VENDO PLASMA DELLA REGINA ELISABETTA. TRATTATIVA RISERVATA.

Lettera 150, think thank di circa 300 professori universitari,
manifesta forti preoccupazioni per il contenuto della proposta di legge Zan.


Essa, infatti, cristallizza in norme giuridiche alcune definizioni non chiare, oggetto di ampio dibattito sul piano scientifico.

Queste definizioni sono trasformate in dogmi che possono limitare in maniera illegittima

la libertà di manifestazione del pensiero, caposaldo delle liberaldemocrazie, protetto dall’articolo 21 della Costituzione.



La proposta di legge Zan, infatti, rende punibili non solo, come è giusto, parole che istigano alla violenza o ledono la dignità di una persona,
ma anche qualsiasi forma di critica o dissenso rispetto ai temi oggetto del provvedimento.


L’esperienza comparatistica dimostra come norme analoghe a quelle contenute nel Ddl Zan
abbiano portato all’incriminazione di persone, come la parlamentare finlandese Päivi Räsänen,
per aver ribadito che il matrimonio si fonda sulla unione di un uomo e di una donna
o per essersi espresse criticamente verso alcuni atteggiamenti sul piano della sessualità,
senza nessun legame con la violenza, con l’odio e senza aver leso la dignità di alcuno.


Anche il contenuto degli atti discriminatori vietati non è definito dalla proposta di legge.


Così possono essere oggetto di sanzione penale molte scelte delle persone che sono espressione di libertà protette dalla Costituzione,

come quella di religione, di riunione, di associazione, d’iniziativa economica:


si pensi alle associazioni aperte solo a persone di uno o dell’altro sesso,

alle valutazioni sulle tematiche oggetto del provvedimento da parte delle confessioni religiose,

alla scelta delle imprese di pubblicizzare prodotti con immagini di coppie eterosessuali,

alla decisione di artisti di non mettere il proprio genio a servizio di determinate associazioni etc
.


L’esperienza comparatistica

ha visto negli Usa un pasticciere convenuto in giudizio per non aver voluto preparare una torta per celebrare una unione tra persone dello stesso sesso;

nel Regno Unito associazioni cristiane che promuovevano l’adozione, costrette a chiudere perché contrarie a quelle di persone dello stesso sesso, ivi ammesse.


Pericolose appaiono anche le norme che utilizzano la scuola

non per promuovere rispetto e amicizia tra i ragazzi, che sono il fondamento della vera istruzione,

ma ideologie di vario tipo, come quella di genere, che vengono imposte per legge ai bambini, ai giovani e alle loro famiglie.


La disciplina sottoposta all’esame del Senato è anche fondata per molti aspetti su concetti assai ampi e indefiniti

e rimette così le scelte dei comportamenti da punire alle valutazione arbitrarie dei giudici,

in contrasto con i principi di legalità, di tassatività e di certezza in materia penale, garantiti dalla Costituzione repubblicana.



“L’articolo 4 del Disegno di legge – osserva Giuseppe Valditara, coordinatore di Lettera 150 –

finisce addirittura per rendere punibili “comportamenti legittimi”, cioè garantiti dallo stesso ordinamento,

qualora essi siano idonei “a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori”.


“Si tratta – prosegue Valditara – di una prescrizione illiberale e pericolosa”.


Per tali ragioni Lettera 150 auspica che la proposta di legge Zan non sia approvata in questa forma dal Senato
e si apra invece un serio confronto tra le forze politiche e tra queste ultime e la Società civile sui temi oggetto del provvedimento.
 
Finale degli europei sofferta anche in casa Ferragnez.

Sofferta, e solcata da alcuni momenti di imbarazzo negli attimi finali della partita che ha visto l’Italia di Mancini trionfare sugli inglesi:
sì perché Fedez e la Ferragni, che nella vita di tutti i giorni vogliono dettare l’agenda politica al Paese
e polemizzare con giuristi, tecnici, esperti e politici, non riescono nemmeno a capire se abbiamo vinto ai rigori.


Nell’incedere del loro personale Truman Show, con una quotidianità esibita a getto continuo in video
e che del particolare e del personale cercano di fare elemento (pseudo)politico, ci regalano delle perle di involontario umorismo.

Ed eccoli i Ferragnez assiepati nel salottino di casa, in ciabatte e con i volti stralunati, intenti a seguire la finale di Wembley.

Siamo nei concitati momenti finali, quando tutto si decide ai rigori, ed è impagabile guardare le espressioni della Ferragni e di Fedez
che non riescono a capire, e devono per questo chiedere più volte ad alta voce, se abbiamo vinto.

Mentre tutta Italia si riversava nelle piazze per festeggiare, loro ancora chiedevano se fosse finita.


Naturalmente, proprio perché il personale è politico, e il politico nella loro prospettiva è commerciale, business, affare,
non poteva mancare la strumentalizzazione pro-ddl Zan.

Con la Ferragni che chiede, su Instagram, di fare la tripletta: vincere l’Eurovision, vincere l’Europeo, e chiaramente, ultimo passo, approvare il ddl Zan.

Un disegno di legge ridotto, in questa visione povera e superficiale, a evento da vincere.

D’altronde da chi non riesce nemmeno a comprendere quali siano le regole dei calci di rigore,
e quanti sia necessario tirarne e segnarne per poter dire con certezza di aver vinto,
non volete forse farvi impartire lezioncine morali e giuridiche?


Di che pasta fossero fatti i due nuovi maitre a penser della gauche caviar italiana
ce lo aveva già fatto vedere Fedez con la sua ormai famigerata diretta online.

Un’occasione nella quale persino gli intervenuti Civati, Zan e Cappato
avevano dimostrato più di qualche episodico segno di imbarazzo
nel dover ascoltare gli errori grossolani e la superficialità delle argomentazioni di Fedez.


Ma d’altronde, si sa, lo show, e gli affari, devono andare avanti,
e il ddl Zan è per i Ferragnez solo un brand come tanti altri, da portare avanti.
 
«Egregio Presidente Draghi ed egregi confratelli della Loggia Laica del Grande Occidente,
se volete davvero difendere la laicità dello Stato, del governo e del Parlamento italiano, dovete prendere meglio la mira.

Scappucciatevi per vedere bene la realtà circostante.

Non è la Chiesa cattolica apostolica romana, e tantomeno la Chiesa bergogliana, umanitaria e accogliente,
a vagheggiare il ritorno a uno Stato confessionale, prono ai precetti religiosi e teso a restaurare la devozione popolare».


Così Marcello Veneziani smaschera il “nuovo clericalismo” che si vorrebbe imporre per legge, col Ddl Zan contro l’omofobia.


«Per una volta – in modo magari maldestro, “gesuitico” e un po’ vile, appellandosi al Concordato
– la Chiesa ha perorato il suo contrario, ha sposato una causa che più laica non si può:
si è richiamata alle leggi, alla libertà di pensiero e di espressione, messa in pericolo dalla Legge Zan».

Non è ingerenza nella vita laica dello Stato e della politica italiana,
«nemmeno paragonabile alle numerose ingerenze della Chiesa bergogliana in tema di migranti, modelli sociali ed economici, giudizi politici e ideologici».


Al contrario stavolta il Vaticano chiede di fermare
«l’ingerenza di una legge, col relativo strascico d’intimidazione psicologica e ideologica, nella vita dei cittadini,
non solo credenti e praticanti, se solo trasgrediscono ai precetti della nuova religione bioetica imposta al culto di tutti».

«Se volete difendere davvero la laicità dello Stato, della politica, del governo e del Parlamento italiano,
abbiate il coraggio di affrontare il nuovo clericalismo e la nuova Inquisizione che stanno instaurando in Italia
e in Occidente le leggi, le proposte, i comitati di vigilanza, denuncia e sconfessione,
che sorgono qua e là nel nostro paese a difesa e protezione della nuova religione umanitaria
fondata sull’antifascismo, l’antirazzismo e l’antiomotransfobia».

Una religione “anti”, molto curiosa,

«imperniata sul principio di “odiare gli odiatori”,

“perseguitare i persecutori”,

farsi intollerante con gli intolleranti».



Con la differenza che i presunti odiatori, persecutori e intolleranti
«sono in larga parte inermi, innocui, e non dispongono del potere e delle armi
di cui dispone la nuova Macchina dell’Inquisizione che dovrebbe colpirli a norma di legge».


Il meccanismo ideologico-punitivo si fonda su un’inversione:

ogni tentativo di difendere la famiglia

o proteggere i bambini

o di tutelare la sovranità nazionale e la civiltà in pericolo

«viene letta e condannata al contrario come attacco a gay e trans o razzismo contro neri e migranti».



Ragionando con la mente sgombra e senza «imbecillità di gregge e conformismo ideologico»,

ci si accorge che alla vita laica di tutti i giorni verrebbe applicato

«un protocollo clericale fatto di processi alle intenzioni,

catechismi impartiti in tutte le sedi, a cominciare dai bambini,

caccia alle streghe, battesimi e cresime progressiste

o al contrario scomuniche, esorcismi e sospensioni a divinis,

inginocchiatoi e santini, devozioni e ricorrenze,

nel nome di quel canone ormai sacro che ci nausea ripetere per l’ennesima volta:

il politically correct e i suoi derivati tossici».




«Non si può nemmeno fare una battuta su di loro, è ritenuta e punita come blasfemia»,

come se si trattasse di proteggere entità “intoccabili”,

introducendo il reato d’opinione (di cui si occuperà «la Nuova Laica Inquisizione»).



«Come chiamate tutto questo se non clericalismo,
riduzione della laicità a uno Stato confessionale,
regime teocratico col nuovo Dio Nero-Arcobaleno?
E come chiamate i nuovi imam, i nuovi muezzin, i nuovi ayatollah
che queste leggi stanno partorendo nei tribunali,
nelle commissioni di vigilanza, nei comitati politici?».

«Sono clero, alle cui dirette dipendenze lavora la polizia psicopolitica, i nuovi battaglioni della Santa Fede.
Il servizio d’ordine del Pci e di Lotta Continua è diventato ora milizia di Stato della Nuova Religione Umanitaria.
E se non ti puniscono in modo esemplare, ti intimano quanto meno di cospargerti il capo di cenere:

Chiedi Scusa!

Inginocchiati!

Fai la penitenza!

Recita l’atto di Contrizione,
dieci Avemarie al gay profanato, cento Paternoster al Migrante dissacrato, ricordati di Santificare le lesbiche».


«Il nuovo clericalismo da cui dovremmo difendere la laicità dello Stato e delle istituzioni
è proprio quello che state elevando sugli altari e i tribunali a norma di legge».
 
Roberto Mancini e i suoi ragazzi riportano in alto il valore calcistico del brand Italia.

Ma cosa può significare il trionfo di Wembley in termini di impatto su un Prodotto interno lordo
che vive una fase di rimbalzo dopo il profondo rosso da -8,9% nel 2020?

Le riaperture ormai generalizzate e il clima di fiducia, al netto dei rischi legati alla variante Delta,
dovrebbero spingere quest’anno la crescita verso un livello vicino al 5%.

Ma una grande vittoria come quella dell’Europeo di calcio,
che quanto a prestigio e risonanza globale si avvicina molto a un Campionato del Mondo,
può dare un’ulteriore spinta al sistema Italia, soprattutto su due direttrici fondamentali:

l’export (con food, moda, prodotti artistici e design in testa) e il turismo.

Ovviamente non è semplice quantificarla sul Pil reale.

I modelli econometrici parlano di un beneficio aggiuntivo tra lo 0,7% e lo 0,8% già l’anno successivo.


In un breve studio di pochi anni fa chiamato “Soccer-nomics” la banca olandese Abn Amro
calcolò che nelle ultime tredici edizioni dei Mondiali, dal 1970 al 2018,
l’economia della nazione trionfatrice era cresciuta
, in media, dello 0,77% rispetto all’anno prima.

Si tratta però di una “media del pollo” che non tiene conto di situazioni storiche e geopolitiche molto diverse:
in alcuni casi i Paesi vincitori sono addirittura andati in negativo, per esempio la Germania Ovest nel 1974 e l’Argentina nel 1978.

Mentre, dall’altra parte, il Pil italiano riportò un aumento di oltre il 2% (4,1% a valori correnti)
a seguito del trionfo di Cannavaro e compagni in Germania nel 2006: oltre un punto in più rispetto al 2005.

Così, se è vero che come palcoscenico mediatico l’Europeo forse non equivale a un Mondiale,
è altrettanto indubbio che nel frattempo il mondo sta cambiando:
il pianeta è sempre più interconnesso,
la comunicazione digitale favorisce una circolazione immediata e capillare delle narrazioni sui grandi eventi sportivi
e l’e-commerce conosce un livello di diffusione, anche grazie alla pandemia, che era impensabile appena dieci o persino cinque anni fa.

Insomma, il grande torneo giocato dagli azzurri non potrà che rafforzare l’identità del brand Italia,
con un effetto-vittoria che si trascinerebbe per qualche anno.

Facendo i conti in termini assoluti, una spinta sul Pil ipotetica tra lo 0,7 e lo 0,8%
potrebbe significare per il nostro Paese una crescita tra i 12 e i 14 miliardi in più
.


Coldiretti ci crede: “Non c'è dubbio che la vittoria in Inghilterra è comunque una importante chance sui mercati esteri
dove si forma una importante parte del Pil nazionale. Non va dimenticato anche l'impatto positivo sui flussi turistici stranieri
con gli arrivi estivi a luglio e agosto già stimati in aumento del 32% rispetto all'anno scorso,
anche se su valori di molto inferiori all'anno prima della pandemia”.

Coldiretti torna poi proprio al Mondiale del 2006: “Il numero di disoccupati è diminuito del 10%
e “nel 2007 si è anche verificato un incremento delle vendite nazionali all'estero del 10%
spinto dal successo di immagine dell'Italia che ha avuto un effetto traino anche sui prodotti Made in Italy.

Va registrato peraltro un aumento di 2,36 milioni di stranieri che sono venuti in Italia in vacanza
nell'anno successivo alla memorabile vittoria, che significa in termini percentuali un +3,5%”.


Eppure, gli effetti dell’impresa degli azzurri potrebbero vedersi anche sui mercati finanziari.

Goldman Sachs ha calcolato che nel luglio del 1982 e in quello del 2006
Piazza Affari ha garantito corposi ritorni del 3% mese su mese.


Insomma, l’augurio è che la banda Mancini ci aiuti ad accelerare l’uscita dal tunnel economico in cui siamo entrati un anno e mezzo fa per colpa della pandemia.
 
Non gioite troppo.....qualcuno sta già pensando al rimedio.

- Usa, Fda ufficializza il rischio cardiaco raro per i vaccini Pfizer e Moderna
– Astrazeneca, in queste condizioni medici restii a firmare il modello di consenso informato
– Il pediatra De Palma: “vaccini fanno produrre la Spike, una tossina non attenuata: ecco spiegate le reazioni avverse”
- Iss: “focolai di variante delta in Italia, vaccinatevi” Locatelli paventa nuove chiusure mirate
– Draghi conferma: “la pandemia non è finita, Ema da riformare, troppe incertezze”
- Il ministro tedesco Spahn: “ad agosto la variante Delta prenderà il sopravvento”
– Israele, governo ammette: più del 50% dei positivi era stato vaccinato. Tornano le mascherine al chiuso
– Delta colpa dei non vaccinati? L’avvocato Sandri vuole portare in tribunale Bassetti affinché dimostri le sue affermazioni
- Bassa autostima e giovani, l’appello del motivatore Alberto Ferrarini: “anche molti calciatori stanno rifiutando il vaccino”
– Matteo Gracis: “come fate a non sentirvi presi in giro?”
- Pregliasco sulle cure anti-covid: “si è trattato spesso di proclami che hanno deluso”
- In alcune interviste a InfoWars McAfee raccontò di aver regalato computer ai potenti e di averli monitorati
– Orban si difende dagli attacchi: “Non abbiamo una legge contro l'omosessualità in Ungheria, abbiamo una legge che difende genitori e bambini”.
- Sentenza di un giudice di Pisa, imputati assolti: illegittimi Dpcm e stato d’emergenza
- Umbria, troppi sanitari non vaccinati: “se li sospendiamo dovremmo chiudere gli ospedali”
 
....azz......domenica scorsa, 51 positivi su 10.027.602 abitanti.

Lo 0,00050 % della popolazione.


Ieri 95 positivi = 0,00094% della popolazione.

1 ogni 105.000 abitanti.....qualcuno si frega già le mani ????

.........aspetta aspetta ..13 decessi per "concorso covid"...............
.........aspetta aspetta .. ogni giorno in Lombardia muoiono in media
fra le 270 e le 295 persone......meglio cominciare a chiudere..........
 
ops......


YouTube è stato multato di 100.000 euro dal tribunale regionale tedesco di Dresda
dopo aver cancellato erroneamente il video di un utente nel quale si mostravano massicce proteste contro la pandemia in Svizzera.

La multa è stata comminata tra l’altro perché la piattaforma non è riuscita a ripristinare il video “immediatamente” dopo l’ordine del tribunale datato 20 aprile.

Invece, la società ha aspettato quasi un mese per far tornare online il video,
che ha portato alla multa della scorsa settimana, emessa il 5 luglio, secondo WELT.de.


L’avvocato Joachim Steinhöfel, che rappresenta l’operatore dell’account che aveva visto il video cancellato,
considera la decisione del tribunale una linea guida per la libertà di espressione su Internet.

“Con la multa storicamente elevata, l’Alta Corte Regionale chiarisce che le decisioni del tribunale
devono essere osservate senza restrizioni, indipendentemente dal fatto che YouTube ritenga o meno una violazione delle sue linee guida”,
ha affermato Steinhöfel. -Welt.de (tradotto)


YouTube, tuttavia, non sembra comprendere la lezione.

Un portavoce ha dichiarato a WELT:

“Abbiamo la responsabilità di mettere in contatto i nostri utenti con informazioni affidabili
e di combattere la disinformazione durante il Covid-19.
Questa è una decisione caso per caso che rispettiamo e che esamineremo di conseguenza”.


Il video di protesta è stato cancellato alla fine di gennaio, con YouTube che ha citato la sua
“Politica sulla disinformazione medica su COVID-19”, tuttavia il tribunale ha respinto il loro ragionamento,
concludendo in parte che le linee guida modificate non erano una norma sufficiente e che si sarebbe dovuto chiedere ,
se mai, al cliente di firmare un nuovo accordo generale .
La semplice indicazione che potrebbero verificarsi cambiamenti intorno alle loro politiche COVID-19 non è sufficiente.


Il problema di applicare norme simili in Italia si chiama “Tempi della Giustizia”.


In Germania la sanzione con la sentenza è arrivata in tre mesi,

in Italia, se va bene in due anni.


Con questa giustizia non ci può essere giustizia.
 
Come siamo ridotti male......


Il mese scorso, il membro di spicco dei SAGE, il comitato consultivo inglese sulla salute,
e nota ex membro del partito comunista, Susan Michie, ha suscitato scalpore (almeno tra gli scettici)
suggerendo che l’uso della maschera e il distanziamento sociale
dovrebbero diventare parte del nostro comportamento di routine “normale”
e rimanere sul posto “per sempre”.



Sfortunatamente, il suo punto di vista non è così marginale, come le persone sane di mente potrebbero ritenere.


Un nuovo sondaggio di Ipsos MORI per l’Economist suggerisce che un’alta percentuale di britannici
crede che un certo numero di restrizioni legate al lockdown dovrebbero rimanere in vigore “permanentemente”,
inclusi coprifuoco notturno (19%), quarantena di viaggio (35%) e maschere per il viso (un enorme 40%!).

Ben oltre il 40% degli inglesi ritiene inoltre che solo coloro che sono stati vaccinati contro il Covid
– e sono in grado di dimostrarlo – dovrebbero poter viaggiare all’estero (“permanentemente”).


Gli altri in galera!


NEW: @ipsosmori polling for The Economist shows some Brits support anti-covid restrictions *permanently*, regardless of covid risk. Inc:

– 19% for nighttime curfews
– 26% for closing casinos and clubs
– 35% for travel quarantine
– 40% for masksSome Britons crave permanent pandemic lockdown pic.twitter.com/I7K3fEn2YC
— Matthew Holehouse (@mattholehouse) July 8, 2021



Matthew Holehouse, corrispondente di politica britannica presso l’Economist,
afferma che questo potrebbe essere un risultato anomalo perché stiamo vivendo “un periodo molto strano per l’opinione pubblica”:

“Alcune persone fanno fatica a distinguere come si sentono ora da come ti senti una volta che il covid se n’è andato”


In ogni caso, i risultati sono allarmanti.


La gente si lascia influenzare in modo così facile che, alla fine, bastano un paio di tizi in TV che dicono “Fidati”
per riuscire a cambiare comportamenti che sembravano invece consolidati.


Siamo diventati veramente così abituati alla costrizione della libertà, che non le diamo più peso?
 
Udite.... udite


Il rischio scissione è sventato. Almeno per il momento.

L’intesa per il nuovo statuto è stata raggiunta.


Tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo è stata siglata una “pace armata”
che dovrebbe rimettere il Movimento 5 stelle su una rotta meno accidentata, per una navigazione tranquilla.


Ma è davvero così?

La coppia che ha evitato l’esplosione dell’universo grillino è rappresentata dal “gerarca minore” Vito Crimi e dall’ex capo politico Luigi Di Maio.

I due si sarebbero spesi più di altri per scongiurare la fine anticipata del M5s.

Dopo giorni di ostinata indifferenza tra l’ex premier e il “garante”, Crimi ha dettato la direzione di marcia:

“Beppe Grillo e Giuseppe Conte – ha affermato il reggente in apertura dell’assemblea dei deputati pentastellati –
hanno definito concordemente la nuova struttura di regole del M5s, che si dota di nuovi ed efficaci strumenti
proiettando al 2050 i suoi valori identitari e la sua vocazione innovativa”.

Di Maio non ha nascosto la propria esultanza:

“Questa intesa – ha detto ai deputati – è frutto della vostra volontà di tenere unito il Movimento.
Grazie anche agli altri sei componenti del direttivo per l’efficace lavoro svolto.
Finalmente il Movimento può ripartire con una leadership forte”.


Anche il presidente della Camera Roberto Fico non ha nascosto il proprio compiacimento:
“Ognuno di noi – ha chiarito – ha fatto la propria parte per il bene del Movimento.
L’accordo per il nuovo statuto segna un punto decisivo per il rilancio di cui tutti conosciamo bene l’urgenza”.


Seppure l’ex premier abbia chiesto “pieni poteri” rispetto alla leadership,
alla fine ha dovuto accettare la tanto vituperata “diarchia”.


In buona sostanza, Beppe Grillo resta il “garante” senza se e senza ma.



L’ideologo e fondatore non ha voluto rinunciare alla propria prerogativa.

Per usare un’espressione cara al Giuseppe Tomasi di Lampedusa del Gattopardo,
“se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.


In effetti, il Movimento per non morire si appresta, formalmente, a cambiare tutto per non cambiare niente.

Per queste ragioni, sono temporaneamente rientrate le polemiche contiane sulla riforma della giustizia,
che modifica quella targata M5s, soprattutto sulla prescrizione.

Conte ora ha mutato radicalmente atteggiamento, conscio dell’impossibilità di creare un partito personale di successo.

Infatti, si è dichiarato “pienamente soddisfatto dell’accordo raggiunto con Grillo”,
con il quale in questi giorni ha avuto modo di confrontarsi direttamente più volte.

“Ora – ha aggiunto – ci sono tutte le condizioni per partire e rilanciare il Movimento:
piena agibilità politica del presidente,
netta distinzione tra ruoli di garanzia e ruoli di azione politica,
grande entusiasmo e chiaro sostegno al progetto politico”.


Le invettive, le sfide, le divergenze rappresentano il passato.


“È il momento – ha chiosato – di lasciarci alle spalle le ombre di questi giorni difficili.
I momenti duri sono utili se ci aiutano a individuare la giusta strada da percorrere, le insidie da scansare.
Il Movimento 5 Stelle si rialzerà più forte”.


I maggiorenti pentastellati ringraziano i “duellanti” per la tregua raggiunta.

Il lavoro di mediazione portato avanti dal comitato dei sette nominato da Grillo strategicamente è servito a prendere tempo.

Naturalmente, il leader in pectore e il “garante” si sentiranno nei prossimi giorni
per definire i dettagli sulle procedure di votazione per la nuova guida politica.

Il ministro Federico D’Incà ha evidenziato che “mediazione, dialogo e confronto sono la chiave per affrontare ogni scelta”.


A parte Conte, nonostante le parole al miele per lo scampato pericolo,
le polemiche sulla riforma della giustizia non sono affatto sopite.

La scorsa settimana alcuni parlamentari hanno, addirittura, prospettato l’ipotesi di ritirare il sostegno al governo.

Su posizioni barricadere figura ancora Alfonso Bonafede.

Nel corso della riunione, l’ex ministro della Giustizia ha usato toni poco concilianti a proposito della riforma:

“La prescrizione – ha detto – non è una bandierina, ma un valore. Questa soluzione non la condivido, è sbagliata e rischiosa”.


Di più: la parlamentare Giulia Sarti ha chiesto le scuse da parte dei ministri pentastellati,
che invece di astenersi hanno votato il testo elaborato dalla ministra Marta Cartabia.


Una critica condivisa anche dalla vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni.


Il senatore Gianluca Ferrara ha ribadito: “La prima cosa da fare è lavorare per modificare la riforma sulla Giustizia.
Mi auguro che i miei colleghi in commissione possano emendarla”.
 
Oggi è proprio così, grazie ai cervelloni della sanità :

“vai all’ospedale, prenoti una visita o un intervento chirurgico,

aspetti pazientemente il tuo turno e poi, quando finalmente arriva,

se non c’è posto o è passato troppo tempo, perdi ogni diritto:

niente visita e niente intervento, anche se sei malato grave ti rimandano a casa "
 

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