci milioni di persone che hanno un salario medio basso e che da oltre cinque anni ricevono più soldi in busta paga - non è un provvedimento che Monti ama", scrive il senatore di Rignano. Per il quale sono soldi che "non derivano dalla flessibilità europea come dice Monti", visto che "abbiamo introdotto gli 80 euro nel marzo 2014", riuscendo a ottenere "la flessibilità europea nel gennaio 2015. Gli 80 euro sono stati finanziati con la spending review dell’onorevole Gutgeld. E questo valga anche come risposta a chi - da Bonino a Tajani -continua a balbettare falsità su un presunto scambio immigrazione/80 euro che esiste solo nelle fake news dei social, ma non nella realtà". Ma la cosa che proprio non va giù a Renzi delle parole di Monti è il parallelismo che l'ex leader di Scelta Civica fa tra il governo Pd e quello Salvini-Di Maio. Con loro "le infrazioni sono tornate a crescere", sulla politica estera "noi stavamo con Obama ed eravamo protagonisti a Bruxelles. Qual è la linea del governo dal Venezuela ai gilet gialli, dalla Cina alla Libia? Sull’economia, davvero noi saremmo simili a chi ha introdotto il reddito di cittadinanza o quota 100? E sull’immigrazione: noi siamo quelli che hanno recuperato un barcone pieno di cadaveri perché l’Italia non tradisse i suoi valori e desse sepoltura ai nostri fratelli morti nel Mediterraneo. Altro che la pacchia è finita".

Ma il carico da 90 viene riservato proprio a Monti. "Davvero qualcuno in buona fede può paragonare il governo Salvini-Di Maio al nostro esecutivo? Paragonare la nostra esperienza a quella di Salvini e Di Maio è sbagliato. Farlo dopo che uno ha votato a favore in Parlamento per il governo di Salvini e Di Maio è quasi ridicolo", la chiosa finale di Renzi.
 

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Procedura di infrazione: caro Presidente Conte, attento a non fare la fine di Kerenskij (di P. Becchi e G. Palma)
Articolo a firma di Paolo BECCHI e Giuseppe PALMA su ByoBlu: CONTE STUDI: ALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE SI RISPONDE CON L'ABOLIZIONE DEL FISCAL COMPACT - Paolo Becchi e Giuseppe Palma | ByoBlu - Il video blog di Claudio Messora

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Nei confronti dell’Italia pende una procedura di infrazione per deficit eccessivo. Di cosa si tratta? La Commissione europea controlla che ciascuno Stato dell’Eurozona rispetti le regole stabilite dai Trattati dell’Unione e tra queste i vincoli di bilancio con essa concordati. Ma di quali vincoli stiamo parlando? I Trattati istitutivi della Ue, da Maastricht a Lisbona, prevedono che ciascuno Stato dell’Unione possa raggiungere il tetto del 3% del rapporto deficit/Pil, ma sette anni fa un Trattato intergovernativo – denominato Fiscal Compact o Patto di bilancio europeo – introdusse la regola del pareggio di bilancio (zero spesa a deficit) e la riduzione del rapporto debito pubblico/Pil al ritmo di 1/20 ogni anno. Un Trattato capestro firmato nel 2012 da Mario Monti e ratificato dall’allora maggioranza parlamentare Pd-Pdl (asse politico Alfano-Bersani-Casini).

Dal 2014 in avanti abbiamo peraltro fatto più di zero ma pur sempre meno di 3 nel rapporto deficit/Pil, mentre il rapporto debito pubblico/Pil – nonostante le pesanti misure di austerità inaugurate dal governo Monti – è continuato a salire, passando dal 116,4% del 2011 al 131,2% del 2017. Tutto tollerato sino a ieri…

La procedura di infrazione avviata nei nostri confronti dall’Unione è prevista dall’art. 126 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (Tfue): “Gli Stati membri devono evitare disavanzi pubblici eccessivi. La Commissione sorveglia l’evoluzione della situazione di bilancio e dell’entità del debito pubblico negli Stati membri, al fine di individuare errori rilevanti […]”. Tale procedura non si riferisce solo al disavanzo pubblico eccessivo (cioè il famigerato deficit annuale), bensì anche all’entità del debito pubblico, che sostanzialmente è la somma complessiva dei deficit annuali. Sul punto, come si accennato poc’anzi, il Fiscal Compact prevede una riduzione dell’ammontare del rapporto debito pubblico/Pil nella misura di 1/20 l’anno, fino al raggiungimento del 60%. Una cura da cavallo, infatti si tratterebbe per noi – seppur in linea teorica – di tagli selvaggi per circa 40 miliardi l’anno. Anche su questo però il Fiscal Compact non rispetta (per lo meno nei nostri confronti) i Trattati istitutivi dell’Unione, infatti il “Protocollo 13” allegato al Trattato di Maastricht, e confermato in quello di Lisbona, prevede, sì, che i Paesi membri avrebbero dovuto tenere a bada il rapporto debito pubblico/Pil nella misura del 60%, ma Italia e Belgio furono espressamente esonerati in quanto sarebbe stato difficile per loro rientrare entro tale parametro.

La lettera di risposta del Presidente del Consiglio Conte alla Commissione europea – al di là dell’apprezzabile sforzo di scriverla in italiano e non in inglese, e di ricordare alla Commissione che se continua così la Ue è destinata alla disgregazione – non fa altro che promettere una ulteriore riduzione del rapporto deficit/Pil (0,4% in meno) ed una contrazione del rapporto debito/Pil attraverso nuovi tagli alla spesa pubblica.
Così non possiamo andare avanti.
Continuare a tagliare significa erodere la ricchezza privata
, anche perché – al netto degli interessi passivi sul debito pubblico – sono quasi trent’anni che tutti i nostri governi fanno avanzo primario, cioè spendono meno rispetto a quello che incassano dalla collettività. L’unica cosa da tagliare sono le tasse e subito.

Cosa dovrebbe fare dunque il governo per contrastare la procedura di infrazione e risollevare le sorti del Paese? Anzitutto denunciare il Fiscal Compact, che non fa parte né del diritto originario né di quello derivato dell’Unione, pretendendo il rispetto dei Trattati istitutivi della Ue (Maastricht e Lisbona). Sul punto, il secondo comma dell’art. 2 del Fiscal compact afferma espressamente che “il presente trattato si applica nella misura in cui è compatibile con i trattati su cui si fonda l’Unione europea e con il diritto dell’Unione europea”. Considerato che il Patto di bilancio europeo prevede zero spesa a deficit, quindi il pareggio di bilancio, e cancella la deroga per Italia e Belgio sul rapporto debito pubblico/Pil, è chiaro che non sia per nulla conforme ai Trattati istitutivi dell’Unione, i quali invece prevedono espressamente sia la possibilità per gli Stati membri di spingersi fino al 3% di deficit annuale sul Prodotto Interno Lordo, sia la deroga per il nostro Paese alla regola del 60% del rapporto debito pubblico/Pil.

Un Trattato intergovernativo come il Fiscal Compact non ha la forza costituzionale di derogare ad un Trattato istitutivo dell’Unione, quindi l’Italia potrebbe far valere in sede europea l’invalidità del Fiscal compact nei punti in cui esso contraddice i Trattati istitutivi. La Commissione europea lo ha capito per prima, tanto è vero che ha tentato più volte – per fortuna senza successo – di inserire il Fiscal compact nei Trattati istitutivi oppure nel diritto derivato dell’Unione (regolamenti e direttive). Ci riproverà anche in futuro. Ma al momento l’Italia ha questa importante carta da giocarsi. Sollevare in Europa il problema di un trattato intergovernativo “giuridicamente nullo” e fare valere la sua posizione. Sia chiaro: non stiamo dicendo niente di nuovo, rispetto a quanto già sostenuto, con ben altra autorevolezza, da Giuseppe Guarino, ma ci sembrava doveroso ribadirlo oggi.

Liberarci del Fiscal Compact non significa soltanto togliere di mezzo la follia del pareggio di bilancio, significa anche riprendere nelle nostre mani la sovranità fiscale, completamente oppressa dal patto di bilancio europeo. È pur vero che, se tentassimo di sganciarci dal Fiscal compact, la BCE chiuderebbe i rubinetti facendo arrivare lo spread alle stelle, ma è altrettanto vero che in questo preciso momento storico siamo – diciamola così – particolarmente simpatici al governo americano.

Se non approfittiamo oggi – grazie al viaggio di Salvini – di questa favorevole alleanza su scala internazionale, domani potrebbe essere troppo tardi. Nella lettera che il Presidente del Consiglio ha inviato a Bruxelles c’è scritto che il governo italiano, benché ritenga determinate regole europee sbagliate, si impegnerà a rispettarle. Errore, caro Presidente. E ci sorprende che lei da giurista non si sia accorto, che noi le regole dei Trattati le stiamo rispettando e che il governo italiano da lei presieduto potrebbe sollevare di fronte alla Corte di giustizia dell’ Unione europea l’invalidità del Fiscal Compact eccependone la nullità in quanto non conforme ai Trattati istitutivi dell’ Unione. Questo dovrebbe fare l’”avvocato del popolo” se non vuole fare la fine di un Kerenskij. Certe regole, come quelle del Fiscal compact sono state fatte su misura da quelli che hanno sempre tentato di fregarci, complici i governi italiani del passato che le hanno sottoscritte. Un governo “sovranista” non deve chinare il capo. Diversamente sarà percepito dal popolo come la continuazione dei governi precedenti. E una volta che il popolo si convince di una cosa, è difficile fargli cambiare idea.

di Paolo BECCHI e Giuseppe PALMA su ByoBlu. Paolo Becchi ha anche commentato l’articolo in un video: CONTE STUDI: ALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE SI RISPONDE CON L'ABOLIZIONE DEL FISCAL COMPACT - Paolo Becchi e Giuseppe Palma | ByoBlu - Il video blog di Claudio Messora

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Europa, quo vadis? La sfida sovranista alle elezioni europee“, di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, prefazione di Antonio Maria Rinaldi, Paesi edizioni: https://www.amazon.it/Europa-vadis-sovranista-elezioni-europee/dp/8885939104/ref=mp_s_a_1_1?keywords=europa+quo+vadis&qid=1560620131&s=gateway&sprefix=Europa+quo+vadis&sr=8-1
 

tontolina

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anche
BARISONI (R24) SI RIPOSIZIONA SU MONTI…. CAMBIA IL VENTO GIRANO LE VELE..




L’eurista super austero Barison si stacca da Mario Monti, che ha elogiato sino a ieri, e questo è già stupefacente. Sentire poi un attacco così, parliamoci chiaro, violento, a Mario Monti, con lui presente, lascia abbastanza stupidi da parte di chi, ancora oggi, è uno strumento degli ordoliberisti più sfrenati. Certo rimane sempre lo stolido europeista non pensa mai come sia proprio l’europeismo suo e dei media per cui lavora ad aver armato il braccio economicamente repressivo di Monti. Lui se la prende, ma ne è stato uno dei maggiori complici.

Comunque sono almeno 5 minuti di relax e divertimento.

Ringraziamo l’ottimo Inriverente, che è sempre presente ed efficiente e per aver messo la famosa copertina del “Sole”, quella del “Fate presto”

Barisoni Vs Mario Monti Mo Me Riposiziono
 

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