mariougo
Forumer storico
......scusate...buona pasqua..
Oggi ho sentito due notizie pro-
venienti dalla stessa fonte (Uffi-
cio Federale di Statistica), che
però non avrebbero potuto
essere comunicate in modo più
diverso. Con il titolo «L'età del
padre alla nascita del figlio»
,
l'ufficio federale ha pubblicato
una statistica non particolarmen-
te significativa. Dei 82'731 figli
nati nel 2013, 107 erano ricon
ducibili a padri di età inferiore ai 20 anni (144 l'anno
precedente) e 1'615 (1'613 l'anno precedente) a padri di
età superiore ai 50 anni. Cosa ci dicono queste cifre?
Nient'altro se non che stiamo parlando dello 0,1% o del
2% del totale. In due emittenti locali sono poi stati com-
mentati questi valori estremi, sebbene sia la media a
rappresentare la massa. Da una parte, i giovani sarebbero
più «informati» e ciò ridurrebbe considerevolmente ù
numero delle gravidanze indesiderate. Dall'altra, ciò sa-
rebbe riconducibile alla tendenza in atto degli uomini
maturi a legarsi a giovani (!) donne, divenendo quindi
nuovamente padri. Questo mostra in modo esemplare, e
nemmeno particolarmente interessante, come affrontia-
mo i fenomeni demografici in Svizzera
l fantasma dell'immigrazione Negli ultimi tempi in Svizzera il dibattito sulle tendenze
demografiche è sempre stato caratterizzato da una con-
centrazione unilaterale sul tema dell'immigrazione. E le
cose non sono cambiate. Questo argomento è diventato
addirittura più scottante dall'approvazione dell'iniziativa
contro l'immigrazione di massa. Altrimenti ci occupiamo
di questioni demografiche basilari riguardanti la discus-
sione sull'invecchiamento della società, ma non siamo già
tutti troppo vecchi per questo? Non dobbiamo temere di
trovarci presto nelle condizioni del Giappone? A quanto
pare non per ora, perché il fantasma dell'immigrazion
e
qui da noi scaccia il fantasma della deflazione, poiché il
consumo cresce anche grazie all'immigrazione. A parte il
fatto che il Giappone non sta poi così male. Dal punto di
vista reale e pro capite, il verdetto di due decenni persi in
Giappone si regge appena. Ma anche la nostra società
invecchia velocemente, forse addirittura troppo veloce-
mente. È ora di orientarsi al futuro e quindi ai giovani
Desideri e realtà
Se avessimo un livello di fertilità più alto, potremmo
compensare la riduzione della mortalità - nonché i costi
economici, poiché la sanità rischia di farci perdere il con-
trollo dal punto di vista finanziario. Abbiamo quindi biso-
gno di più figli. Sembra facile, ma a quanto pare non lo
è. Perché una cosa sono i desideri, un'altra cosa è la
realtà, come ci mostra un'altra indagine dell'Ufficio Fede-
rale di Statistica. Si dice sempre che la causa risieda nel
conflitto tra lavoro e carriera e la crescita dei figli. Ciò è
testimoniato dal fatto che sono soprattutto le donne con
un alto livello di istruzione a non avere figli. Due terzi
delle donne si aspettano un peggioramento delle loro
prospettive lavorative in caso di una prima o ulteriore
gravidanza. Maggiore è il livello di istruzione, maggiori
sono le preoccupazioni a riguardo. Il fatto ancora più
impressionante è che: alla domanda come un (altro) figlio
influirebbe sulla propria felicità e serenità, «soltanto»
poco più della metà degli uomini e poco meno della
metà delle donne hanno risposto positivamente. Altret-
tanto chiaro è risultato il giudizio riguardante le conse-
guenze sulla situazione finanziaria della famiglia, che è
stato negativo per il 75% degli uomini e il 73% delle
donne. Purtroppo anche tali risultati interessanti in Sviz-
zera non portano a niente se non a insignificanti discus-
sioni sugli asili nidi o ampi tentativi di ridistribuzione, che
certo non aiutano a ringiovanire la nostra società. Sareb-
bero invece necessarie prospettive familiari, alle quali
evidentemente viene dato meno peso rispetto all'impor-
tanza data alle prospettive finanziarie. Se il desiderio (di
avere un figlio) si polverizza nel presente perché esso non
porta ciò che la donna/l'uomo desidera, allora evidente-
mente non è integro. In un Paese come la Svizzera, il
desiderio di avere figli non dovrebbe sgretolarsi a causa
di considerazioni economiche. Ma questo sembra più un
pretesto che un motivo. Sarebbe certamente il caso di
parlare del fatto che solo il 50% dei genitori (attuali e
futuri) pensino che i figli influirebbero positivamente sulla
loro qualità di vita. Ma cosa c'entra con la demografia
tuttoquesto?
Oggi ho sentito due notizie pro-
venienti dalla stessa fonte (Uffi-
cio Federale di Statistica), che
però non avrebbero potuto
essere comunicate in modo più
diverso. Con il titolo «L'età del
padre alla nascita del figlio»
,
l'ufficio federale ha pubblicato
una statistica non particolarmen-
te significativa. Dei 82'731 figli
nati nel 2013, 107 erano ricon
ducibili a padri di età inferiore ai 20 anni (144 l'anno
precedente) e 1'615 (1'613 l'anno precedente) a padri di
età superiore ai 50 anni. Cosa ci dicono queste cifre?
Nient'altro se non che stiamo parlando dello 0,1% o del
2% del totale. In due emittenti locali sono poi stati com-
mentati questi valori estremi, sebbene sia la media a
rappresentare la massa. Da una parte, i giovani sarebbero
più «informati» e ciò ridurrebbe considerevolmente ù
numero delle gravidanze indesiderate. Dall'altra, ciò sa-
rebbe riconducibile alla tendenza in atto degli uomini
maturi a legarsi a giovani (!) donne, divenendo quindi
nuovamente padri. Questo mostra in modo esemplare, e
nemmeno particolarmente interessante, come affrontia-
mo i fenomeni demografici in Svizzera
l fantasma dell'immigrazione Negli ultimi tempi in Svizzera il dibattito sulle tendenze
demografiche è sempre stato caratterizzato da una con-
centrazione unilaterale sul tema dell'immigrazione. E le
cose non sono cambiate. Questo argomento è diventato
addirittura più scottante dall'approvazione dell'iniziativa
contro l'immigrazione di massa. Altrimenti ci occupiamo
di questioni demografiche basilari riguardanti la discus-
sione sull'invecchiamento della società, ma non siamo già
tutti troppo vecchi per questo? Non dobbiamo temere di
trovarci presto nelle condizioni del Giappone? A quanto
pare non per ora, perché il fantasma dell'immigrazion
e
qui da noi scaccia il fantasma della deflazione, poiché il
consumo cresce anche grazie all'immigrazione. A parte il
fatto che il Giappone non sta poi così male. Dal punto di
vista reale e pro capite, il verdetto di due decenni persi in
Giappone si regge appena. Ma anche la nostra società
invecchia velocemente, forse addirittura troppo veloce-
mente. È ora di orientarsi al futuro e quindi ai giovani
Desideri e realtà
Se avessimo un livello di fertilità più alto, potremmo
compensare la riduzione della mortalità - nonché i costi
economici, poiché la sanità rischia di farci perdere il con-
trollo dal punto di vista finanziario. Abbiamo quindi biso-
gno di più figli. Sembra facile, ma a quanto pare non lo
è. Perché una cosa sono i desideri, un'altra cosa è la
realtà, come ci mostra un'altra indagine dell'Ufficio Fede-
rale di Statistica. Si dice sempre che la causa risieda nel
conflitto tra lavoro e carriera e la crescita dei figli. Ciò è
testimoniato dal fatto che sono soprattutto le donne con
un alto livello di istruzione a non avere figli. Due terzi
delle donne si aspettano un peggioramento delle loro
prospettive lavorative in caso di una prima o ulteriore
gravidanza. Maggiore è il livello di istruzione, maggiori
sono le preoccupazioni a riguardo. Il fatto ancora più
impressionante è che: alla domanda come un (altro) figlio
influirebbe sulla propria felicità e serenità, «soltanto»
poco più della metà degli uomini e poco meno della
metà delle donne hanno risposto positivamente. Altret-
tanto chiaro è risultato il giudizio riguardante le conse-
guenze sulla situazione finanziaria della famiglia, che è
stato negativo per il 75% degli uomini e il 73% delle
donne. Purtroppo anche tali risultati interessanti in Sviz-
zera non portano a niente se non a insignificanti discus-
sioni sugli asili nidi o ampi tentativi di ridistribuzione, che
certo non aiutano a ringiovanire la nostra società. Sareb-
bero invece necessarie prospettive familiari, alle quali
evidentemente viene dato meno peso rispetto all'impor-
tanza data alle prospettive finanziarie. Se il desiderio (di
avere un figlio) si polverizza nel presente perché esso non
porta ciò che la donna/l'uomo desidera, allora evidente-
mente non è integro. In un Paese come la Svizzera, il
desiderio di avere figli non dovrebbe sgretolarsi a causa
di considerazioni economiche. Ma questo sembra più un
pretesto che un motivo. Sarebbe certamente il caso di
parlare del fatto che solo il 50% dei genitori (attuali e
futuri) pensino che i figli influirebbero positivamente sulla
loro qualità di vita. Ma cosa c'entra con la demografia
tuttoquesto?