VENDO PLASMA DELLA REGINA ELISABETTA. TRATTATIVA RISERVATA.

Eh già, poi cade tutto il castello di carta costruito e come faranno a prorogare lo stato di emergenza ?



Per il professor Massimo Clementi, Direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele,
la conta dei positivi va abolita su modello di Singapore.

Lo Stato asiatico, infatti, si appresta a diventare il primo Paese al mondo
ad eliminare l’implacabile bollettino quotidiano del Covid

che da quasi un anno e mezzo ammorba ogni singolo abitante del pianeta Terra.


Secondo Clementi è sufficiente tenere il monitoraggio di malati gravi, vaccinazioni e morti.


Quella di Singapore «È una scelta in linea con quanto sta facendo Boris Johnson in Gran Bretagna»,
spiega ai microfoni di Quotidiano Nazionale.

«È ciò che può fare un Paese che si sente relativamente tranquillo,
ha fatto tutto quello che si poteva con i vaccini, coprendo un numero sufficiente di anziani e giovani.
Noi non siamo lontani da questo obiettivo, ci stiamo arrivando: manca ancora l’ultimo miglio».



L’Italia deve mettersi nell’ordine di idee di interrompere l’estenuante conta degli infetti.

«Quello che conta sono la pressione ospedaliera e l’andamento delle vaccinazioni.
Giorno dopo giorno rincorrere un numero con molti difetti, quello dei contagi, è sbagliato.
Nel weekend scorso ero a San Benedetto del Tronto e tutti erano preoccupati per un focolaio dovuto a una festa.
Ma erano 15 positivi in tutto…».


L’attuale tipo di comunicazione provoca ansie e psicosi: molto meglio «un report settimanale».


Del resto, non possiamo pensare di eliminare completamente il virus.

Dobbiamo conviverci, come accade con altre decine di virus.

La trasmissione zero è pura utopia.



«Lentamente anche in Italia i divieti calano e il livello di guardia si abbassa.
La strada è quella giusta, non vanno perse le regole.
Anche l’Italia potrà arrivare a quelle politiche che ammettono la convivenza col virus:
una parte minima della popolazione si infetterà, ma chi è più debole è stato protetto.
L’importante è evitare che a settembre la riapertura delle scuole coincida con una ripresa forte delle infezioni».
 
Eccoli qui i "lavoratori". Poverini. Riaprire gli uffici ? Sia mai. Hanno il miele. Glielo vuoi togliere ?
Settimana scorsa dovuto prendere appuntamento per una "cagata" all'Agenzia Riscossione
(ex Rileno) . 5 sportelli. 2 aperti.
Arrivo in orario. Suono. 250 metri quadrati di assoluto deserto, a parte 2 utenti.
"deve aspettare fuori che uno dei colleghi finisca". 15 minuti sotto il sole.
Nessun altro utente arrivato dopo di me. All'uscita, ufficio deserto.



L’Agenzia delle Entrate sceglie di favorire il dialogo con i contribuenti
dopo lunghi mesi caratterizzati da chiusure e uffici a mezzo servizio a causa dello smartworking
.

Mancanza di confronto che era stata duramente stigmatizzata dagli Ordini dei commercialisti e degli esperti contabili di diverse province:
professionisti che si trovavano nella sostanziale impossibilità di rappresentare in maniera adeguata i propri clienti.

Da qualche ora, i cittadini residenti in diciassette Regioni possono fissare un appuntamento con gli uffici
– compresi quelli che si occupano di assistenza catastale e ipotecaria – stando comodamente seduti di fronte al proprio pc o usando il proprio smartphone.

Grazie al nuovo servizio è possibile concordare fino a tre appuntamenti nell’arco della stessa giornata.

L’amministrazione tributaria ha chiarito che, in linea di massima, saranno dedicati al cittadino-utente circa quindici minuti.

Al momento della richiesta di un appuntamento sarà possibile segnalare anche il numero di pratiche
che si intende portare all’attenzione dei funzionari dedicati alle attività di sportello:
facoltà che potrà consentire una migliore organizzazione del confronto.

La prenotazione sarà sempre possibile sino alle ore 24 del giorno precedente alla data che si intende scegliere.

E, cosa non scontata quando si parla di pubblica amministrazione, sarà possibile effettuare le prenotazione anche nei giorni festivi.

Gli utenti riceveranno un messaggio di posta elettronica con la conferma degli appuntamenti e gli estremi degli uffici coinvolti.
Comunicazione che è meglio conservare per favorire l’accesso presso gli uffici del Fisco.

Le nuove modalità di interazione responsabilizzano gli utenti.

Potranno usufruire della nuova corsia preferenziale per la richiesta di un confronto i contribuenti residenti in:
Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Valle d'Aosta.

L’amministrazione tributaria ha specificato che si tratta di un progetto sperimentale.

Fase di valutazione che potrà portare a un’estensione su tutto il territorio nazionale.
 
Questa la "realtà reale" altro che il trombonismo saliano.



Sono tanti gli esempi che possono dimostrare lo scarso interesse dell'attuale amministrazione comunale di Milano
nei confronti delle periferie della città., sempre più abbandonate.

Uno dei più eclatanti è l'edificio dismesso di via Novara 75, oggi ridotto a una discarica abusiva e occupato da immigrati irregolari.

Sarebbe dovuto essere al centro di un'operazione di riqualificazione della zona
ma a oggi nulla è stato fatto e in questo fazzoletto di città regna l'abbandono.

I cittadini sono stanchi di vivere in queste condizioni e nonostante le richieste di intervento
non c'è mai stata una vera azione per risolvere la situazione.

"Ho svolto un sopralluogo nell'edificio dismesso di via Novara 75, messo a bando dalla giunta Pisapia nel 2014
e in seguito sponsorizzato con una grande campagna di comunicazione per il progetto 'Mare culturale urbano'
che avrebbe dovuto portare arte, cultura, musica in un'area abbandonata della città".


"Peccato che si tratti dell'ennesimo fallimento della sinistra perché l'immobile si trova in uno stato di fatiscenza esagerata,
tra montagne di rifiuti e topi, oltre a essere occupato stabilmente da decine di clandestini e disperati di ogni nazionalità
che entrano ed escono agilmente da diversi accessi. Gli abusivi si sono creati dei mini-appartamenti con letti, tavoli e fornelletti:
una vera e propria favelas di periferia, menomale che per il sindaco Sala erano un'ossessione".

"È palese che Pd e compagni preferiscono lasciare al degrado l'immobile piuttosto che restituirlo alla città,
visto che son passati sette anni dai proclami di riqualificazione e nulla si è ancora mosso.
Che la sicurezza non sia una priorità per la giunta Sala ormai lo sappiamo benissimo, però i residenti del quartiere meritano quantomeno delle risposte".


La responsabilità del Comune è totale, visto che lo stabile è di sua proprietà.


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Restiamo sempre a Milano, dove le priorità è questa.


«Islamofobia». Per il Comune, l'emergenza è questa: l'ostilità per l'islam.

E la commissione Pari opportunità ieri ha presentato un «piano locale di azione» per contrastare l'«islamofobia»

«In poche parole si tratta di un progetto non per studiare il fenomeno della sottomissione della donna nel mondo islamico,
bensì come il nostro paese discrimina le ragazze islamiche».


L'impostazione dunque fa già discutere, come del resto alcuni compagni di strada,
visto che fra i partner del progetto (che si chiama «Meet More Equal Europe Together» ed è co-finanziato da un programma dell'Ue)
viene annoverato anche il Femyso (il Forum europeo delle Organizzazioni giovanili islamiche)
un'organizzazione controversa e considerata espressione dell'islam politico,
al pari della Fioe (la Federazione delle organizzazioni islamiche in Europa) ritenuta vicina ai Fratelli musulmani,
per quanto chi ne fa parte dipinga entrambe come «indipendenti» proprio in virtù dei rapporti con le istituzioni europee.
Altro partner è il «Progetto Aisha», nato nell'alveo dell'Ucoii e del Caim, sigla delle «moschee» milanesi
che ha creato spesso imbarazzo per la linea dei suoi dirigenti.
Anche «Aisha» si propone di condurre campagne per le donne e contro il «crescente clima di islamofobia».


La sinistra, in generale, non vede alcun problema legato all'islam politico: ha una visione unilaterale.

Il velo, per esempio, non è mai considerato un problema: la sua imposizione è rimossa.


La donna musulmana - anche nei media - è «sempre» velata
e chi parla del velo come di un problema, è considerato ostile o «razzista».



Spesso un uso arbitrario della categoria «islamofobia» serve a censurare ogni critica agli aspetti problematici di una parte dell'islam.

Appena due anni fa, dietro questo paravento, un progetto turco finanziato dall'Europa metteva all'indice - in modo anche pretestuoso -
giornali e libri italiani che raccontavano gli aspetti controversi dell'islam politico.

« Ma perché non spendere i soldi dell'Europa per dare dignità alle donne islamiche vessate dall'integralismo e non certo dai costumi dell'occidente?
La lotta da fare è quella per liberare queste donne dal velo non fisico, ma culturale che le attanaglia ad una cultura maschilista.
Sicuramente le donne islamiche possono sentirsi più libere nel nostro paese che in un Paese islamico».
 
Poveri poveri, per attaccarsi a conte vuol dire che sono "oltre" l'attacco alla canna del gas.

Tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo vince il primo.

Stando alle cifre snocciolate dal politologo Paolo Natale
l'ex premier "alla guida del Movimento 5 Stelle piace all'85 per cento dell'elettorato grillino".

Interpellato da Italia Oggi Natale afferma che nessuno crede più al partito anti-casta difeso dal fondatore del Movimento.

D'altronde, è il ragionamento del consulente dell'istituto di sondaggi Ipsos,
il M5s "per tre anni hanno governato un po' con tutti, con la destra e la sinistra".
 
Nicola Piepoli, è la fine dei Cinquestelle o sopravviveranno?

«Sopravviveranno. Il problema è come.
Se i due contendenti, Grillo e Conte, non lavorano per il terzo che gode, ma per se stessi,
se fanno la pace, allora mantengono tranquillamente il 16%, che oggi viene attribuito nei sondaggi al M5S. Se si dividono, allora sono c***i acidi».

In che senso?

«Che crollano. Nascerà un simil partito laterale e un M5S plus. Si prenderanno ciascuno l'8%».

Anche il partito di Conte non andrebbe oltre l'8%?

«Il partito di Conte si prende la metà del M5S, non di più. Cioè l'8%».
 
Sono le ore, caldissime, dello scontro tra Pd e Italia Viva sulla legge contro l'omotransfobia.

I dem non rinunciano al disegno il cui capofirmatario è il deputato Alessandro Zan e vogliono lo scontro in aula,
il voto che potrebbe far approvare in Senato la norma, oppure affossarla clamorosamente.

Dall'altra parte ci sono i renziani, ufficialmente "compagni di coalizione" nel centrosinistra
ma in realtà nemici giurati, vuoi per agenda, vuoi per strategia politica vuoi per semplici rancori personali.


Matteo Renzi ha sganciato la bomba nei giorni scorsi "un compromesso per portare a casa una buona legge"
piuttosto che fare il gioco delle bandierine ideologiche e rimanere, alla fine, con un pugno di mosche in mano
(il rischio che corre Enrico Letta, niente di più, niente di meno).

Il terreno della trattativa è rappresentato dal Ddl Scalfarotto, che prende il nome da Ivan Scalfarotto, ex Pd e oggi tra i big di IV.

Al Nazareno l'hanno presa malissimo, accusano i renziani di tradimento, di voltafaccia a gay, lesbiche e trans
(avevano votato il Ddl Zan alla Camera, anche se in un contesto politico totalmente differente),
di inciuci con Salvini (ora, ma soprattutto in vista dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica tra 6 mesi).

E così le frasi della Sorge, non certo una dirigente di primo piano dei dem,
non possono che scatenare la reazione piccata di quelli di Italia Viva.

"Mi chiedo cosa ne pensi Enrico Letta delle parole vergognose",
chiede polemica su Twitter l'ex ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova,
pubblicando lo screenshot del post della Sorge.

"Non stiamo forse esagerando?".


A voi la risposta.


"A fr****e di m***".

Chissà se Rosamaria Sorge, dirigente Pd ed ex candidata a Civitavecchia,
invocherà il diritto di satira oppure dirà di essere stata fraintesa.

Ma la frase scritta dall'incauta e improvvida esponente democratica su Facebook
scatena un nuovo psicodramma a sinistra.
 
Le commissioni Finanze di Camera e Senato hanno appena licenziato un documento unitario
sulla riforma fiscale che Aula parlamentare e Governo stanno per avviare.

Dopo questo documento, infatti, la prima dovrà approvare una legge delega con i principi generali della riforma
e il secondo, sulla base di questa legge, dovrà poi adottare i relativi decreti legislativi.

La riforma ce la impone l’Unione europea
ed è una delle condizioni del piano Next generation Eu
per portare a casa 200 miliardi tra contributi e prestiti.



Il fisco, si sa, è una delle spine dorsali di qualsiasi comunità
ed è mia convinzione che su questo terreno si giocherà gran parte della partita alle prossime elezioni politiche nazionali.


Quello licenziato dalle commissioni Finanze è solo un frammento di riforma,
non è la “Grande Riformatributaria di cui il Paese avrebbe bisogno come il pane.

Non lo è e non potrebbe esserlo:
impossibile portare a sintesi le contrastanti impostazioni delle forze politiche di maggioranza,
troppo numerose e troppo eterogenee.

Sebbene Luigi Marattin, presidente della commissione Finanza della Camera e deputato di Itala Viva,
abbia fatto un lavoro importante di cucitura e limatura, le divergenze permangono e sono profonde,
a tal punto che la “Grande Riforma”, pure auspicata da Mario Draghi, dovrà aspettare nuove primavere.


Il documento, però, promette qualcosa di serio e di sostanzioso:

riduzione della tassazione dei redditi compresi tra 28 e 55mila euro;

abrogazione dell’Irap;

revisione dell’imposta sulle società e sulle imprese con incentivi agli investimenti di capitali in attività produttive;

mantenimento della flat tax per i redditi minori

forti aiuti all’imprenditoria giovanile e alle start up;

razionalizzazione dei redditi di capitale, da tassare con aliquota proporzionale;

esclusione di nuove imposte patrimoniali;

incentivi alla collaborazione tra cittadino ed erario;

revisione delle aliquote dell’Iva

e revisione della tassazione ambientale.


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Ora, al di là dei tecnicismi, da queste proposte è difficile dissentire:
chi si può opporre alla riduzione dell’Irpef o all’abrogazione dell’Irap?

Chi può dire di no alla ricostituzione di un rapporto fiduciario tra Stato e contribuente
o alla revisione dei redditi di capitale, oggi immersi in una indistricabile giungla normativa?

Oppure agli aiuti ai giovani o alle start up?


È il “minimo sindacale”, vien da dire, di qualsiasi manovra che voglia ambire, se non a passare alla storia,
almeno a incidere minimamente sulla realtà economica e sociale del Paese.


Eppure, si sa già che una riforma di queste dimensioni non sarà sufficiente,

da un lato, per dare al fisco un volto realmente nuovo;

da un altro, per risollevare l’economia e fronteggiare la drammatica crisi sociale alle porte.



E si sa già pure un’altra cosa, paradossale:

le modifiche ipotizzate, sebbene insufficienti, in realtà non potranno essere realizzate interamente perché troppo costose.

Un paradosso, appunto, al quale si stenta perfino a credere.


Il costo stimato dal ministero dell’Economia è di 40 miliardi
poiché il documento delle commissioni non ipotizza né nuove entrate, né riduzioni della spesa, ma solo tagli alle tasse.

E il finanziamento di una riforma strutturale in deficit ulteriore, ossia con l’accensione di altro debito,
sarebbe non solo una scelta schizofrenica ma forse anche di dubbia legittimità costituzionale.



Ora, per la verità, il costo indicato dal Ministero sembra eccessivo, ma anche fosse minore il nocciolo della questione non cambia.

E questo nocciolo si chiama spesa pubblica.
 
Andava fermata l’azione che ha portato al rigore decisivo della semifinale tra Inghilterra e Danimarca.

Infatti quando il calciatore britannico Sterling parte palla al piede dalla destra del campo,
arriva in un punto in cui oltre il pallone con cui le squadre stanno giocando ce n’è un secondo.

A norma di regolamento l’arbitro avrebbe dovuto immediatamente sospendere il gioco,
cosa che non ha fatto e sul prosieguo l’attaccante del Manchester City
è stato toccato lievemente e si è procurato il rigore che ha portato al 2-1 finale.
 

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