VENDO PLASMA DELLA REGINA ELISABETTA. TRATTATIVA RISERVATA.

Benedetto XVI. La vita e le sfide
è il saggio scritto da Luca Caruso, responsabile della comunicazione istituzionale della Fondazione vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI,
(editore Sanpino-Fondazione Joseph Ratzinger, pp.172, euro 14) con la prefazione dell'arcivescovo Georg Gänswein.

Il quale sottolinea che «ogni volta che si cerca di comprendere e inquadrare Benedetto XVI, sorgono immediatamente divisioni e liti.
È considerato uno dei pensatori più intelligenti dei nostri tempi e al tempo stesso una figura affascinante.
Ma anche un personaggio scomodo per i suoi avversari, che non mancano».

Al riguardo, prosegue l'arcivescovo,
«un intellettuale francese una volta ha notato che non appena si menzionava il nome di Ratzinger
«pregiudizi, falsità e persino disinformazione regolare dominavano ogni discussione».

In tal modo, non raramente, è stata costruita un'immagine che non è in grado di mostrare la realtà né della persona né dell'operato,
ma solo una rappresentazione fittizia che doveva servire a uno scopo specifico».


Nell'elenco dei più autorevoli biografi di Benedetto XVI figura un sacerdote romano che è anche storico, don Roberto Regoli,
direttore del Dipartimento di Storia della Chiesa dell'Università Gregoriana e direttore della rivista Archivum Historiae Pontificiae.

Ha appena pubblicato un nuovo saggio dal titolo Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI, (Edizioni Lindau, pp.382, euro 29,50),
in cui entrano in scena anche gli avversari "conclamati", prima di tutto il cosiddetto "gruppo di San Gallo", ben incardinato dentro la Chiesa.


È noto che si tratta di alcuni ecclesiastici di alto rango invitati dal vescovo di San Gallo in Svizzera
(tra cui cardinali Martini, Silvestrini, Murphy-O' Connor e Danneels) a riunirsi, di tanto in tanto,
presso la bellissima abbazia di San Gallo, per secoli uno dei più importanti centri monastici d'Europa,
per verificare la loro agenda approntata per il progetto di costruire una Chiesa "aperta",
in evidente contrasto con l'ultima fase del pontificato di Giovanni Paolo II.


Il loro bersaglio, prima di ogni altro, è stato proprio il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede,
cioè Ratzinger, perché, secondo loro, esercitava un'influenza centralizzante e conservatrice.

Come se non bastasse anche nella sua patria tanti cattolici e vescovi tedeschi a lungo hanno criticato apertamente il Papa
(«In Germania alcune persone cercano da sempre di distruggermi», ha dichiarato lo stesso papa emerito in un libro-intervista).

Regoli spiega che papa Benedetto a tutto questo ha sempre reagito con compostezza, continuando per la propria strada,
non ha mai avuto una sua rete/struttura, né si è preoccupato di crearsene.

Naturalmente è sempre stato a conoscenza delle critiche, consapevole degli attacchi e la sua risposta
«era a livello delle argomentazioni e non di una politica di repressione. Lui voleva convincere e non imporre»
ed è proprio questa, secondo l'autore, la caratteristica dello stesso Ratzinger,
«al tempo stesso la forza e la debolezza del suo pontificato».

Clemenza e soprattutto il desiderio di non creare dentro la Chiesa divisioni o, peggio, disgregazioni.
Proprio le accuse che una propaganda avversa ha rivoltato contro di lui.



In realtà gli autori cercano di rispondere alla domanda su chi è stato veramente Joseph Ratzinger e la sua testimonianza,
raccontando le sue origini e le caratteristiche personali, le sfide epocali e anche i momenti drammatici
e le vicissitudini delicate e complicate che hanno segnato l'esistenza di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI.

Tentativo compiuto anche dallo storico della Chiesa Roberto Rusconi, nel suo saggio
Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, teologo, cardinale, Papa (Morcelliana editrice, pp.192, euro 17)
si concentra soprattutto sulla svolta impressa con le dimissioni nel 2013.

Secondo Rusconi, infatti, la decisione di procedere alla rinuncia al pontificato ha fatto
«intravedere risvolti inediti nella gestione del supremo magistero ecclesiastico,
gli avvenimenti degli anni successivi hanno ingenerato crescenti perplessità».

Rusconi, a conclusione del libro, cita poi la famosa e inquietante profezia di Malachia di Armagh,
abate irlandese morto nel 1148, sulla fine della Chiesa sulla quale si staglia l'ombra fatale dell'ultimo Pontefice,
Petrus Romanus.
 
Di tanto in tanto, qualcuno ricorda le profezie attribuite a San Malachia († 1148),
che prevedono la fine del papato e del mondo. In questo articolo vorremmo analizzare questi presagi.

Le cosiddette “Profezie di San Malachia” sono, in base ai loro divulgatori, opera di Malachia di Armagh,
monaco del monastero di Bangor e poi arcivescovo di Armagh, morto con fama di santità e canonizzato nel 1190 da Papa Clemente III.

Le sue previsioni sarebbero state scritte quando il santo monaco è stato per un mese a Roma nel 1139.

Constano di 111 – o 113, secondo altri – distici latini che cercano di ritrarre ogni Papa da Celestino II (1143-1144) al presunto Pietro II, l’ultimo Papa,
che governerà la Chiesa fino alla fine del mondo.

Ecco, ad esempio, il distico attribuito a San Giovanni Paolo II († 2005): “De labore solis – La sofferenza del sole”.


E qui sorge la domanda: è stato proprio San Malachia a diffondere queste profezie? No!
Queste predizioni, che risalirebbero al XII secolo, epoca in cui ha vissuto il santo,
apparvero solo nel 1595 nell’opera Lignum Vitae, ornamentum et decus Ecclesiae
(Legno di Vita, ornamento e gloria della Chiesa), del benedettino belga Arnoldo di Wyon.

Le prime 74 sono accompagnate dal breve commento di Alfonso Chacón († 1601 ca.),
frate domenicano e storico spagnolo, che dimostra che le previsioni si sono realizzate in modo esatto in ogni Papa citato.

Circa Vittore IV, la profezia dice Ex tetro carcere (Dal carcere oscuro), al che Chacon aggiunge:
Fuit cardinalis S. Nicolai in carcere Tulliano (È stato cardinale di San Nicola nel carcere Tulliano).

In base ai commenti di Alfonso Chacón sarebbe possibile calcolare l’ultimo Papa e la fine del mondo:
dopo Giovanni Paolo II (De labore solis) ci sarebbero altri tre Pontefici: Benedetto XVI, Francesco e un altro, che assumerebbe il nome di Pietro II.

Di lui è scritto: Petrus Romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus;
quibus transactis, civitas septicollis diruetur, et ludex tremendus iudicabit populum. Finis

(Pietro Romano, che pascerà le pecore tra molte tribolazioni.
Terminate queste, verrà distrutta la città dalle sette colline, e il tremendo Giudice giudicherà il suo popolo. Fine).


Presentate le profezie, passiamo alle osservazioni.


Il primo punto importante è che le cosiddette “Profezie di San Malachia” si inseriscono nel quadro delle rivelazioni particolari:
il fedele cattolico è quindi libero di accettarle o meno (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica n. 66-68).

In questa libertà c’è chi dà loro credito, ritenendo che siano azzeccate.

Ad esempio, Crux de crucem (Croce derivata dalla croce) si riferisce a Pio IX (1846-1878);
questi ha sofferto molto – ha preso su di sé la croce – per gli attacchi della Casa dei Savoia, sul cui emblema c’era una croce.

Alcuni studiosi respingono però queste profezie.
Il maggior critico è padre Ménestrier, S.J., con il suo libro Réfutation des Prophéties faussement attribuées à S. Malachie sur les élections des Papes (Parigi, 1689).

Il gesuita sostiene che:
1) per 450 anni queste profezie non sono state note.
Nessuno storico medievale o rinascimentale, trattando la vita dei Papi, le cita;

2) non c’è una linea affidabile che dimostri come Chacón ne sia venuto a conoscenza e le abbia trasmesse ad Arnoldo de Wyon;

3) nella lista non appaiono solo Papi, ma anche antipapi (Vittore IV, 1159-64; Nicolò V, 1328-30; Clemente VII, 1378-94).
Sarebbe blasfemo dire che Dio abbia confuso Papi e antipapi;

4) l’insinuazione della data della fine del mondo per il prossimo Papa, dopo Francesco, contraddice la Sacra Scrittura,
che non rivela agli uomini la data del Giudizio Finale (cfr. Mt 24,36; Mc 13,32; At 1,7);

5) le profezie sono chiare fino a Urbano VII, in seguito diventano generiche (fuoco ardente, fede intrepida…), e si adatterebbero quindi a qualsiasi Papa degno;

6) Ménestrier conclude che le predizioni devono essere state create nel 1590 e attribuite falsamente a San Malachia
(cfr. Dom Estêvão Bettencourt, OSB. Fim do mundo? A profecia de São Malaquias. Rio de Janeiro: Mater Ecclesiae, opúsculo 39).
 
Il giorno dopo si può ricordare che ......

“Oggi il calcio è cambiato. È sempre un gioco di squadra, ma all’interno di esso,
prevalgono anche delle logiche differenti rispetto al passato.
C’è una personalizzazione del singolo e del suo interesse personale
che si traduce spesso in una corsa sfrenata al denaro.
Donnarumma è l’esempio lampante di ciò che non sarebbe accaduto anni fa.
È un grande portiere, cresciuto professionalmente nel Milan.
Ha avuto parole ed atteggiamenti che pareva lo potessero legare a vita ad una maglia.
È andato via per denaro e per di più a parametro zero, non generando nemmeno introito al club.
Questo i tifosi non glielo perdoneranno mai.
Ha dimostrato di essere pilotato dal suo procuratore.
Un pessimo esempio per i ragazzi e per il calcio in genere.
Anche Calhanoglu si è trasferito ai cugini nerazzurri, per guadagnare 500 mila euro in più a stagione.
Un altro esempio da non seguire"

ha spiegato da tifoso deluso.
 
Con gli inglesi è sempre stato così...da sempre.

"Principe, principessa e principino che scappano per non premiare i vincitori.
Giocatori che si tolgono sprezzanti le medaglie dal collo prima ancora di scendere dal palco.
Centinaia di vigliacchi che aspettano i tifosi italiani all’uscita per aggredirli, col favore degli addetti alla sicurezza"

"lo stile lo imparassero da Luis Enrique e da Guardiola. Sfilarsi immediatamente le medaglie dei finalisti,
come se puzzassero, è un gesto di una volgarità enorme.
E poi i tifosi inglesi, che la loro frustrazione l'hanno sfogata picchiando gli italiani ai varchi dello stadio"
 
Capita di tutto e dippiù.......però....il rosmarino nelle vongole....non si può, non si può.
Chiamala "cucina creativa".


Quel rosmarino negli spaghetti alle vongole ha mandato su tutte le furie due coppie
che pranzavano allo chalet Bora Bora Beach di Porto Recanati.

E così quella che doveva essere una domenica di mare e relax si è trasformata in una giornata di totale tensione.

I quattro, che venivano da Spoleto, infatti, non hanno per nulla gradito la presenza della spezia nei loro piatti
mentre si trovavano nel balneare di Mauro Monachesi e per il disgusto, riporta il Messaggero, hanno praticamente aggredito i camerieri.


"Erano a pranzo quando a un certo punto, probabilmente per non pagare il conto,
hanno trovato la scusa del rosmarino che noi utilizziamo negli spaghetti alle vongole per alzare i toni con i nostri camerieri,
sostenendo che quel condimento non andava bene", ha raccontato il titolare.

"Non soddisfatti di aver creato confusione, si sono alzati e si sono diretti verso la cucina".

Qui, prosegue, "avrebbero voluto aggredire il cuoco ma, per fortuna,
io e altri due ci siamo messi a difesa della porta di servizio e non li abbiamo fatti entrare".


La situazione è quindi degenerata.

"Abbiamo chiamato i carabinieri, ma i militari di Porto Recanati erano impegnati con i servizi di controllo per i mercatini,
così siamo stati ricontattati dai loro colleghi di Civitanova. Fortunatamente".
 
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Bravi bravi, avanti così.


Il Tar del Lazio annulla le maxi multe inflitte a fine gennaio 2020 dall’Antitrust a Fastweb, Tim, Vodafone e WindTre
per una presunta intesa anticoncorrenziale relativa alla modifica dei prezzi dopo il ritorno alla fatturazione mensile e non più alle bollette a 28 giorni.

Complessivamente le sanzioni irrogate agli operatori che avevano mazzolato i clienti con il giochetto delle bollette a 28 giorni ammontavano a 228 milioni di euro.


Oggi il Tar ha accolto i ricorsi dei quattro operatori delle telecomunicazioniFastweb, Tim, Vodafone e WindTre – sollevandoli dal pagare la super multa.


Ma dietro l’angolo c’è il Consiglio di Stato che potrebbe decidere di cambiare le carte in tavola costringendo gli operatori a pagare la maxi-multa.


“Una vergogna! Che la giustizia non funzioni in questo Paese è cosa nota, ma ora si è toccato il fondo”,
protesta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori
commentando la decisione del Tar del Lazio che ha annullato le maxi sanzioni inflitte nel gennaio 2020
dall’Antitrust a Fastweb, Tim, Vodafone e WindTre per la questione delle bollette a 28 giorni.


“Il Tar – osserva con una punta di amarezza Dona – continua ad assecondare la politica dilatoria delle compagnie telefoniche,
che si arrampicano sui muri e sugli specchi a caccia di cavilli legali pur di poter fare i loro comodi
in barba a quanto hanno deciso le Authority: Agcom e Antitrust. Una decisione che ci lascia sgomenti!”.
 
Qualcuno avverta il ministro Lamorgese e magari anche quello della Salute, Speranza
che i migranti clandestini portano il covid. Almeno quelli che arrivano dalla Libia, dove la variante Delta imperversa.


I numeri fanno paura.
Dati che non dovrebbero far dormire sonni tranquilli a chi predica distanziamento sociale,
mascherine e divieto di assembramenti per gli italiani.

Ma che non fa altrettanto per questi.


I numeri parlano chiaro.
Nelle ultime 24 ore le autorità sanitarie in Libia hanno registrato 2854 nuovi casi di covid-19,
il numero più alto dall’inizio dell’epidemia nel 2020.

Lo ha reso noto il Centro nazionale libico per il controllo delle malattie sulla propria pagina Facebook precisando che sono 8 i nuovi decessi.

I nuovi casi, ha dichiarato il responsabile del Comitato scientifico del Centro nazionale per il controllo delle malattie,
sono il sintomo dell’arrivo di una terza ondata causata dalla presenza della variante Delta.

Per cercare di fermare i contagi il governo di Tripoli ha chiuso scuole e università fino a nuovo ordine,
fermato le frontiere aeree e terrestri con la Tunisia, e disposto per le amministrazioni pubbliche la limitazione al 25% dei funzionari in ufficio.

La Libia ha registrato in totale 204.090 casi confermati di covid e 3.240 morti.
Sono poco più di 425.000 le persone vaccinate contro il covid secondo il piano nazionale di vaccinazione in un paese che conta circa 6,7 milioni di abitanti.


Non è solo la variante Delta in Libia ad allarmare.
I migranti clandestini che sbarcano arrivano positivi in percentuali altissime.

“Quello che si sta verificando in queste ore nell’Hotspot di Taranto è la cronaca di una tragedia annunciata.
Dei circa 300 migranti clandestini arrivati per essere sottoposti a quarantena, sono già stati riscontrati 33 positivi al Covid.
I quali, ovviamente, si sono immediatamente confusi con gli altri”.

Questo l’allarme del sindacato di Polizia, Coisp.
“Ogni giorni sono tantissimi coloro che violano le restrizioni e si danno alla fuga abbattendo le recinzioni del Centro e forzando i servizi di vigilanza.
Nelle ultime ore, infatti, – ha detto Domenico Pianese, segretario generale del Coisp – decine di migranti sono fuggiti dall’Hotspot,
ma soltanto alcuni sono stati rintracciati e ricondotti al suo interno. In queste condizioni è a rischio la salute dei poliziotti e dei cittadini,
poiché la fuga incontrollata di coloro che, nonostante la positività al covid, scappano dall’hotspot, rappresentano un moltiplicatore incontrollato dei contagi”.


Ora lo sanno anche Lamorgese e Speranza.

Non potranno più ostinarsi a sostenere che “i migranti non portano il Covid”.
 
Qualcuno in america ha proprio perso la testa.


6 persone sono morte e 219 sono state arrestate
dopo le violente proteste scoppiate in tutto il Sudafrica
in seguito all’incarcerazione dell’ex presidente Jacob Zuma.


Ecco un esempio di quello che sta succedendo


JUST IN – Armed citizens fire on rioters in Durban, South Africa. pic.twitter.com/2CqNacAnz2
— Disclose.tv (@disclosetv) July 12, 2021


La scorsa settimana, il giudice capo ad interim Sisi Khampepe ha emesso una sentenza severa,
ordinando una pena detentiva perché sarebbe “l’unica sanzione appropriata” dopo che Zuma
si è ripetutamente rifiutato di comparire quando convocato per le udienze presso la Corte costituzionale del Sudafrica.

La corte era responsabile della supervisione di un’indagine sulla corruzione guidata da Raymond Zondo, vice capo della giustizia sudafricana, secondo la BBC.


“Non mi resta altra scelta che imprigionare il signor Zuma, con la speranza che così facendo trasmetta un messaggio inequivocabile…
lo stato di diritto e l’amministrazione della giustizia prevarranno”.

Peccato che Zuma abbia ancora una fortissima influenza sulla maggioranza Zulu.

Le proteste e i saccheggi che sono iniziati giovedì nel KwaZulu-Natal e si sono diffusi a Johannesburg sabato
e sono proseguiti lunedì all’inizio con i principali centri commerciali e centri commerciali saccheggiati.


La polizia ha provato ad intervenire, ma non sempre con successo:


JUST IN – Every single store in the Jabulani Mall near Johannesburg has been looted. Reports and videos of riots at more malls in parts of South Africa.pic.twitter.com/t5DL96EVIM
— Disclose.tv (@disclosetv) July 12, 2021




Zuma, 79 anni, ha iniziato a scontare una pena detentiva per oltraggio alla corte nel KwaZulu-Natal mercoledì sera
e le proteste che ne sono seguite sono state finora in gran parte limitate alla provincia costiera.



Seguendo una tradizione ormai radicata negli USA le violente proteste sono state definite dalla CNN come “Per lo più pacifiche”

“rabbia giusta e reattiva della gente… che altri hanno caratterizzato come violenza”.



Sembra che “giusto” e “violenza” possano significare qualcosa di diverso in Sudafrica,
quando la polizia ha dovuto combattere con i saccheggiatori nei pressi di Soweto?


south-afr.jpg




I manifestanti sono stati visti fuggire con beni rubati, inclusi dispositivi elettronici, prodotti alimentari e persino materassi.

Alcuni manifestanti sono stati visti lanciare pietre contro la polizia, che ha risposto con proiettili di gomma e granate stordenti.


Intanto il rand sta precipitando, mentre la lotta politica si è quasi convertita in una guerra civile.
 
L’hard fork di Londra è previsto per l’agosto 2021:

di cosa tratta il fork e cosa potrebbero aspettarsi di cambiare i minatori e gli utenti di Ethereum?

Soprattutto, quali potranno essere le prospettive per ETH dopo questo hard fork?


Prima di tutto London contiene numerose proposte di miglioramento di Ethereum (EIP), tra cui le vitali 1559 e 3554.

Sebbene inizialmente fosse previsto che si svolgesse a luglio,
una dichiarazione più recente di uno sviluppatore di Ethereum ha affermato che l’hard fork di Londra si svolgerà il 4 agosto 2021.


Perché Ethereum ha bisogno di miglioramenti?

Lanciato nel 2015, l’utilizzo della rete Ethereum è cresciuto enormemente nei sei anni
poiché è probabilmente la blockchain più utilizzata oggi nel cyberspazio.

È diventata la sede di molteplici stablecoin, innumerevoli progetti NFT e DeFi e, ultimo ma non meno importante,
il suo asset digitale nativo, che risulta essere la seconda criptovaluta per capitalizzazione di mercato.


Questo però ha causato un sovraccarico sulla blockchain, con un rallentamento nello svolgimento della stessa
e, soprattutto, un aumento delle commissioni.
Per gli sviluppatori la soluzione è stata cambiare l’algoritmo di base, da uno PoW ad uno PoS, Proof of Stake,


Ora dopo una serie di ritardi e di test avanzati
finalmente è stato decisa la data della partenza: il 4 agosto alle 13 UTC dal blocco 12.965.000



L’hard fork di Londra conterrà diversi EIP, cioè miglioramenti ,
i più importanti dei quali sono 1559 e 3554.

Come spiegato in EIP-1, ogni proposta dovrebbe seguire queste linee guida:

EIP-1559 mira a ridurre le commissioni di transazione attraverso un metodo alquanto controverso.
Invece di dover inviare una commissione di gas a un minatore per la transazione, queste andranno al network che le brucerà.
Il minatore al massimo potrà ricevere una sorta di “Mancia.

In generale vi sarà una spinta deflazionistica molto forte , con un aumento del valore dei token indiretto.


eip1559tip.jpg



Invece EIP 3238 prevede invece di rallentare la crescita della difficoltà dell’algoritmo di ETH.



eth-dif-2021-1.jpg



Non tutti sono d’accordo, e quindi London rischia di essere non solo un hard fork teorico, di solo miglioramento,
ma un vero hard fork con la nascita di due diverse valute virtuali, un po’ come successe con Ethereum ed Ethereum Classic.

Molti contestano EIP 1559, perché danneggerebbe troppo i minatori. Vedremo chi avrà ragione.
 

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