Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, ha criticato l’operato dei membri della missione di osservazione dell’Unione europea, che hanno monitorato le ultime elezioni amministrative nel Paese, definendoli “spie” e accusandoli di cercare di “macchiare” il voto con il loro resoconto preliminare. Secondo gli osservatori, le consultazioni locali in Venezuela si sarebbero svolte in un contesto migliore rispetto al passato, ma avrebbero comunque registrato una serie di irregolarità, tra cui l’uso di risorse pubbliche per le campagne elettorali e squalifiche arbitrarie di candidati.
“Hanno cercato di macchiare il processo elettorale con il loro rapporto, ma non ci sono riusciti. Una delegazione di spie, non di osservatori, si aggirava liberamente per il Paese, frugando nella vita sociale, economica e politica della nazione”, ha detto Maduro durante un intervento trasmesso dalla tv di stato, domenica 28 novembre. La missione non ha ancora risposto alle accuse.
La votazione, tenutasi il 21 novembre, è stata la prima in 15 anni che ha visto l’Unione europea inviare propri osservatori al fine di monitorare le elezioni in Venezuela. Più di 1.000 seggi elettorali in 23 stati sono stati visitati da 136 osservatori dell’UE nell’ambito della loro missione nel Paese. Circa il 42% degli aventi diritto ha votato nei sondaggi. I partiti dell’opposizione hanno partecipato al voto per la prima volta dal 2017, dopo una lunga campagna di boicottaggio. Tuttavia, sono stati duramente battuti dal partito di governo, guadagnando solo 3 dei 23 governatori del Paese. In compenso, il partito di Maduro, attualmente al potere, avrebbe perso consensi secondo l’autorità elettorale, ottenendo in questa tornata 4 milioni di voti, in calo rispetto ai 5,9 milioni ottenuti durante le elezioni regionali nel 2017.
Il governo venezuelano ha dichiarato che le sue elezioni sono state completamente libere ed eque. La missione europea, invece, ha evitato di utilizzare questi termini. Nel suo rapporto preliminare, l’Unione ha osservato che “la campagna del partito al governo è stata predominante in tutto il Paese e ha visto un’ampia base mobilitata, in alcuni casi con la partecipazione di funzionari pubblici”. Il capo della delegazione degli osservatori europei, la portoghese Isabel Santos, ha poi spiegato che, nonostante il quadro giuridico affidi poteri sanzionatori al Consiglio elettorale nazionale (Cne) per quanto riguarda il finanziamento delle campagne, “non sono state previste sanzioni per le violazioni”. Per questo, senza voler “anticipare le raccomandazioni del rapporto finale”, il capo della delegazione ha sottolineato che la missione ritiene necessario un “rafforzamento dei poteri sanzionatori del Cne”. Un’altra irregolarità osservata, è stata, secondo il rapporto di EOM-UE, “l’istituzione di posti di blocco illegali” del partito di governo in prossimità dei seggi elettorali. Santos ha altresì testimoniato un “accesso ineguale ai media” e ha condannato “l’omicidio di un elettore nello stato di Zulia, ucciso mentre era in fila”. Anche un osservatore elettorale e due attivisti per i diritti umani hanno subito “aggressioni” nello stato di Lara.
Tuttavia, tra i miglioramenti, il capo della missione ha evidenziato che l’amministrazione elettorale sarebbe stata la più equilibrata che il Venezuela abbia avuto negli ultimi 20 anni. In particolare, la nomina delle nuove autorità del Cne avrebbe trasformato i voti del 21 novembre in “un primo e cruciale test per il ritorno della maggior parte dei partiti di opposizione”. Santos ha annunciato che tornerà in Venezuela “verso fine gennaio, inizio febbraio” per consegnare il rapporto finale, e ha assicurato che il lavoro della missione è stato “indipendente, neutrale e imparziale” e che “combatterà ogni tentativo di interpretare queste dichiarazioni in favore di interessi di parte”.
farodiroma 29/11/2021