VENDO PLASMA DELLA REGINA ELISABETTA. TRATTATIVA RISERVATA.

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brav'uomo ma quando te ne vai in ferie?

“Il lavoratore ha diritto (lo schiavo no!!!) l riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi”.

Il diritto alle ferie, di conseguenza, è per legge irrinunciabile; solo le ferie contrattuali, quelle cioè eccedenti le 4 settimane previste per legge, se non godute, possono essere convertite in un’indenni
 
Nonostante il pressing del Tesoro per la privatizzazione di Monte dei Paschi di Siena

si rafforza sempre di più l’ipotesi di uno slittamento di almeno un paio di anni.

 
La circostanziata sentenza del Consiglio di Stato in sede giurisdizionale del 31 maggio scorso
è passata per lo più inosservata, a motivo del fatto che l’interesse era per la circostanza che essa determinasse o meno
l’obbligo di conversione in spa dell’ultima banca (su dieci) rimasta indenne dalla riforma Renzi.

Ma è stata una trascuratezza probabilmente dovuta al fatto che certi ambienti
hanno sempre visto di malocchio il voto capitario che caratterizza questa categoria di banche,
impedendone la conquista da parte dei fondi speculativi.

In realtà, la sentenza è invece di estrema importanza, per un suo obiter dictum
che affronta il problema cosiddetto della società holding, giungendo alla conclusione
che i motivi di ricorso al riguardo dovessero essere considerati improcedibili
giacché – sulla base delle precisazioni operate dalla Banca d’Italia avanti il Consiglio di Stato –
diversamente da quanto dedotto gli (rectius: dagli) appellanti,
l’indicazione censurata non potrebbe vietare ai soci di una ex Popolare di costituire autonomamente una holding
detentrice del controllo di una società per azioni bancaria, anche ove risultante dalla trasformazione della ex Popolare
in applicazione delle disposizioni recate dall’articolo 1 Decreto legge n. 3/15.


In sostanza, grazie alla sentenza del Consiglio di Stato (presidente Savatino; esterno De Luca),
è ora giudicato possibile effettuare la trasformazione in società per azioni di banche popolari
– che insieme supererebbero la soglia di 8 miliardi di euro –
mediante la costituzione di una società holding intermedia nella quale potrebbero confluire una o più banche.


E potrebbe anche essere verificata l’aggregazione di banche di credito cooperativo (Bcc)
seguendo le particolari procedure previste dalla legge applicabile a tali banche.

Queste società aggregate potrebbero quindi dare vita a banche di territorio su base regionale,
con l’obiettivo di contribuire alla risoluzione dei problemi economici, sociali e culturali delle regioni nelle quali operano.

Nell’immediato futuro, le banche di territorio potrebbero inoltre dimostrare la loro utilità
contribuendo a canalizzare in modo corretto ed affidabile le enormi quantità di denaro
che stanno per essere messe a disposizione dell’Italia dal Recovery Fund.


Quella del Consiglio di Stato – sia pure nella sua emblematica sinteticità – è dunque un’indicazione pressoché rivoluzionaria.

Oltretutto, è – questa della holding – una strada facilmente percorribile e, comunque, certo più di altre,
ispirate a modelli in uso solo all’estero ed, anche, autorevolmente suggerite.

Come ha recentemente sottolineato il presidente dell’Abi Antonio Patuelli (Bancaria, n. 4/21),
“gli anni Trenta (del ‘900) furono caratterizzati anche dalla nascita del corporativismo e dalla lotta alla libera concorrenza”.


Non a caso la normativa della più volte precitata riforma,
riproduce pressoché sostanzialmente una disposizione del 1927 contro le banche di territorio,
che erano anche allora in gran parte Popolari – più di mille, in epoca liberale – e quindi caratterizzate dalla indipendenza
e dalla mancanza di nomina dei loro esponenti da parte del potere politico.



In tutto il mondo, poi, le grandi banche sono cresciute e crescono, in modo assolutamente maggioritario, per linee interne,
così appieno salvaguardando reti di miriadi di banche locali, che caratterizzano infatti gli Stati Uniti, il Canada,
la stessa Germania e anche la Francia ove, addirittura, grosse banche sono basate sul sistema cooperativo delle Popolari
e di azioni non quotate, quindi non esposte ai capricci della borsa, con la stessa formula espandendosi anche all’estero, come ben sappiamo proprio in Italia.


Al contrario, l’Italia non ha neppure più un proprio sistema bancario, che rimane infatti “italiano”
solo perché in Italia sono le sedi legali delle banche situate sul nostro territorio,
peraltro non più a capitale italiano prevalente, tanto più ove si consideri che nelle spa governa chi ha il 10-20 per cento.


Le maggiori banche “italiane” – invero –sono, quanto ai loro primi trenta azionisti, al 96 per cento e all’85 per cento estere;

parecchie di esse hanno sedi all’estero e, specificatamente, nei paradisi fiscali;


quanto poi alle Popolari trasformatesi in spa e sopravvissute alla riforma o comunque al disdoro creato intorno ad esse,
le stesse sono passate dall’avere un capitale totalmente italiano ad averne uno, sempre quanto ai primi trenta azionisti,
estero all’83 per cento in media, con una banca che giunge addirittura al 96 per cento
.


Come risultato ai fini dell’avvento del mitico oligopolio bancario, siamo certo a buon punto

e le piccole e medie imprese, oltre che le famiglie, sono in difficoltà, per l’aspetto credito, in molte zone del Paese.
 
Musk va sotto processo, accusato dagli stessi azionisti Tesla.

Elon Musk è il primo testimone nel processo a difendere il proprio ruolo nel salvataggio di SolarCity
attraverso l’acquisizione della società da parte di Tesla.

L’acquisizione è avvenuta per una valutazione di 2,6 miliardi di dollari.

Gli azionisti hanno citato in giudizio il magnate della tecnologia e i membri del consiglio di amministrazione di Tesla
affermando che Musk e la sua famiglia siano stati beneficiari di questo accordo/salvataggio
e che siano stati tra i maggiori azionisti della società di pannelli solari.

Praticamente Musk avrebbe usato i soldi degli azionisti di tesla per fare i propri personali affari salvando una propria società.


Gli azionisti hanno anche affermato che Musk e i membri del consiglio di amministrazione
non hanno rivelato i dettagli pertinenti dell’accordo e hanno violato le loro responsabilità fiduciarie.

I fondi pensione sindacali e i gestori patrimoniali che stanno guidando il caso
stanno cercando un risarcimento da parte proprio di Musk basato sugli utili realizzati in Solarcity


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Elon Musk ha negato di avere degli interessi personali in SolarCity,
di aver preso parte a qualsiasi discussione rispetto al suo salvataggio.

Parlando della propria presenza in Tesla ha perfino affermato di non aver mai voluto essere il CEO di tesla
e che la sua formazione è quella di un ingegnere, quindi di un tecnico.


Parole che sono state contestate dalla controparte che ha mostrato come Elon controllasse il 22% di SolarCity
e di voci nelle quali si affermava che lui fosse entrato nella società spinto dalle prospettive di crescita del settore.



Nei prossimi giorni avremo nuove testimonianze, quindi, con una certa celerità, la sentenza.


Musk rischia di dover pagare una certa quantità di denaro…
 
Va bene parlare degli Azzurri campioni d’Europa.

Va bene elogiare Matteo Berrettini, arrivato in finale a Wimbledon.

Va bene discutere del ddl Zan e dello scontro che oggi avviene in Senato.


Ma forse noi italiani dovremmo imparare a guardare anche a quello che accade all’estero.

A Cuba, ad esempio, è in corso una rivoluzione contro il sistema castro-comunista.

Ecco cosa sta succedendo davvero perché per la sinistra è difficile parlarne…
 

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